La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

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Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

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Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

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romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

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Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

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romanzo di Gianni Zanata

mercoledì 24 ottobre 2007

La donna senza volto


Cagliari.
Forse.
Non riconosco il luogo. Sono in pieno centro. Cammino.
E’ un lunedi’ mattina.
Forse e’ Cagliari, perche’ tutti i lunedi’ sono sempre in questa località’. Forse e’ Cagliari perche’ e’ una citta’ a me molto cara. La amo. Sono innamorato delle sue strade, dei suoi palazzi, della sua gente. La desidero. Camminare per le sue vie m’inebria. Parlare con la sua gente mi emoziona. Quando sono in questa citta’ talora giro senza una meta prefissata. Guardo i negozi dalle vetrine allegre, le ragazze, con il broncio, le forme dei loro corpi, statuari e fanciulleschi, le donne, belle, giovani, le loro silhouette, adocchiate da pappagalli allupati, le vecchie, avvizzite, da tempo scordate. Resto incantato a guardarle sfilare come in parata.
Mi fermo sui marciapiedi, talora al tavolino di un caffe’, l’ Antico Caffe’, in piazza Costituzione, fumo il mio toscano. Ascolto la sua voce e quella della sua vasta umanita’ con il cuore gonfio di felicita’. Con le narici alla strada cerco di riconoscere i suoi odori.
Potete scommetterci la testa e’ inebriante. Mi piace tanto cosi’. E’ il mio grande amore. E’ l’ essenza primordiale.
E’ giorno. Guardo l’ orologio, segna le dieci del mattino. Il sole splende. Mi piace la luce del giorno. Detesto vedere il sole che tramonta la sera. Si’, non amo vedere la luce del sole che lentamente cala. La sera, le prime ombre della sera, le ombre che allungano le immagini non mi piacciono. Il sole che tramonta, la luce che sparisce, mi fanno pensare al mio ultimo giro.
Cagliari.
Non so, non riconosco i luoghi.
Cagliari.
Forse.
Forse perche’ cammino con piacere, come solo mi accade quando sono nella mia citta’. Non riconosco pero’ i posti, le strade, i negozi, i caffe’, i bar, le persone.
Forse non ci sono posti, strade, negozi, caffe’, bar, persone.
Non sono solo. Accanto a me una figura femminile. Sono in compagnia di una donna. E’ una figura indeterminata, non chiara. Il viso non si distingue, e’ in ombra. Forse non c’ e’, non ha volto.
Non parla. Non ha bocca.
Cammina senza guardare la strada e me che le sono a fianco. Non ha occhi.
Va al lavoro. Si affretta. Va ad infilarsi in una vischiosa giornata di lavoro.
Provo ad insegnarle la differenza tra il bene e il male. Provo a spiegarle l’ amore, la liberta’. Le mie parole si allargano. La mia voce e’ chiara, come la luce del sole, come il cielo azzurro di Cagliari.
Parlo. Non ascolta. Non ha orecchie.
Anche lei all’ ultimo giro.
Ad un certo punto mi accorgo di indossare un abbigliamento sportivo, calzoncini, maglietta e scarpe da corsa.
Mi metto a correre. Vado spedito, piu’ di quanto non abbia mai fatto, anche quando ero in pieno allenamento.
Mi allontano dalla persona che era con me.
Corro piu’ forte di quanto un uomo possa fare. Mi allontano sempre piu’ da questa donna. Non voglio fermarmi, perdere tempo. Il mondo mi aspetta.
Mi dico: guarda come corri, meglio di prima. Le mie ginocchia sembrano a posto. Il mio menisco rotto, i miei legamenti strappati non mi danno fastidio. Non ho piu’ male. Non sono state mai cosi’ bene, mi sembra di essere un ragazzo da quanto corro veloce. In effetti sono giovane. Ho l’ eta’ di quando, studente liceale in Toscana, partecipavo alla campestre scolastica.
Mi sento bene, le mie gambe sono a posto.
Corro su per la collina. Monte Urpinu, Calamosca, il colle di Sant’ Elia, verso il forte di Sant’ Ignazio? Galoppo verso il Poetto? Non so. Forse.
Il posto e’ dolce e sono felice. Sono fuori di me per la gioia. Il cuore e’ gonfio di piacere, d’allegrezza. Esulto.
Programmo, mentre volo con grandi falcate, di riprendere gli allenamenti per prepararmi non piu’ per percorsi medio-lunghi, ma per una maratona.
Vado lontano, da qualche parte, lontano, oltre lei, ora nel buio. Verso la luce che m’inonda. Un richiamo per la vita
Corro a rotta di collo finche’ qualcuno non mi sveglia.
E’ meglio che stia ancora nel mio letto.
Nel mio sogno.
Dorato.
Vero.
Felice della mia liberta’.










2 commenti:

  1. che bello...sai anche io un tempo amavo la mia città poi uscendo di casa più spesso vedendo la gente arrogante e sparlona, il clima sempre umido e nebbioso (questo inverno il sole non si è ancora visto)....attualmente sto passando un brutto periodo e uscire di casa per me è angosciante

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  2. Come vedi, ho iniziato a leggere anche questo tuo blog. Te lo avevo promesso che prima o poi l'avrei fatto.
    ...e ho iniziato dal fondo, dai primi post. Pian piano risalirò sino al post più recente.

    Mi sono ritrovata molto nel tuo sogno...sensazioni a me note...come se ti conoscessi da sempre PL.

    Un abbraccio
    annarita

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