La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava
Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

IN TERRITORIO NEMICO
Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

Dettagli di un sorriso
romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

Il calcio dell' Asino
Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

NON STO TANTO MALE
romanzo di Gianni Zanata

martedì 31 gennaio 2012

Scrittori a processo Gli editori non difendono gli autori

Scrittori a processo
Gli editori non difendono gli autori
Una liberatoria solleva le case editrici da ogni responsabilità giuridica. L'autore dovrà sostenere le spese legali, oppure autocensurarsi
vignetta tratta da Jrmorax.com

La proliferazione delle cause contro i libri, soprattutto d’inchiesta, ha incrinato il patto di solidarietà tra autore e editore. E sulla testa di chi scrive, in particolare per Mondadori, è caduta una clausola chiamata manleva. Che solleva l’editore da ogni responsabilità: se un libro viene portato alla sbarra sono cavoli dell’autore. Le spese processuali le deve sostenere lui e anche quelle d’un eventuale risarcimento. Il che equivale alla censura, protesta uno scrittore, sotto garanzia di anonimato. « Come dire: stai attento a quel che scrivi. La clausola viene imposta per tutte le sigle del gruppo ».

Ma le cose stanno davvero così? « Il problema – rivela un agente letterario, sempre sotto garanzia di anonimato – ha origine con la discesa in campo di Berlusconi. Da allora il numero di libri finiti in tribunale è cresciuto. Perché i libri di inchiesta sono diventati uno strumento di riflessione civile importante. Anche lo scontro tra Marina Berlusconi e Saviano è un segnale in questo senso. Ha dimostrato che la famiglia è disposta a autoinfliggersi una perdita pur di tutelarsi. In altre parole: un autore non deve sentirsi protetto perché pubblica con loro. Noi agenti ci siamo confrontati, facendo fronte comune per non accettare clausole di questo tipo. Peraltro sono vessatorie e non è detto che siano valide ».

Ma è difficile immaginare uno scrittore che fa causa all’editore per coinvolgerlo nella difesa. Il problema non concerne solo i libri d’inchiesta ma anche i romanzi. Loriano Macchiavelli è stato processato per Strage, edito da Rizzoli nel ‘ 90, che mischia fiction e realtà. Ha preso spunto dall’attentato alla stazione di Bologna ed è stato denunciato da un personaggio secondario del libro. L’unico cui non ha cambiato nome. Chiamandosi Sergio Picciafuoco… Strage sparì dal commercio e non tornò neanche dopo l’assoluzione. Einaudi Stile Libero, dunque Mondadori, l’ha riproposto. Macchiavelli ha accettato di pubblicarlo solo con la garanzia che in caso di causa sarebbe stato tutelato. Il nome è stato tolto anche se Picciafuoco intanto è morto. Sai mai gli eredi.

« È giusto tutelarsi se un autore copia o usa materiale non affidabile – dice Lorenzo Fazio, editore di Chiarelettere, dunque in prima linea sui libri d’inchiesta – ma per questo bastano i normali contratti. Le clausole che sollevano da ogni responsabilità invece non le approvo. La responsabilità va condivisa. L’editore firma un libro pubblicandolo. Ma non vedo un disegno politico da parte di Mondadori. Piuttosto una forma di tutela rispetto a richieste di risarcimento sempre più esose. Se un imprenditore o un politico chiede una cifra folle a scopo intimidatorio e poi tu vieni assolto dovrebbe essere condannato a pagare una penale, come accade all’estero. Invece qui si dividono le spese legali. Chiedere certe cifre è un modo per limitare la libertà d’informazione e mi sembra urgente correre ai ripari ».

Qual è stato il risarcimento più alto che vi hanno chiesto? « La richiesta di 26 milioni da parte delle ferrovie per Fuori orario, di Claudio Gatti, un libro con accuse molto forti ma documentatissimo ». Chi sono quelli che hanno la denuncia facile? « Imprenditori, politici… Non tutti. Berlusconi non fa causa e neanche Andreotti ».

In questo quadro scivoloso di accanimento legale nei confronti dei libri, gli avvocati sono editor aggiunti. I libri vengono vagliati per evitare denunce. « Ho accettato di pubblicare Il mondo deve sapere – dice Michela Murgia – solo dopo la garanzia di essere coperta per le spese legali anche in caso di condanna ». Ma non avevi già raccontato l’ambiente di lavoro alla Kirby sul blog? « Si ma era anonimo. Ho dovuto garantire a Isbn che tutto quello che raccontavo era vero. Un avvocato ha letto il libro e mi ha consigliato di cambiare alcune cose. Per esempio togliere l’espressione organizzazione del lavoro nazista e un nome reale».

