La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

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Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

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Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

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Il calcio dell' Asino

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Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

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romanzo di Gianni Zanata

mercoledì 31 ottobre 2007

Volo nella tempesta

Dobbiamo fare un trasporto aereo di cose molto importanti: apparecchiature mediche per un ospedale nel centro Africa.
Si cerca il pilota del velivolo.
Non si trova.
Dico: so pilotare, non ho il brevetto, ma sono gia’ stato ai comandi di quell’ aereo.
Senza avvisare la torre di controllo e senza presentare il piano di volo andiamo all’ aeroporto.
Parlo con la direzione dell’ aeroporto e dopo molte insistenze ottengo l’ autorizzazione al volo.
Salgo in cabina di pilotaggio, non senza il pieno presentimento di pericoli imminenti. Molt segni mi davno ragione di temere una tempesta in volo.
Dal parcheggio rulliamo verso la pista.
Attendiamo il via dalla torre.
Lo otteniamo.
Do gas e comincio a prendere velocita’.
La pista e’ ora una strada larghissima, con palazzi ai lati. Ci sono ostacoli. Devo rallentare.
La strada e’ in salita.
L’ aereo sale a una velocita’ moderata.
Scollino. La strada in discesa e’ libera. E’ come una pista d’ aeroporto.
Il velivolo decolla.
Il tempo diventa brutto.
Siamo in mezzo a un temporale.
Un rombo cupo, profondo, simile a quello prodotto dalla rapida rotazione di una macina di mulino, e prima che ne potessi accertare la ragione, sentii l’ aereo tremare. Il momento dopo un turbine di vento ci fece piegare sul fianco, investendo il velivolo davanti e di dietro.
Perdo alcune volte il contatto con le torri di controllo, quella dello scalo di partenza e quella d’ arrivo.
Per uscire dalla bufera salgo sempre piu’ in alto.
L’ aereo scricchiola, al limite.
Inserisco il pilota automatico e vado a controllare se l’ aereo ha subito danni. Fortunatamente non c’ erano varie pericolose er il carico non si era spostato di troppo.
Ogni tanto devo scendere di quota.
La maggior furia della tempesta era ormai passata e poco restava da temere dalla violenza del vento.
E’ circa mezzogiorno, la mia attenzione fu allora attirata dal sole. Non dava luce, quel che si chiama luce, ma un bagliore cupo e triste senza alcun riflesso, come se tutti i suoi raggi si fossero polarizzati.
Il tempo torna sereno. Finalmente.
Atterraggio morbido in una pista magnifica.
Ho compiuto la missione: il trasporto e’ stato effettuato.
Carichiamo le apparecchiature mediche su dei camion e ci dirigiamo verso un ospedale del centro Africa.
Siamo felici perche’ vediamo nei volti di questi medici, infermieri, malati il riconoscimento per l’ opera svolta.
E’ una grande soddisfazione per me. Essere stato utile a queste persone mi riconcilia con la vita e mi fa dimenticare gli ostacoli affrontati. Anche quelli mi hanno rafforzato.

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