La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava
Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

IN TERRITORIO NEMICO
Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

Dettagli di un sorriso
romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

Il calcio dell' Asino
Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

NON STO TANTO MALE
romanzo di Gianni Zanata

venerdì 25 gennaio 2008

La caccia

Controllo l’ orologio e verifico che e’ l’ ora di andare a caccia.
Sono per strada e mi accesi un mezzo toscano.
Vedo una berlina verde ferma accanto al marciapiede.
Mi avvicino, lentamente. All’ interno, seduta al posto di guida una donna, gli occhi di un azzurro metallico. Controlla una pianta di Castle.
- Ha necessita’ d’ aiuto?
- Crede che abbia necessita’ di aiuto?
- Si’. Non consulterebbe la mappa della citta’, altrimenti.
- E’ vero. Cerco il Castello, ma non lo trovo.
- Cara signora il Castello e’ un rione, un quartiere della citta’ medioevale. Se volete vi accompagno io.
Sono gia’ seduto al suo fianco, prima che possa rispondere.
- Piacere, Peter, sono un cronista.
- Lieta, Hannah, sono un chirurgo.
Gira la chiavetta dell’ accensione, mette in moto l’ auto. Il motore prende a ronzare, ingrana la marcia e ci dirigiamo verso il Castello. Segue le mie indicazioni.
La osservo mentre guida. E’ bella. Un viso interessante, occhi grandi, tendenti al verde, labbra tumide. Sorriso accattivante.
Sto bene attento a destare sospetti.
Arriviamo in Palace Square. Parcheggia davanti al King Palace, oggi sede della rappresentanza di Governo. Li’ a fianco la Cattedrale.
La luce del giorno comincia a calare. Si accendono le luci.
Passeggiamo per le strette strade, per i vicoli. Faccio da guida. Illustro la storia di Castle, che vive in quel quartiere, una volta esclusiva residenza dei nobili.
- A quest’ ora il popolo doveva lasciare il Castello, attraverso le porte che si aprivano lungo le mura della citta’ medioevale. