La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

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Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

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Dettagli di un sorriso

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Il calcio dell' Asino

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NON STO TANTO MALE

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romanzo di Gianni Zanata

martedì 8 gennaio 2008

Il mondo e' uno schifo



- Il mondo e’ uno schifo, dice Peter, rivolgendosi a Mary.
Sono in una delle sale del museo archeologico di Castle, nella parte medioevale della citta’, una volta arsenale militare.
Sono i soli visitatori. E’ quasi l’ ora di chiusura. La pioggia e il freddo ha allontanato i pochi turisti che arrivano in citta’ in inverno.
- Sei di cattivo umore?
- Non sono i fatti a turbare gli uomini, ma le opinioni attorno ai fatti.
- Qualcosa non va?
- Incredibile vero? Le donne in questa citta’ sono violentate, uccise e nessuno fa qualcosa…
- Capitano cose che poi comprendiamo con il tempo.
- Intanto accadono e niente si muove.
Mary guarda Peter che gli cammina a fianco. Lo fissa con i suoi occhi azzurri.
Si avvicinano a una delle finestre della sala, una vecchia feritoia.
La citta’ si intravede lontana, nel buio della sera e delle nere nuvole che l' avvolgono. Una casa, una luce che si spegne, un’ altra si accende. Un numero indeterminato di luci intorno che si accendono e spengono. Subito dopo si accendono in cerchio i centri che circondano Castle.
- Visto da qui sembriamo in galera, dice Peter. Beh d’ altronde una volta in questi locali c’ erano le prigioni.
- Sei proprio di cattivo umore. Mi costringi alle discussioni filosofiche. Ho bisogno di fare l’ amore…mi sta venendo in mente una cosa, vieni.
Mary prende la mano di Peter e lo conduce in un angolo buio della sala, lontani dagli occhi indiscreti della televisione a circuito chiuso e dei guardiani, che gia’ si dispongono a lasciare il museo.
- Sara’ un’ emozione allo stato puro, aggiunge Mary.
Abbraccia Peter, aggrappandosi alle sue spalle, lo bacia sul collo, sulle labbra, gli fa sentire la lingua in bocca e comincia a sbottonarli i pantaloni. I suoi seni premono sul petto del suo uomo. Alza la gonna. Si toglie le mutandine. Prende il pene e mentre lo porta dentro di se’, sente un caldo fluire dal suo ventre. Si stacca un po’ da Peter. Vede un coltello a serramanico infilato nel suo corpo e il sangue colare lentamente. Sente la mente svuotarsi, non riesce a pensare, la voce si strozza in gola, le gambe diventano molli e si accascia sul pavimento senza un lamento.
Peter si ricompone. Si avvia all’ uscita, mentre una voce gracchiante esce dall’ altoparlante e annuncia la chiusura del museo.
Esce. Non piove piu’. Nel cielo, in lontananza, si formano nere spirali d’ aria.
Riflette che capitano cose che poi comprendiamo con il tempo.
Pensa che il mondo e’ proprio uno schifo.

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