La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava
Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

IN TERRITORIO NEMICO
Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

Dettagli di un sorriso
romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

Il calcio dell' Asino
Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

NON STO TANTO MALE
romanzo di Gianni Zanata

mercoledì 30 giugno 2010

Presentazione del libro Mai ci fu pietà. La banda della Magliana dal 1977 a oggi di Angela Camuso.


Presentazione del libro Mai ci fu pietà. La banda della Magliana dal 1977 a oggi di Angela Camuso.

Venerdì 2 luglio alle ore 18.00, presso la Libreria Mondadori (ex-Gulliver) di Cassino, in Corso della Repubblica 160, si terrà la presentazione del libro Mai ci fu pietà. La banda della Magliana dal 1977 a oggi, edito da Editori Riuniti, 2009 Roma.



L’autrice Angela Camuso è giornalista di professione, laurea in Scienze della Comunicazione presso la “Sapienza”, si occupa dal 1999 di cronaca nera e giudiziaria. Scrive attualmente per l’Unità e L’Espresso.

All’incontro, organizzato dalla libreria Mondadori di Cassino – in collaborazione con l’Associazione Digitales, presieduta da Giovanni Curtis – saranno presenti, oltre l’autrice Angela Camuso, la giornalista Stefania Gigante, vicedirettore TG Universo, il prof. Sergio Bianchi, Università degli Studi di Cassino e delegato del Rettore per le Politiche di valorizzazione della ricerca, che introdurranno alla presentazione del libro, di cui saranno lette alcune pagine da Bruna D’Onofrio del Centro Universitario Teatrale di Cassino.

Per ulteriori informazioni rivolgersi a:

349.5578107 – info@digitales.it

0776.22514 – a.bisegna@mondadoricassino.it


Mai ci fu pietà. La banda della Magliana dal 1977 a oggi di Angela Camuso

Mai ci fu pietà racconta il sanguinario progetto di un gruppo di uomini di realizzare una struttura di criminalità organizzata, pari alla Mafia o alla Camorra, da mettere al servizio di ogni potere politico e istituzionale. Si tratta dei componenti della banda della Magliana, esecutori di efferati delitti, con una forte volontà di emergere dall’anonimato e dal proprio ceto di appartenenza. Dopo un iniziale successo il fallimento e i pentimenti che gettano una luce sinistra su tanti episodi poco chiari dell’Italia degli anni ottanta e novanta.

Il testo svela pertanto gli intrighi di un’Italia segreta, rivelata attraverso verbali inediti e informative riservate della polizia giudiziaria, oltre colloqui avuti dall’autrice con magistrati, investigatori e avvocati.

L’autrice Angela Camuso, giornalista professionista, nasce a Bergamo nel 1974, vive a Cassino per diversi anni per poi trasferirsi a Roma. Dopo la laurea con lode in Scienze della comunicazione presso “La Sapienza”, svolge il praticantato all’istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino. Dal 1999 si occupa di cronaca nera e giudiziaria, dapprima come freelance e attualmente per L’Unità. Scrive articoli di inchiesta per il settimanale L’Espresso. Collabora con Leggo e Il Manifesto.

Il libro è in vendita al costo di € 15,00. www.editoririuniti.net


Tutti a piazza Navona in difesa della Libertà


lunedì 28 giugno 2010

A Cagliari la passione del tango argentino

A Cagliari la passione del tango argentino

Per cinque giorni il centro storico si tingerà di rosso, tra musica, spettacoli e cinema

I tangheri Donato Juarez e Carolina del Rivero I tangheri Donato Juarez e Carolina del Rivero

Le mura, le torri, i vecchi bastioni di arenaria giallastra si tingono del colore della passione, vicoli acciottolati e piazze dal fascino antico vibrano al suono del bandoneòn. Il quartiere Castello, la fortezza medievale che domina Cagliari, si offre per cinque giorni al tango argentino, quel pensiero triste che si fa danza palpitante, disperata e sublime.

Chi conosce bene quanto sia intenso l'abbraccio del tango, e chi semplicemente sa commuoversi davanti all'eleganza di questo ballo, potrà lasciarsi emozionare dal Rosso Tango Festival, che dal 7 all'11 luglio incanterà il cuore della città sarda. Gli angoli più suggestivi del centro storico accoglieranno il ritmo di cinque milonghe tra cui "Buscando Tango", il concerto del duo ContraMilonga e la "Milonga de Benvenuto", nella panoramica terrazza del Bastione Saint Remy, accompagnata dalla proiezione fotografica "Il tango Immaginifico".

Per la prima volta si mostrerà in Europa "Amador", uno spettacolo che coniuga la forza e la sensualità della danza con l'euforia del circo, in un percorso che inizia dalla nascita della musica popolare argentina e i suoi suoni arrabaleros sino ad arrivare agli orizzonti contemporanei.

La magia del tango argentino coinvolgerà tutti. Per i principianti il maestro Anibal Montenegro offrirà sette ore di lezioni gratuite, mentre i ballerini avranno a disposizione i maestri più apprezzati del momento per perfezionare lo stile, come Sebastian Arce, Mariana Montes, Donato Juarez e Carolina del Rivero.

L'esplorazione della musicalità sarà il fulcro del seminario con Victor Simon. Per imparare a liberare le energie interne e stimolare la creatività, invece, si potranno sperimentare i seminari di Tai-Chi con Niall O Floinn, creati ad hoc per i tangheri. Immancabile una giornata dedicata al folklore, argentino ma anche sardo, con "Ballu Tundu e Zapateo", in cui lo spettacolo si accompagna a una degustazione dei migliori vini locali. Per gli amanti del cinema il piazzale del Bastione ospiterà infine Cinefilia Tanguera, una rassegna di cortometraggi diretta da Leonel Angel Mitre che racconta il tango di ieri e di oggi con video, documentari e animazioni.


ANSA.it - in viaggio

Estate 2010 a Cala Gonone


Giovedì 8 luglio 2010 alle ore 21.00 con lo spettacolo Tutto quello che le donne (non) dicono di e con Francesca Reggiani, prende il via la Stagione Estiva del Teatro Comunale di Cala Gonone, organizzata dal Cedac Sardegna e dall’Associazione Enti Locali per lo Spettacolo.

Il Cedac Sardegna e l’Associazione Enti Locali per lo Spettacolo hanno avviato una collaborazione per allestire il cartellone estivo del Teatro Comunale di Cala Gonone per questo 2010.

I due circuiti (Circuito Teatrale Regionale Sardo, organizzato dal Cedac, e il Circuito Regionale della Danza, organizzato dall’Associazione Enti Locali per lo Spettacolo) hanno dato vita ad una forte sinergia con l’obiettivo di esaltare uno spazio situato in una delle zone più belle della Sardegna, offrendo al pubblico una rosa di spettacoli di alta qualità e sicuro impatto.

