La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava
Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

IN TERRITORIO NEMICO
Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

Dettagli di un sorriso
romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

Il calcio dell' Asino
Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

NON STO TANTO MALE
romanzo di Gianni Zanata

martedì 31 dicembre 2013

Sardi “Aldilàdelmare”: i ritratti di Daniela Zedda in mostra al liceo artistico di Cagliari

da Sardinia post

Sardi “Aldilàdelmare”: i ritratti di Daniela Zedda in mostra al liceo artistico di Cagliari

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Partire da un’isola non è un viaggio come gli altri. Bisogna attraversare mare, raggiungere il “Continente” che, come dice una filastrocca di Bruno Tognolini “è un’isola più grande, dove non ci sono più risposte ma solo domande”.
Per questo lasciare l’Isola non è mai stato facile per i sardi, anche se in tanti lo hanno fatto. Chi voltandosi indietro timoroso o nostalgico, chi guardando diritto davanti a sé. Qualcuno lo ha fatto per caso, altri per necessità, chi come logico percorso di vita, altri perché “i piedi gli bruciavano dentro le scarpe”.
Tanti hanno trovato trovato risposte a quelle domande e sono rimasti, affermandosi e, talvolta, diventando famosi. Sono scrittori, musicisti, attori, registi, scienziati, medici, artisti, architetti, sacerdoti, carabinieri, imprenditori, cuochi, operai, storici dell’arte e giornalisti.
Daniela Zedda, fotografa cagliaritana, ha ripercorso le strade di questi sardi per fotografarli e raccontare le loro storie. Roma, Milano, Barcellona, Bologna, Maranello, Parigi, Copenhagen, Helsinki alcune tappe del suo viaggio durato due anni.
Il risultato è la mostra “Aldilàdelmare” allestita nel Liceo Artistico Statale Foiso Fois, in via Sant’Eusebio (ex Istituto Tecnico Industriale Dionigi Scano) e aperta sino al 26 gennaio 2014.Ottantotto ritratti di sardi che hanno attraversato quella barriera d’acqua che li separava dal mondo per trovare nuove opportunità.
l più giovane ha 22 anni e fa il fantino. Si chiama Andrea Atzeni, è nato a Nurri e vive nell’Olimpo dell’ippica, a Newmarket, Regno Unito. La più autorevole è la scrittrice nuorese Maria Giacobbe, da oltre mezzo secolo residente in Danimarca, la sua seconda patria.
Un tema classico, ma declinato da Daniela Zedda con la sua visione accurata ed originale.
Ritratti ambientati, per scelta, nei luoghi dove i protagonisti si sono affermati, evitando spazi privati ma cercando, piuttosto, sfondi simbolici. Qui il colore, l’inquadratura, l’ambientazione danno corpo e vita a frammenti visivi che lo sguardo e la sensibilità della fotografa trasforma in affascinanti racconti.
A questo contribuisce la tecnica, il sapiente uso della luce, la perfezione grafica della composizione che utilizza con maestria lo sfocato e le fughe prospettiche. Ma anche (e sopratutto) la padronanza del lessico simbolico, che è l’essenza di quel linguaggio fotografico mediato dall’artista che coniuga, con la sua personale prospettiva, gli istanti di un percorso esplorativo e documentario per farlo diventare sintesi visuale ed intensa emozione narrativa.
C’è poi un’altra particolarità di questa mostra che è uno degli eventi fotografici dell’anno. È il luogo dove è stata allestita, caparbiamente voluto dall’autrice, e anch’esso dalla forte connotazione simbolica. Daniela è riuscita a restituire alla città, prima della loro definitiva trasformazione in nuovi spazi didattici, un luogo emblematico: le officine dell’ex Istituto Tecnico Industriale, un tempo fucina di mestieri, per creare e rappresentare metafore e suggestioni uniche.
Il percorso si snoda in quei capannoni dalle grandi finestre che sembrano aprirsi metaforicamente verso quei mondi diversi cercati e trovati dai soggetti ritratti. Quel luogo, un tempo animato dal soffio dei mantici delle forge e dal rumore incessante delle macchine utensili, dove si plasmava il metallo e si imparava un mestiere, simboleggia il patrimonio di abilità lavorative che questi sardi hanno portato con sé nella loro valigia.
Uomini e donne, scrive Maria Paola Masala, autrice dei testi del libro che accompagna la mostra, che avvalorano la ferma convinzione di Daniela Zedda: «Certe caratteristiche di sardità che in casa sono difetti, esportate si trasformano in pregi. L’ostinazione diventa costanza, la diffidenza misura, la timidezza affidabilità. E chi ha talento (e in questo libro ce n’è tanto), riesce a spenderlo al meglio».
«Sardi — prosegue la Masala — legati alla loro terra ma contenti di essere dove sono, anche quando sognano di tornare. La nostalgia appartiene un po’ a tutti, in maniera diversa, ma non impedisce a nessuno di apprezzare il mondo in cui vive ed opera».
Un lavoro perfetto, dove Daniela Zedda supera la rappresentazione del sardo diventato famoso, per ricercare anche storie e personaggi sconosciuti. Una mostra che va al di là della semplice indagine sull’identità ma che, invece, parte da questa per raccontare persone che riescono a fare delle proprie radici un punto di forza per coniugare con successo la propria indole collettiva con le abilità personali.
Un messaggio importante in tempi in cui tanti punti di riferimento vacillano o si sciolgono nel pessimismo e nella svalutazione dei valori su cui è costruita, da secoli, la cultura delle nostre comunità.
Enrico Pinna

