La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

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giovedì 23 settembre 2010

Non esiste spazio se non esiste luce


Dall’ alto del bastione che domina Castle, la citta’ vecchia e quella nuova, lo sguardo raccoglie l’ intera distesa della citta’. Dal porto alla laguna di Saint Gilles, alla spiaggia, al promontorio della Devil Saddle, allo stagno di Jus Ranthelmo. Lo spettacolo e’ magnifico. Qualche suono indistinto proviene solo dall’ interno della passeggiata coperta, sotto il piazzale del bastione, dove sono in corso opere di restauro.
Anche se siamo in marzo, il sole, un caldo sole, abbacinante, invade Castle.
Peter e’ appoggiato ad una delle balaustre del bastione. Indossa un abito nero di velluto con panciotto. E’ elegante e discreto, con camicia bianca di cotone, senza colletto e piegoline sul davanti.
Pochi mesi prima si era sposato per la terza volta. Stranamente pero’ gli era sembrato di assistere alle nozze di un’ altra persona.
Pensa che non esiste spazio se non esiste luce e che non e’ possibile pensare il mondo senza pensare alla luce. La violenta luminosita’ che e’ sopra Castle conferma il suo pensiero.
Fuma un sigaro, appoggiato a quel parapetto mezzo bruciacchiato dai mozziconi di sigaretta lasciati li’ a consumarsi. Sembra intenzionato ad approfittare dello spettacolo per fumare tranquillamente.
La luce bacia i tetti, scivola per le strade, risveglia in ogni albero, in ogni pietra, in ogni finestra l’ entita’ dormiente della citta’.
Si allontana dal parapetto e lentamente prende la strada verso casa.
Apre la porta. I cani gli vengono incontro guaendo.
Entra nella camera da letto. Nello specchio dell’ armadio vede riflessa la sua persona. La guarda con disgusto.
Sul letto e’ distesa Hannah. E’ vestita con i pantaloni bianchi e la giacca argento del giorno delle nozze.
E’ immobile.
Lo sguardo fisso.
Senza vita.

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