La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

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Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

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Il calcio dell' Asino

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Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

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lunedì 8 giugno 2009

Enrico Berlinguer, 25 anni fa la sua morte, il mio ricordo personale


Unita' - 150px-Funerali_di_Berlinguer L' 11 giugno di 25 anni fa moriva Enrico Berlinguer.

Dopo una legislatura da parlamentare europeo (eletto nel 1979 per le liste del PCI), in vista delle successive elezioni del 1984 Berlinguer si recò a Padova il 7 giugno, sul palco di Piazza della Frutta, dove effettuò un appassionato comizio. Mentre si apprestava a pronunciare la frase "Compagni, lavorate tutti, casa per casa, strada per strada, azienda per azienda" venne colpito da un ictus. Evidentemente provato dal malore, continuò il discorso fino alla fine, nonostante anche la folla, dopo i cori di sostegno, urlasse "basta, Enrico!". Le persone che lo stavano ascoltando lo trasportarono in albergo dove, si addormentò sul letto della sua stanza, entrando subito in coma. Venne chiamato un medico che constatò la gravissima situazione. Venne trasportato all'ospedale Giustinianeo, ma i soccorsi furono vani: un comunicato datato 11 giugno del sovrintendente sanitario affermò che il politico sardo era venuto a mancare alle 12:45.

Sandro_Pertini_funerale_Berlinguer Il Presidente della Repubblica Pertini, che si trovava già a Padova per ragioni di Stato, si recò in ospedale per constatare le condizioni di Berlinguer. Fece in tempo ad entrare in stanza per vederlo e baciarlo sulla fronte. Poche ore dopo il decesso, si impose per trasportare la salma sull'aereo presidenziale, citando la frase: Lo porto via come un amico fraterno, come un figlio, come un compagno di lotta. Commovente fu il suo saluto al funerale, al quale partecipò circa un milione di persone, dove si chinò con la testa sopra la bara, baciandola.

Il corteo con la bara, accompagnato dalla musica dell'Adagio di Albinoni sfilò dalla sede del PCI, in via delle Botteghe Oscure, a piazza S. Giovanni, rendendo così palese l'ammirazione che una larga parte dell'opinione pubblica italiana aveva nei suoi confronti. Persino il segretario del MSI Giorgio Almirante si recò a rendere omaggio al feretro dell'avversario suscitando lo stupore della folla in coda per entrare nella camera ardente. A ricevere Almirante fu Giancarlo Pajetta al quale venne dato l'incarico di pronunciare l'orazione funebre di Berlinguer. (da Wikipedia)