GLI SPETTACOLI

L’8 luglio 2010 apre il cartellone Tutto quello che le donne (non) dicono di Francesca Reggiani e Valter Lupo, con Francesca Reggiani, regia Valter Lupo (una produzione ITS Italia Spettacoli). L’attrice romana ritorna sulle scene con un nuovo spettacolo che non lascia scampo, con le sue battute fulminee e brucianti, con i suoi ritratti feroci e veritieri, con le sue riflessioni acute e scomode, con il suo sguardo ironico e divertente sulla nostra disastrata attualità.

Il 13 luglio 2010 primo appuntamento con la danza: in scena CRDL Compagnia Mvula Sungani con Sirtaki, Portrait III, serata multietnica, con Emanuela Bianchini, regia e coreografie Mvula Sungani. Un viaggio che prende forza e struttura dalla musica classica unita alle musiche popolari, una ricognizione intorno agli aspetti più intimi ma più veri dei singoli suoni che nascono dalla gente. Ogni musica avrà una sua danza ed ogni danza un suo significato. Il gran finale sarà lo spettacolare Sirtaki che, nella versione di Mvula Sungani, viene stilizzato con dinamiche e linee nuove e moderne.

Il 22 luglio 2010 Debora Caprioglio è protagonista de Il sogno di Lisistrata, diretto ed interpretato da Stefano Artissunch (una produzione Synergie Teatrali) un colto e fantastico viaggio nella poetica di Aristofane dove il filo conduttore è Lisistrata che con lo stratagemma dello sciopero del sesso ricatta i guerrieri spartani ed ateniesi a trattare la pace per porre fine alla guerra del Peloponneso. Nello spettacolo tutto il fantastico di Aristofane viene restituito sia nell’allestimento animato dalle luci della ribalta, sia nell’utilizzo di pupazzi e fantocci che visivamente rafforzano l’onirico della scena interagendo drammaturgicamente con i protagonisti.

Dal vapore ti scrivo di Mariangela Sedda (una produzione in collaborazione con Elena Ledda Vox), in scena il 1 agosto 2010, è un emozionante spettacolo, tra danza parole e musica, che rac¬conta una storia di immigrazione tra la Sardegna e l’Argentina. La storia di due giovani sorelle, di un piccolo paese dell’interno della Sardegna, divise nel ’14, poco prima dello scoppio della grande guerra, dall’emigrazione, che si porta via la maggiore in Argentina. Le coreografie sono di Carla Calcaterra, la direzione musicale di Mauro Palmas e la regia di Romano Usai.

Il 6 agosto 2010 chiude la rassegna FEMINAS-Maria Carta, l’eco di una voce, della compagnia Danza Estemporada e I’mperfect Dancers (una coproduzione in collaborazione con la Fondazione Maria Carta), coreografie di Livia Lepri e Walter Matteini. Cinque interpreti femminili che “fanno abitare” nel proprio corpo un movimento che dà voce a cinque stati emotivi: coraggio, inquietudine, passione, forza, armonia e che hanno come filo conduttore la bellezza, la femminilità, il carattere, il colore. Il tutto cucito attraverso una drammaturgia musicale che ha il compito di tenere viva la memoria di Maria Carta che ancora oggi è esempio e fonte di ispirazione artistica.

Biglietti
15 euro intero
13 euro ridotto
residenti 10 euro

I biglietti possono essere acquistati presso il Teatro Comunale di Cala Gonone –Via Caio Duilio
CALENDARIO

8 luglio 2010
ITS Italia Spettacoli
Tutto quello che le donne (non) dicono
di Francesca Reggiani e Valter Lupo
con Francesca Reggiani
regia Valter Lupo

13 luglio 2010
CRDL Compagnia Mvula Sungani
Sirtaki, Portrait III
serata multietnica
con Emanuela Bianchini
regia e coreografie Mvula Sungani

22 luglio 2010
Synergie Teatrali
Il sogno di Lisistrata
da Aristofane
con Debora Caprioglio
diretto ed interpretato da Stefano Artissunch

1 agosto
Dal vapore ti scrivo
di Mariangela Sedda
coreografie Carla Calcaterra
direzione musicale Mauro Palmas
regia Romano Usai
una produzione in collaborazione con Elena Ledda Vox


6 agosto
Danza Estemporada - I’mperfect Dancers
FEMINAS-Maria Carta, l’eco di una voce
una coproduzione in collaborazione con la Fondazione Maria Carta
coreografie di Livia Lepri e Walter Matteini

sabato 26 giugno 2010

XXVIII FESTIVAL LA NOTTE DEI POETI


XXVIII FESTIVAL
LA NOTTE DEI POETI

14-29 luglio 2010
Teatro Civico in Castello
Cagliari

Mercoledì 14 luglio alle ore 21.30 con lo spettacolo Un canto per Ecuba prende il via la ventottesima edizione del Festival La Notte dei Poeti, atteso appuntamento estivo organizzato dal Cedac.

Anche in questo 2010 si rinnova quel desiderio di porgere al pubblico una manifestazione culturale che, fin dai suoi inizi, ha privilegiato la poesia come mezzo fondamentale per comunicare, attraverso la sua messa in scena, sentimenti ed emozioni intense. Un excursus teatrale che ha compreso in sé testi della tradizione classica, moderna e contemporanea, interpretati dai più grandi artisti nazionali, fondendo poesia, prosa, musica e danza.

Non essendo ancora disponibile il nuovo allestimento del Teatro Romano di Nora, questa edizione si terrà a Cagliari presso il Teatro Civico in Castello.

Un teatro prestigioso, recentemente restituito alla città, in pieno centro storico, che, con la sua atmosfera, esalterà i sei spettacoli (tra cui due prime nazionali) che accompagneranno il pubblico per tutto il Festival.

Durante il corso del Festival vi saranno Incontri, presentazioni e divagazioni fuori dal palcoscenico, quattro appuntamenti che vedranno i protagonisti degli spettacoli in cartellone raccontarsi e confrontarsi con il pubblico.

GLI SPETTACOLI

Apre la rassegna il 14 luglio 2010 la Prima nazionale de Un canto per Ecuba, un progetto nato per il Festival e prodotto da Cada Die Teatro. Protagonista la straordinaria Caterina Vertova, affiancata da Isella Orchis, Maria Grazia Bodio, Rita Atzeri, Alessandro Mascia, accompagnati dalle musiche dal vivo di NAT Trio. La regia è di Giancarlo Biffi, che nelle note di regia, a proposito dello spettacolo, scrive: “Non c'è gioia per i vincitori, non si vince mai e si perde sempre. Ecuba lo sa, così come lo sanno le sue figlie. Cassandra vede quello che tutti possono vedere, sta nelle cose ma purtroppo gli occhi del mondo restano chiusi. Polissena è troppo libera: per questo soccombendo lei, ogni speranza di futuro si smorza”.