I profili legali della narrativa si allargano. I nomi veri sono da evitare come la peste. « Esiste un diritto alla tutela della persona che va rispettato – dice l’avvocato Alberto Mittone, storico consulente Einaudi – e lasciare un nome reale espone a conseguenze a meno che non si tratti d’una autobiografia. In una trasmissione di Arbore c’era un personaggio che mandava messaggi da sotto terra e si chiamava Giandomenico Pisapia, come il giurista ». E padre del sindaco di Milano. « Dopo qualche puntata hanno annunciato che cambiavano il nome ». Le cautele, spiega Mittone, valgono anche per la docufiction o l’autofiction dove ci sono schegge di realtà e altre di fantasia. I fatti accaduti come la strage di piazza Fontana vanno ricostruiti correttamente anche se li inserisco in una trama di fantasia, come succede nel romanzo di Alberto Garlini La legge dell’odio. E se c’è un riferimento a un personaggio reale, non basta dar conto esattamente di una parte della sua vicenda processuale perché magari viene assolto dopo l’uscita del libro ».

da Saturno

No ai tagli alla cultura e allo spettacolo in Sardegna: quale fabbrica della creatività nel nuovo anno?

No ai tagli alla cultura e allo spettacolo in Sardegna: quale fabbrica della creatività nel nuovo anno?

Obiettivo firme : 109 / 50000

 
Per una serie di scelte scellerate fatte da questa Giunta regionale, il 2012 rischia di essere l’anno della desertificazione della produzione artistica e culturale in Sardegna.
Nel 2011 abbiamo avuto:
- accesso negato e perdita di buona parte dei fondi POR per il settore,
- disegno di legge di modifica alla Legge 18 sullo spettacolo (in vigore dal 2006 ed ancora non applicata) presentato dalla Giunta senza rispetto delle indicazioni date dagli operatori,
- gravi e insostenibili ritardi nelle istruttorie e nelle verifiche per l’accesso e l’utilizzo dei contributi,
- esasperazione della burocratizzazione e discrezionalità nell’applicazione delle regole da parte dell’apparato politico ed amministrativo dell’Assessorato alla Cultura,
- accesso negato ai dati elaborati dall’Osservatorio regionale sullo spettacolo.

Tutto questo nonostante il 4 maggio 2011 il Consiglio regionale avesse votato, all’unanimità, un ordine del giorno che impegnava la Giunta ad atti ed azioni concrete di sostegno ed indirizzo.
Il 2011, vero annus horribilis, si è chiuso peraltro da un lato all’insegna dello spreco (vedi i fondi del Presidente che “offre” ai cagliaritani, per Natale, 4 repliche di uno spettacolo per la modica cifra di 150.000 euro) e, dall’altro, con la proposta di Finanziaria attualmente in discussione che prevede per il 2012 tagli di oltre il 60%alla Cultura e allo Spettacolo (-40% alle Scuole civiche di musica, -50% al Teatro Lirico di Cagliari, -62% allo Spettacolo dal vivo, -60% alla Produzione cinematografica e decurtazioni anche ai fondi di Biblioteche, Archivi, Musei, etc.).

NOI CITTADINI SOTTOSCRITTI
DICIAMO NO a questi tagli, espressione di una politica che pensa non in termini di investimenti per la cultura, ma di pura e semplice spesa improduttiva che si può tagliare pesantemente ed in modo indiscriminato; questi tagli sono totalmente inutili dal punto di vista economico visto che le risorse complessive che la Regione mette a disposizione per il comparto sono pari ad appena allo 0,16% del bilancio totale: undici milioni di euro per un settore che occupa oltre 3000 persone.
SIAMO CERTI CHE I SOLDI SI POSSANO TROVARE eliminando gli sprechi e riducendo fortemente i costi della politica; solo la riduzione dei consiglieri regionali da 80 a 40, permetterebbe di destinare ben 10 milioni di euro l’anno ad investimenti maggiormente produttivi.
CONTESTIAMO la scelta del degrado della cultura operato disattivandone le funzioni e il suo significato profondo con investimenti e tagli che premiano star system, modelli televisivi e grandi eventi; tutto questo ha portato ad orientare la programmazione artistica a favore di logiche di semplice intrattenimento, mortificando il ruolo esercitato da migliaia di teatranti, musicisti, danzatori ed artisti nel contribuire alla formazione ed alla crescita civile e democratica.
RICONFERMIAMO la nostra scelta che non è quella di incrementare il pubblico dei consumatori passivi, assuefatti; ma quella di partecipare a spettacoli che stimolino, incentivino lo sviluppo del pensiero critico, dell’autonomia creativa, di innovazione delle estetiche di comunicazione che riconducono alla centralità della dignità della persona che producano un’incontenibile mobilitazione per il miglioramento della qualità della vita, verso la sfida della conoscenza e lo sviluppo della consapevolezza di ciascuno.
CHIEDIAMO, con forza, a chi è preposto a questa funzione, una nuova politica per la Cultura in Sardegna. Una politica che riconosca alla stessa, al teatro, alla musica, alla danza, il ruolo e il valore di bene comune aumentando gli investimenti e non operando tagli.

firma la petizione

A Ravenna la pittura che piaceva a Giovanni Testori

A Ravenna la pittura che piaceva a Giovanni Testori

di Melisa Garzonio
Critico, storico, scrittore, drammaturgo, giornalista. Uno smisurato talento poliedrico, ma con una marcia in più. Giovanni Testori (1923-1993) è stato un uomo di cultura molto ‘sui generis’, sempre in corsa, ma non su levigate autostrade, lo affascinavano i percorsi impervi, le strade mai battute, lontane dalle vie ‘maestre’ dell’ufficialità.

La lontananza di Testori dalla bella e rassicurante cultura di facciata si coglie soprattutto nelle sue scelte di collezionista. Una mostra al Museo d’arte della città di Ravenna rende conto degli acquisti più eccentrici di Testori, che aveva predilezioni per la pittura di realtà, la più scabrosa, resa con epidermica intensità.

Che amava appassionatemente le Maddalene in estasi e i decollamenti di Francesco Cairo, le crocifissioni di Gaudenzio Ferrari e le figure in preghiera di Tanzio di Varallo, i corpi anoressici di Giacometti e i disfacimenti corporei di Francis Bacon.

Il percorso della mostra è diviso in diverse sezioni dedicate ai vari periodi della storia dell’arte studiati dal critico milanese. Si comincia con gli scritti su Manzù, Matisse, Morlotti, ci sono i francesi Courbet e Géricault, i pittori lombardi della realtà del ‘500 e del ‘600, da Foppa,  Savoldo, Romanino, a Moroni, Fra Galgario, il Ceruti.

Figurano i manieristi e Caravaggio, l’amour-passion dichiarato. Più tardi si appassionò dei Nuovi Selvaggi tedeschi e dei nuovi Ordinatori, in Italia adorava la pittura forte di Vacchi, Sironi e Guttuso (nella foto Passeggiata in giardino a Vailate) e i quadri visionari di Cucchi e Paladino.

“Miseria e splendore della carne. Caravaggio, Courbet, Giacometti, Bacon. Testori e la grande pittura europea ”, Museo d’Arte della città, Ravenna, dal 12 febbraio al 17 giugno. www.museocitta.ra.it

Ci sono anche queste…

Italian Beauty: works by Giulio Paolini, Domenico Bianchi and Gio Ponti
Galleria leader nel contemporaneo in Italia dal 1992, Ronchini apre un nuovo spazio a Londra, nel quartiere di Mayfair. Vernissage con “Italian Beauty: lavori di Giulio Paolini, Domenico Bianchi e Gio Ponti”, una mostra che anticipa il progetto della galleria: esportare in Nord Europa le eccellenze delle nostre avanguardie del 20esimo e 21esimo secolo.
Dove: Ronchini Gallery, Londra.
Quando: dal 17 febbraio al 5 aprile
Info: www.ronchinigallery.com
Opera cult: il colpo d’occhio su tre artisti diversi ma anche molto simili per originalità, rigore e sensibilità decorativa

“John Latham. Lee Ufan”
Due artisti considerati maestri di rigore concettuale e teorico. Latham (Zambia, 1921-2006) parte da presupposti di fisica quantistica per riflettere, attraverso assemblaggi, filmati e performance, su tematiche umane. Ufan (Corea, 1936), pittore e scultore, si concentra invece nell’ “arte dell’incontro” tra idee e materiali non lavorati
Dove: Lisson Gallery, Milano
Quando: dal 10 febbraio al 16 marzo
Info: tel. 02 89050608
Opera cult: due sculture in pietra e lastre di ferro di Lee Ufan esposte nel giardino esterno della galleria. Esprimono il concetto di “Yohaku”, o spazio di risonanza

“Costanza Algranti”
Le piace il recupero, il salvataggio in extremis di mobili, oggetti e cose varie maltrattate dal tempo e dall’uso. Un campionario di oggetti recuperati a nuova dignità da Costanza Algranti, artista, architetto e designer, sono in mostra in contemporanea in due spazi milanesi.
Dove: galleria Antonia Jannone e Laboratorio Costanza Algranti
Quando: dal 14 febbraio al 24 marzo (Jannone) e al 10 aprile (Algranti)
Info: www.antoniajannone.it; www.costanzaalgranti.it
Opera cult: impedibile la visita al laboratorio dell’artista livornese, un’autentica fucina di materiali spiaggiati

Dubai non dorme mai. Il villaggio diventato metropoli

IL    GIRA MONDO A CURA DI FEDERICO CUGURULLO
Dubai non dorme mai
Il villaggio diventato metropoli


 

E' notte fonda quando esci dall'aeroporto. Dubai International Airport: maggiore centro di collegamento di tutto il Medio Oriente e principale porta tra Ovest ed Est. Nel momento in cui le porte di cristallo si chiudono alle tue spalle, i polmoni vengono invasi da aria bollente. Il sole è un ricordo immerso nelle tenebre, ma la temperatura percepita supera comunque i quaranta gradi. Fatichi a respirare e arranchi verso il taxi più vicino. Un ragazzo dalla pelle color terracotta ti apre la portiera con reverenza, facen¬doti sentire più importante e ricco di quando la tua carta di cre¬dito suggerirebbe. La macchina parte, e Shahzad, questo è il suo nome, si apre in un sorriso che nasconde troppe notti insonni. E arrivato a Dubai sei mesi fa, ed ignora quando lascerà il deserto per tornare in Pakistan. Non possiede più il suo passaporto, e il suo futuro è nelle mani della compagnia per cui lavora. Secondo la legge dello sceicco, lui, così come tutti i suoi compatrioti e migliaia di espatriati provenienti da piccoli stati senza nome, potrà ritenersi libero solo quando il suo datore di lavoro lo vorrà. Shahzad è rela¬tivamente fortunato. Ha sentito diverse storie di giovani filippine, assunte come maid, e tenute prigioniere per anni nelle ville dei loro padroni. Già, Shahzad è fortunato. Lavora dodici ore al giorno, mettendo tutto da parte per finanziare gli studi della sorella, e i bisogni di una moglie che non ha mai visto.
Il taxi sfreccia nella notte, confluendo in un serpente di luce che taglia in un due la città. Sheikh Zayed Road, nominata in onore dell'uomo che appena cinquant'anni prima ha trasformato quello che era un piccolo villaggio di pescatori in una metropoli di im¬patto mondiale. Fatichi a tenere gli occhi aperti. Ambo i lati, file di skyscraper tagliano il cielo elettrizzando il buio. Non c'è nessun ordine. Nessun rigore estetico. Piramidi affilate, torri che sembrano essere state strozzate da un gigante, grattacieli di stampo moderni¬sta, ed edifici le cui forme sfidano la geometria euclidea. Moderno e postmoderno hanno perso valore. L'unica cosa che conta è creare un'icona che rimanga impressa nella retina dello spettatore. Arrivi in albergo. Shahzad ti accompagna sino alla porta, regalan¬doti uno dei pochi sorrisi sinceri che troverai in città. Ti augura buona fortuna, e sparisce nella notte. Una volta dentro, brividi di gelo ti scorrono nella pelle. Nella hall domina un sistema di aria condizionata che ha creato un piccolo microclima all'interno del deserto. Centinaia di condizionatori soffiano puro freddo, alimen¬tati da elettricità prodotta dalla combustione di petrolio e gas natu¬rali. È stato calcolato che Dubai e i suoi colleghi Emirati hanno il più alto Carbón Footprint al mondo. Nessuno inquina più di loro. Secondo II WWF, un solo pianeta non basterebbe a supportare lo stile di vita locale. Ne sarebbero necessari ben sei. Ti chiudi in stanza ma non riesci a prendere sonno. Nonostante abbia spento il condizionatore, la camera rimane una bara di ghiac¬cio. Senti la città pulsare intorno a te. È viva, chiassosa. Ti richiama in una sorta di versione cacofonica del canto delle sirene di Ulis¬se. Cedi, e ti rivesti in fretta, raggiungendo in pochi minuti il bar dell'hotel. Non esiste un quartiere dedicato alla vita notturna. A Dubai tutto di svolge all'interno degli alberghi, disegnati per com¬piacere l'immaginario occidentale. Hai fortuna, e riesci ad entrare. Il buttafuori, un colosso russo, ti fa passare, ricordandoti che la prossima volta ti servirà un invito, o una mancia generosa. Tempo un paio di secondi, e gli ultimi barlumi di esotismo mediorientale svaniscono, cancellati dalla ritmo soft della musica house e dal pro¬fumo dell'alcol. Ti avvicini al bancone ed ordini un drink. Per strada bere è proibito, così come è proibito vendere alcolici nei negozi. È la legge islamica. Legge inesistente nei locali, dove è permesso bere qualsiasi cosa sino a quando il portafoglio lo consente. Sorseg¬gi il tuo cocktail e ti guardi attorno. L'ambiente è misto. Giovani professionisti che vivono il sogno di ogni capitalista, guadagnando molti più soldi di quanti possano riuscire a spenderne. Vecchi di¬rettori di compagnie e mega-corporazioni, che i loro sogni li hanno già realizzati da tempo. E donne. Tantissime donne, una più bella dell'altra. Di svariate etnie, ma accumulate tutte dalla medesima professione. Alcune di loro hanno scelto questa strada di loro spon¬tanea volontà. Altre, la maggior parte, sono state trascinate da false promesse e obbligate a prostituirsi. Un'altra eccezione alla parola di Allah in nome di una divinità molto più potente: business. Per la seconda volta nel giro di poche ore non riesci a respirare e ti avvicini alla finestra in cerca di aria fresca. È tutto sigillato, non c'è un solo spiraglio tra te e il vuoto. Il tuo sguardo vorrebbe perdersi in lontananza, ma è catturato dalle mie follie che brillano nella notte. The Palm, un'addizione costiera a forma di palma, sede dei divertimenti più sfrenati. Le luci di The World, un arcipelago arti¬ficiale composto da isole che riproducono in miniatura ogni terra emersa dei cinque continenti. E infine, sopra qualsiasi cosa, il Burj Khalifa, l'edificio più alto del mondo. Una stalagmite di cristallo e cemento che si conficca senza pietà nel cielo dopo una corsa di ottocento metri. Ti senti infinitamente piccolo e stanco. Chiudi gli occhi, ma la luce sconfigge le tue palpebre. È tutta intorno a te, e non si spegnerà. Dubai non dorme mai.
da Sardinews

La strada per Hatta in compagnia di un'ombra fra l'Emirato del Dubai e il Sultanato dell'Oman di Federico Cugurullo

Giramondo

La strada per Hatta in compagnia di un'ombra
fra l'Emirato del Dubai e il Sultanato dell'Oman

di Federico Cugurullo
hjdtyhty
 
Sono passate poche ore da quando il sole ha reclamato il suo diritto sul cielo. Hai lasciato Dubai alle prime luci dell'alba e ora la tua schiena è abbandonata sul sedile di un grosso fuoristrada diretto verso l'orizzonte. La tua meta è Hatta. Una piccola fascia di territorio dai confusi confini politici e geografici schiacciato tra l'Emirato di Dubai e il Sultanato dell'Oman. L'omonima città conta una moschea, due massicce torri costruite più di tre secoli addietro ai tempi della dominazione inglese, e uno sparuto gruppo di case. Ma non è di lei che si cantano le bellezze. Oltre il suo perimetro, oltre il regno dell'uomo, dove il deserto è l'unico sovrano, si narra di un posto magico fatto di acqua e di roccia. Delle sorgenti che squarciano la terra andando a scorrere nel letto di fiumi morti secoli e secoli orsono. Le sorgenti di Hatta, ambita meta di coloro che non temono raggi di sole taglienti come spade e infinite distese di nulla. Lontano dalla civiltà e dalle sue sicurezze.
L'idea di andarci soltanto in compagnia della tua ombra ti ha attraversato il cervello per qualche istante. Non ci hai messo molto a capire che non sarebbe stata una scelta saggia. Hai sentito di gente che si è avventurata da sola nel deserto per non fare più ritorno. Hai sentito l'odore della paura nella voce degli uomini che ti hanno raccontato dei pericoli che si nascondono nella sabbia. E così hai deciso di unirti a un gruppo di altri avventurieri stanchi come te delle illusioni di Dubai. Chi vi guida è un espatriato proveniente da Albione. Ha raggiunto queste terre un paio di anni fa in cerca di fortuna. Pare l'abbia trovata, ma che parte della sua anima non sia comunque sazia. Ti sorride attraverso lo specchietto retrovisore. Puoi leggergli l'eccitazione negli occhi. Ti hanno detto che partire per il deserto è come prendere il largo con una nave. Non importa la lunghezza del tragitto. Non importa quante volte l'abbia percorso. Il senso di mistero e avventura è sempre intatto. E adesso lo senti battere dentro di te.
La strada è un serpente nero che striscia in una monotonia di bianchi e di ocra. Il tuo sguardo si perde oltre il finestrino. Qualche casupola in mezzo al nulla. I profili aguzzi di una catena montuosa a Est. Un paio di cammelli immobili come in un dipinto. Dubai è un miraggio lontano. I suoi grattacieli sono spettri che danzano all'orizzonte. Il loro richiamo è appena udibile. Li senti sbeffeggiare il deserto. Li senti promettere ricchezze, lussi e agi per il resto della tua vita. Li senti chiederti di abbandonare la rotta e tornare indietro. Verso la prigione d'oro che anni di capitalismo sfrenato hanno costruito. Poi le loro voci vengono disperse da una folata di vento. La sabbia le porta via, e il tuo respiro rallenta. Tutto è bagnato da una luce che non trova ostacoli. I colori vengono diluiti dal sole e i tuoi occhi percepiscono soltanto una pallida armonia. Ti perdi nei tuoi pensieri, e quando il fuoristrada si ferma improvvisamente potrebbero essere passate ore come una manciata di secondi. Ti guardi attorno in cerca di una spiegazione, e il perché della fermata è presto evidente. Avete raggiunto quella che ha tutta l'aria di essere una piccola stazione militare. Un cancello, delle mura e molto filo spinato. Un uomo in mimetica ti sbarra la strada. È uno del posto. Il naso aquilino e il taglio affilato della barba non mentono. Porta degli occhiali a specchio che gli cancellano ogni espressione dal viso, e imbraccia un pesante fucile mitragliatore. Sei nel deserto, ma per un attimo la temperatura scende sotto lo zero. Guardi la guida. L'Inglese è tranquillo. Capisce la tua preoccupazione e ti spiega che da qua in poi ci sono un paio di kilometri di nulla politico. Né Dubai. Né Oman. Terra di nessuno, dove i controlli sono frequenti. Quando nel 1971 gli Emirati acquisirono l'indipendenza, mappe furono tracciate e confini stabiliti. La geometria arrivò a segnare linee sulla sabbia e sulla roccia. Appaiono perfette quando osservate nelle immagini satellitari. Ma la realtà è ben diversa. Ci sono zone dove l'arbitrio dell'uomo ha fallito. Zone di vuoto dove le regole euclidee non hanno potere alcuno. Zone come Hatta. Il soldato si fa avanti e l'Inglese lo anticipa con un 'Salam'. È il tradizionale saluto in lingua araba. Letteralmente significa 'pace'. Parecchio appropriato in questo momento. "Wa alaykum al-salam" risponde il soldato. 'Che la pace sia con te'. Vuole controllare i documenti, e tu e i tuoi compagni provvedete a non farlo aspettare. Il tempo si ferma mentre il guardiano del passo ispeziona le carte. Sembra essere tutto in regola, e dopo qualche minuto l'Inglese fa girare la chiave e siete di nuovo in moto. Mentre vi allontanate dal check-point, ti giri e scopri che la macchina dietro di voi non è stata altrettanto fortunata. I passeggeri sono stati fatti scendere. Per un ulteriore controllo, presumi. Se tutto va bene se la caveranno in meno di un'ora. Se invece le cose dovessero andare male … Ripensi al fucile e al suo luccichio famelico. Sussurri inconsciamente un 'buona fortuna' e ti volti. Ci saranno altri controlli lungo la via. La strada per Hatta è lunga, e il vero viaggio inizia adesso. 

lunedì 30 gennaio 2012

Anteprima del Dromos Festival il 10 marzo a Oristano




Grande anteprima del Dromos Festival il 10 marzo a Oristano
con Paolo Fresu e Omar Sosa in concerto.
Biglietti in prevendita da giovedì 2 febbraio.
*
Grande jazz, sabato 10 marzo, a Oristano: al Teatro Garau arrivano Paolo Fresu e Omar Sosa per un'eccezionale anteprima del Dromos Festival, immancabile appuntamento dell'estate nell'Oristanese, che tra fine luglio e metà agosto vivrà la sua quattordicesima edizione. Un'edizione che, sotto il titolo "Santa Hispanidad!", si annuncia come una lunga fiesta all'insegna del retaggio spirituale, culturale e religioso che lega idealmente la Spagna e i paesi nati dalla conquista spagnola o che ne hanno conosciuto la dominazione.

Un'anteprima perfettamente in tema, dunque, quella di cui saranno protagonisti il sardo Paolo Fresu e il cubano Omar Sosa con il loro dialogo in jazz, intenso e poetico, molto latino, fra Antille e Mediterraneo.

Il duo ritorna in Sardegna accompagnato dal ricordo del concerto dello scorso luglio a Settimo San Pietro: uno dei più belli (e affollati) di "!50", il giro di Sardegna in musica con cui Paolo Fresu ha voluto festeggiare le sue cinquanta candeline suonando in altrettanti giorni consecutivi e località dell'isola, ogni volta con un progetto differente.

Nel frattempo, il sodalizio del trombettista berchiddese e del pianista cubano è stato anche fissato sulle tracce di un disco, "Alma" ("Anima", in spagnolo), in uscita prevista il 14 febbraio per la Tuk Music, la casa discografica fondata dallo stesso Fresu: undici brani equamente divisi nelle firme dei due musicisti per un album lirico e denso di emozioni con la sua riuscita miscela di jazz, musica cubana, Africa e world music: la stessa formula che il pubblico di Oristano potrà apprezzare dal vivo nel concerto del prossimo 10 marzo.

