La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

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Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

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Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

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romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

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Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

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romanzo di Gianni Zanata

sabato 27 dicembre 2008

Sorella Honey e l' iniziazione di un SK

‘’Sorella Honey e’ fuggita. Ha lasciato il College’’.
Il lunedi’, alla ripresa delle lezioni, non si parlava d’ altro tra gli studenti del College ‘’La Pianora’’ nella campagna della lucchesia, vicino le Apuane.
Honey, dolcezza, era il nome che gli studenti avevano dato a Sorella Violetta, l’ addetta all’ infermeria, ammirata per la sua bellezza e la giovane eta’. Era corteggiata da tutti. Si diceva che avesse una relazione con Fratello Paolo, un giovane veneziano, docente di letteratura italiana. Spesso si vedevano in giro per il parco che circondava la villa ‘’La Pianora’’, una volta residenza estiva dei principi Borbone di Lucca, intenti in lunghe discussioni.
La scomparsa, o la fuga, di Sorella Honey era sulla bocca di tutti, anche degli abitanti del vicino paese. Era pero’ impossibile parlarne con i Fratelli docenti, soprattutto con il rettore Fratello Rizzardo e con Fratello Paolo.
Il College ‘’La Pianora’’ si trovava, e si trova tuttora, in Versilia. Vicino vi sono i resti di una villa rustica romana sovrapposti ad un preesistente sito etrusco. Questa tipologia di villa si ritrova in tutto il comune di Camaiore e nel vicino comune di Massarosa, specialmente lungo le sponde del lago di Massaciuccoli. E’ situato nella Villa Borbone il cui corpo centrale risale al XVIII secolo. Nella villa è nata Zita di Borbone-Parma, ultima imperatrice d’Austria, sposa dell'Arciduca Carlo di Asburgo-Lorena.
Il complesso della Villa è costituito da tre edifici di epoche diverse: la parte nord è stata costruita nel 1964, il corpo centrale alla fine del XVIII secolo, mentre la parte sud risale alla fine del XIX secolo.
Il corpo centrale, la parte più antica della villa, è un edificio di modeste dimensioni, frutto della ristrutturazione di un mulino. Fu adibito a villa dalla duchessa di Lucca Maria Teresa di Savoia, moglie di Carlo Lodovico di Borbone.
Alla costruzione era annessa una cappella che subì diverse modifiche nel corso dell'Ottocento. Oggi si presenta con una curiosa facciata neo rinascimentale, realizzata mediante una struttura in legno dipinto con un portale con architrave, timpano e una lunetta intagliata che simula le ceramiche dei della Robbia. La struttura fu realizzata nel 1893, in occasione del matrimonio della figlia maggiore del duca di Parma Roberto I, Maria Luisa con il principe Ferdinando I di Bulgaria. All'interno si trova un altare ligneo che proviene dalla cappella della villa della Rinchiostra dei Cybo Malaspina.
La costruzione ottocentesca, posta a Sud, è un imponente palazzo di tre piani, dove e’ il College, che riprende alcuni temi architettonici rinascimentali. Sono ben conservate le ricche decorazioni degli interni: soffitti a cassettoni, stucchi e marmi policromi.
Il parco, opera dell'architetto paesaggista Deschamps, fu realizzato contemporaneamente all'edificio ottocentesco. Questo è composto sia da specie autoctone che esotiche come era d'uso nella moda dell'epoca.
Si racconta che nella Villa sia stata assassinata una delle dame di Corte di Maria Teresa di Savoia, della quale nelle notti di luna piena si sentono i suoi lamenti.
