La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava
Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

IN TERRITORIO NEMICO
Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

Dettagli di un sorriso
romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

Il calcio dell' Asino
Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

NON STO TANTO MALE
romanzo di Gianni Zanata

giovedì 11 giugno 2009

L' apparizione


evoluzione della fine di Shiklanu


L’ oscurita’ della sera sta abbracciando il giorno.
Sei li’, davanti a me. Improvvisa apparizione. Cammini leggera sull’ erba del giardino.
Il tuo procedere e’ lento. Sembri camminare come su una passerella di una sfilata d’ alta moda. Avanzi. Ti fermi. Mi guardi. Riprendi a sfilare.
Hai indosso un bellissimo vestito smeraldo. Trasparente. Lasci intravedere, maliziosamente.
Ti avvicini senza timore. Il tuo corpo entra in contatto con il mio. Mi sembra che cerchi questa intimita’. Ti tocco. Sei nelle mie mani. La tua pelle e’ bagnata dall’ acqua che ha calmato l’ arsura dell’ erba del giardino.
Strana sensazione.
Le mia dita, delicatamente, ti accarezzano. Ho paura di rovinare la tua pelle, chiara, trasparente, che riluce sotto il tuo vestito smeraldo.
‘’Benvenuta nel mio piccolo nido’’, dico.
Non risponde.
Scott e Honey, i miei cani, da un angolo del patio, osservano incuriositi. Non si avvicinano.
Ko Chav, la gatta, la fissa con occhi inquietanti. Sta lontana. Aspetta.
Nell’ accarezzarla sento un brivido arrivare al cervello. Sensazione nuova.
I suoi grandi occhi sono su me.
Ormai e’ buio. Tutto e’ molto tranquillo.
Decide di andare via.
Si libera dalla mie mani.
E’ sul prato. Distesa. Cerca il fresco dell’ acqua che ancora avvolge in un tenero abbraccio i fili d’ erba.
Una scena ingombra di ricordi delle estati trascorse nella casa di mio nonno a Nozzano, nella campagna della lucchesia . Immagini piacevoli evocate dal passato e di gioie nel correre sui prati davanti casa o nel bosco dietro, sul monte, dove spesso le incontravo e le baciavo come nelle fiabe.
Stamane, appena alzato, sono andato in giardino per vedere se lei fosse ancora li’ sull’ erba.
Non c’ era. Guardo sul prato. Controllo il cespuglio di pitosforo. Infilo le mani tra gli arbusti, dirado le foglie. Nulla.
Ko Chav mi si avvicina. Si strofina sui miei piedi. Fa le fusa. Soddisfatta.
La guardo. Mi osserva con un sorriso sazio.
Comprendo perche’ la mia ranocchia non c’ e’ piu.

15 commenti:

  1. Quando la narrativa è profonda poesia.Mi ha incantato!
    un abbraccio.

    RispondiElimina
  2. Grazie, detto da te, che ammiro molto come poetessa, e' un grande complimento.
    Grazie
    Vale

    RispondiElimina
  3. Ko Chav è una peste di gatta. Ha riportato tutto nei ranghi, eliminando pragmaticamente la tua apparizione...

    Sono d'accordo con Lliri. Una narrativa intrisa di poesia.

    Un abbraccio.
    sorellina

    RispondiElimina
  4. Come tutte le gatte.
    Grazie.
    Felice e radioso giorno.
    Vale

    RispondiElimina
  5. Concordo con Annarita, «Ko Chav è una peste di gatta, almeno su questo. Ha riportato tutto nei ranghi, eliminando pragmaticamente la tua apparizione...». È un “fatto”.
    Tuttavia... tuttavia c’è stato comunque un altro “fatto” che non va trascurato. Si tratta del breve episodio che ha prodotto un’emozione tale da svincolare la mente dal tempo. Ossia dal presente cui stava a guardia Ko Chav che non ha potuto far nulla, però. É dunque un fatto che non si potrà più cancellare. I transfughi legati alla ranocchia, sono così al sicuro.
    Giusto ciò che ho detto in “Alberi brillanti da un commento di Gaetano”, nel Forum di Teoderica, che è questo:
    «...Fermo restando l’immagine dello spazio interiore priva di vacuità da colmare, quello esteriore, che risulterebbe una “finzione” - mettiamo perché al momento della nascita è vuoto al 99 per 100 come la materia dei fisici - ha bisogno proprio dei “fatti” della vita (quella propria e dei suoi simili)...».
    Con quest’altro successivo mio intervento perfeziono il quadro offerto da Paola col suo post in questione:
    «In più, gli “alberi brillanti” stanno a indicare quel che di aureo nasce nella terra mentale con la semina di “fatti” che contano. Uno di quelli, per esempio, è l’esperienza che ne è derivata dal ritrovamento dei documenti in seguito al furto. Hai conosciuto persone a te ignote “di alto senso civico” che ti hanno resa ottimista. E questo fatto inaspettato ti ha fatto ritrovare te stessa con una vita che sembrava smarrita.
    Chissà è un presagio! Ottimo direi...».
    Gli “Alberi brillanti” di Paola, quale meravigliosa sensazione di “luce”, non si accostano al “bellissimo vestito di smeraldo” della ranocchia che sembrava cercasse un certa “intimità” con l’essere carezzata amorevolmente. Si noti di questo frangente l’intangibile segno che rilascia emotivamente varcando la soglia della mente appena socchiusa.
    Altra riflessione concatenata che non va trascurata e che riguarda altri “fatti”, altrettanto vacui che sfuggono all’attenzione severamente sorvegliata da “Ko Chav”, ma anche da “Scott” e “Honey”, che non sempre sono ligi a questo compito (meno male!).
    Si tratta del modo di avvalersi dei “fatti” di altri, di “amici” e “nemici”. Guarda “caso”, in ben tre post di fila, Paola si serve di due ranocchie che pone nei suoi quadri artistici di copertina. E in questi due soggetti Paola conviene con me, ma anche con gli amici convenuti, fra cui Annarita, su interessanti riflessioni.
    Ma anche in questo post, addirittura, è la ranocchia a far da regale interprete!
    Ora pongo la questione di su cosa si fonda la fratellanza che si è stabilita fra di noi sul web?
    Si riconosce o no la possibile relazione fra questo e le “fantasie” sulle “rane” in questione? Solo “energia” di Volta ciò che si riscontra in esse? O basta il fruscio della poesia a far da effimero senso di piacere? Ma ci si contenta di così poco?
    Gaetano

    RispondiElimina
  6. Prima di tutto voglio dirti che il tuo racconto è una "chicca" con finale a sorpresa come piace a me , cioè che mi lascia per qualche attimo sospesa nell' incanto.
    Poi leggendo l' intervento di Gaetano mi viene in mente che pensare liberamente e poi fare conoscere questi pensieri assieme ai fatti ad altri qualcosa crea......io parlo di quello che accade a me , mi sembra di " evolvermi"di "capirmi"....... un abbraccio ai nostri pensieri.

    RispondiElimina
  7. I commenti di Gaetano indicano sempre ''quel che di aureo nasce nella terra mentale'', credo che questo sia importante per ''la fratellanza (Annarita, Teo, Gaetano e me, ndr) che si è stabilita fra di noi sul web''.

    Teo concordo con te: ''conoscere questi pensieri assieme ai fatti ad altri qualcosa crea......io parlo di quello che accade a me , mi sembra di " evolvermi"di "capirmi"....... un abbraccio ai nostri pensieri.''

    Un abbraccio, buona fine settimana.
    Vale

    RispondiElimina
  8. E di Annarita che fa parte della nostra "fratellanza" sul web? Non va dimenticato che da essa, si può dire che sia nata. Dove dunque la sua "ranocchietta" che risulterebbe in felice "congiunzione" (come nell'astrologia e astronomia) con le altre di Paola e tua Pier, nel senso che lei ha allestito un post a riguardo? Ma sì, non si può evitare di plaudire, ma già lo abbiamo fatto, per Reach. Come non ricordarsi della «commovente storia di un piccolo robot, vincolato a vivere per quanto gli è consentito dalla lunghezza del cavo che lo alimenta...». Ma se per Ruach contava quel filo, per noi non c'è problema, almeno sul web...
    Buon fine settimana a tutti,
    Gaetano