domenica 29 dicembre 2013

Dicembre, di Gianni Zanata

Dicembre.
Stanotte ho sognato un sogno in cui perdevo tempo a fare cose che non servivano. Proprio cose inutili. Cose che non servirebbero nemmeno se a qualcuno servissero cose inutili, ché a volte capita.
Poi al risveglio m’è rimasto un po’ di sogno aggrappato ai pensieri.
Il pensiero di dicembre, per esempio.
Dicembre non è stato. Non è stato niente.
Non è stato per tanti motivi che nemmeno so. Forse non è stato perché non doveva essere, e basta. Era proprio destino che non fosse, dicembre. Poi, va’ a sapere. Le cose finiscono per non essere anche quando sono lì, evidenti nella loro essenza. Le cose finiscono per essere sempre un’altra cosa, non sono mai ciò che sono.
Dicembre non è stato perché ce ne saremmo accorti, se avesse voluto essere. Non sarebbe passato inosservato. Avrebbe lasciato un’impronta di sé.
Invece. Non ne ho visto, di impronte. Nemmeno una.
Dicembre non è stato avaro. Non è stato generoso. Non è stato giusto. Non è stato sbagliato.
Non è stato. Non è stato niente.
Stanotte ho sognato un sogno in cui perdevo tempo a fare cose che non servivano. Non sarebbero servite nemmeno nella vita reale, figurarsi in un sogno. Cose inutili.
Poi al risveglio m’è venuto voglia di fischiettare la colonna sonora del film “Il Padrino”. Ce l’avevo in testa, quella musica. Non saprei dire come e perché.
I risvegli sono come le ferite. A volte il dolore può essere fastidioso, quando non orribile o vorace.

sfondo
Dicembre (2).
Ti parlo d’amore, se vuoi.
Sì, ti parlo d’amore.
Sai com’è l’amore?
L’amore è come un uovo in un pentolino d’acqua che bolle sul fuoco. Se resta a bollire troppo, diventa sodo.
Ti parlo degli sbagli, se vuoi.
Sì, ti parlo degli sbagli.
Sai cos’è uno sbaglio?
Lo sbaglio è uno spazio dove il tempo muta pelle e diventa giudice di se stesso.
E ora dimmi se posso andare via.
Posso andare via?
Grazie.
Ché ho voglia di giocare con uno di quegli aeroplani che si trasformano in robot.
circles
Dicembre (3).
Il telefono squilla. Con una certa insistenza.
Lo lascio squillare. Poi non squilla più.
Mi alzo e vado alla finestra. Guardo il cielo, le facciate dei palazzi, il cortile di fronte. Piove.
Da questa finestra si vede un pezzo di realtà, sempre la stessa, immutabile. Solo due gatti, sdraiati sul cofano di un’auto, sembrano volermi raccontare un’altra storia, oggi.
Mi viene da pensare che un giorno o l’altro potrei decidere di andar via e di non tornare più. Un giorno o l’altro.
Fuori fa freddo. Chiudo la finestra. Mi preparo un caffè. Metto la caffettiera sul fuoco.
Un istante dopo il telefono riprende a squillare.
Lo lascio squillare. Poi non squilla più.
Domani mattina andrò al porto, penso. Guarderò le navi partire. Ascolterò il verso dei gabbiani. Fumerò. Fumerò più forte. Fumerò fino a stare male.

