La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

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Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

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Dettagli di un sorriso

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Il calcio dell' Asino

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NON STO TANTO MALE

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romanzo di Gianni Zanata

sabato 29 maggio 2010

Sex and the city. Che riposi in pace, una volta per tutte!

Sex and the city

Sex and the city. Che riposi in pace, una volta per tutte!

Di RobertaDeMarco (del 29/05/2010 , in spettacolo)


“Benvenuti nell'era dell'anti-innocenza, nessuno fa colazione da Tiffany e nessuno ha storie da ricordare. Facciamo colazione alle sette e abbiamo storie che cerchiamo di dimenticare il più in fretta possibile.”

Così, ben dodici anni fa, si presentava al mondo Carrie Bradshaw una giornalista non tanto rampante, dati i pochi attimi dedicati al lavoro, vestita in maniera pittoresca. Viveva in un appartamentino bohémien al Greenwich Village, il quartiere artistico di Manhattan, non certo il più lussuoso. Infatti, nella sua piccola casa semplice, fra abiti e scarpe scorrazzavano topi e scarafaggi e sui muri c’erano delle crepe enormi. Non aveva risparmi, tanto da essere ridotta sul lastrico e necessitare di un prestito dall’amica Charlotte, che deve a malincuore cederle il prezioso tiffany del suo ormai fallito matrimonio, per amor di amicizia. Le ragazze non ci pensavano nemmeno al botulino e guardavo all’ipocrisia di certe donne come a una maschera dietro cui celare insicurezze e fallimenti. Erano forti, erano una rete di sicurezza l’una per l’altra. Questo era Sex and the City , un inno alla femminilità autentica ,una vetrina per la moda intesa come arte, quella dei mercatini vintage dove Carrie e Miranda si recavano spesso per pescare kimono di Mariella Burani a pochi dollari. Il vintage ovvero la moda per intenditori, altro che Louis Vuitton a ogni piè sospinto. Così forse doveva rimanere nella mente dei fans, un telefilm che parlava di amicizia vera, vita vera e anche moda vera.
Invece eccoci catapultati nell’era della finta innocenza. Le ragazze sono madri e mogli. Sono diventate "fidanzate di professione”; un’ espressione che gli amanti del film non possono ricordare perché risale al quinto episodio della prima serie. Praticamente un'altra dimensione. Il film è vergognosamente infarcito di sponsor, se ne contano infatti ben centossessanta. Non meravigliatevi quindi se sarete assaliti all'uscita dalle sale da shopping compulsivo. Le ragazze non sono più ragazze, ma sono invecchiate e anche male. Sono donne un po’ in là con gli anni che turbano il pranzo altrui con discorsi alto borghesi snob e abbastanza puerili. Se arriva una battuta ironica di tanto in tanto lo si deve a Charlotte, il che è grave se consideriamo che era la bigotta del gruppo.
New York City ha ricevuto il benservito da nientepopodimenoché Abu Dahbi, ovvero il Marocco sapientemente edulcorato e photoshoppato. Probabilmente persino Christian De Sica avrebbe potuto fare di meglio.
Il brio e la verve hanno lasciato il posto al pacchiano. Gli abiti sono esageratamente estrosi, forse troppo per delle professioniste tutto sommato comuni. Ma gli sponsor mandano avanti la baracca e non si può fare diversamente. Quindi ecco uno scrosciare di Pucci, Mercedes Benz e chi più ne ha più ne metta. Roba da far invidia anche ad Abramovic. Il messaggio è questo "se non ci arrivi con la personalità cerca di riempire i vuoti con l'apparenza". Perfettamente in pendant con l'epoca in cui viviamo.

I volti sono diventati plastici e le gambe di Sarah Jessica Parker tradiscono l’età non più invidiabile della protagonista. Per non parlare degli appartamenti, adibiti a stucchevoli saloni del design con tanto di effetto “glassa” sulla pellicola, corredati anche di mariti comò. Persino Mr Big si è tramutato in un imprenditore in odor di pensione, senza più nulla da dare a Carrie, avendo ormai annientato completamente la sua antica personalità. Ecco forse fra tutti è lui il personaggio che ha risentito più il cambiamento, ridotto prima alla monogamia, poi alla convivenza e infine al matrimonio. Sfinito si abbandona al divano e viene pure cornificato. C’è da sperare che Carrie non lo costringa all’infermità per mandare avanti il suo estroso stile di vita.


da Mary Jane diretto da Pier Luigi Zanata

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