    RispondiElimina
  9. Annarita, la mia sorellina, e' la prima ad essere citata, senza di lei non sarebbe nata questa fratellanza.
    Buona fine settimana.
    Vale

    RispondiElimina
  10. Caro Gaetano, chiedi se ci si contenta di così poco...parli di ranocchiette. Evidentemente no, non ci si contenta di poco altrimenti la comune fratellanza non continuerebbe.
    Mi poni in un certo senso al centro di una specie di crocevia, incontro di pensieri e di anime, e ne sono felice perché consapevole di essere stata artefice di questa comune fratellanza. L’ho voluta fortemente e l’ho dichiarato con franchezza tempo fa su questo blog.
    Le nostre ranocchie sono solo un veicolo, un medium che dà corpo al flusso di energia (non quella voltaica!) che è dentro ciascuno di noi! Ma non un flusso cieco! Questo flusso energetico è alla ricerca di altri flussi consimili con cui incontrarsi. Da tale incontro nasce “qualcosa” che si sostanzia nella reciproca comprensione, nello scambio, nell’arricchimento interiore. E’ in fondo una ricerca di senso delle cose e dei fatti del mondo. E’ cercare una proiezione o diverse proiezioni di noi negli altri...come se ciò attribuisse identità ad aspetti che ci sfuggono. E quando riconosciamo questi aspetti, o proiezioni, negli altri saliamo di un gradino verso la “conoscenza”. Non succede spesso, ma quando succede è un fil rouge che difficilmente cederà nel tempo.
    Ecco dov’è la mia “ranocchietta” di cui chiedevi, caro Gaetano.
    Qualche significato esoterico associato alla rana, di cui sarai sicuramente a conoscenza insieme a Pier.
    << La rana, in egiziano qrr. Il nome del Neter rana è Heqet = hqt. Secondo Gardinier questa parola, a partire dalla XVIII e XIX dinastia, è data come ideogramma della formula "uhnem ânkh", ossia della ripetizione di vita (repeating life).
    D'altra parte il girino, in egiziano, si chiama hefen(hfn), parola che significa anche "centomila". Ora, il girino è posto sullo shen (anello-circolo)disegnato ai piedi del fusto di palma su cui Thot conta gli anni.
    Vi è omonimia tra la parola hqt (rana) e la parola hnqt o hqt (birra), come se vi fosse un accostamento tra l'idea del fermento - lievito - della birra ( lievito di birra ) e il fenomeno individuale che costituisce la base delle "ripetizioni di vita">>
    Isha Schwaller de Lubicz,
    Her-Bak (Discepolo)
    La rana è il simbolo per eccellenza del principio fondatore dell’acqua, proprio perché essa nasce, si sviluppa e vive nell’acqua per tutta la sua vita, non rimanendovi però vincolata.
    Rappresenta l’evoluzione psichica, affettiva e spirituale che compie ogni uomo nella sua vita, è un processo lento e difficile come quello che effettua la rana nelle sue molte metamorfosi: uovo, girino, batrace ed infine rana!
    La Luna della Rana segna un passaggio bello e importante, infatti, essa è l’ultima Luna dell’inverno, dopo di che inizierà la primavera con la sua vitalità, il suo leggero calore, le sue pioggerelle, i fiori e gli animali che si svegliano dal letargo!
    Ci liberiamo dal grigiore della stagione fredda per aprire le nostre porte ed attendere con fiducia l’arrivo delle temperature più miti.
    Il significato della Luna di febbraio è il rinnovamento: è necessario evolversi, eliminare le barriere del corpo e della mente per poter progredire nel cammino spirituale ed elevarsi sempre di più!
    Simboleggia inoltre il viaggio interiore che ognuno dovrebbe fare dentro di sé, per capire dove è necessario correggersi, modificarsi e migliorarsi, solo quando conosceremo veramente noi stessi potremo aprirci agli altri con serenità!

    La runa Ehwaz, associata alla Luna della Rana, indica la fede e la fiducia nelle nostre capacità e nel futuro che ci attende. Ci invita a scegliere uno o più compagni/e di viaggio, il viaggio difficile e impegnativo che ci porterà alla trasformazione spirituale e all’avanzamento dei nostri progetti; non è una scelta facile, deve essere fatta con il cuore e con sicurezza!
    Questo viaggio può essere visto come un pellegrinaggio verso la consapevolezza di noi stessi, un percorso interiore che ci porterà alla vera conoscenza!

