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giovedì 29 novembre 2012

Quando il fumetto sbarcò in tv: Nick Carter celebra i suoi quarant'anni



Quando il fumetto sbarcò in tv: Nick Carter celebra i suoi quarant'anni

di Andrea Curreli
"Ebbene sì, maledetto Carter!". Basterebbe recitare questa semplice battuta per evocare piacevoli ricordi di una televisione che non c'è più. Il Carter in questione, all'anagrafe Nick, è stato il protagonista insieme alla sua sgangerata banda di investigatori composta dal mastodontico Patsy e dal cinesino Ten e di un criminale seriale noto come Stanislao Moulinsky di quel fenomeno del piccolo schermo noto come Gulp! I fumetti in TV. A distanza di quarant'anni e orfano di quel grandissimo fumettista che è stato Franco Fortunato Gilberto Augusto Bonvicini più noto con lo pseudonimo di Bonvi, il detective viene celebrato con un volume cartonato edito da Salani e intitolato Nick Carter. 40 anni sulla scena del crimine. Il libro è curato da Guido De Maria, la "mamma" di quella riuscitissima trasmissione (il papà era Bonvi ndr) e da Claudio Varetto custode di quel fumetto nato a Modena e curatore del sito www.nickcarter.it. Per ironia della sorte i 40 anni di Nick Carter coincidono con gli ottanta di De Maria che con pizzico di orgoglio confessa a Tiscali Notizie: "Io e Bonvi abbiamo contribuito a formare la generazione di chi oggi ha quaranta-cinquanta anni". De Maria e Varetto hanno ricostruito quella fantastica avventura iniziata in un lontano 1972.
Come è nata l’idea di realizzare un fumetto per la televisione? E perché utilizzare il colore in un periodo in cui la tv era in bianca e nero?
Guido De Maria: "Andò in onda in bianco e nero, ma fu realizzata a colori per poterla utilizzare poi successivamente. Nick Carter nasce per Gulp! una trasmissione sperimentale andata in onda nel 1972 e fortemente voluta da Giancarlo Governi che allora era il responsabile dei programmi speciali di Rai2. Governi rimase impressionato da un Carosello di Paul Campani realizzato nel 1968 per la Zoppas con protagonisti due personaggi, Pupa e Bob-bob, e realizzato a Modena. In un minuto e mezzo, veniva raccontata una storia dove si alternavano dei quadri con carrellate di movimenti e una buona colonna sonora. Governi pensò che questo Carosello poteva essere replicato per portare i cartoni animati in tv e chiamò Bonvi perché aveva letto le Sturmtruppen su Paese Sera. Bonvi a sua volta mi indicò come la persona adatta per quel progetto e insieme realizzammo un numero zero”.
Claudio Varetto: "E' stato il primo fumetto multimediale e De Maria ha il merito di aver inventato il linguaggio dei fumetti in tv. De Maria, Bonvi e Governi hanno realizzato una trasmissione rivoluzionaria. Era infatti un programma per bambini che piaceva molto anche agli adulti e che andava in onda in prima serata. Sdoganò il fumetto e cambiò anche le abitudini dei telespettatori perché allora valeva la regola del 'Carosello e tutti a nanna'. Non dimentichiamo poi che tra i fumetti in tv c'era anche Corto Maltese di Hugo Pratt. Un altro punto di forza di Nick Carter erano i riferimenti. Io allora ero un bambino ma rimasi incantato davanti alla storia de La mela idraulica, la parodia di Arancia meccanica. Ovviamente non avevo visto il film di Stanley Kubrick, ma fui conquistato da questo fumetto divertente che aveva riferimenti alti senza sconfinare nel politicamente scorretto".
Così ha visto la luce Nick Carter?
