Un ospedale.
Il santissima Trinita’ di Cagliari, in via Is Mirrionis. Una ex caserma, trasformata in ospedale, oggi sempre piu’ moderno. Nuovi padiglioni.
Hanno costruito un ultimo.
Per farlo hanno spazzato via una serie di case popolari. Hanno quasi spianato la collina di Tuvixeddu.
Un giardino.
Un grande spiazzo, panchine per i visitatori, per i ricoverati in grado di uscire a prendere il sole.
E’ una bellissima giornata di fine primavera.
Solo a Cagliari e’ possibile avere questo sole, questo tempo, questo cielo azzurro.
Sono tutti in attesa dell’ arrivo del ministro dell’ Interno, Cecco Beppe, un sardo. Politico di lungo corso, passato indenne nella rivoluzione che aveva coinvolto i partiti nella prima Repubblica in scandali di tangenti.
Viene a inaugurare il nuovo centro per la cura delle patologie del sangue.
Grande fermento nell’ ospedale.
Poliziotti ovunque per proteggere il politico. Tutti trasformati in angeli custodi di Cecco Beppe.
Elicotteri che sorvolano il luogo.
Atterrano nell’ eliporto, ne scendono a frotte poliziotti, il volto nascosto da passamontagna per non essere riconosciuti. Sono delle squadre speciali antisommossa, antisequestri.
La gente che aspetta e’ divertita da tutto questo movimento, ride spontaneamente allo spettacolo offerto. Il coro di risa che sale dalle gole delle persone sembra scandire il ritmo dei movimenti delle forze dell’ ordine. Gli agenti fissano con occhi roventi la folla, non accettano queste risate, preferirebbero essere ignorati
Giro tra i padiglioni.
Se possibile devo incontrare il ministro per una intervista. Lo conosco bene da tempo. E’ stato spesso ospite nei miei programmi Tv. Pur non condividendo la sua nuova scelta politica, in un partito di un magnate dei media, dopo una stasi di cinque anni, a seguito del terremoto politico di tangentopoli, l’ ho aiutato a rinascere politicamente ospitandolo spesso nei dibattiti elettorali da me condotti.
Un poliziotto amico della Digos di Cagliari mi ha passato l’ itinerario del ministro.
C’e’ tempo per il suo arrivo.
Ispeziono il percorso per individuare dove poterlo stoppare.
Percorro il giardino, il nuovo spiazzo, scendo le scale, interminabili, con gradini che diventano sempre piu’ alti, e’ difficile scendere, ma piu’ difficile risalire, bisogna arrampicarsi, ma mancano gli appigli.
Man mano che mi avvicino al nuovo reparto la gente scompare.
Entro nell’ edificio, tre piani, e’ deserto, vuoto. Non ci sono medici, infermieri, malati, attrezzature mediche, suppellettili.
Vuoto.
Deserto.
Non esistono piu’ neanche le costruzioni del quartiere.
Tutto il rione non esiste.
Un tetro caos.
Gli alberi quasi tutti decapitati. Una volta al di fuori del muro di cinta dell’ ospedale, ci si accorge che tutto e’ distrutto.
Il paesaggio e’ lunare.
Tuttavia, benché le case siano completamente distrutte, in nessun posto si vedono quelle buche che normalmente fanno le bombe.
In lontananza si vede lo stagno di Santa Gilla.
Si ha l’impressione che il riflesso verde di un orribile inferno venga a stendersi al di sopra della terra.
Non ci sono persone, ma attorno a me si puo’ un mormorio ininterrotto di preghiere.
E’ una limpida giornata di sole senza nuvole. Un mattino estivo dal cielo terso e carico di azzurro come solo Cagliari presenta.
Al di fuori dell’ ospedale, pero’, uno spazio vuoto e grigio si estende sotto un cielo improvvisamente di piombo.
Soltanto le strade, i ponti e le sponde della laguna sono riconoscibili.
E’ l’inferno divenuto realtà”.
L’ unica vita e’ la presenza dei poliziotti, che armati sorvegliano un quartiere, una citta’ che non c’ e’ piu. Anche Cagliari e’ scomparsa.
Improvvisamente non si sente piu’ il rumore dei motori e delle pale degli elicotteri.
Le auto della polizia si allontanano sgommando.
Il capo della scorta del ministro, davanti all’ ingresso dell’ ospedale, in una strada deserta di gente, senza alberi, senza case, dice :’’Il ministro non viene piu’. D’ accordo, per oggi lo spettacolo e’ finito’’.
Si allontana per salire sull’ ultimo elicottero ancora a terra. Trasforma la sua partenza in una vera e propria ritirata, tanto che quando arriva al limitare dell’ eliporto sta ormai praticamente correndo.
La vita riprende.
I grandi battenti del cielo si aprono. Torna l’ azzurro. La luce del sole illumina di nuovo.
Via Is Mirrionis si rianima: auto che sfrecciano, vetture parcheggiate in doppia e tripla fila, clacson che suonano. Il cuore del quartiere pulsa per la ripresa delle normali occupazioni. I palazzi, le case popolari rivivono. L’ ospedale e’ un fermento di attivita’.
Il quartiere e’ di nuovo presente. Anche Cagliari e’ presente.
E’ il presente da cui hanno cercato di fuggire alla notizia dell’ arrivo di un ministro.
La gente, la citta’, il rione, vogliono tutto all’ indicativo, al presente, anche in un quartiere dove c’e’ casino, droga e brutti ceffi.
