La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava
Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

IN TERRITORIO NEMICO
Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

Dettagli di un sorriso
romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

Il calcio dell' Asino
Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

NON STO TANTO MALE
romanzo di Gianni Zanata

giovedì 23 luglio 2009

L' eternita' prosegue

Emma pensa a quegli anni felici. I suoi ricordi sono intrecciati con quelli di Hobbit.
Ancora oggi, davanti alla tomba di Hobbit, nel cimitero di Biscuter, non riesce a capacitarsi della sua morte, del suo gesto.
Trema.
Trema e non è per la temperatura di una giornata di primavera avanzata. Le nocche delle sue dita diventano bianche per la forza con cui stringe i suoi pugni per la rabbia di non essere stata in grado di comprendere quello che Hobbit da tempo aveva deciso. Serra la bocca, sempre più, contorcendola come una smorfia, nello sforzo di controllarsi per non urlare la rabbia, per non inveire contro Hobbit, che l’ aveva lasciata così con il suo gesto insano.
Suo malgrado si smarrisce.
Il suo corpo è preso da un senso di malessere.
Piange sommessamente la sua rabbia e il suo dolore. Torce la bocca, si morde le labbra. Nasconde il viso per non far vedere le lacrime. Lei creatura fantasiosa dalle predisposizioni più disparate che si vedeva mortificare dal peso di quella morte, di cui non aveva colpe.
Piange. Non sopporta questa fine della sua storia, del suo amore, della sua nuova vita.
Non sopporta di stare sola, senza Hobbit, l’ unico uomo che era riuscito a farla sentire importante, a farla essere donna.
Ora piange e si dice che Hobbit non c’ è più.
Sola.
‘’Eravamo felici’’ pensa ‘’anche se separati, in due città diverse, eravamo felici nel nostro mondo con fiori di forti colori e profumi intensi, con odori di mari, con sole e nebbia. Eravamo felici perché la nostra vita solitaria si era improvvisamente affollata di emozioni, passioni, desideri. Non capisco, in questa nostra storia, cosa sia logico, e non ho mai provato particolare interesse a definire cosa sia normale. Avrei dovuto prendere il volo e lasciar perdere le regole. ’’
Ricorda.
Il tempo ora è come fermato. Sa, è consapevole che non sarebbe più tornato.
Le vengono in mente le parole scritte nella lettera d’ addio, trovata con quella indirizzata al giudice che aveva deciso della separazione con la moglie, nell’ ultimo cassetto del comò, fine ‘ 800, nel soggiorno del suo mini appartamento della sua nuova città. Una morte come atto d’ amore per la regina del suo cielo, per il suo fiore.
Era come trasognata. Come sempre gli occhi erano intensi e attenti. La sua mente però era lontana, non faceva caso a quel che gli accadeva attorno.
Cosa è stato per lei amarlo?
Vedere scorrere l’ acqua fra le sue povere dita. Non averlo potuto trattenere tra i palmi delle sue mani.
Ora non ignora più l’ assoluta caducità delle cose. Impara che ogni cosa a fine.
Solo ora comprende lo sforzo da lui fatto per essere un uomo felice. Il suo desiderio per raggiungere la pace. Invece era arrivato solo al fallimento. A un fallimento catastrofico.

Emma ripensa ai problemi avuti da Hobbit dopo la separazione dalla moglie, che ha messo in luce la sua avidità. Infatti, quella donna ha manifestato il solo suo interesse per i soldi di Hobbit. Mai che abbia avuto un moto di emozione, ma solo ingordigia e voglia di continuare ad umiliare, sputando tutta la sua indifferenza per Hobbit per avere solo soldi.
Hobbit, ricorda Emma, pur riconoscendo il ruolo nefasto della moglie nella sua vita, anche in quella occasione si era comportato con signorilità. Lei, invece, con le sue grazie assassine, gli aveva vomitato addosso solo insulti, recitando bene la commedia della donna tradita e abbandonata, ricattando al contempo i figli per non fargli avere rapporti con il padre.
Ricorda tutte quelle volte che Hobbit parlando del rapporto con la moglie ha detto di essere stato umiliato, di avere letto spesso nel suo viso lo sguardo ostile, mascherato in grazie assassine. Spesso Hobbit diceva che gli era sembrato di avere vissuto con la moglie da uomo, mentre invece era un cane.
La moglie puliva tutto, ordinava, spolverava, ma era arrogante nei comportamenti, incapace di amare, non solo fisicamente.
Ripensa a tutte le volte che Hobbit parlando di lei l’ ha paragonata a un angelo dalle ali nera, dal respiro pesante, che sputa tutto il veleno dietro promesse di gentilezza, vuote.
Un angelo nero dentro scatole di noia, senza uno straccio di emozioni. Una creatura nefasta, deforme e contorta nella mente, in grado solo di vomitare insulti, nascosti in gentili parole e comportamenti.
Buio totale nei rapporti con Hobbit.