Guido De Maria: “In realtà noi avevamo pensato a due personaggi: Petrosino e Nick Carter. Petrosino però fu scartato da me perché ritenevo che fosse difficile fare la parodia di un uomo realmente esistito e con una vita eroica segnata da una fine tragica. Per questo la scelta ricadde su Nick Carter. Mio padre leggeva questi piccoli romanzetti d’appendice, fascicoletti di una trentina di pagine, che raccontavano le storie di tanti personaggi come Fantomas, Lord Lister, Buffalo Bill e lo stesso Nick Carter. Carter quindi faceva parte del Dna della mia famiglia. Io poi ero un appassionato di “Chester Gould, il disegnatore di Dick Tracy. Gould disegnava e aveva un modo di condurre il fumetto molto cinematografico. Chiamai Bonvi e gli dissi: io ti scrivo tutte le inquadrature ma tu disegna i personaggi come fa Chester Gould. Realizzammo una parodia di questo personaggio creato nel 1886 dall'americano John Russell Coryell e vide la luce questo prototipo intitolato Il mistero dei dieci dollari. Ma dovevamo vincere la concorrenza di Bozzetto, considerato un enfant prodige, e di Campani. Loro non riuscirono a liberarsi dallo specifico di grandi animatori e presentarono lavori ibridi. Io invece portai in tv il fumetto vero e proprio".
Claudio Varetto: "De Maria faceva i Caroselli e stava lavorando a Salomone pirata pacioccone con Francesco Guccini che curava i versetti e Franco Godi le musiche. Fu Guccini a presentare al regista questo giovane studente in biologia ovvero Bonvi. Iniziarono a collaborare e divennero amici, poi nel 1969 decisero di lavorare insieme a questa nuova trasmissione per i fumetti voluta da Governi. Nick Carter riuscì a superare Bruno Bozzetto con Il Signor Rossi e Paul Campani che partecipò con un prototipo di Petrosino che diventerà poi uno sceneggiato Rai con Adolfo Celi. C'è poi una curiosità legata al prototipo: Il mistero dei dieci dollari venne girato in bianco nero per il provino, fu realizzato a colori nella versione definitiva, ma andò in onda in bianco e nero".
De Maria , Varetto diceva che a lei dobbiamo l'invenzione del linguaggio del fumetto in tv.
Guido De Maria: “Sì, dovetti inventarmi il linguaggio televisivo. Studiando i fumetti di Chester Gould capii che la macchina da presa doveva sostituirsi agli occhi del lettore. Facevo fare alla macchina da presa quello che si fa quando si legge un fumetto: si guarda la vignetta, si leggono le battute nella nuvoletta e si passa alla vignetta successiva. Quando noi guardiamo un fumetto e ci concentriamo su una battuta, ad esempio di Tex, è come se facessimo una zoomata. Un altro problema era rappresentato da come leggere il fumetto quindi decisi di inserire accanto alla vignetta una voce narrante. Fumetto, disegno e battuta si combinavano perfettamente. Voci, effetti e musiche suggestionavano a tal punto il telespettatore che nessuno si accorgeva che non era un cartone animato. Erano disegni che restavano fermi. Io con 75 tavole potevo realizzare una storia di 7-8 minuti. L’unica grande violenza è stata quella di aver tolto al lettore di fumetti la sua voce. Quando noi leggiamo un fumetto siamo portati a immaginare che il personaggio abbia la nostra voce perché lo impersoniamo. Ho mitigato questa violenza affidando le voci dei miei personaggi a doppiatori di altissimo livello: Carlo Romano, che dava la voce Jerry Lewis, impersonava Nick Carter, Silvio Spaccesi doppiava Patsy, Giorgio Ariani doppiava Ten il cinesino, Mauro Mattioli che imitava perfettamente con la voce di Amedeo Nazzari doppiava Stanislao Moulinsky. Dopo la scomparsa di Romano, sono stati Stefano Sibaldi e Peppino Rinaldi (Jack Lemmon e Marlon Brando) a dare la voce a Carter".
De Maria, c’è un aneddoto che vuole ricordare?
Guido De Maria: “Sì una volta senza dire nulla a Bonvi, tolsi Stanislao Moulinsky e inserii nella storia un personaggio chiamato Bartolomeo Pestalozzi di Pinerolo. Quando Carter diceva la classica battuta: ‘Ti ho scoperto tu sei Stanislao Moulinsky'. Lui replicava: “ E invece no caro Carter non sono Stanislao Moulinsky, ma Bartolomeo Pestalozzi di Pinerolo, il suo allievo prediletto. Te l’ho fatta’. Bonvi rimase sorpreso e  mi chiese da dove saltasse fuori questo personaggio. Io feci finta di niente e gli dissi: 'Ma non ti ricordi? L’hai disegnato tu ieri sera'. E lui sconsolato mi rispose: 'Dovevo aver bevuto un bel po’ perché non mi ricordo proprio niente'”.
da Tiscali

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