Il 15 luglio 2010 primo appuntamento con la danza del Circuito Regionale della Danza in Sardegna 2010: in scena CRDL-Compagnia Mvula Sungani con Sirtaki, Portrait III-serata multietnica, con Emanuela Bianchini, coreografie e regia di Mvula Sungani. Un percorso immaginario e multietnico, un viaggio, che prende forza e struttura dalla musica classica unita alle musiche popolari, e che diviene una ricognizione intorno agli aspetti più intimi ma più veri dei singoli suoni che nascono dalla gente.

Il 18 luglio 2010 la “seconda” Prima nazionale del Festival: il Centro Mediterraneo delle Arti presenta Edipo re-da Sofocle a Pasolini scritto, diretto ed interpretato da Ulderico Pesce. Nella messa in scena verrà data molta importanza alla ricostruzione dei segni della memoria: la memoria del mondo pastorale e della transumanza, quello dei primi ricordi di Edipo, che verrà ricreata portando in scena enormi ed antichi campanacci realizzati in ottone e rame. In scena con Uldedrico Pesce, Maria Letizia Gorga e Maximilian Nisi. Lo spettacolo si avvale della direzione artistica di Anatolij Vasil’ev ed è arricchito dalle musiche tradizionali dei popoli Arberesh stanziati in Basilicata e Calabria, canti Grecanici del Salento e della tradizione pastorale lucana, rielaborate da Stefano de Meo

Il 21 luglio 2010 il regista Walter Pagliaro propone la sua personalissima visione della tragedia euripidea ne Alcesti mon amour, protagonista Micaela Esdra (una produzione Associazione Gianni Santuccio). Lo spettacolo si propone di indagare la complessità dei rapporti esistenti fra l'essere e il non essere: la fine della vita si proietta per noi sulla scena, non come un episodio improvviso e perentorio, ma come un viaggio con tappe fascinose e terribili.

Il 22 luglio 2010 Elio Germano, fresco vincitore di Cannes 2010 e del Nastro d’Argento 2010, è protagonista di Thom Pain (basato sul niente), testo di Will Eno prodotto da BAM Teatro- INFINITO snc, in collaborazione con MITTELFEST 2010, il Festival La notte dei poeti, Settembre al Borgo e Palermo Teatro Festival. Antieroe solitario, narratore, amante tormentato, pazzo, esistenzialista, comico, caustico, poeta, filosofo, animatore, prestigiatore, consigliere, filosofo, canaglia, confessore, seduttore, ottimista ferito e pessimista speranzoso: questo è Thom Pain.
Chiude il Festival il 29 luglio 2010 lo spettacolo Dal vapore ti scrivo, diretto da Romano Usai, con le coreografie di Carla Calcaterra (Circuito Regionale della Danza in Sardegna 2010): un emozionante spettacolo, tra danza parole e musica, che rac¬conta attraverso i testi della scrittrice Mariangela Sedda una storia di immigrazione tra la Sardegna e l’Argentina. La direzione musicale è affidata a Mauro Palmas.






GLI INCONTRI


Si inizia il 13 luglio alle ore 19.00 al Teatro Civico in Castello con i protagonisti di Un canto per Ecuba. A seguire il regista Giancarlo Biffi presenterà il suo libro Un teatro di storie .

Il 17 luglio 2010 appuntamento al Ghetto con le sonorità jazz dei Sunflower Quartet.

Il 19 luglio 2010 al Museo archeologico di Cagliari “en plein air”, il Sovrintendente ai Beni Archeologici Marco Minoja presenterà al pubblico il restauro della stele di Nora. A seguire Voci da Nora-da Pausania a Solino, brani scelti interpretati da Francesca Falchi.

Il 20 luglio 2010 al Ghetto con Walter Pagliaro, il regista di Alcesti mon amour.
A seguire la performance della Compagnia Fueddu e gestu, che inaugurerà la mostra Màscaras, maschere realizzate da Giampietro Orrù per la compagnia Fueddu e gestu. Sarà possibile visitare la mostra fino al 30 luglio.




L’inizio degli spettacoli è previsto per le ore 21.30

Biglietteria
Teatro Civico in Castello-Via de Candia
070/6777660
teatro.civico@gmail.com

Biglietti
Intero 15 euro-ridotto 13 euro
Abbonamento a 6 spettacoli 60 euro


Gli incontri si terranno alle ore 19.00
Ingresso libero

Pubbliche Relazioni Cedac
Francesca Falchi
3332579020
ffalchi@tiscali.it








FESTIVAL LA NOTTE DEI POETI

14 luglio
Cada Die Teatro
UN CANTO PER ECUBA
da Euripide a Christa Wolf
con Caterina Vertova
scritto e diretto da Giancarlo Biffi

15 luglio
CRDL Compagnia Mvula Sungani
SIRTAKI, PORTRAIT III
Serata multietnica
con Emanuela Bianchini
regia e coreografie Mvula Sungani

18 luglio
Centro Mediterraneo delle Arti
EDIPO RE-da Sofocle a Pasolini
di e con Ulderico Pesce

21 luglio
Associazione Gianni Santuccio
ALCESTI MON AMOUR
da Euripide
con Micaela Esdra
regia Walter Pagliaro

22 luglio
Bam Teatro-INFINITO snc
THOM PAIN
(basato sul niente)
di Will Eno
con Elio Germano

29 luglio
DAL VAPORE TI SCRIVO
di Mariangela Sedda
coreografia Carla Calcaterra
direzione musicale Mauro Palmas
regia Romano Usai

mercoledì 23 giugno 2010

Sotto Scatto di Udo Gümpel e Marco Lillo


sabato 26 giugno 2010 alle ore 21.00
domenica 27 giugno 2010 alle ore 0.00
Caffè Letterario
Via Ostiense 95

Sotto Scatto di Udo Gümpel e Marco Lillo:
le immagine mai
viste che documentano la storia di vent’anni di rapporti tra mafia e politica.

Marco Travaglio, Antonio Padellaro, Peter Gomez, Marco
Lillo, Udo Gümpel, Roberto Scarpinato, Claudio Gioè

e altri protagonisti vi aspettano per una
serata No Bavaglio.

''Cinema nostrum'' di Giovanni Curtis alla rassegna ''Oltre la quarta''


questa settimana sesto e ultimo degli appuntamenti con la rassegna di libri Oltre la quarta.

L’incontro è previsto, come sempre, per giovedì 24 giugno presso la libreria La fabbrica dei giganti a via Val d’Ossola 101, alle ore 19,00.

Questa settimana l’Associazione Espero ha il piacere di proporti un appuntamento di sicuro interesse con il cinema e con il libro di Giovanni Curtis che ci presenta la sua ultima opera dedicata alla settima arte: Cinema nostrum.