Ora che si era scavato da solo tutte le fosse in cui era caduto, giace la, sotto terra, nel freddo della materia. Sfatto come uomo, come corpo, dissolto nella polvere.
La rabbia di Emma ora è di non aver compreso la logica di Hobbit, di essere stata incapace di ricevere il suo messaggio di uomo fragile dentro quel corpo forte.
Pensa che, forse, arrivare a conoscere la sua contorta personalità avrebbe richiesto molta audacia. Il problema era se, in realtà, fosse stato coscientemente presente o meno nella vita.
Fino a quel giorno, maledetto giorno, in cui lui ha staccato, era stato possibile sognare un nuovo futuro, una nuova strada di vita.
Ora non più.
Forse tutto era già stato deciso e la fine è stampata nel principio.
Comprende che Hobbit si era accusato e aveva già giudicato se stesso, e si era già condannato alla massima pena, fissando la data della sua esecuzione, perché sapeva che gli sarebbe stata concessa la grazia.
Capisce quanto la strada sia pericolosa. Una strettoia senza appoggi, senza appigli, senza ripari, sopra un profondo burrone.
Prima poteva sognare.
Ora non più.
Merda!

Emma sta per urlare la sua rabbia quando si sente toccare.
Intorpidita si gira.
È intontita.
Allunga una mano. Sente un corpo caldo al suo fianco.
Apre gli occhi e nella penombra della camera della loro casa di Biscuter, sul letto, accanto a lei nuda Hobbit, nudo, che ancora addormentato, come suo solito, cerca il contatto fisico con il suo sedere.
Emma sorride felice. È stato un sogno, un terribile sogno, cancellato dalla realtà.
‘’Impossibile continuare a dormire’’ dice, dando una serie di baci rapidi, ma intensi, sul viso di Hobbit per svegliarlo.
Le labbra di Emma vagano sul corpo del suo compagno, che, adesso, benché sveglio finge di dormire per continuare a ricevere quei caldi e dolci baci di lei.
Lo afferra lo tira a se’ e gli da’ un bacio sessuale, un bacio che aveva una sola interpretazione confermata dal calore, dall’ umidita’, dalla percezione della lingua.
‘’Che meraviglia averti qui con me’’ dice Emma a voce alta ‘’mi sento come se tu fossi stato via per molto tempo. Forse è per il brutto, troppo brutto, spaventoso sogno che ho fatto. Ho sognato che ti eri ucciso e io, piena di rabbia ma impotente, stavo ferma, fissa, davanti alla tua tomba. Hobbit non farlo. Non ucciderti. Non lasciarmi. Qualche volta ho paura di quei tuoi momenti di malinconia ‘’.
‘’ Tesoro ‘’ dice Hobbit, aprendo gli occhi e smettendo di far finta di dormire ‘’ sciocchina, non temere, non ti lascerò mai e non ho intenzione di suicidarmi. Sono troppo felice da quando sto con te. Penso sempre che tutte le cose belle che mi stanno capitando sono merito tuo. Non penso di poter mai smettere di amarti e non penso proprio di uccidermi. La vita con te è troppo bella per sciuparla con un insulso suicidio ‘’.
Hobbit risponde ai baci di Emma.
La sua bocca cerca quella di lei. La trova.
Le loro labbra si incollano. Le lingue si cercano. Si trovano.
Non si lasciano.
‘’Sei meravigliosa ‘’ continua Hobbit accarezzando il corpo pieno di Emma ‘’ sei adorabile, desiderabile, sensuale, casta. Hai un sorriso incantevole, caldo, sapiente, puro e casto. Mi piace molto stare a guardarti mentre sorridi e vedere il tuo viso illuminarsi. Il tuo corpo e la tua anima mi sono molto cari e non posso farne a meno ‘’.
La passione a questo punto li travolge.
Uno dei loro modi di eccitarsi è quello di parlare, confidarsi i sentimenti. Ascoltare le loro voci. Amano le loro voci, delicate, profonde, carezzevoli, capaci di suscitare ancora travolgenti, elettrizzanti momenti di sesso.
Parlano.
Si accarezzano.
Continuano a ascoltare rapiti le loro voci.
Si toccano lentamente, molto lentamente, delicatamente, con molta dolcezza, per assaporare ogni centimetro dei loro corpi.
Le braccia di Emma circondano il corpo di Hobbit, gli accarezzano il petto, le gambe, lo stringono, poi il ventre, la schiena e ancora più giù.
Questo toccarsi, come in uno stato di sogno, di fantastico sogno, accentua le emozioni di Hobbit e il suo desiderio di prenderla.
Aspirano le proprie fragranze.
Il calore dei loro corpi li avvolge.
Si baciano.
I baci ora sono ardenti. Si mordicchiano le labbra. Lui si china su di lei e la sua bocca torna su quella di Emma. Preme le sue labbra su quelle di lei piene e forti.
Hobbit chiude gli occhi e preme il suo viso sul petto di Emma, sul florido seno. La sua bocca scende sul ventre di lei. Con le mani accarezza il volto e i capelli di Emma.
Emma passa le sue dita innamorate sui capelli ricci di Hobbit e bacia la sua barba, il suo collo. Il toccarsi in quel modo accentua la loro voglia di amarsi, di prendersi.
Succhia il suo pene, lentamente, a fondo e a lungo. Gli cinge i fianchi e appoggia la faccia sul pene palpitante. Lo culla come un bambino. Prima che le scosse dell’ orgasmo possano giungere al centro del suo corpo lo introduce dentro se’.
Si prendono con dolcezza, con tenerezza, fino a sfinirsi.
Sono uno accanto all’ altra, ebbri di piacere. Gioiosamente felici di essersi ingozzati dei loro corpi. Adesso il braccio destro di Hobbit è sopra di lei con la mano che va ad appoggiarsi sul suo monte di venere.
Emma, come sempre dopo aver fatto l’ amore, ha la mano sinistra sotto la natica nuda di Hobbit. Sono immobili ed in silenzio. Non vogliono disturbare il momento magico che li prende.
Sono storditi dalla passione.
Si guardano negli occhi, limpidi, traboccanti d’ amore e felicità.
No, il mondo non era sprofondato.
La vita insieme continua.

Emma si scuote finalmente dal ricordo che dolcemente l’ ha presa, allontanandola dalla realtà.
Hobbit è morto. Il suo corpo era stato ripescato un paio d’ ore dopo la sua morte, all’ interno della sua mini club man, adagiata sul fondo del mare antistante la banchina n. 8 del porto di Biscuter.
Lei stessa ha avvertito la polizia del suo suicidio, vissuto in diretta, al cellulare, mentre lo metteva in atto.
Hobbit, infatti, nella sua definitiva decisione, sua estrema scelta, sua terminale follia, l’ aveva chiamata, e aveva descritto la sua ultima azione, tragedia di una follia. La sua pazza corsa sul molo e il tuffo nell’ acqua.
Emma, incredula per quanto sentiva, per quello che accadeva, ha ascoltato anche le ultime parole di Hobbit ‘’ lo faccio perché è anche questa una prova d’ amore per te, quando avrò finito, morirò e allora sarò libero, affrancato ‘’, strozzate poi in gola dall’ acqua che inesorabilmente riempiva la sua vetturetta inglese, togliendoli la vita.
Emma è rimasta attonita a ascoltare il silenzio. L’ aria le si era offuscata come per la presenza della nebbia. Solo allora si era accorta che il silenzio era diventato enorme, che non esisteva più il mondo intorno a lei.
Lascia cadere il telefonino.
Resta immobile con un muto urlo di dolore in gola.
Non sente più la voce di Hobbit.
Rimane in ascolto per qualche minuto.
Non sente niente adesso. Tutto attorno a lei è immerso nel silenzio.
Ascolta ancora: solo silenzio.
Sente di essere sola. Irrimediabilmente.
È il momento in cui comprende tutto, sa tutto, e capisce che ogni cosa era stata decisa irrevocabilmente.
Poco a poco ritorna in se.
Incredula chiama la polizia di Biscuter con l’ inutile speranza che questa storia non sia vera. Ma, sa, con certezza, che purtroppo è stata travolta dalla morte, arrivata senza preavviso.
Non ha compreso quel gesto e non capisce quella morte che le sembra una fuga dalle responsabilità della vita.
Ricorda di essere stata lei, il giorno dopo, a riconoscere il corpo inanimato di Hobbit.
Ora li, davanti alla sua tomba, ricorda.
Gli occhi di Emma restano immobilizzati nel silenzio sceso nel camposanto.
Li davanti ai suoi piedi, chiuso dentro, imprigionato serrato per sempre c’ è Hobbit con tutti i ricordi.
‘’A cosa mi serve ricordare? ‘’ pensa ‘’ non comprendo più niente . . . ‘’.
Ha soltanto voglia di gridare.
Vuole fermare la realtà.
Questa, invece, la schiaccia con durezza.
‘’Perché? Perché? Perché?, di nuovo sola? ‘’
L’unica risposta a queste domande è la certezza di essere stata buttata come uno straccio vecchio in una pattumiera. Un desolante stato di abbandono.
Mille lacrime sono negli occhi di Emma. Piccoli fiori che si sciolgono nella maschera triste del viso, scoprendo le ferite su un’ anima bruciata e tradita dal male oscuro di Hobbit.
Eppure lui aveva detto spesso ‘’non ne ho per molto ‘’, ma Emma aveva sempre ritenuta oziosa questa affermazione.
Ora sa quanto fosse vera.
Un senso di indicibile dolore e delusione. La gola le si serra per un groppo.
Lacrime imminenti premono e vogliono uscire in fretta.
Perché la vita da sempre questi spintoni: non potrebbe tutto fermarsi per un poco?
Da inconsapevole che era diventa consapevole, fin troppo.

