La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

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Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

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Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

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Il calcio dell' Asino

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Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

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romanzo di Gianni Zanata

domenica 23 novembre 2008

Il Cadetto suicidato, romanzo di Mario Agati


Cari lettori,vi segnalo "Il cadetto suicidato", romanzo dell'amico Mario Agati . Non l'ho ancora letto, ma sono sicura che si tratta di un romanzo avvincente e coinvolgente, conoscendo quel che Mario sa esprimere con la scrittura. Intanto l'ho già richiesto alla casa editrice e quindi colmerò presto la lacuna.

Segue una recensione del libro.

Intrighi e passioni in una Modena fine anni Settanta, sospesa fra il reale e l’immaginario, fra cioè che è ancora e ciò che non è mai stato.L’accademia militare è segnata da un delitto, le indagini si snodano frenetiche portando alla luce fermenti ideologici, bassezze, meschinità personali e ambientali; ma anche amore, pietà e coraggio.Mario Agati avvince con una prosa ricca e fluida che interseca tempi diversi; i suoi personaggi dinamici si muovono con naturalezza in uno scenario che vibra dal giallo al noir. (Guglielmo Leoni)


INCIPIT :

Riccardo Ricci era un giovane timido e sensibile.Il padre, un misero impiegatuccio di provincia, era morto di stenti in un campo di prigionia. La madre, inetta e malaticcia, consumava i suoi ultimi giorni fra lacrime e pavimenti da lavare.Riccardo odiava i suoi genitori. Lui non sarebbe stato come loro.

QUARTA DI COPERTINA :

"L'Accademia militare di Modena è un'istituzione ottocentesca, ed ottocentesca è l' atmosfera che vi si respira ancora oggi. Ogni anno un centinaio di giovani sono iniziati ad una vita collegiale fatta di sacrifici, di spartana disciplina, di esigue quanto rare libere uscite, di sterili studi. Le attività addestrative sono varie, le materie molte; ma le preoccupazioni più grosse, spesso addirittura drammatiche, rimangono il grado di lucentezza delle calzature, il perfetto assetto degli innumerevoli bottoni, la giusta tonalità del battito dei tacchi, la perfezione millimetrice del livello di inclinazione del braccio nel saluto militare, la corretta posizione a tavola, l' assoluta reverenza nei confronti dei superiori, lo sguardo di altezzosa sufficienza con cui si devono guardare i futuri inferiori. Un modo sicuramente originale per passare gli anni migliori della giovinezza.