‘’Sorella Honey ha lasciato la comunita’ perche’ innamorata di uno dei professori laici o di uno dei tutor del College’’. Questa era la voce dominante tra gli studenti, i quali facevano le ipotesi piu’ disparate. L’ ‘’imputato’’ piu’ gettonato era Rodolfo, uno dei tutor, giovane e brillante laureato in filosofia, alla Normale di Pisa, che si era licenziato due mesi prima della scomparsa di Violetta.
Sorella Honey, ventitre’ anni, era una bellezza alta e flessuosa dalla capigliatura color ebano. I suoi neri capelli erano divisi nel mezzo e ricadevano in morbidi onde non del tutto spontanee. Aveva una carnagione color avorio, due belle sopracciglia e due grandi occhi blu, sempre dolci e teneri, che non facevano che rafforzare il nomignolo.
Fuggita per amore?
L’ unico a conoscere la verita’ ero io.
‘’Non andare a casa questo fine settimana, come tutti. Resta nel College. Ti iniziero’ a un nuovo gioco d’ amore, di vita e di morte’’. Mi aveva detto una mattina. Mi aveva seguito stando attenta che nessuno l’ avesse vista mentre mi avvicinava.
Invito inequivocabile. Allettante. Il sesso: qualcosa a cui pensavo costantemente, ma che praticavo poco. Non con gli altri almeno.
Venerdi’ pomeriggio, mentre tutti partivano per trascorrere con le proprie famiglie il weekend, rimasi, solo studente, nel College. Al rettore dissi che volevo rivedere alcuni punti del programma di studio, cosa che non avrei potuto fare a casa. Altro argomento fu che non volevo stancarmi troppo con un lungo e faticoso viaggio per raggiungere i miei nella lontana Sandalyon. Fratello Rizzardo si congratulo’ con me per la scelta fatta. Prediligeva gli studenti responsabili, soprattutto quelli, come me, che eccellevano in filosofia, la sua materia d’ insegnamento.
Sabato mattina, un paio d’ ore prima della colazione, mentre ero ancora a letto, sentii aprire con attenzione, per non fare rumore, la porta della mia camera. Era Sorella Honey. Si avvicino’ al letto, si chino’ e mi bacio’ in fronte, dolcemente.
‘’Come va?’’ mi chiese e poi senza aspettare la risposta ‘’Hai fatto bene a restare’’. Si sedette sul letto. Mise a posto le coperte e con la mano destra tocco’ il mio basso ventre. Una manovra delicata, quasi impercettibile, distratta.
Il mio pene si agito’. Si eccito’. Cambiai posizione. Mi sdraiai sul fianco sinistro per paura che lei potesse intuire, o vedere, il suo inturgidire.
Sorrise. Maliziosamente.
‘’Sei molto carino. Verro’ a trovarti piu’ tardi’’. Considerato che sei l’ unico studente, ti portero’ la colazione in camera’’.
Verso le otto ritorno’ con il vassoio con i bricchi del latte e del caffe’, biscotti, marmellata e un uovo sodo.
‘’Quanto disordine sul letto’’, disse.
Si avvicino’, per rassettare e la sua mano, questa volta decisa, si appoggio’ sul mio ventre e comincio’ a fare un movimento di su’ e giu’. Il mio pene si gonfio’, quasi a esplodere. Ma la mia governante, mia prima istruttrice del sesso, mi aveva insegnato a resistere. Sorella Honey, mise la mano sotto le coperte e lo afferro’. Il suo palmo giocava sul prepuzio. Poi si inginocchio’ e dopo averlo scoperto vi appoggio’ dolcemente le labbra. Lo bacio’ delicatamente, ma senza metterlo in bocca.
‘’E’ la prima volta?’’, chiese.
‘’No. La governante, la tata, e’ stata la mia maestra’’.
‘’Fammi vedere se sei stato un buon allievo’’.
Accarezzo’ il mio corpo, baciandolo.
Le sue labbra sulle mie. La sua lingua si fece strada e cerco’ la mia. L’ attorciglio’. Continuo’ ad accarezzare il mio pene. Si stacco’ da me. La sua bocca lo accolse con una frenetica fellatio fino a farmi esplodere come un vulcano che riprende dopo secoli la sua potenza eruttiva con lapilli e lava.