I biglietti, a 28 euro (più diritti di prevendita), si possono acquistare da giovedì 2 febbraio nei punti vendita del circuito www.greenticket.it. Organizza l'associazione culturale Dromos con il patrocinio del Comune di Oristano.



* * *

Per informazioni:
DROMOS - via Sebastiano Mele · 09170 ORISTANO
tel.: 0783 310490
E-mail:
dromos@dromosfestival.it
Website:
www.dromosfestival.it
facebook.com/dromosfestivalsardegna

Corriere della Sera, Il Club de La Lettura

Bruce_300x350

La strada rock d’America

di Leonardo Colombati
Giovane provinciale in fuga dal New Jersey, inizia suonando in ogni bar, palestra e stadio degli Stati Uniti e finisce per conquistare il mondo. Oggi, a 62 anni, quando canta trasmette ancora il sapore della libertà


Il dibattito delle idee

femminismo_190x130

Torna il femminismo
(ma anche le donne
hanno fatto errori)

di Lea Melandri
Negli ultimi anni la parola «femminismo» ha fatto la sua ricomparsa, ma l’uso che se ne fa potrebbe far rimpiangere il silenzio in cui sembrava essere sprofondata dopo l’esplosione degli anni Settanta.

Zappingnews

Leibovitz_600x350

Leibovitz: adesso fotografo reliquie

dal nostro inviato Alessandra Farkas
Maglione nero a collo alto e i soliti scarponi militari: «La mia rinascita creativa è una sfida al tempo che passa». L’influenza di Susan Sontag (e della madre) negli oltre 70 scatti esposti a Washington

Winterson_190x130

Non è anormale
essere felici

di Marco Ventura
Jeanette Winterson racconta la sua cupa esperienza in una bigotta famiglia pentecostale


Cattelan_190x130

Il mercato dei direttori

di Stefano Bucci
Musei, i nomi (e i posti) più contesi. Stipendi da 1.500 euro a un milione di dollari

Edgar_190x130

C’è un J. Edgar Hoover anche in Italia?

di Antonio Polito
DiCaprio interpreta l’ambizioso e potente capo dell’Fbi. Facile pensare a De Gennaro, Andreotti, Cossiga e altre eminenze di politica e servizi


grano_190x130

Surfisti

le scelte di Francesco Longo
Gli scrittori descrivono le onde, i surfisti le disegnano con le loro tavole. Sono entrambi alla ricerca dello stile perfetto. La letteratura che narra l’incanto del surf ritrae sempre spettacoli eccezionali: le 5 pagine memorabili


silicon_190x130

Cospirazionisti
e negazionisti: l’invasione delle bufale online

di Evgeny Morozov
Le falsificazioni su Aids, vaccini, effetto serra. Il lato oscuro della conoscenza in Rete


Galvani_190x130

Sovraeccitati
contro la noia

di Guido Vitiello
Piercing, reality, stragi, slogan. Lo scopo: assicurarsi di esserci e superare la paura di non provare nulla. L’indagine di Christoph Türcke sulle sensazioni forti

comunita_190x74

Sappiamo tutto
capiamo poco

di Serena Danna
Ci sono troppe informazioni. La soluzione? Aumentarle. Il saggio del filosofo americano David Weinberger

Pincio_190x74

“Sono diventato
scrittore per paura”

di Tommaso Pincio
"Temevo di fare il mendicante. Anni dopo scoprii il mio nome in un’opera di Cattelan"

libri_190x74

Il romanzo oltre la storia

di Giuseppe Genna
Il modello Ellroy si è esaurito. Adesso serve un DeLillo italiano

Classifica Ebook

a cura di Alessia Rastelli
  1. 1 John Peter Sloan
    Instant English 2
  2. 2 Pierre Dukan
    Le ricette della dieta Dukan
  3. 3 Fëdor Dostoevskij
    I fratelli Karamazov
  4. 4 L. Littizzetto e F. Valeri
    L’educazione delle fanciulle
  5. 5 Pierre Dukan
    La dieta Dukan

Il commento sul blog Ehi book!

