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Si può dire che in questo romanzo “ ogni
riferimento a persone realmente esistite NON è meramente casuale”. Si tratta di
una storia vera, di un amore giovanile fra Grazia Deledda (premio Nobel nel
1926) e Giovanni de Nava ( poeta e giornalista calabrese, nonno dell’autrice)
sul finire dell’Ottocento ( 1894-1898), in una cornice storica ( un terremoto
devastante in Calabria, i Fasci Sicilianolastico i e la repressione del
governo Crispi, la nascita del Partito Socialista in Italia). I due giovani si
amano da lontano, ma infine si incontreranno….
Il romanzo nasce dalle lettere autografe
della scrittrice sarda ventiduenne, rimaste chiuse nell’Archivio della Famiglia
De Nava per più di cento anni, e si snoda fra le lettere che i giovani si
scambiano e il racconto del vissuto, ricostruito, dei protagonisti, e dei
personaggi ( per lo più esistiti, con eccezione di alcune invenzioni narrative,
condotte con rispetto della verisimiglianza) che ruotano intorno a loro. Per
fare questo, l’autrice ha operato un vero e proprio lavoro di
ricostruzione delle lettere -perdute- di Giovanni, riscrivendole nello stile di
allora, e, partendo dalle poche notizie fornite da lui nei suoi appunti e dalle
domande e risposte contenute nelle lettere – autentiche- di Grazia Deledda, ha
compiuto il “restauro” ( o doppiaggio?), offrendo al lettore, così, una storia
a due voci, e scovando sulle riviste del tempo le poesie che Grazia dedicò a
Giovanni . Finora non si sapeva a chi erano dedicate. Così come l’autobiografia
deleddiana ( Cosima, quasi Grazia, unica biografia esistente), per
la volontà di nascondere questa storia, presenta un vuoto di una
decina di anni, proponendosi come se Grazia fosse più giovane. E’ anche
chiarito, così, il mistero della mancata menzione, inCosima, dell’amico
più fidato di Grazia: Angelo De Gubernatis,che ebbe un ruolo nella vicenda
raccontata in questo romanzo corredato da note in appendice, che volendo, può
anche essere letto come un saggio, utile a chi vorrà riscrivere la biografia
deleddiana.
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