‘’Adesso fai colazione. Non posso trattenermi molto. Dopo il pranzo raggiungimi al lato nord, dietro la villa, dove sono i ciliegi. Ti faro’ conoscere i segreti del parco. Ci sono angoli, sotterranei solo a me conosciuti. La’ completero’ la tua educazione sessuale insegnandoti cio’ che fara’ felici le donne e io raggiungero’ l’ estasi alla quale aspiro. Ricorda: non e’ un caso che abbia scelto te. Vi ho studiato uno per uno, ma solo tu hai le caratteristiche giuste. Devi essere contento di essere l’ eletto’’.
Prima che possa dire qualcosa ha gia’ lasciato la stanza.
Dopo pranzo mi diressi alla parte nord, dietro la villa, la’ dove ci sono i ciliegi. Erano in fiore. Tra qualche mese sarebbero stati presi d’ assalto da noi studenti. I piu’ agili sarebbero saliti su di loro per raccogliere i dolci frutti, che nessuno avrebbe raccolti, i quali poi sarebbero stati gustati da tutti. Mentre camminavo nel parco un daino addomesticato si avvicino’. Si fermo’ davanti a me. Allungo’ la testa verso di me e, come un cagnolino, mi lecco’ la mano. Gli accarezzai l’ ispido pelo del dorso e mi diressi, subito dopo, verso Sorella Honey, che gia’ mi aspettava sotto uno dei ciliegi. La raggiungo. Mi prese per mano.
‘’Spero che ti piaccia questo posto’’, disse, ‘’Qui c’e’ la vera pace. Il riposo sicuro. Eterno’’.
Il paesaggio era grigio. Eravamo a marzo. Il cielo era coperto. Tutt’ intorno le colline, i boschi, nuvole e un leggero vento. Oltre le colline le Apuane. Non c’ erano altre persone. Ci inoltriamo in una stretta stradina, tra gli alberi del parco della zona nord, frequentata solo quando le ciliegie erano mature. Stradina che poi non proseguiva piu’, dal momento che oltre non c’ era niente: il mondo finiva li’.
Almeno cosi’ mi sembrava.
Sorella Honey si faceva strada tra gli alberi, tra i cespugli di rovi. Con sicurezza spostava i rami, senza pungersi. Creava un varco, proseguiva e mi invitava a seguirla. Totale silenzio. Camminava sicura spostando rami e poi rimettendoli a posto per nascondere il passaggio. Avanzava senza indugi. Seguiva un percorso solo a lei conosciuto. I nostri passi producevano un’ eco che sembrava un dolce respiro, per poi sparire fra gli alberi del bosco. Muta la natura conduceva la sua semplice vita. Violetta mi sorrideva con l’ aria deliziata di un neonato e accarezzava avanti e indietro, teneramente, la mia mano, guidandomi verso i segreti della ‘’Pianora’’.
Improvvisamente davanti a noi l’ ingresso di una grotta. Apparentemente. E’, invece, l’ ingresso di una galleria. Entrammo. Nemmeno un’ eco remota dei nostri passi si sentiva piu’.
‘’Questo e’ un passaggio segreto che porta fino alla villa, con la quale pero’ non c’ e’ alcuna comunicazione. La galleria finisce con un muro che la separa dalla cucina del College. Se appoggio l’ orecchio al muro sento le chiacchiere della Sorelle cuoche, intente a preparare i pasti’’, spiega.
Avanzavamo. Sorella Honey faceva luce con una torcia a batterie.
‘’Questo posto’’, disse ‘’Era sicuramente un rifugio segreto dei nobili che hanno abitato la villa nei secoli scorsi. Ci sono, infatti, sale che forse una volta servivano per nascondersi. Inoltre, la galleria porta verso una strada che scavalca le colline. Sicuramente una via di fuga. Nessuno oggi conosce questo posto. Non ci ho mai portato alcuno. Tu sei il primo. Tu sei l’ eletto’’.
Racconto’ di uno stupro subito a diciassette anni. Da allora, disse, si era votata a insegnare ai giovanissimi uomini le arti dell’ amore.
‘’Con te sara’ diverso. Sarai iniziato all’ amore eterno e io con te raggiungero’ l’ eternita’ dell’ estasi. Morire e far morire d’ amore e’ la cosa piu’ bella. L’ ho sempre desiderato. Non avevo pero’ mai trovato l’ uomo giusto. Poi sei arrivato tu a frequentare il liceo. Sei giovane e bello, hai tutte le caratteristiche per far morire le donne. Stamane ho visto come sai dominare il tuo corpo’’.
