La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

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Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

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Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

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romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

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Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

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romanzo di Gianni Zanata

giovedì 2 dicembre 2010

FILIPPO, PRIMA VITTIMA DEI GHOST HUNTERS

da pagina

FILIPPO, PRIMA VITTIMA DEI GHOST HUNTERS

La domanda è: che cosa ha trasformato dei normali trentenni torinesi in un gruppetto di accaniti ghost hunters a spasso di notte per la città? Galeotta, si direbbe, è stata la pubblicità di uno dei vari tour spettrali vista su un noto giornale di eventi cittadini. Da qui l’idea di una caccia ai fantasmi fai-da-te, un gioco nato non tanto per la voglia di vedere per davvero uno spettro, ma piuttosto dalla curiosità di sfiorare per una volta quell’alone di mistero di cui Torino, e solo Torino, sembra essere avvolta.
Alle 21,30 di un giorno feriale qualsiasi, ci ritroviamo di fronte al Monte dei Cappuccini, e precisamente sulla terrazza dalla quale si gode di una delle viste più incantevoli sulla città.
Noi siamo in quattro: il sottoscritto giornalista, una storica, un appassionato di fenomeni paranormali e… un immancabile buontempone. Tutti armati di torce, appunti di storia cittadina, macchine fotografiche e tanto entusiasmo, pianifichiamo su una mappa le varie tappe del nostro tour a caccia di fantasmi torinesi.
Purtroppo la prima vera scoperta non riguarda nessuna oscura presenza in particolare, anzi, con profonda sorpresa, constatiamo che di spiriti senza pace a Torino ne sono stati segnalati fin troppi. Decidiamo allora di prendere in considerazione solo i fantasmi che abitualmente si manifestano nel centro storico della città escludendo, ahimè ingiustamente, quelli delle zone più periferiche. Vivere in una città molto infestata porta inevitabilmente a dover fare delle dure scelte…
«Quello cos’è?». Non c’è nemmeno il tempo di dare ufficialmente il via alla nostra ricerca che mi viene da indicare un’ombra, che forse c’è e forse no, che scompare furtiva giù per la discesa che porta a corso Giovanni Lanza. Tra il coro di «cosa?» e «dove?», il buontempone coglie subito l’occasione al volo: «Io l’ho visto! Una figura nera… sembrava… un fantasma!». Sotto la luce dei neon circolari di Luci D’Artista, quelle che in questi giorni pre-natalizi illuminano di blu il Monte dei Cappuccini, cominciamo a spulciare i nostri appunti allo scopo di identificare il presunto spettro. Non è un caso, in fondo, che la nostra avventura di ghost hunters sia iniziata proprio da qui, a casa di uno dei fantasmi più noti della città: Filippo D’Agliè.
Letterato, musicista, coreografo di bell’aspetto e buon talento, Filippo D’Agliè visse attorno alla metà del 1600. Fu alfiere dei corazzieri di Vittorio Amedeo I di Savoia e, a quanto sembra, fu anche molto amico di sua moglie, Maria Cristina di Francia. I presunti aspetti intimi di questo legame fecero molto discutere a corte, dal momento che, alla morte di Vittorio Amedeo, Filippo divenne ministro e primo consigliere della nuova sovrana vedova. «Chiacchiere» sentenzia la storica del gruppo, «semplicemente amava gli artisti e fu protettrice di uomini di cultura. Tuttavia, se è a questo che vi riferite, è innegabilmente sospetto il quadro esposto alla Galleria Sabauda che raffigura Maria Cristina con accanto proprio il bel Filippo».
Se tra di loro ci fu realmente un amore non lo sapremo mai, quel che sappiamo invece è che a un certo punto gli eventi li divisero. La guerra civile del 1638, combattuta tra partigiani di Francia e Spagna, vide Filippo D’Agliè schierarsi senza indugi contro il dominio francese nel Piemonte. Dopo aver passato un periodo in prigionia, Filippo tornò a vivere a Torino e negli ultimi anni di vita frequentò assiduamente il convento del Monte dei Cappuccini, luogo in cui espresse il desiderio di essere sepolto, «cosa che avvenne alla sua morte, nel 1677. Fine della storia».
«Eh no, mia cara!» esordisce a questo punto l’appassionato di paranormale, «questa è una fine solo parziale». Infatti nei secoli successivi al suo decesso, molti frequentatori del Monte dei Cappuccini hanno affermato di aver visto lo spettro di Filippo D’Agliè vagare nei pressi del convento, dando origine alla leggenda. Ma c’è di più. Nel 1989 il suo scheletro venne rinvenuto per caso nel corso di alcuni lavori nell’orto del frati. «Su questo libro di Renzo Rossotti c’è scritto che l’ultima apparizione del fantasma è avvenuta nell’agosto del 1978».
«Allora dobbiamo dirgli di aggiornare il testo», ride il buontempone, «perché stasera noi l’abbiamo rivisto».
Sono quasi le 22,30. Ci avviciniamo alle auto per abbandonare la collina e proseguire la nostra particolarissima caccia agli spiriti nel centro della città. Tutti, forse, ripensiamo alle vicissitudini di un certo Filippo, soldato-fantasma.




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