La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

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Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

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Dettagli di un sorriso

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Il calcio dell' Asino

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NON STO TANTO MALE

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giovedì 29 novembre 2012

Sam Pivnik, "l'ultimo sopravvissuto" di Auschwitz racconta gli orrori dei campi di concentramento

Sam Pivnik e la copertina del suo libro "L'ultimo sopravvissuto" Sam Pivnik e la copertina del suo libro "L'ultimo sopravvissuto" 

Sam Pivnik, "l'ultimo sopravvissuto" di Auschwitz racconta gli orrori dei campi di concentramento

di Michael Pontrelli
Sam Pivnik, figlio di un sarto ebreo polacco, all’età di 13 anni, dopo l’invasione della Polonia da parte della Germania, conosce la repressione razziale e finisce nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Tutta la sua famiglia, tranne un fratello, viene uccisa nelle camere a gas. Sam è invece uno dei pochi ebrei che riescono a sopravvivere alla follia nazista. Quella terribile esperienza lo segna per il resto della vita e dopo tanti anni decide di scrivere L’ultimo sopravissuto (edito in Italia da Newton Compton Editori) in cui racconta la sua storia “per portare ai posteri la testimonianza di un orrore indicibile che non dovrà mai più ripetersi”. Abbiamo sentito Sam Pivnik per parlare del libro ma anche di altre sfide contemporanee che l’uomo deve affrontare come il conflitto tra Israele e Palestina e la terribile crisi economica dei paesi occidentali.
Signor Pivnik, ha scritto che ogni giorno ricorda il periodo della sua vita che ha trascorso nei campi di concentramento nazisti. Perché è così difficile dimenticare?
“Sono tormentato da centinaia di sogni terribili che non se ne vanno. Tra tutte le cose tremende che ho visto il ricordo più forte che ho è di un episodio accaduto quando stavo nell’infermeria di Birkenau. Guardando fuori dalla finestra vidi un giovane ragazzo, di circa 14 anni, che da solo e completamente nudo stava scappando da una camera a gas. Venne fermato da una guardia nazista armata di fucile. Il giovane ragazzo tornò sui suoi passi e lentamente si avviò verso la camera a gas. Ricordo questo ragazzo tutti i giorni della mia vita. Provo a dimenticare o quantomeno a non pensarci ma mi è impossibile cancellare questo, e tanti altri episodi simili, dalla mia mente”.
Perché i nazisti hanno commesso un crimine così grave contro gli ebrei? Quale è la sua conclusione?
“Perché eravamo un bersaglio facile. A quel tempo gli ebrei non avevano né un paese né un esercito. Eravamo una razza senza difese. Molti di noi avevano delle ricchezze che erano facili da rubare. Le stesse cose possono essere dette anche per i Gipsy (zingari ndr) che ugualmente ho visto morire a migliaia e verso i quali mi sento molto vicino”.
L’olocausto cosa deve insegnare all’uomo?
“Gli uomini devono ricordare quanto in basso possono scendere. Quanto è facile per loro uccidere e umiliare in nome di una credenza, di una religione o di una idea. L’olocausto deve ricordarci gli aspetti più oscuri della nostra natura. Mi piace pensare che molte delle società più tolleranti esistenti oggi nel mondo sono una conseguenza dell’olocausto”.
Quali devono essere, a suo avviso, gli obiettivi principali del progresso umano e della civilizzazione?
“Gentilezza, tolleranza verso le differenze e una vita pacifica insieme. Questo non significa affatto debolezza. Il razzismo, il totalitarismo, la persecuzione delle minoranze devono essere contrastati con fermezza. L’obiettivo del progresso è quindi il rispetto reciproco dei diritti dell’uomo su una scala globale”.
Israeliani e palestinesi ancora una volta sono in guerra. Cosa pensa di questo conflitto?
“Personalmente ho un grosso problema con Hamas perché le loro esternazioni pubbliche contro gli ebrei sono più o meno le stesse di quelle di Hitler. Detto questo non sempre sono d’accordo con la politica di Israele ma avendo combattuto nella guerra israeliana di indipendenza so quanto sia importante per il Paese difendere se stesso in tutti i modi che ritiene opportuno. Io penso che nella regione c’è tanta terra a disposizione, sufficiente per tutti per vivere in pace”.
Secondo alcuni le reazioni militari di Israele sono eccessive. Condivide questa critica?
“E’ una domanda molto difficile a cui rispondere. Quando si è costretti a fronteggiare fondamentalisti che non ragionano, che non accettano compromessi e che non hanno problemi ad usare le loro persone come scudi umani, l’uso della forza bruta diventa l’unica opzione possibile, l’unica cosa che questi estremisti capiscono”.
L’occidente sta vivendo una profonda crisi economica e sociale. E’ preoccupato?
“A mio avviso questa crisi è il frutto degli stessi paesi occidentali. Troppe ricchezze sono possedute da troppe poche persone. Ci dovrebbe essere una più equa distribuzione delle risorse”.

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