Ricordai la mia iniziazione al sesso avvenuta verso i tredici anni. La mia giovane tata mi aveva insegnato a controllare gli stimoli a non avere fretta. Accarezzava il mio pene con dita di seta, con la lingua, con le labbra, rallentando e fermandosi quando si accorgeva che stavo per arrivare all’ orgasmo. Mi insegnava ad assaporare il piacere lentamente per farlo durare a lungo. Dopo alcuni mesi mi aveva concesso la penetrazione. Sensazioni incredibili, indicibili, apprezzate per la giovanissima eta’ non in maniera consapevole.
Arrivammo in una grande sala.
Sorella Honey appoggio’ la torcia su una rientranza del muro. Si avvicino’. Mi abbraccio’. Accarezzava il mio corpo. Anche io l’ accarezzo. Conosco il corpo delle donne. Molte volte ho sfogliato i libri di ginecologia di mia madre. Le immagini sono nitide nella mia mente. Ricordo ogni particolare. Vedere, toccare, accarezzare, baciare l’ eburneo corpo di Violetta erano estatiche sensazioni. Facemmo l’ amore, raggiungendo l’ orgasmo, poi un altro, una serie. Pura estasi.
I nostri corpi, allacciati, erano come cavalli senza briglia in corsa selvaggia.
Gettiti di lapilli fosforescenti.
Un’ esplosione.
Una suprema alchimia.
Eravamo sdraiati, sui nostri abiti, uno accanto all’ altro.
‘’Ora l’ iniziazione promessa’’, disse.
‘’Tu cerca di seguirmi, se ti riesce’’, e spiego’ che sono le parole che Diotima donna esperta in cose d’ amore fa a Socrate ‘’Dunque, chi vuol tendere rettamente a tal fine deve cominciare fin da giovane ad andare verso i bei corpi. Deve diventare un innamorato di ogni bel corpo e colmare quella sua eccessiva passione per uno solo di essi. In seguito comprendere che la bellezza di ogni corpo e’ sorella di quella di ogni altro corpo, e che quindi, se bisogna perseguire cio’ che e’ bello nell’ aspetto esterno, sarebbe grande stoltezza il non ritenere unica e identica la bellezza in tutti i corpi’’.
‘’Tu’’, prosegui’ ‘’Sei l’ eletto, per questo ho deciso di educarti nella scienza dell’ amore, attraverso la contemplazione progressiva e giusta del bello. L’ amore e’ di per se’ quella forza che anima non solo certe azioni particolari dell’ uomo, ma tutte quante le azioni con le quali ricerca il Bene e cio’ che consegue dal possesso del Bene, ossia la Felicita’. Lo stesso morire per la Felicita’ degli altri e una ricerca di immortalita’. Questo di morire e far morire per gli altri in vista dell’ eterna fama e’ Amore. E’ un amore al tempo stesso donativo e ricevente. E’ questo poter morire e donare morte che porta la donna e l’ uomo ad essere nell’ Olimpo dell’ estasi, ad essere nella Felicita’ eterna’’.
Si avvicino’ a me. La sua bocca cerco’ la mia. Un lungo e appassionato bacio. Mentre le nostre lingue frullavano all’ unisono, Sorella Honey prese un coltello dalla tasca della sua veste. Lo mise nella mia mano destra e con la sua la guido’ verso il suo corpo aiutandomi ad affondare l’ iridescente lama nel suo ventre.
L’ uscita del sangue fu bloccata dal coltello, nel suo corpo come in un caldo fodero.
‘’Morire e far morire d’ amore e’ la cosa piu’ bella’’, disse ‘’L’ ho sempre desiderato, ma non avevo mai trovato l’ uomo giusto. Poi sei arrivato tu, giovane e bello, con tutte le caratteristiche per far morire le donne’’.
Silenzioso scambio di sguardi. Un’ acuta fitta di tenerezza.
Parole strozzate nelle sua bocca: ‘’Adesso sei un essere dal potere supremo, darai sempre vita e morte. Eterne. Ogni volta sara’ una emozione fantastica, come la prima volta, come oggi’’.
Mi alzai. Mi vestii. Andai via.
Il corpo di Sorella Honey, li’ supino con il coltello piantato nel ventre.