piove
Dicembre (4).
Sfogliando i quotidiani on line, oggi ho letto che a Washington, negli USA, hanno esploso alcuni colpi d’arma da fuoco contro un Babbo Natale che consegnava doni.
L’uomo, vestito da Santa Claus, stava portando regali ai bambini bisognosi della città.
Io, dopo aver letto questa notizia, ho pensato che se anche arrestassero l’aggressore, cioè il tizio che ha sparato, beh non so quanto potrebbe reggere l’accusa di tentato omicidio.
Babbo Natale, lo sanno tutti, non esiste. Quale giudice si prenderebbe la briga di incriminare qualcuno per aver sparato a una persona che non esiste?
Dicembre (5).
Dicembre è il mese che uno può sempre dire Dài che è passato un anno, se ne sta andando.
Dicembre è il mese che uno può sempre dire Dài che ne arriva un altro, di anno, un altro che sarà migliore.
E buttar giù una lista di buoni propositi.
E pensare che Ma sì, le cose non andranno male.
E dispensare sorrisi convinti e verbi coraggiosi.
A dicembre. Convinti e coraggiosi.
Finché dura. Ché poi viene gennaio. Il mese che uno finisce sempre per dire Beh, quasi quasi era meglio prima.

shoes
Dicembre (6).
Dicembre è il mese che comunque sia, frulla che ti rifrulla, qualche idea di fine anno arriva, non c’è niente da fare.
Un dicembre di molti anni fa, per esempio, mi misi in testa di iniziare l’anno nuovo con un’idea che avevo maturato dopo aver letto un racconto pubblicato su una rivista di cucine e arredamento. L’idea in sé non è che fosse originale. Ma mi sembrava una buona idea, un buon proposito, più che altro.
L’idea era quella di scattare una foto al giorno per tutti i 365 giorni del nuovo anno. In tal modo, a fine anno, avrei potuto mettere in sequenza cronologica le 365 foto, una dietro l’altra, un secondo ciascuna, e realizzare un filmato di 365 secondi che raccontasse la storia di un anno.
Decisi di mettere in pratica l’idea. Ma la cosa durò soltanto qualche settimana. Già a metà gennaio avevo saltato qualche giorno. Mi ero dimenticato di scattare, o semplicemente non ne avevo avuto voglia, oppure non avevo trovato niente di interessante da fotografare.
Non era certo l’idea a essere sbagliata, benché poco originale. Il problema non era l’idea. Il problema ero io.
E insomma.
Così vanno le cose.
Ci sono idee buone che camminano su gambe sbagliate. E viceversa.
Io non lo so com’è che certe idee mi frullino a dicembre, proprio non lo so.

altafedeltà
Dicembre (7).
“Andiamo, andiamo”, mi diceva lei. Che pure se non sapevo dove volesse andare, io con lei sarei andato ovunque.

la strada

sabato 28 dicembre 2013

B: NEL LIBRO DI DE LUCIA SMONTATA LA BALLA DELLE “TOGHE ROSSE”

B: NEL LIBRO DI DE LUCIA SMONTATA LA BALLA DELLE “TOGHE ROSSE”

NZO

B: NEL LIBRO DI DE LUCIA SMONTATA LA BALLA DELLE “TOGHE ROSSE” (Fabrizio d’Esposito)