Con l'autore saranno presenti anche Alfredo Baldi e Gianluca Lauta (di tutti in basso troverai una breve biografia professionale).

Descrizione dell’opera

Cinema nostrum tratta di artisti e professionisti del cinema romani d'adozione, ma provenienti dal Lazio meridionale. Il testo affianca a scritti dedicati ai nomi illustri di De Sica, Mastroianni, Manfredi, De Santis e dei fratelli Bragaglia, altri su autori del passato o di recente attività che, pur se meno noti, hanno ottenuto premi e riconoscimenti nazionali e internazionali per il loro contributo nel panorama cinematografico e culturale in generale.

Si dà così risalto anche alle altre professioni legate al cinema come la fotografia, la scenografia, la sceneggiatura, il montaggio, per cui Cinema nostrum non è una semplice rassegna di biografie, ma una raccolta di saggi elaborati da studiosi, critici ed esperti cinematografici, che evidenzia le qualità creative e l’originalità dell’apporto lasciato da queste straordinarie figure all’arte e al cinema.

Alfredo Baldi, ha lavorato al Centro Sperimentale di Cinematografia, dove ha diretto la Scuola e la Cineteca Nazionale. Studioso di storia e di tecnica del cinema, ha pubblicato una decina di volumi e varie decine di saggi, in particolare sul cinema italiano del fascismo e sulla censura cinematografica. Suo il saggio, in Cinema nostrum, dedicato alla straordinaria figura di Pasqualino De Santis.

Giovanni Curtis, esperto di cinema e comunicazione, è docente presso La Sapienza di Roma, l’Università degli Studi di Cassino e l'Isia Design di Roma. Tra le sue recenti pubblicazioni Lo sguardo negato. Alterazioni dell’immagine audiovisiva (Pisa 2007) e Identità defigurate, in Passages a cura di A. Ottai (Roma 2008). Da ultimo, oltre a scrivere su riviste e quotidiani, è autore della sezione Linguaggio cinematografico del Dizionario della comunicazione curato da D.E. Viganò (Roma 2009). È presidente dell'Associazione Espero.

Gianluca Lauta è ricercatore nell’Università di Cassino, dove insegna linguistica italiana. Si è occupato di sintassi dei testi delle origini e di linguaggio giornalistico. Ultimamente si è dedicato a temi novecenteschi. Ricordiamo alcuni dei suoi lavori più recenti: La scrittura di Moravia. Lingua e stile dagli Indifferenti ai Racconti romani, (Milano 2005); I ragazzi di via Monte Napoleone. Il linguaggio giovanile degli anni Cinquanta nei romanzi e nei reportages di Renzo Barbieri (Milano 2006); Un lessico da Salotto. Il linguaggio borghese degli anni Cinquanta negli articoli di Camilla Cederna in Studi per Luca Serianni, a cura di V. Della Valle e P. Trifone (Roma 2007).

Ogni tempo ha il suo fascismo


Ogni tempo ha il suo fascismo

in ''...Cosi' e' se mi pare!''

martedì 22 giugno 2010

''Compagni'', una polemica proposta da chi non ha proposte


Il concetto di tempo nella cultura mediterranea

Il concetto di tempo nella cultura mediterranea

di Gianmarco Murru

tempo di lettura stimato: 6 min

Cagliari (ITALIA)

Il concetto di tempo mediterraneo, culturaUno scioglilingua Portoghese ci illustra, col la consueta ironia del popolo lusitano, come si deve intendere il concetto di tempo: “O tempo perguntou ao tempo quanto tempo o tempo tem... o tempo respondeu ao tempo que o tempo tem tanto tempo quanto tempo o tempo tem

Si potrebbe azzardare una traduzione:

Il tempo chiese al tempo “quanto tempo ha il tempo”? Il tempo rispose al tempo che “il tempo ha tanto tempo quanto tempo ha il tempo”.

Ora, questa è una filastrocca simpatica, ma fa parte di quei detti popolari come “dai tempo al tempo”, che fanno parte della cultura mediterranea.
Il tempo è un'entità astratta, siamo noi che lo rinchiudiamo in schemi sempre più precisi, assecondando le nostre necessità, i nostri bisogni. Il tempo fisico è qualcosa che non possiamo cambiare, a meno ché non si riesca ad attraversare i cosiddetti buchi bianchi descritti da Stephen Hawking. Il grande fisico ipotizza uno spazio nell'universo dove una volta entrati, ad una velocità molto superiore a quella della luce, si fermerebbe il tempo. Questa ipotesi è di una portata sovrumana, soprattutto se si riuscisse a riprodurre quelle condizioni sulla terra. Sovrumana nel senso che una scoperta del genere non si saprebbe controllare.

Ma in queste faccende lasciamo fare i fisici e i teologi. Noi ci occupiamo di cultura e in questo caso del Concetto di tempo nella cultura mediterranea.

"Il tempo, così come lo spazio, è una categoria a priori ma non per questo non gli viene dato un significato e una rappresentazione diversa in ogni cultura. Si può affermare, in maniera generale, che esso venga percepito come il variare della persona e delle cose.
Sempre generalmente, vi sono due idee fondamentali del tempo:

Pensiero cronometrico occidentale: il tempo viene visto come un'entità lineare e misurabile. Questa visione risponde alla necessità di ottimizzare il proprio tempo e dipende dall'organizzazione economica.
Tempo ciclico e puntiforme: nelle società tradizionali il tempo viene scandito attraverso il passare delle stagioni o secondo eventi contingenti (es. il mercato della domenica).
Molte società possono essere comunque considerate "a doppio regime temporale".
C'è quindi un tempo qualitativo, legato all'esperienza, che dipende dalla necessità di alcune società di frazionare il tempo per contingenza, ed un tempo quantitativo, astratto e frazionabile, che sta man mano, con la globalizzazione, diventando dominante" (Wikypedia).

Cosa è il tempo non è nostro compito definirlo.
Il tempo fisico o metafisico, il tempo mentale, tempo percepito o tempo reale. Tempo collettivo/sociale o tempo individuale/personale. Tempo della fantasia e del sogno, e tempo della razionalità e della veglia. Se proviamo a definire il tempo in termini assoluti, finiamo per “descrivere una descrizione”, definire una definizione, a misurare la misura.
Il tempo a cui pensiamo noi è un'idea di vita.
Il tempo mediterraneo è un ritmo diverso da tutto, è un pensiero e un'azione. E' “slow”, ma anche denso, è lungo ma pieno. E' un tempo che non abbisogna di descrizioni, funziona così e basta.
E' un tempo poetico a volte, un tempo opportunista a volte. In certi casi si sente il “dolce passare delle ore”, a volte l'incubo di non arrivare al termine dei nostri progetti.