14 commenti:

  1. Capperi, questo SK è un essere dolce/affascinante/intrigante ciao Paola

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. Eh si' Teo. Dopo il buonismo di questi giorni era pure necessario tornare alla normalita'...

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  4. Con questo racconto ci hai fatto conoscere l'iniziazione di SK.

    Notevole Pier. Questo mi è piaciuto più degli altri. Comincio ad intuire la raccolta...:).

    Sono sicura che la sorpresa sarà interessante;)

    baciotti
    sorellina

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  5. Grazie sorellina. Chi ha avuto la pazienza di seguirmi ha gia' letto alcune parti del romanzo, o meglio di quello che considero un racconto lungo... anche come gestazione.
    Buona domenica.
    Vale

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  6. Sinceramente, mi scappa da ridere per l' iniziale spavento che ho avuto per SK , ora lo trovo molto intrigante, anzi ti chiedo...lo stai pubblicando a poco poco sul web o hai intenzione di pubblicare un romanzo/giallo, perchè in tal caso sarà il mio romanzo della spiaggia ( io leggo libri diversi secondo i luoghi dove sono).Ciao

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  7. Teo non ridere troppo...
    qualche volta le apparenze sono realta'...
    Il mio lungo racconto, al momento, si puo' leggere, a pezzi, come racconti singoli, nel web, ma sono in trattative con un editore per pubblicarlo. Infatti sto inserendo le mie gesta di SK in un mio lungo racconto.
    Il 4 ottobre 2008 con il titolo ''Utilize Rap! Again! - I' m a SK'', ho postato l' incipit del ''romanzo''.
    Spero di pubblicarlo prima dell' estate perche' ti faccia agghiacciare in spiaggia sotto il solleone.
    Giallo? Non direi. Noir? Forse! Sicuramente le confessioni di un SK che ama tanto le donne da dar loro la felicita e la vita...eterne.
    Vale

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  8. Direi psicologico-noir per coniare forse un termine nuovo.
    E non dimenticare che la sorellina ti ha sollecitato a curare una pubblicazione, tempo fa;)

    baci8
    sorellina

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  9. Psicologico-noir, stupenda definizione.
    Sorellina sempre preziosa: nei suggerimewnti e nei consigli.
    Vale

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  10. Bella descrizione di amore e passione.

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  11. Caro Pier Luigi,
    mi è venuto di “indagare” sul tuo racconto su “Sorella Honey”.
    A parte alcune “avvisaglie” erotiche, questo lato non riesce a essere incisivo come fatto reale. Si ha la chiara impressione, infatti, che non si tratti di “concezioni” temporali, ma di cose di un piano – mettiamo – astrale.
    Questo significa che sei stato portato a fare così, non c'era altro modo e la tua inclinazione esoterica ne è l’origine.
    Sul piano astrale le cose sono diverse da quello della realtà della vita sensibile, che in modo cosciente tutti sperimentiamo di consueto nella fase notturna mentre si dorme, su una scala più o meno labile e in genere inconsciamente (salvo episodi frammentati che quasi sempre nello svegliarsi si dissolvono).
    Qui, le esperienze consuete riguardano il basso astrale (in relazione all'argomento del racconto che verte sul sesso e perciò sulle parti basse del corpo) dove è condizionante l’assenza della luce comune che invece è del genere oscuro ma visibile come si fa in pratica con gli strumenti di visione che sfruttano la radiazione infrarossa. Ma è ancora meglio il genere di percezione come quella dei pipistrelli che si basa sulla tecnica radar. In questo caso si ha l’idea più o meno vaga di fatti non visibili e così il pensiero, in questo modo, non è preso a decodificare le immagini. Di qui l’esperienza della veglia perenne: il corpo dorme ma la mente no ed il pensiero è tale da non dissolversi più: resta tutto in memoria in seguito, ma con tempi sempre limitati.
    Il calore delle emozioni consuete, qui è come se fosse assente, tale da non far lasciare traccia del dolore e del piacere: in entrambi i casi si muore e si rinasce.
    E così si spiega il finale della storia di “Sorella Honey” per bocca del giovane SK “iniziato al sesso eterno”: « Mi alzai. Mi vestii. Andai via. Il corpo di Sorella Honey, li’ supino con il coltello piantato nel ventre.». Come di una cosa normale e senza particolare incisività emotiva.
    Di qui il legame alla frase iniziale: «“Sorella Honey e’ fuggita. Ha lasciato il College’’.». Un circolo che si chiude ed il disco può continuare a ripetere, ripetere in modo indefinito le stesse cose, perché si tratta di un racconto che verrà letto da molte persone.
    Col racconto di SH si configurano i tre mondi, della causalità (la parte iniziale fino alla descrizione dell’edificio del College con la storia del suo passato; dell’intelletto (la suddetta descrizione e storia del College); infine tutto il resto. È un modo come un altro (cosa che ho preso a prestito dal tuo commento sul mio Cenacolo) per dare l’idea.
    Approfondendo l’indagine, ricorrendo all’analisi del numero di parole e caratteri, viene fuori che nella media le parole è di sei caratteri. Può dare l’idea che, essendo assente (ma non del tutto) il cinque che si lega al sesso, sia effettivamente il “ventre” di “Sorella Honey” a dover fare la parte erotica. Infatti la “penetrazione” (l’unica di cui si parla, non facendo testo l’altra con la tata) con il “coltello” ne costituisce l’emblema iniziatico cui si dispone a sperimentare senza drammi “Sorella Honey”.
    Altra prova che è tutta una storia prefabbricata per effetto scenico ci viene da un piccolo e banale errore quando si apre il sipario dell’ultimo atto scenico, quella della «grande sala» dove avverrà il sacrificio cruento. Le prime parole sono queste: «Arrivimmo in una grande sala». E non «Arrivammo...». Una lettera “i” al posto della giusta “a”.
    Nel piano delle realtà temporali su questo disguido si può anche soprassedere, ma nell’astrale no, assolutamente. Il funzionamento – mettiamo – dei programmi-fatti dell’astrale hanno un comportamento simile a quello dell’elettronica dei computer. Ecco spiegato che quella “i” non dà il consenso all’identificazione di un fatto temporale, ma resta prigioniero nell’astrale vagando. Cosa che tanto si associa alle concezioni d’oggi di viaggi di andata e ritorno all’interno dei meandri elettronici dei computer. Di qui la possibilità che l’uomo di quest’epoca, senza essere tanto conscio, vive l’astrale perché sta “morendo l’altro , quello antico. Come di una nuovo mondo prossimo a confermarsi.
    Nell’Apocalisse viene presagito questo mondo che per gli eletti viene chiamato “Gerusalemme Celeste”:
    «Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più...». (Ap 21,1).
    Cosa indica il mare? Il vecchio astrale – mettiamo – quello degli alchimisti per le loro operazioni per “l’opera al nero” prima d’altro. Dove si trova il “mercurio” da perfezionare che viene chiamato Alkaest o Leone Verde e in tanti altri modi.
    Quindi niente più concezioni magiche, iniziati di tal fatta, chiaroveggenti e via dicendo. Ecco la spiegazione del perché la Chiesa ha sempre cercato di porre al bando simili cose. Non poteva essere ma occorreva porre un freno in vista della Gerusalemme Celeste.
    E “Sorella Honey”, SH? Un “ventre” da trasmutare. Una Venere (“ven”) trina (“tre”) senza tanto erotismo superfluo, quel tanto che basta per farla nascere nei tre mondi. Una novella Maria per la generazioni di uomini del prossimo domani, ma alcuni di loro.

    Gaetano

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  12. Nella conclusione dico "ma alcuni di loro". É superfluo e fuorviante.
    Volevo aggiungere dell'altro ma poi ho deciso di no.
    Gaetano

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  13. Gaetano non commento il commento. Ma il tuo commento (ben TRE volte l' ho ripetuto) introspettivo della personalita' del SK, sara' inserito nel CORPUS del mio lungo racconto (''romanzo'').
    Ho gia' trovato una ALCHIMIA letteraria: potrebbe essere l' espressione di un ierofante che tramette, in qualita' di guardiano o custode del rituale i misteri al SK che finalmente avra' la luce (l' iniziazione avviene in una sala sotterranea, illuminata dalla fioca luce di una torcia).
    Un' altra idea e' imitare il Kubla Kahn di Coleridge con l' introduzione nel mio lungo racconto di un personaggio simile all' Uomo di Porlock, d' altronde tu scrivi di principio e fine, che portano a un altro mondo, raffigurato in termini di mistero.
    In fine, ma sarebbe dovuto essere in principio Grazie.
    Vale

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