Il giovane B. e gli appalti con gli “assegni in bocca”
Se questo è un perseguitato. Palazzinaro dai capitali svizzeri e misteriosi. Amico di mafiosi. Massone piduista centrale nel progetto di rinascita gelliano. Capo di un impero che ha corrotto finanzieri e giudici. Parte integrante del sistema politico-affaristico della Prima Repubblica democristiana e socialista. Al secolo Silvio Berlusconi, pregiudicato dall’estate scorsa. Michele De Lucia, già tesoriere di Radicali italiani, fa esercizio di memoria in un Paese abituato a dimenticare e mette in fila, uno dopo l’altro, i trent’anni di scandali e guai giudiziari (1963-1993) del Berlusconi presunto imprenditore che si è fatto da solo.
Obiettivo : smontare la “balla colossale della sua persecuzione giudiziaria”, ripetuta ossessivamente dal Cavaliere Decaduto da quando è stato condannato definitivamente, nell’agosto di quest’anno, per la frode fiscale sui diritti tv di Mediaset. Edito da Kaos, che di De Lucia ha pubblicato anche “Il Baratto”, sempre dedicato a B., il titolo del volume è “Al di sotto di ogni sospetto” (298 pagine, 18 euro) e ripercorre tutte le vicende del berlusconismo ante ‘94 per arrivare all’unica, vera spiegazione della famigerata discesa in campo: “L’imprenditore Berlusconi nel 1994 è entrato in politica per sottrarsi alla magistratura”. Altro che “un novello Enzo Tortora”, come ha detto ieri lo stesso De Lucia alla presentazione a Roma, nella sede di Radicali italiani, con Gianfranco Spadaccia e Giuseppe Di Leo.
Prima scena. Milano, 29 maggio 1963. B. ha 26 anni e diventa socio senza quota di capitale della Edilnord. I soldi li mette una finanziaria svizzera di Lugano. Un anno dopo, Marcello Dell’Utri diventa il suo segretario. Il giovane palazzinaro è figlio di un funzionario della Banca Rasini, piccolo istituto di credito che Michele Sindona “indicherà come crocevia dei capitali mafiosi al nord”. La prima grande speculazione è Milano 2 a Segrete, terreni acquistati per poco più di 4mila lire al metro quadrato lievitano a 15mila lire. Giudici e giornali indagano su questa lottizzazione. B. riesce persino a ottenere che venga spostata la rotta aerea di Linate. E lo fa con un trucco in cui compare un sacerdote strano e sospeso a divinis, don Luigi Verzé, che lì costruisce un ospedale: “La carta di volo fornita dall’Alitalia ai piloti reca la macchia scura della lottizzazione ‘Milano 2’ con accanto la scritta ‘Hospital’ , come se tutta la lottizzazione fosse l’ospedale, mentre questi ne è una parte infima”.
Il palazzinaro B. è un prestigiatore che rimane dietro le quinte. I suoi prestanome sono la cugina, la zia, il cognato. In quegli anni, nei comuni del Milanese, si costruisce solo con le tangenti ai partiti (Dc, Psi ma anche Pci) e lo stesso B. un giorno ricorderà: “Si costruiva con gli assegni in bocca”. B. è vicino alla Dc e al Psi e non disdegna di finanziare la scissione del Msi, quando nacque Democrazia nazionale. Berlusconi è un imprenditore del Sistema, con un peccato originale che non sarà mai svelato: gli anonimi finanziamenti svizzeri. De Lucia passa in rassegna tutte le vicende del berlusconismo pre-politico. la lettura impressiona ancora oggi. Sono storie torbide, in cui risalta l’avidità senza scrupoli del nascente impero del Cavaliere, supportata dal doppiogiochismo spregiudicato di Previti (l’acquisizione della villa di Arcore, di proprietà dei Casati Stampa) e Dell’Utri.
Non c’è nulla da salvare nella parabola nera dell’uomo di Arcore. Altro che favola. Il palazzinaro ospita mafiosi (la saga dello stalliere Mangano) e subisce attentati. Davanti ai suoi occhi si consuma un rapimento incredibile (altro mistero) e nel 1978 si iscrive alla loggia P2 di Licio Gelli. Ogni volta che B. viene sentito sulle sue frequentazioni è reticente nonché bugiardo (viene anche condannato per falsa testimonianza, ben prima della “persecuzione giudiziaria” iniziata nel 1994. Altro esempio luminoso. Il giornalista Mino Pecorelli, quello di Op e degli scandali andreottiani, viene ammazzato il 20 marzo 1979. Due giorni prima, il 18, Pecorelli annota: “Berlusconi-Bonino-Caltagirone”. Altro appunto: “Edilnord Berlusconi: interessi in Svizzera, la Guardia di Finanza non è mai andata”. Quella stessa GdF controllata da Gelli. B. guadagnerà mille miliardi di lire dalla vendita dei suoi appartamenti a enti statali e parastatali. Il lavoro di De Lucia si chiude laddove è partito tutto: la Svizzera. Un’inchiesta per riciclaggio che coinvolge nel ‘91 “il clan berlusconiano”. L’indagine resta senza seguito però. Il berlusconismo no.