- Epilogo –

L’ eternità prosegue

I Campi Elisi non hanno bisogno di essere descritti. Tutti sanno come sono fatti: in un unico paesaggio ogni nostra visione di perfetta beatitudine: quando il sole indugiò più a lungo nel cielo del meriggio, quando il pensiero ( il nemico della vita ) fu abolito. In quell’ immutabile bellezza, che è il ricordo – e che fu bellezza soltanto perché mutò sempre – gli spiriti che amiamo hanno figura e propositi secondo che preferiscono. Qui si può essere vecchi o giovani ( o anche di mezza età ) come si vuole.

( da The Trojan Horse di Christopher Morley )


10 commenti:

  1. Che emblematiche relazioni di disposizioni sul web e - dunque - anche nella vita di come l'eternità si mostra in tutta la sua immensità. Ma se non fosse per la miriade di infinitesime stille di gioie e dolori non sarebbe così.
    Questa tematica si è mostrata nel Forum di Teoderica con un sole, più una "macchia" che un disco splendente di vita. Ed ora anche tu, Pier, sei preso al laccio dalla "femmina" eterna, ma chi fra scrittori e poeti non è sfuggito alle sue prese?
    Eternità su cui essi hanno riempito libri su libri, ma nella semplicità e povertà di spirito di tanta gente basta, per esempio, un bacio di un felice improvviso istante che resta eterno. Un sentimento ed un'icona a suggello per farlo rivivere nella tua mente risvegliando le medesime emozioni che si sono provate durante il breve vissuto.
    Ma le mie relazioni suddette, le tue e quelle degli amici nostri, Pier, non finiscono di stupirmi. In un altro blog, Laboratorio di Scrittura, quello della cara amica Maria, mi sono piaciute le sue ultime riflessioni con "la sera di un qualsiasi paese".
    Ella dice "C’è un momento della sera... e mi è caro passeggiare a quell’ora, lungo quella strada che percorrevo ogni giorno, ragazzina, inseguendo i miei sogni...".
    E cos'è "la sera di un qualsiasi paese"? Io proseguo, ma non importa il seguito. Conta il fatto che il ricordo, a volte come sole tondo e nitido in noi ed altre volte macchie, sono appigli, ancore dei nostri gracili navigli mentali verso l'ignoto. Oppure mi piace paragonarli ai paracadute degli aviatori. Come quelli che vediamo veleggiare per l'aria sfruttando le correnti aeree ascensionali.
    Resta pur sempre un'afflizione che turba senza mai smettere. Ci affligge la polarità amore e morte, tempo e eternità, come quella del "Sentimento nel tempo, la Morte mediata" di Ungaretti (Canto Terzo-1932):

    Incide le rughe segrete
    Della nostra infelice maschera
    La beffa infinita dei padri.

    Tu, nella luce fonda,
    O confuso silenzio,
    Insisti come le cicale irose.

    Buon mattino,
    Gaetano

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  2. Gaetano grazie.
    I tuoi commenti sempre pregni di significati, di rimandi, di citazioni colte sono attese con trepidazione perche' risvegliano emozioni, talora sopite, ma che ricordano, come tu giustamente osservi, il vissuto e non solo il mio vissuto.
    Felice e radioso giorno.
    Vale

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  3. ....quando il pensiero ( il nemico della vita ) fu abolito.
    Per sfuggire al male oscuro occorre non pensare......mai.
    Ciao e buona domenica.

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  4. Teo, grazie, pensiero profondo.
    Ti assicuro nessun male oscuro nel SK che e' un inguaribile ottimista e che sta vivendo una grande stagione, in tutti i sensi. E' cercato, desiderato e amato e non solo fisicamente.
    Buona fine settimana.
    Vale

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  5. ...non pensare...equivale a non essere...

    Racconto che cattura nelle sue maglie.

    Buona domenica.
    annarita

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  6. pensare=non essere.
    Non penso e non sono.
    Penso possa essere la fine del SK, ma non penso.
    Il SK pensera' e sara'.
    Penso e sono ambiguo.
    Penso sia effetto del sole.
    Buona fine settimana.
    Vale

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  7. Il pensiero può essere un dono ma anche una maledizione.

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