Ma da quando si inizia a parlare di progetti? Da quando si parla di organizzazione del tempo? Da quando i lavoratori sono liberi di pensare ai propri progetti scanditi da un tempo certo? Da quando siamo diventati più liberi. Più liberi da chi comandava ogni istante della vita degli altri, da quando la società rurale dei feudatari decidevano la vita, la carriera, la discendenza di ognuno dei propri lavoratori. Ma oggi che abbiamo tutta la libertà: a cosa serve il tempo se non sappiamo usarlo? Si perde tempo se non lo si conosce, se non si valutano le sue enormi potenzialità. Ma, se non abbiamo un obiettivo come si può dire che manca il tempo? Quindi seguendo questo linea di pensiero, il tempo si misura solo ed esclusivamente misurando i nostri progetti. I nostri sogni sono determinati e sicuri solo se rispettano i tempi? Mah.

Questo è il rovescio della medaglia, è vero che c'è il tempo adatto a tutto? Il tempo per studiare, il tempo per diventare adulto e indipendente, il tempo per sposarsi, il tempo per iniziare la propria carriera? Sarà più una questione di fisico che di spirito, sarà che crediamo troppo alle convenzioni e poco nelle nostre capacità!

Il concetto di tempo è un'idea geografica.
Il tempo di Kant è necessariamente diverso da quello di Cervantes, tanto per fare un esempio europeo. Il filosofo tedesco era riconosciuto come un orologio vivente, così preciso e abitudinario da essere preso come esempio da tutta la popolazione. Il tempo spagnolo di Cervantes invece, era molto meno abitudinario e ordinato, ma non meno importante vista la straordinaria considerazione che continua ad avere ancora oggi dopo cinque secoli.
Un aspetto interessante del concetto di tempo è quello della importanza letteratura e della filosofia. E' possibile misurare l'importanza di un testo scritto in base alla sua rilettura nei secoli? Quanti libri sono stati dimenticati e quanti ancora risorgono e appassionano i lettori? Eppure viviamo in tempi diversi, in società diverse.

Il tempo può essere una delle misure di tutte le cose?

Seguendo invece la strada del destino dovremmo considerare il tempo come un tiranno, ossia si potrebbe dare la colpa al destino che ci ha rubato il tempo per realizzare i nostri sogni e i nostri progetti. Quindi il tempo è anche il nostro tempo, “siamo solo ciò che passa dalla data di nascita a quella di morte”, così recita il grande poeta portoghese Fernando Pessoa. Il tempo così non è più nostro, siamo solo un corpo che occupa un periodo storico.

Le suggestioni sono veramente infinite, senza poter dimenticare il testo che ha segnato una buona parte della filosofia del 900 europeo, ossia “Essere e tempo” di Heidegger, condizionato in modo principale ed essenziale dalla filosofia greca antica. La Grecia che dopo 2.000 anni riesce a creare e ricreare idee, di diffondere e distruggere certezze, di mescolare le carte. È impressionante quanto il tempo a volte sia un'eterna catena di avvenimenti. Il tempo storico è ancora più complicato da districare, pur conoscendo i fatti in modo cronologico (tenendo conto del tempo fisico) non riusciamo a spiegare tutto. Anzi, secondo l'ermeneutica, il tempo cambia sempre il modo di vedere i fatti storici. Il tempo allontana l'occhio dai possibili condizionamenti di una realtà, di un fatto troppo vicino.

Il tempo fa capire meglio? Oppure semplicemente si vede in modo diverso un fatto: ne meglio ne peggio.

Il Mediterraneo è il luogo dove nascono e rinascono continuamente civiltà, dove ricercare anche le radici europee, dove ancora oggi dobbiamo guardare per trovare una strada per il futuro di questo angolo di mondo. Il mare è un mezzo, un tramite di scambio, conservazione e creazione di culture. Un luogo dove il tempo è senza tempo.
Il numero di questo mese, come ogni volta, è solo un assaggio di tutto ciò che si potrebbe dire sul concetto di tempo. L'argomento è così denso di significati concreti, che non avrebbe senso parlarne in modo approfondito su un solo numero di mediterranea. Ci accontentiamo di provare a dare delle suggestioni che stimolino la fantasia e il pensiero dei lettori, sempre più numerosi e sempre più attenti! A cui va il nostro ringraziamento continuo!

Ci siamo occupati in questo numero di Viaggi con Elisa di Benedetto con il suo I “tempi” del Libano, sospeso tra passato e futuro, della Francia con la nostra nuova penna Manuela Martignano Il tempo per indignarsi a Lione, in Tunisia con Oujedane e il suo Il tempo degli arabi, ancora in Tunisia per fare un raffronto con Milano con Meriem Dhouib e il suo interessante pezzo Il mosaico del tempo in Tunisia: il “métissage” dei calendari e il tempo di un caffè “lungo”, in Siria con Shady Hamadi Il tempo come lo pensano i siriani.

Di libri con I ladri di favole e l’isola volante, di Rosa Tiziano Bruno. L'autrice ci spiega il mondo delle favole dal punto di vista temporale. Uno stimolo ad entrare nel mondo di questa bravissima scrittrice!

Di Sapori con il pezzo molto utile di Marta Capiluppi Hai tempo per un caffe'?, d'Arte con il bel pezzo di Sara Palmas che ci racconta Basilicata coast to coast, road movie in salsa mediterranea, o ancora il pezzo molto ben fatto di Serena Maffei Il ritardo nel Mediterraneo: Rossellini giustifica. E il bel pezzo di Cristina Giudice, Il tempo infinito e ingiusto dei campi profughi palestinesi dove ci racconta la terribile realtà Palestinese, attraverso i film del festival Yalla Shebab.

Si raccontano Storie meridiane con il bellissimo pezzo, molto poetico, della nostra corrispondente da Sarajevo Life woven of the moment; Come scorre il tempo nel mediterraneo? domanda che si pone la nostra brava e appassionata partenopea, Carla Giannini; Carmen Bilotta propone un intrigante viaggio nel significato di tempo dal punto di vista antropologico, sempre molto belle le sue proposte Il senso del tempo: concezioni, processi e costruzioni culturali; Non conosceremmo così bene la Sardegna se non fosse per merito di Claudia Zedda, conoscitrice fine della nostra cultura Il tempo de sa pintadera;

Parliamo di Economia internazionale con Laura Zimbardo, che con passione sicula ci illustra le enormi possibilità del Tempo di cooperazione e dialogo mediterraneo, se solo fossimo capaci di cogliere tutte le occasioni!

Una galleria di immagini molto mediterranee a cura della fotografa Sabina Murru Il tempo mediterraneo

Buona lettura a tutti


ITALIA IL PAESE PIU' RICCO D' EUROPA, CAVALIERE MAVALA'!!!!