Il santissima Trinita’ di Cagliari, in via Is Mirrionis. Una ex caserma, trasformata in ospedale, oggi sempre piu’ moderno. Nuovi padiglioni.
Hanno costruito un ultimo.
Per farlo hanno spazzato via una serie di case popolari. Hanno quasi spianato la collina di Tuvixeddu.
Un giardino.
Un grande spiazzo, panchine per i visitatori, per i ricoverati in grado di uscire a prendere il sole.
E’ una bellissima giornata di fine primavera.
Solo a Cagliari e’ possibile avere questo sole, questo tempo, questo cielo azzurro.
Sono tutti in attesa dell’ arrivo del ministro dell’ Interno, Cecco Beppe, un sardo. Politico di lungo corso, passato indenne nella rivoluzione che aveva coinvolto i partiti nella prima Repubblica in scandali di tangenti.
Viene a inaugurare il nuovo centro per la cura delle patologie del sangue.
Grande fermento nell’ ospedale.
Poliziotti ovunque per proteggere il politico. Tutti trasformati in angeli custodi di Cecco Beppe.
Elicotteri che sorvolano il luogo.
Atterrano nell’ eliporto, ne scendono a frotte poliziotti, il volto nascosto da passamontagna per non essere riconosciuti. Sono delle squadre speciali antisommossa, antisequestri.
La gente che aspetta e’ divertita da tutto questo movimento, ride spontaneamente allo spettacolo offerto. Il coro di risa che sale dalle gole delle persone sembra scandire il ritmo dei movimenti delle forze dell’ ordine. Gli agenti fissano con occhi roventi la folla, non accettano queste risate, preferirebbero essere ignorati
Giro tra i padiglioni.
Se possibile devo incontrare il ministro per una intervista. Lo conosco bene da tempo. E’ stato spesso ospite nei miei programmi Tv. Pur non condividendo la sua nuova scelta politica, in un partito di un magnate dei media, dopo una stasi di cinque anni, a seguito del terremoto politico di tangentopoli, l’ ho aiutato a rinascere politicamente ospitandolo spesso nei dibattiti elettorali da me condotti.
Un poliziotto amico della Digos di Cagliari mi ha passato l’ itinerario del ministro.
C’e’ tempo per il suo arrivo.
Ispeziono il percorso per individuare dove poterlo stoppare.
Percorro il giardino, il nuovo spiazzo, scendo le scale, interminabili, con gradini che diventano sempre piu’ alti, e’ difficile scendere, ma piu’ difficile risalire, bisogna arrampicarsi, ma mancano gli appigli.
Man mano che mi avvicino al nuovo reparto la gente scompare.
Entro nell’ edificio, tre piani, e’ deserto, vuoto. Non ci sono medici, infermieri, malati, attrezzature mediche, suppellettili.
Vuoto.
Deserto.
Non esistono piu’ neanche le costruzioni del quartiere.
Tutto il rione non esiste.
Un tetro caos.
Gli alberi quasi tutti decapitati. Una volta al di fuori del muro di cinta dell’ ospedale, ci si accorge che tutto e’ distrutto.
Il paesaggio e’ lunare.
Tuttavia, benché le case siano completamente distrutte, in nessun posto si vedono quelle buche che normalmente fanno le bombe.
In lontananza si vede lo stagno di Santa Gilla.
Si ha l’impressione che il riflesso verde di un orribile inferno venga a stendersi al di sopra della terra.
Non ci sono persone, ma attorno a me si puo’ un mormorio ininterrotto di preghiere.
E’ una limpida giornata di sole senza nuvole. Un mattino estivo dal cielo terso e carico di azzurro come solo Cagliari presenta.
Al di fuori dell’ ospedale, pero’, uno spazio vuoto e grigio si estende sotto un cielo improvvisamente di piombo.
Soltanto le strade, i ponti e le sponde della laguna sono riconoscibili.
E’ l’inferno divenuto realtà”.
L’ unica vita e’ la presenza dei poliziotti, che armati sorvegliano un quartiere, una citta’ che non c’ e’ piu. Anche Cagliari e’ scomparsa.
Improvvisamente non si sente piu’ il rumore dei motori e delle pale degli elicotteri.
Le auto della polizia si allontanano sgommando.
Il capo della scorta del ministro, davanti all’ ingresso dell’ ospedale, in una strada deserta di gente, senza alberi, senza case, dice :’’Il ministro non viene piu’. D’ accordo, per oggi lo spettacolo e’ finito’’.
Si allontana per salire sull’ ultimo elicottero ancora a terra. Trasforma la sua partenza in una vera e propria ritirata, tanto che quando arriva al limitare dell’ eliporto sta ormai praticamente correndo.
La vita riprende.
I grandi battenti del cielo si aprono. Torna l’ azzurro. La luce del sole illumina di nuovo.
Via Is Mirrionis si rianima: auto che sfrecciano, vetture parcheggiate in doppia e tripla fila, clacson che suonano. Il cuore del quartiere pulsa per la ripresa delle normali occupazioni. I palazzi, le case popolari rivivono. L’ ospedale e’ un fermento di attivita’.
Il quartiere e’ di nuovo presente. Anche Cagliari e’ presente.
E’ il presente da cui hanno cercato di fuggire alla notizia dell’ arrivo di un ministro.
La gente, la citta’, il rione, vogliono tutto all’ indicativo, al presente, anche in un quartiere dove c’e’ casino, droga e brutti ceffi.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.