    Un abbraccio cumulativo
    annarita

    RispondiElimina
  11. Sorellina grazie.
    Cari amici leggere i vostri commenti e' un arricchimento interiore.
    Grazie.
    Buona domenica.
    Vale

    RispondiElimina
  12. Non è una "ranocchietta" la tua, carissima Annarita, direi che è ben di più: è un certo loro mondo "spirituale". Ma colgo l'occasione per porre una questione che rivolgo particolarmente a Pier che ha un certo dente avvelenato...
    In tema di rane mi sovviene la famosa favola di Fedro, RANAE REGEM PETUNT che servì come lezione agli Ateniesi indisposti alla moderazione dell'uso della libertà, nonostante le giuste leggi. Sicché prevalse l'azione del tiranno Pisistrato che occupò l'Acropoli. Di qui il pianto degli abitanti dell'Attica incapaci di sopportare l'insolito peso, piangendo per l'avversa fortuna.
    Inutile entrare nei dettagli della favola delle rane di Fedro, la giusta fotografia del quadro degli abitanti di Atene in schiavitù, e la sapiente conclusione come lezione.
    Si tratta di un racconto conosciuto da tutti che potrebbe suggerirci qualcosa oggi, poiché al potere sembrano esserci molte rane che fanno chiasso...
    Buona domenica,
    Gaetano

    RispondiElimina
  13. Annarita , mi hai stupito tu questa volta...........la tua costruita razionalità e geometria è supportata da una "magmatica" interiorità, già me ne ero resa conto dalle tue poesie ......sei fuoco rivestito di forme geometriche simili ai cristalli di ghiaccio. ( cristalli di ghiaccio non riferiti al gelo ma alla loro bellezza e purezza geometrica)Un abbraccio cumulativo ( ti rubo il termine per questa volta)
    PS mi sembra di ricordare che Gaetano dicesse di te che ti immaginava come un guardiano delle scienze, della precisione, ebbene credo che sia vero ......difendi la precisione perchè è un punto solido da cui " volteggiare" nell' ignoto. Scusa la mia presunzione di conoscerti......ma io sono così non ho basi scientifiche, le rifuggo perchè so che non sono in grado , perciò mi lascio trascinare dall' emozione del momento.

    RispondiElimina
  14. ...sei fuoco rivestito di forme geometriche simili ai cristalli di ghiaccio

    Cara teo, qualcuno che è stato importante per me mi disse qualcosa di molto simile tanto tempo fa...

    Passa a leggere l'ultimo post su websomethingelse, forse potrai scoprire qualche altro tassello.

    RispondiElimina
  15. Ammiro questa tenzone esoterica-filosofica e mi arricchisco.
    Grazie.
    Dente avvelenato? Contro il potere, sia politico sia mediatico, forse, che oltre a prevaricare le nostre esistenze ci sta portanto a una progressiva individualizzazione della nostra societa' (il fenomeno e' pero' presente anche all' estero) e sui sentimenti di paura che derivano per i singoli. Il sociologo Zygmunt Bauman ha coniato per descrivere questo fenomeno il termine ''Sono forse il custode di mio fratello?''.
    Il massimo filosofo morale del nostro secolo, Emmanuel Lévinas, commenta quella frase detta da Caino quando Dio gli chiese dove fosse Abele: ''quella rabbiosa domanda di Caino e' all' origine di ogni immoralità''.
    Mi auguro che gli italiani sappiano vincere l' apatia politica, sappiano ribellarsi e riescano a cacciare le molte rane che fanno chiasso... sappiano far soppravvivere la morale nonostante l' entrata a piedi uniti e da dietro da parte del cavaliere, che, invece, essendo un soggetto etico, per di piu' pubblico, dovrebbe essere responsabile di tutto in ognuno; la sua responsabilita', come direbbe Lévinas, e' infinito.

    Un' ultima considerazione: non immaginavo che un piccolo bozzetto casalingo provocato da una ''apparizione'' potesse portare a un dibattito di tal fatta.
    Pero' da voi ci si puo' aspettare di tutto...
    Grazie.
    Buona domenica.
    Vale

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.