Isolabona, Giornata di studio dedicata a Fortunato Peitavino




Interverranno alla Giornata di studio dal Titolo
Giornata di studio su ''Fortunato Peitavino, un naturista ad Isolabona nei primi decenni del Novecento'':

Robert Castellana
Lorenzo Cortelli
Marco Gennaro
Eric Jean Kamp
Corrado Tanzi
Marco Cassini
Roberta Sala
Libereso Guglielmi

Moderatore dell'incontro sarà Paolo Veziano

La conferenza si svolgerà sabato 26 giugno alle ore 17 presso il camping
delle rose a Isolabona, luogo dove Peitavino visse e lavorò, ingresso
libero.

Tra gli storici, Roberta Sala, promotrice con altri studiosi del programma per il recupero e la valorizzazione del patrimonio storico e culturale di Isolabona, la quale svolgera' una relazione dal titolo "Le memorie orali". ''Mai - ha detto Roberta Sala - avrei immaginato di arrivare a tanto. utilizzando il mi0 blog . Questo mezzo si è dimostrato utile alla storia e alla sua divulgazione facendo conoscere questo borgo. Grazie all'Amministrazione Comunale che ha saputo cogliere nel nostro progetto un valido strumento per la valorizzazione del nostro territorio''.
L' evento si terrà nei luoghi dove Peitavino visse e lavorò ora trasformato in un camping. La conferenza si svolgerà all'aria aperta, immersi nel verde e all'ombra di alberi ad alto fusto...proprio come sarebbe piaciuto a Fortunato Peitavino.
A margine del pomeriggio verrà allestita un'esposizione con materiale iconografico e documentario.

dal blog Isola come ti vorrei




“Fortunato Peitavino, precursore del Naturismo Eutrofologico in Italia”

Biografia a cura di Lorenzo Cortelli

Fortunato Peitavino nasce il 10 dicembre 1875 a Isolabona, in provincia di Imperia.

Cagionevole di salute fin dall’infanzia, non riesce a seguire un regolare corso di studi. Sceglie allora il mestiere di meccanico idraulico. Diventa ben presto padrone di un officina a Bordighera e si dedica all’invenzione di congegni e macchine idrauliche che vengono commerciate in Italia e all’estero permettendogli di acquisire fama e un certo benessere.

La sua prima moglie si ammala di tubercolosi e muore in giovane età. Lo stesso male colpisce anche la figlia e lui stesso (la tubercolosi all’epoca era diffusa e mieteva molte vittime).

Decide allora di abbandonare l’attività di imprenditore perché respirare l’aria malsana dell’officina è per lui nocivo. Si trasferisce quindi da Bordighera in una località di sua proprietà situata a Isolabona, in val Nervia, dove preferisce dedicarsi al riposo e alla tranquillità immerso nella natura.

Prova a curarsi, ma la normale medicina farmacologica dell’epoca non ha efficaci effetti curativi contro la tubercolosi. È proprio in questo modo che Peitavino si avvicina alla scienza alla quale dedicherà poi la vita intera: il Naturismo Eutrofologico (1).

In questo angolo solitario pieno di verde e di silenzio si immerge completamente nella natura: sole, aria, acqua, terra e frutta; adotta il regime vegetariano, fa bagni d’aria, d’acqua e di sole, cammina a piedi nudi, dorme con le finestre aperte tanto d’estate che d’inverno; gusta i prodotti della terra lavorata con le sue stesse mani. Grazie a questo modo di vivere, la sua salute va migliorando progressivamente, tanto che dopo due anni non lo si riconosce più.

Riesce così a scoprire che con i metodi naturali è possibile curarsi non solo dalla tubercolosi, ma anche mantenere il proprio corpo in ottime condizioni psicofisiche, attribuendo il giusto valore a tutte le cose che la natura offre. Guarito, entra in contatto con cultori del Naturismo non solo italiani, ma anche europei (2); con questi scambia lettere per confrontare opinioni, tesi ed esperienze.

Scopre durante un viaggio in Spagna la Scuola Naturo-Trofologica, unica in Europa, fondata a Barcellona dai professori José Castro e Nicolás Capo, alla quale Peitavino si iscrive, frequentando un corso di studi di quattro anni, al termine del quale diventa professore di Naturismo Eutrofologico.

Torna quindi in Italia, dove viene autorizzato dai professori della scuola spagnola ad aprire una succursale. Qui Peitavino crea un ambiente idoneo per realizzare una Colonia naturista (3) collegata alla Scuola, ove può trasmettere le proprie conoscenze e applicarle a tutti coloro che sono interessati o che hanno necessità di guarire il corpo e purificare la mente soggiornando nella natura fatta di colori, suoni e profumi. Numerose sono le famiglie locali che mandano i loro bambini a ritemprarsi in questo luogo.

Nel libro di Peitavino “Rigenerazione Umana”, del 1934, edito da “L’eco della Riviera” di Sanremo, sono riportate le testimonianze del soggiorno di alcuni ospiti che raccontano entusiasti l’esperienza vissuta. Tra questi ricordiamo lo scrittore Italo Calvino, che è accompagnato dai genitori, noti botanici e amici di Peitavino, e da Libereso Guglielmi, tutt’oggi vivente e sempre disponibile a fare un salto nel passato per raccontare la vita nella colonia.

Il luogo è conosciuto a tal punto che spesso vi partecipano professori e dotti per tenere conferenze, dando vita quindi a una specie di “circolo culturale”.

La Scuola vera e propria funziona per corrispondenza e opera con lo stesso metodo di quella originaria di Spagna. Il corso completo è articolato in 390 lezioni (4); l’allievo iscritto ha diritto a ricevere le lezioni dattilografate e stampate. Al termine del corso viene conferito un diploma firmato dal prof. Castro della Scuola di Barcellona e controfirmato dal prof. Peitavino. Gli argomenti delle

lezioni coprono un campo assai vasto (malattie, studi anatomici, studi botanici, studi su alimenti ecc.), come si può vedere dall’Indice del programma del corso allegato al volume, “Rigenerazione Umana”.

Volendo diffondere le sue conoscenze, nel 1915 Peitavino fonda la rivista “La Nuova Scienza”, nella quale pubblica argomenti a sostegno del naturismo vegetariano e del metodo di cura naturale. La pubblicazione viene sospesa durante la Grande Guerra. Nel frattempo Peitavino continua ad approfondire lo studio della scienza trofologica, aggiungendo l’esperienza di diciotto anni di pratica del Naturismo-Vegetariano-Trofologico.

Spinto da molti discepoli riprende dopo alcuni anni la pubblicazione di una seconda rivista, “Salute e Longevità”, sempre con l’obiettivo primario di essere utile ai suoi simili. Questa sua intenzione altruistica lo accompagna per tutta la vita e lo sostiene anche quando si scontra con la mentalità del tempo. Successivamente, in seguito a difficoltà economiche, è costretto a cedere la rivista mantenendo però il diritto di pubblicare articoli.