Altro capitolo corposo è la guerra delle antenne che squassò la Dc durante il governo Craxi. B. utilizza 91 miliardi di lire per sorvegliare la discussione della legge Mammì, interamente a suo favore. Ennesimo dettaglio. In un’inchiesta a Napoli viene arrestato un tuttofare berlusconiano, Maurizio Japicca. Ha schedato i politici amici. Tra i nomi: Giorgio Napolitano.

venerdì 27 dicembre 2013

Berchidda consueto appuntamento di fine anno di Time in Jazz

Shortime
Quinta edizione
Vuoti a rendere
Berchidda (OT), Centro Laber >
venerdì 27 dicembre 2013 > dalle ore 19.30

*
 
Progetto Ecco
Nuoro, Auditorium della Scuola Media Numero 3
sabato 28 dicembre 2013 > dalle ore 20





Shortimequesta sera a Berchidda consueto appuntamento di fine anno di Time in Jazz.
In programma al Centro Laber una degustazione di vini "raccontata",
la musica di Paolo Fresu e Daniele Di Bonaventura

e due eventi che sabato saranno anche a Nuoro per il Progetto Ecco:
Zamua in concerto e una mostra fotografica di Gigi Murru.
*
Tempo di Shortime, questa sera (venerdì 27) a Berchidda (provincia di Olbia-Tempio): al Centro Laber (l'ex caseificio riconvertito in spazio culturale e di produzione per le arti), si rinnova il tradizionale appuntamento di fine anno proposto dall'associazione culturale Time in Jazz. In programma una lunga serata di musica e altre proposte con ingresso gratuito.

Si comincia alle 19.30 con "Vuoti di memoria", una degustazione di vini "raccontata" da Antonella Usai, direttrice del Museo del Vino di Berchidda, in compagnia di Paolo Fresu e Daniele Di Bonaventura. Freschi reduci dal Concerto per la Vita e per la Pace, in occasione del Natale a Betlemme, il trombettista sardo e il bandoneonista marchigiano saranno più tardi - intorno alle 22.30 - anche al centro dei riflettori con un programma musicale in sintonia con le feste, come suggerisce il titolo della loro esibizione: "Notte de Chelu". La scaletta messa a punto per l'occasione attinge infatti dal repertorio natalizio, in particolare da quello tradizionale sardo delle "Cantones de Nadale" scritte negli anni Venti del secolo scorso da "Babbai" Pietro Casu (1878-1954), il parroco di Berchidda che fu poeta e romanziere, e musicate da Agostino Sanna. Il tutto rivisitato sul filo di quel fecondo interplay che caratterizza il sodalizio artistico di Paolo Fresu e Daniele Di Bonaventura: un dialogo in musica nel segno degli strumenti ad aria e di un lirismo dagli aromi mediterranei, fra jazz, tango, richiami alla tradizione sarda, musica sacra e operistica.