LA STAMPA, LIBRI

Click here to find out more!
da LA STAMPA
News

Le Goff: "Scoprii la Storia nel frigorifero"

ALBERTO MATTIOLI
Un’intervista con Jacques Le Goff dà un nuovo significato all’espressione «parlare come un libro stampato». Sulla scrivania sommersa da un quadruplo strato di libri e di carte, il computer non c’è. La macchina per scrivere, nemmeno. «Mai usati. Ho sempre scritto a mano. Adesso, però, non ...
Prossimamente

Mondadori la linea dell'anima

Mirella Appiotti
Momentanea illusione che «...finalmente, in extremis, ci preoccupiamo per il mondo?...», liberando «il pensiero del cuore»? O l’avverarsi della profezia di James Hillman come una specie di garanzia intellettuale a quella confusa aria del tempo da cui, toccato il fondo, risultiamo, oggi, percorsi? ...
Parole in corso

Quanti pregiudizi sui critici-scrittori

Gian Luigi Beccaria
C’è un pregiudizio su critici, filologi, linguisti, sui professori insomma che a un certo punto della loro vita pubblicano un romanzo o una raccolta di versi. Tralascerebbero il loro mestiere per farne uno che non sanno! Io non ho come tanti di questi pregiudizi. Anzi, sono persuaso che chi scrive ...
Il libro

Avoledo, è sempre morte a Venezia

ALESSANDRO DEFILIPPI
Non è facile parlare di un libro di Tullio Avoledo, e soprattutto di quest’ultimo Le radici del cielo. Scrittore molteplice e mai prevedibile, con un’autentica vocazione visionaria, questa volta Avoledo sceglie una scommessa e si immerge in un mondo non creato da lui. Ricordate i cadaveri squisiti ...
Che libro fa...

Lo chef cucina l'ottimismo

Giovanna Zucconi
In pieno cataclisma, il primo in classifica in Spagna è il libro di un economista. Titolo: Viaje al optimismo. Riassuntino: «El pasado fue siempre peor, y no hay duda de que el futuro serà mejor», il passato è stato sempre peggiore, e non c’è alcun dubbio che il futuro sarà migliore. Evviva. ...
FULMINI
I suoi Fulmini leggeri e civili
Saltellava l’indice sulla tastiera, prima una Lettera 32, poi il pc: pensava e scriveva fulmineo. Nasceva così questa sua rubrica, dal maggio 1996 a sabato scorso. Ogni giovedì, un giro in redazione: «Cosa c’è di nuovo, cosa avete visto?», un rapido ping pong e poi via, al suo tavolo, al riparo nel suo castello di carte, con bastioni e pinnacoli mirab ...
 
LIBRI DI MARE
La polena dai seni scarlatti che fa dannare Tristan
. Si può impazzire d'amore per una polena? Può accadere, se si vive sull'ìsola piuù occidengtale della Bretagna, uno scoglio plasmato dai venti, dalle onde e dalle nebbie, e se di mestiere si fa il guardiano del faro. Tristan, uomo di poche parole, soprattutto con la moglie, con il quale vive una fase di contrasto, e in particolare con il suo compagno di lavoro, ...
 

CLASSIFICA DI TTL

classificalibri
Realizzata dalla società Nielsen Bookscan, analizzando i dati delle copie vendute ogni settimana, raccolti in un campione di 900 librerie. Si assegnano i 100 punti al titolo più venduto tra le novità. Tutti gli altri sono calcolati in proporzione.

tuttoLIBRI - LA STAMPA

NEWS
ALBERTO MATTIOLI
Un’intervista con Jacques Le Goff dà un nuovo significato all’espressione «parlare come un libro stampato». Sulla scrivania sommersa da un quadruplo strato di libri e di carte, il computer non c’è. La macchina per scrivere, nemmeno. «Mai usati. Ho sempre scritto a mano. Adesso, però, non ci riesco più». E allora come fa? «Detto. Viene qualche studente, oppure l’editore mi manda qualcuno». Forse è

Tutte le pagine in .pdf di tuttolibri

+ Pagina 1

+ Pagina 2

+ Pagina 3
+ Pagina 4

+ Pagina 5

+ Pagina 6
+ Pagina 7

+ Pagina 8

+ Pagina 9
+ Pagina 10

+ Pagina 11
Se sul vostro computer è già installato Acrobat Reader cliccate direttamente sui link per leggere o stampare le pagine. Se non disponete del software scaricatelo gratuitamente cliccando sul logo qui a destra.


Le pagine in .pdf di TuttoLibri sono rilasciate sotto licenza Creative Commons: clicca qui per conoscere i termini della licenza.
LE RUBRICHE



La classifica dei best seller
A CURA DALLA SOCIETÀ NIELSEN BOOKSCAN

Ai punti
LUCIANO GENTA

Prossimamente
MIRELLA APPIOTTI

Che libro fa...
GIOVANNA ZUCCONI

Lontano e vicino
ENZO BIANCHI

Parole in corso
GIAN LUIGI BECCARIA

Dialoghi in versi
MAURIZIO CUCCHI