La sua attività continua con successo fino al momento della morte, avvenuta accidentalmente il 21 Novembre 1945 a causa di un’infezione da tetano.


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venerdì 18 giugno 2010

''Nove dimissioni e mezzo'', l' autobiografia di Adele Cambria come un lungo flash-back

Nove dimissioni

‘’L’ autobiografia come un lungo flash-back. Che racconti una vita, una passione – la scrittura, ma al principio fu soprattutto l’ adrenalina della notizia, del fatto a cui ti mescoli …

Io non conoscevo nessuno, non appartenevo a nessuno, avevo soltanto la voglia di aggredire le cose sventrarle e dirle, scriverle, anzi’’.

Cosi’ l’ incipit dell’ ‘’ouverture’’ di ‘’Nove dimissioni e mezzo. Le guerre quotidiane di una giornalista ribelle’’, di Adele Cambria (Donzelli editore, € 17,50), pioniera del giornalismo al femminile insieme a Camilla Cederna e Oriana Fallaci.

‘’Ouverture’’ per Adele Cambria e’ la parte piu’ importante per comprendere il romanzo della sua vita . ‘’Il libro – ha detto - puo’ essere letto per argomenti, per periodi, ma l’ ouverture consente ai lettori pigri di avere il quadro completo del racconto’’.

‘’Il Mondo’’, ‘’Paese Sera’’, ‘’La Stampa’’, ‘’Il Messaggero’’, ‘’L’ Espresso’’, ‘’L’ Europeo’’, ‘’L’ Unità’’: una carriera cominciata nel 1956, con le cosiddette colonnine di costume, e non ancora finita. E quelle colonnine qualche volta il mitico direttore e fondatore del ‘’Mondo’’, Mario Pannunzio, gliele faceva firmare con uno pseudonimo maschile: Leone Paganini. ‘’Un leone per la forza che esprimevo: lo disse il direttore, inaugurando il mio nom de plume. Forse alludeva al coraggio – ma era piuttosto incoscienza – che mi aveva spinto da Reggio Calabria a Roma; in quanto al cognome, Paganini … A quel punto Mario Pannunzio sviolinava nell’ aria con le sue mani bianche curatissime, ed era detto tutto! Tempi favolosi, vivevo nel miracolo, qualcuno disse che camminavo sospesa a dieci centimetri dal suolo. E non dipendeva dai tacchi…’’.

Parte da li’ il lungo flash-back di Adele Cambria - scrittrice, attrice, autrice di teatro e di televisione, tra le prime animatrici del movimento femminista in Italia, una figura di spicco della nostra cultura -, una donna che ha attraversato la storia degli ultimi cinquant’ anni del giornalismo italiano, passando da una dimissione all’ altra, talvolta cercata, talvolta subita. Una vita trascorsa a rincorrere e intervistare i grandi della cultura e del jet-set – da Sartre a Soraya, da Grace Kelly a Pasolini, che la volle in tre dei suoi film. Il racconto di una vita al servizio della scrittura e dell’ ‘’adrenalina della notizia’’, un rutilante susseguirsi di fatti, aneddoti e retroscena di un paese alle prese con la modernita’.

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A presentare il libro sono stati Giacomo Marramao, filosofo, docente di "Filosofia politica" e "Filosofia teoretica" dell'Università degli Studi Roma Tre, e direttore scientifico della Fondazione Basso-Issoco e membro del Collège International de Philosophie di Parigi, Antonio Denedetti, scrittore, collaboratore del Corriere della sera, vincitore del Premio Viareggio, del Premio Selezione Campiello e del Premio Napoli, Toni Maraini, una delle maggiori esperte di letteratura maghrebina, Gianluigi Melega, giornalista, scrittore, ex parlamentare radicale e Bert Treffers, scrittore e critico d’ arte. .

La Sala Mattei della Fondazione Basso, in via della Dogana Vecchia a Roma, colma di amici, di colleghi e di personaggi citati nel libro.

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‘’Nove dimissioni e mezzo – ha detto Marramao, introducendo la serata – non e’ solo un’ autobiografia, ma un romanzo, scritto con la tecnica di un film che utilizza il flash-back per rappresentare il passato, il presente, il futuro e tornare al passato e al presente’’.

Il narcisismo della scrittura di Elsa Morante, scrittrice alla quale si ispira Adele Cambria, e’ presente, secondo Antonio Denedetti, anche in questo libro. ‘’Ma – ha aggiunto – qui e’ doppio: a quello della scrittura si affianca quello della politica’’.

‘’Molti giornalisti – ha detto Toni Maraini – hanno cercato di diventare personaggi, al contrario di Adele Cambria che ha pensato a crescere come persona. Questo ha fatto si’ che ella abbia sempre visto la notizia come servizio alla sua vita, rispettando l’ etica dell’ informazione’’.

Gianluigi Melega, che ha avuto una vita professionale e politica parallela a quella della Cambria, ha ripercorso i grandi temi che lei ha vissuto in cinquant’ anni di giornalismo.

Il romanzo di Adele Cambria, ha sottolineato Bert Treffers, e’ ricco di ‘’grande varietà’’, ma soprattutto di umanita’ e ha citato, ad esempio, la descrizione che l’ autrice fa della figura del padre.

Tutti hanno sottolineato che il romanzo sia troppo breve (280 pagine) e hanno invitato Adele Cambria a scrivere un’ altra parte delle sue memorie. La scrittrice, nel ringraziare tutti per l’ affetto dimostratole, ha risposto che il libro e’ stato possibile realizzarlo grazie a Lila Grieco, senza il cui occhio tagliente e solidale non sarebbe venuto alla luce, non in questo millennio, comunque.

L’ editore Donzelli, nel ricordare come e’ nata l’ opera, ha detto che l’ idea primigenia era un saggio di sole ottanta cartelle.

Il volume si conclude con i classici ringraziamenti, appena sei righe: il primo e’ per Lila Grieco, poi alla tante donne che ha nominato, e alle altre che non ha potuto nominare, ma che tutte, nel bene e nel male, l’ hanno aiutata ad essere come e’. Infine, perche’ no, un grazie anche agli uomini che l’ hanno apprezzata.