In bocca al lupo, Mario! E che crepi alla grande!!!
Integro il post con il commento di Gaetano che svolge una straordinaria analisi alchemica del romanzo di Mario Agati, suggerendoci intriganti aspetti dell'autore. L'analisi è ancor più straordinaria perché basata sulla breve recensione, sulla scheda di presentazione del romanzo e su un'immagine di Mario.Leggete un po' e verificate personalmente.
Scrive Gaetano:
«CERCA TROVA»
«Sono Consapevole che i commenti devono essere brevi, ma si capirà che la “brevità” convenzionale non sempre, come nel caso di questo post, è soddisfacente. In positivo, essa ha una “dimensione” relativa . Convengo che la scrittura dei commenti è penalizzante per le lungaggini, ma chi è interessato ai miei interventi perché mi stima abbastanza, si disporrà di buon grado a leggere questo scritto sul libro che Annarita ha raccomandato di leggere. Comincio dalle premesse:
1.Annarita stima molto l’amico Mario Agati e raccomanda di leggere il libro di questi appena scritto, “Il cadetto suicidato”, pur non avendolo ancora letto.
2. Neanche io l’ho letto e nemmeno conosco l’autore, sono amico di Annarita, ma non mi va di dire, “Annarita mi fido di te, grazie del suggerimento”, o qualcosa di simile e sbrigativo e così soddisfare la regola della suddetta “brevità” convenzionale.
3. Dunque non mi resta che commentare la recensione e quant’altro del libro in presentazione, nonché impressioni sull’autore e poi mettere tutto in pentola. Come si vede già questi necessari preamboli hanno colmato la “brevità” del commento (ma è anche un’ottima occasione di didattica del buon bloggare, perché è questa ragione che mi spinge a fare questo corposo scritto). Perciò andiamo avanti, incominciando da questa prima serie di analisi e deduzioni che riguardano Mario Agati, l’autore del libro in questione:
1.Chi è, secondo me, Mario Agati?
2.Mi basta la sua foto per rispondere.Questa mi appare come in una sfera di cristallo magica (vedi link). E vale la relativa didascalia «...opra in disparte, sorride, e meglio aspetta. e vive. un giorno è nato. un giorno morirà».(guido gozzano)
3. Agati si “compiace” apparire fra lapidi di defunti ed una sorta di “pietra cubica” in prospettiva (in realtà non è un cubo, poiché la relativa profondità mi sembra inferiore al lato frontale: forse è una “fetta” di un cubo da replicare). Questa pietra sormonta una croce.
4. Mario Agati, con la sua simpatica barbetta, occhiali e pullover blu, vorrebbe dare a intendere di essere un “alchimista” che “opra in disparte, sorride, e...”, appunto.
5. Semiserio, forse un po’ sornione, con la sua biografia, consueta di molti blogger, sembra veramente avviarsi all’alchimia: di qui l’arcano 0 - Il Matto, che è anche l’ultimo, il ventiduesimo. Il suo ruolo non conta nulla se lo si considera superficialmente. (p.e. in relazione al nostro libro in esame ed allora anche di questo non si ha idea esatta).
6.Ecco l’esame di questa carta (vedi link):- Il Matto è l'essere irresponsabile, incosciente e passivo, che sembra trascinarsi attraverso l'esistenza assecondando impulsi razionali. L'abito variopinto, dove compaiono, oltre al verde, i tre colori fondamentali, rosso, blu e giallo, corredato dal berretto a sonagli, tipico copricapo dei buffoni di corte, vuole indicare le molteplici e incoerenti influenze che lo sospingono qua e là, con il fagottello penzoloni sulle spalle, pieno dei suoi inconsistenti tesori.
- Il Matto ci fa comprendere quanto buon senso sia necessario per non uscire dal campo della ragione, da cui troppo facilmente si sconfina ogni volta che si tenta di abbordare ciò che è troppo grande: l'infinito. Un animale selvatico, emblema della lucidità e del rimorso, lo addenta, spingendolo, anziché trattenerlo, verso l'ineluttabile. Ma in questa noncuranza del pericolo, del dolore, in questa ricerca dell'infinito, è racchiusa la grande lezione del Matto, che ha rinunciato alla materia e all'ambizione in vista di un'evoluzione esclusivamente interiore.
- Si tratta infatti dello stesso uomo che ha aperto il ciclo degli arcani maggiori, il Bagatto, che attraverso i successivi passaggi lungo la via iniziatica, ha conseguito la vera saggezza. Quella del filosofo, del diverso che ha finalmente trovato il coraggio di andare controcorrente, muovendosi all'interno di se stesso, lungo le strade del cuore.
7. Ma chi è il Bagatto? Il Bagatto (vedi link), figura tradizionale sui mercati e sulle piazze medievali, non rappresenta, in realtà il giocoliere, come del resto il Matto non è il giullare, ma il giovane iniziato alla magia. Impugna con la mano sinistra la bacchetta del comando, significatrice del fuoco primordiale, innesco di qualsiasi azione, mentre con la destra addita gli strumenti del mestiere: il bicchiere, ovvero la coppa, simbolo dell'elemento Acqua e della sapienza; il coltello, cioè la spada, emblema dell'Aria e del coraggio; i dadi che ricordano per la forma cubica la stabilità della terra e il potere coercitivo della volontà. La suddetta foto della sfera magica e la descrizione biografica giullaresca di Mario Agati sembrano ricalcare le due menzionate carte dei tarocchi, salvo a far sorgere dei dubbi sulla reale consistenza della pietra cubica, giusto in relazione dei dadi del Bagatto. Il cubo è tale o solo un’illusione di Agati, come mi è sembrato dalla foto? Andando avanti in modo “iniziatico”, al nome Agati manca una “B”, una “t” ed un inversione della “i” finale con una “o”, per diventare veramente Bagatto («Cerca trova»?!). Un “io” che deve “morire” e “rinascere”, ovvero azzerarsi: la “o” appunto. Questa è la meccanica dell’alchimia per chi la vuole praticare.Passiamo ora alla seconda serie di analisi e deduzioni arrivando al nocciolo del tema “Il cadetto suicida”:
1.Riccardo Ricci era un giovane timido e sensibile. Il padre, un misero impiegatuccio di provincia, era morto di stenti in un campo di prigionia. La madre, inetta e malaticcia, consumava i suoi ultimi giorni fra lacrime e pavimenti da lavare. Riccardo odiava i suoi genitori. Lui non sarebbe stato come loro.
2.Ecco, non vi pare il Matto in procinto di prendere una certa strada... “iniziatica”? Quell’odio ricalca paradossalmente l’analogo che incitava a porre in pratica Gesù col seguire lui e odiare appunto padre, madre, fratelli e amici. Anzi di più. A chi chiedeva il giusto tempo per dedicarlo al padre che stava per morire, disse quasi con rimprovero: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti» (Matteo 8, 22). Ma è solo la premessa, perché arrivano le dure prove della disciplina “militare” che corrisponde a quella del “cadetto” dell’Accademia di Modena. Difficile da sopportare, ma non senza i lati “originali” che tanto attraggono molti giovani d’oggi.
3. Ma, Agati non si lascia incantare da Marte guerriero e belligerante. Lo dice il Matto della biografia con la rinuncia alle stellette per avviarsi ad un’avviata attività imprenditoriale e poi per fare l’insegnante.
4. Resta ora l’intreccio delle forze oscure che “mordono il calcagno” del nostro Matto (in Agati attraverso il cadetto), come si riscontra nella carta dei Tarocchi relativa. L’accademia militare è segnata da un delitto, le indagini si snodano frenetiche portando alla luce fermenti ideologici, bassezze, meschinità personali e ambientali; ma anche amore, pietà e coraggio.
5. La conclusione del cadetto “suicidato” del titolo ci mostra la crocifissione alchemica che certamente è ancora vissuta dall’Agati, almeno finché egli non perviene al successo del suo libro attraverso la vendita. Lui, questa volta, sperimenta un’altra carta dei tarocchi, l’arcano maggiore dell’Appeso o l’Appiccato.
6. Questa è la figura dell’Appeso (vedi link): Appeso per il piede sinistro a una trave, con il ginocchio destro ripiegato a croce sull'altra gamba, il giovane raffigurato sull'arcano n. 12, in analogia col dodicesimo segno dello zodiaco, i Pesci, che corrispondono, guarda caso, al sacrificio e ai piedi, sperimenta la dolorosa tortura riservata in passato ai debitori, come ebbe a dire il poeta inglese E. Spencer nel suo poema The Fairie Queene: 'Egli per i piedi appeso ad un albero, e così deriso da tutti i passanti, potessero vedere la sua punizione'. In realtà, più che di una punizione, l'Impiccato è il simbolo dell'iniziazione passiva, mistica: il sapere non si ottiene attraverso la ricerca attiva, lo studio, la sperimentazione, come è d'uso qui, in Occidente, ma all'orientale, rimanendo immobili, disponibili alla ricettività e all'ascolto. li corpo dell'Impiccato penzola nel vuoto, fra due colonne (forse di nuovo le colonne d'ingresso del tempio di Salomone, Jakin e Boaz), abbandonato ma ancora vincolato, con le mani dietro la schiena, presumibilmente legate, che gli impediscono di liberarsi e di agire, perché l'anima liberata sfugge ormai la realtà della materia. L'Impiccato ha scoperto che il segreto per penetrare l' essenza delle cose sta nel loro capovolgimento. Dall'inversione di prospettiva, dall'abbandono dei comuni schemi mentali, attraverso l'esperienza della solitudine e del dolore, scaturisce l'idea chiara e illuminante, presupposto per l'accettazione e la trasformazione di sé.Siamo giunti finalmente alla conclusione che concerne il successo o no del libro, ossia il raggiungimento della “pietra cubica”, ovvero la “pietra filosofale”, nota solo all’alchimista in Mario Agati. Noi sapremo solo dell’eventuale successo derivante dalle vendite del suo libro e forse nemmeno Agati lo saprà. Può essere che l’Iniziato in lui non ritiene di palesarsi, cosa molto frequente. In fondo, passata la tempesta del delitto all’Accademia, basta che tutti siano contenti. Ma... non senza quel «Cerca trova» del pittore Vasari da soddisfare però: una “B” e una “t”.
Gaetano
tutto questo interessante dibattito si puo' leggere nel blog

3 commenti:

  1. Grazie per la segnalazione: adoro leggere e questo lo inserisco tra i "papabili" di Natale.
    Ciao.

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  2. Non ti ancora ringraziato! Sei un vero amico. Grazie:)

    baciotti
    sorellina

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