Ma non è tutto per Shortime: il cartellone propone infatti anche una mostra fotografica di Gigi Murru ispirata al tema dei movimenti migratori e, alle 21un concerto di Zamuadue eventi coprodotti da Time in Jazz con le associazioni Pollock eMadriche di Nuoro, che l'indomani - sabato 28 - saranno nel capoluogo barbaricino al centro del "Progetto Ecco", una serata organizzata dai due sodalizi culturali e dedicata all'integrazione e al meticciato.

Allestito all'Auditorium della Scuola Media Numero 3 (ex numero 4), l'appuntamento a Nuoro (ingresso a 10 euro) si apre alle 20 appunto con l'esibizione di Zamua, cantante e songwriter sardo-burundese, cresciuto nel capoluogo barbaricino e da diversi anni trapiantato a Parigi. Riflesso di una vita vissuta nel segno della fusione e dell'incontro tra culture, la sua musica è una sintesi di influenze pop-folk e soul-jazz, come testimonia anche "Litanie", il suo recente mini album d'esordio. "Viaggi di ritorno", il progetto che presenterà venerdì a Berchidda e sabato a Nuoro, nasce nel 2009 dopo una pausa musicale di quattro anni durante i quali l'artista ha raccolto appunti e custodito segretamente immagini e storie da raccontare. Ad accompagnare la chitarra e la voce di Zamua ci saranno Shay Mané alle tastiere e ai cori, Sébastien Artigue al contrabbasso e Martin Wangermée alla batteria; ospite Matteo Pastorino, al clarinetto.

Come la sera prima a Berchidda, anche a Nuoro si potrà visitare la mostra "Quello che lasciamo"il progetto fotografico di Gigi Murru, a cura dell'Associazione Culturale Madriche, indaga sul tema dei movimenti migratori, partendo dalla comunità nuorese ed arrivando a estendere l'esperimento a quella berchiddese, dove immigrazione ed emigrazione si incontrano, mettendo in luce punti comuni. Intento del progetto fotografico è stato quello di individuare questo legame in ciò che chi parte lascia nella propria casa, qualcosa o qualcuno che, per volontà o per costrizione, non si è potuto portare con sé.

Dopo il concerto di Zamua, sabato a Nuoro, chiusura di serata all'insegna del piacere del palato e, anche in questo caso, dell'incontro tra culture e tradizioni diverse: alle 21.30, cena a buffet basata su ricette della cucina colombiana, senegalese, romena e, naturalmente, sarda.

* * *

Per informazioni su Shortime:
Associazione culturale TIME IN JAZZ
via Pietro Casu, 29/a - 07022 Berchidda (OT)
tel. 079 70 30 07 /079 70 47 31

Per informazioni sul Progetto Ecco:
Associazione culturale Madriche
349 21 50 087

Ufficio stampa Time in Jazz:
RICCARDO SGUALDINI
tel. 070 34 95 415 - cell. 347 83 29 583

FRANCESCA BALIA



giovedì 26 dicembre 2013

L'amore tra la sexy angioletta e il diavoletto rocker? Niente sesso e tanta ironia