"BORN TO WRITE": PRESENTAZIONE ANTOLOGIE Narrativa - Poesia


"BORN TO WRITE": PRESENTAZIONE ANTOLOGIE Narrativa - Poesia

Quando:

sabato 19 giugno 2010 18.00 - 19.30 CEST

Ospitato da:

Descrizione

Siete tutti invitati all'evento conclusivo di “Born to Write”, iniziativa inserita all’interno di ITALIA CREATIVA, progetto per il sostegno e la promozione della giovane creatività italiana a cura del Dipartimento della Gioventù - Presidenza del Consiglio dei Ministri in collaborazione con l’ANCI Associazione Nazionale dei Comuni Italiani e il GAI Associazione per il Circuito dei Giovani Artisti Italiani. L’evento consisterà nella presentazione di sabato 19 giugno 2010, alle ore 18.00, presso il Palazzetto Eucherio Sanvitale (Parco Ducale – Parma) delle antologie “Born to Write – Narrativa” e “Born to Write – Poesia”, che racchiudono rispettivamente i 12 racconti vincitori del bando di concorso Born to Write – Narrativa e le opere dei 7 vincitori del bando di concorso Born to Write – Poesia. Le antologie, il cui titolo sarà svelato in occasione della presentazione, sono edite dalla casa editrice milanese Marcos y Marcos.
Alla presentazione saranno inoltre invitati tutti gli autori selezionati, i membri componenti le Giurie e l’editore Marcos y Marcos.

L'Abc del ddl Alfano sulle intercettazioni in 27 voci


in ''...Cosi' e' se mi pare!''

mercoledì 16 giugno 2010

BOB DYLAN a PARMA: PAROLE, MUSICA E ARTE PER IL “MENESTRELLO ELETTRICO”



La mostra si inaugura venerdì 11 giugno ore 18:00;
replica il 15 giugno ore 18,30
e proseguirà fino al 26 giugno 2010

con la partecipazione di:
Bernardo Lanzetti Raffaele Rinaldi – Guest Star il rapper Max Mbassado.

Dipinti, disegni, allestimenti, performances e video ispirati alle canzoni di Bob Dylan.

Bernardo Lanzetti presente con le sue opere, riunisce un manipolo di artisti come:
Amneris Bonvicini
Susan Dutton
Angelo Liberati
Mario Pavesi
Eddie Vicentini

per celebrare Bob Dylan.

Video arte con: Rossana Cagnolati e Fabio Maria Turrini.

Poesia del Premio Pulitzer: Bob Dylan con Raffaele Rinaldi.



MAISON OLIVIER
Via Bodoni 1/d PARMA
tel. 0521/504407 / cell. 00393386076886
www.maisonolivieR.com
laura@maisonolivier.com

orari mostra: dal lunedì al sabato 08.30-13.00 / 16.00-19.30
chiuso domenica e lunedì e il giovedì pomeriggio

La figura di Bob Dylan pone alcuni problemi che potremmo dire linguistici. Per esempio, nella grande grammatica della modernità non è sicuro che lo si possa considerare un soggetto o piuttosto un predicato verbale. Certo, nel secondo caso c’è qualcosa di in progress, che nel primo sarebbe limitato a ciò che emana ma non muta; e Dylan è anzi inafferrabile e molteplice. Più probabile che Dylan possa suonare come un avverbio, dove si nascondono le imperniature dei concetti, gli snodi delle frasi; se non addirittura preposizione, o pronome, insomma qualcosa che trasforma il sostantivo, piega il verbo, accerchia in una spirale il complemento (“Oh, where have you been?”, “Oh, what did you see?”; “And what did you
hear?”, “Who did you meet?” “Oh, what’ll you do now?”). La verità è che in mezzo secolo Dylan si è disciolto nel linguaggio della cultura, è stato nodo fra poesia alta e cultura popolare, ha messo insieme le anime sgangherate di un Paese che si apprestava a contagiare il mondo, ha condizionato atteggiamenti e convinzioni, poi è come sparito dietro i suoi millanta nipotini, da quelli che ieri lo copiavano a quelli che ora lo citano. E se nei corsi d’Università un cantautore vale oggi quanto un poeta del Duecento (come quello di Tangled Up In Blue!), ci si è dimenticati forse che lo si deve per primo a lui.
Sarà per questo che nelle opere qui esposte Dylan torna spesso come una presenza lontana ma inaggirabile, un’immagine lontana e sprofondata nella storia, macchia visiva come nella pittura di Bernardo Lanzetti; più ci guarda, più c’illudiamo possa dirci qualcosa, ma in realtà stiamo solo facendo a pugni con la memoria, con qualcosa che eravamo e non sappiamo se se siamo riusciti a diventarlo. Prendi i dipinti di Angelo Liberati: ci trovi un dialogo d’immagini
vaporose che ti scappano dall’occhio come dalla ragione, Masaccio e Rembrandt passano in un sorso, versi di canzoni fluttuano come un bevuta che ti ruscella in bocca, e infine ovunque la faccia di Bob Dylan, e donne, donne che a frotte le sue canzoni si lasciano dietro. Nel turbine della modernità, dove tutto è stato detto, è solo la memoria che sceglie e scarta.
Oppure reagisce come una sostanza chimica: l’icona dylaniana di Pasquale Rapicano, che non rinuncia a citare come in un vecchio papier-collé braquiano, è arroventata come un silicio che sta diventando magma, come metallo in fucìna. Laddove non arriva la memoria, sembra dire, ci pensa la realtà stessa, persino la materia, a mostrare i mutamenti sotterranei delle coscienze.
O infine memoria e materia si deformano, come nelle foto rielaborate di Franco Saccò: ma il medium di massa, il ritaglio di giornale, resta pietrificato, fossile ambiguo, mero calco di vita.
E le donne tornano con la californiana Susan Dutton, macchie di colori acquosi, tratti mozzi di penna: così eravamo, ma la memoria ha occhiali viola, e trasforma i ricordi in mistero. Il passato, anche recente, è in fondo già mistero: nell’abbraccio budinoso di Mario Pavesi l’avvoltolarsi della carne alla ricerca di un agio primitivo, è nostalgia di qualcosa di ancestrale ma preferibile al nostro presente. Meglio quindi sprofondare a riassaporare qualche madeleine. Il ready-made di Elisabetta Casazza ci riporta alle copertine dei vinili di quei tempi memorabili, e allo stesso tempo la chitarra si impregna del colore di cielo del fondo, si sublima alchemicamente. La realtà è fatta della stessa materia dei sogni, certo: ma la sostanza è un puro sapore visivo, perché l’illusione a volte conta più della realtà?
Nel sensorial style (molto più che fashion) dei vestiti di Amnerys Bonvicini i colori invece camaleonteggiano, la luce tintinna e velluteggia su bottoni, si sottrae alla vista, entra nelle regioni della mente come una sinestesia dell’intelletto. Ecco, può essere che Bob Dylan sia una figura retorica: tipo una sineddoche, o una catacresi. Certamente è metafora in Eddie Vicentini – lo spirito e la carne, il peccato e il libero arbitrio – e forse poliptoto nei video di Fabio Maria Turrini e Rossana Cagnolati – ma il body-tape video, invenzione anni ’60, diventa qui ossessione di un’umanità deumanizzata, che ricorda segni, deforma immagini. A foreign sound to your ear come nella canzone riletta da Max Mbassadò. Il grido di Bob contro
la guerra: esistono ancora buone orecchie per capire il suo linguaggio?