Questo e' un mio ricordo personale da giornalista


Enrico Berlinguer, che sorpresa, quale magnifica sorpresa.
Sono stato con lui una settimana, se non ricordo male nel marzo 1984, durante una delle sue rare visite in Sardegna, pochi mesi prima della sua drammatica morte, nel giugno 1984, per un ictus che lo aveva colpito nel corso di un comizio a Padova per le elezioni europee.
Non possiedo la capacita’ di descrivere il Berlinguer politico. Altri lo hanno fatto e lo faranno meglio di me.
Credo che quella settimana sia stata per me una indimenticabile esperienza professionale, ma soprattutto umana.
Prima sorpresa: la sua capacita’ di sorridere.
Abituato alle immagini dei media, soprattutto di quelle televisive, vederlo sorridere e’stata una grande sorpresa.
Si’ ero abituato alla sua figura seria, leggermente incurvata, le spalle basse.
I Sardegna l' ho visto sorridere spesso, forse perche’ si ritrovava nella sua terra, tra la sua gente.
Devo dire che questo suo sorridere aveva colpito anche il suo staff.
Altra sorpresa: il suo feeling con la gente.
Allora i politici non erano circondati da poliziotti, da body guard, come oggi. Si’ una pattuglia della Digos era sempre presente, ma stava lontana, discreta.
A Carbonia, citta’ costruita dal fascismo, ma dopo la proclamazione della Repubblica sempre rossa, centro minerario carbonifero gia’ allora in crisi, l’ ho visto passeggiare nel corso centrale. La gente lo salutava ma aveva pudore ad avvicinarsi. Allora lui ha rotto il ghiaccio. Sorridendo si e’ avvicinato ad una signora con un bambino. Si e’ presentato e ha parlato con lei, con il bambino, forse scolaro delle elementari. Si e’ interessato ai problemi famigliari della donna, chiedendo quali difficolta’ avesse una famiglia. Si e’ occupato di come il bambino andasse a scuola.
Dopo e’ stato un susseguirsi di strette di mano, la gente, lo fermava scaricandogli addosso i problemi della vita quotidiana. Pazientemente ha ascoltato tutti e per tutti ha avuto una parola di incoraggiamento, trasferendo agli uomini della sua segreteria i casi piu’ drammatici per trovare una soluzione.
Un grande comunicatore. Un sincero grande comunicatore, altra pasta di comunicatore rispetto al nanerottolo che tutto ipocritamente studia e si vede, dal suo linguaggio non verbale, che degli altri poco o nulla importa.
Poi l’ assemblea in miniera, tra i ‘’suoi’’ minatori.
Un abbraccio collettivo.
Ho visto vecchi minatori comunisti, in pensione, piangere per la commozione dell’ incontro con il loro amato leader.
Parlando con i lavoratori ho cercato di comprendere se tutti fossero comunisti, vista la grande accoglienza riservata al segretario del PCI. Non tutti lo erano. Molti socialisti e democristiani erano li’ perche’ riconoscevano in Berlinguer un politico onesto, degno di indiscussa fiducia.
‘’Unu brav’ hommine’’, come disse incontrandolo un vecchio pastore di Macomer, importante centro del nuorese.
Il capolavoro e’ stato ad Oristano nel corso di un incontro con gli studenti dello storico liceo classico ‘’De Castro.
Assemblea nella grande palestra del liceo, una volta famoso per la sua squadra di ginnastica, che tanti allori mieteva a livello nazionale.
Un pienone.
Credo che abbia stretto la mano a tutti.
Poi il botta e risposta con gli studenti.
Non hai mai eluso una domanda. Risposte sempre a tono.
Serio per le domande su temi ‘’scabrosi’’.
Sorriso per quelle piu’ ingenue.
Due ore e passa di confronto.
Il meglio arriva alla fine dell’ incontro.
Il rappresentante degli studenti che aveva ben coordinato il dibattito gli chiede a bruciapelo:
‘’Onorevole verrebbe in pizzeria con noi?’’
L’ immediato ‘’sì’’ ha coperto fragorosamente il silenzio sceso nel suo staff.
Gli unici giornalisti presenti l’ inviato dell’ ‘’Unità’’, Alberto Jacoviello, il corrispondente dell’ ‘’Unione Sarda’’, e io, inviato dell’ Ansa.
Jacoviello, che per il suo giornale seguiva sempre i segretari del partito e Tato’, suo addetto stampa, erano sorpresi.
‘’Non conoscevamo Enrico sotto questo aspetto. La Sardegna lo ha trasformato. I giovani poi lo hanno affascinato. Straordinario. Un nuovo Berlinguer’’.
Gli studenti, circa una ventina, mi hanno poi detto che si era interessato di ciascuno di loro, chiedendo le loro ispettive, quali studi avessero intenzione di intraprendere una volta ‘’maturati’’.
Ritornando il albergo Berlinguer mi disse di non avere fatto nulla di eccezionale. ‘’Mi e’ stato chiesto di andare a prendere una pizza insieme. Qualcosa avrei dovuto pure mangiare. Perche’ rifiutare un cosi gradito invito? In piu’ e’ stata una piacevole serata. Questi giovani, i giovani in generale, sono piu’ maturi di quello che si pensa. I politici dovrebbero andare spesso in pizzeria con loro. A tavola si comprendono molte piu’ cose di quelle che ci mostrano i sondaggi, le inchieste’’.
La visita si concluse al petrolchimico di Porto Torres, non lontana dalla sua Sassari, dove il giorno prima aveva fatto visita al ‘’suo’’ liceo classico, l’ Azuni, che vide tra i suoi studenti persino Palmiro Togliatti, oltre ad Antonio e Mario Segni, Francesco Cossiga, Giovanni Berlinguer e l’ economista Stefano Siglienti.

8 commenti:

  1. Sono questi i ricordi che fanno la memoria storica di un Paese, questi i ricordi da cui si apprende e si migliora, questi i ricordi che ognuno di noi si porta nel bagaglio, perché no, culturale.
    Cosa ricorderanno i giovani d'oggi fra 25 anni?

    Rino, ricordandosi.

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  2. Grazie Rino.
    Grazie anche per i sempre tuoi interessanti post. Ti ho letto anche se non ho commentato. I tuoi scritti hanno necessita' di interventi mirati e il tempo in questo periodo e' stato poco.
    Felice e radioso giorno e luminosa settimana.
    Vale

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  3. Quale rimpianto , leggendo il tuo ricordo, il pensiero vola veloce ad oggi........ed il rimpianto mi assale , e l' oggi fa male.

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  4. soprattutto se pensiamo a quel passante che si spaccia per statista.
    Un abbraccio.
    Felice e radioso giorno.
    Vale

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  5. Grazie Pier! Un ricordo umanissimo che rivela aspetti inediti di un personaggio schivo quale fu Enrico Berlinguer.

    Rimpiango molto del grande statista scomparso: la sua onestà morale e intellettuale, apprezzata da tutti indistintamente, per non parlare della sua statura come uomo e come politico.

    I politici odierni dovrebbero guardare a lui...e invece che cosa abbiamo?...il nulla o peggio ancora!

    Vale
    annarita

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  6. Ricordo molto toccante.
    Ho rivissuto il tutto seguendo un programma su rai storia...quella piazza gremitache osannava l'arrivo del feretro...da brivido.

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