L'amore tra la sexy angioletta e il diavoletto 

rocker? Niente sesso e tanta ironia

di Andrea Curreli
Lei sogna l’amore casto, lui ambisce a soddisfare istinti carnali. La lotta tra angeli e diavoli può aver 
come terreno di scontro anche il sottile confine che separa l’amore e il sesso. Lei, Angelina, ovvero 
e ovviamente l’angelo, vuole mantenere la verginità sino alla data del matrimonio. Lui, Damiano alias
 il diavolo, invece ambisce a possederla senza incontrare troppe resistenze. Ma, perché c’è sempre 
un ma, a complicare questa travagliata storia d’amore non c’è solo la differenza di vedute 
sull’argomento. Angelina infatti non ha solo le classiche ali e l’aureola in testa, ma generose forme 
che la fanno assomigliare più a una coniglietta di Playboyche a un "messaggero" delle sfere celesti. 
E Damiano, nonostante sia un rocker fallito, non ha proprio ilphysique du rôle del diabolico
 seduttore. Rachitico e sostanzialmente sfigato, il diavoletto le inventa tutte per realizzare 
il suo sogno erotico. Angelina e Damiano sono i protagonisti del fumetto di Mirka Andolfo
Sacro/Profano.
Fenomemo sul Web ora trilogia in libreria - Nata alla fine del 2012 in Rete come webcomic
 e divenuta poi un vero e proprio fenomeno di massa (conta più di 29.000 adesioni sulla fan page 
Facebook) l’improbabile e divertente storia d’amore arriva ora in libreria con Inferno il primo 
di tre volumi cartonati (gli altri s’intitolanoPurgatorio e Paradiso con evidenti richiami danteschi). 
La trilogia è edita da Dentiblù. "Sacro/Profano è una storia nata un po’ per caso. Ho disegnato 
i due personaggi principali quasi per gioco non pensando assolutamente a un fumetto - spiega
 la fumettista a Tiscali Notizie -. Quando ho rivisto il disegno, ho deciso di costruire su di loro 
una storia d’amore impossibile. Lui è un diavolo ed è votato al peccato, lei invece è un angelo 
e quindi, a prescindere da come veste, dovrebbe incarnare la purezza". L’idea della Andolfo ha 
trovato poi spazio e diffusione in Rete grazie al tam tam internettiano. "Ero pronta a 
scommettere su questa storia, ma con la pubblicazione del fumetto su internet sotto forma 
di webcomic è arrivata la conferma che attendevo. La reazione delle persone è stata molto 
positiva e questo ha portato prima alla pubblicazione in Francia sulla rivista francese 
Lanfeust Mag di Soleil e poi alla realizzazione del cartonato per Dentiblù".
Sette anni di fidanzamento senza cedere alle tentazioni - Le gag che accompagnano 
questo fidanzamento, che va avanti da più di sette anni in totale astinenza, nascono dalla 
fervida fantasia dell’autrice. "E’ tutto inventato, non sono scene di vita vissuta. Non ho 
questo tipo di rapporto con il mio ragazzo e quindi non l’ho riversato nella mia storia – spiega 
Andolfo -. Dal punta di vista stilistico è evidente il richiamo al classico fumetto francese sia 
come tipologia di tavola che per la colorazione". Il titolo riporta alla mente quello di diversi 
film e, in campo strettamente amoroso, un celebre dipinto di Tiziano. "Ho scelto io il titolo 
del fumetto pensando ai due personaggi. E’ il primo che mi è venuto in mente e non ci sono 
riferimenti di nessun tipo", taglia corto Andolfo.
Anche all'Inferno gli opposti si attraggono - Il leitmotiv della storia è sostanzialmente la 
difficoltà di una coppia poco omogenea. La fumettista parte dal vecchio e consolidato concetto
 secondo cui gli opposti si attraggono. "Mi sono sempre piaciuti i contrasti e quindi ho scelto 
due personaggi che non hanno nulla in comune. Angelina e Damiano sono come il giorno e 
la notte – dice l’autrice -. Il sogno di Angelina è fare la maestra, mentre per Damiano ho utilizzato
 il luogo comune del rocker satanico. Ovviamente volevo scherzare. Dati i tempi che corrono 
poteva andare bene anche un politico, ma entrambi i protagonisti sono giovanissimi. E poi è 
sicuramente più cool fare il cantante che il politico".
Poco sesso e tanta ironia – Andolfo, affermata colorista di Topolino, cura tutte le fasi 
del suo fumetto trasferendo nelle sue tavole spaccati di quotidianità di giovani adolescenti 
dosando con "diabolica" perizia ironia e malizia. La fumettista gioca con le tematiche sessuali 
di coppia, senza scadere nel vietato ai minori. L’ironia regna sovrana senza lasciare spazio 
all’erotismo e il fumetto diventa piccante. "Anche se non ci sono scene esplicite di sesso, 
non è un fumetto adatto ai bambini – spiega ancora Andolfo -. Il problema nasce dal fatto che 
un bambino non riuscirebbe a capire le battute e i doppi sensi che caratterizzano i baloon
Per questo motivo il target di riferimento è dai 14 anni in su”. 
da Tiscali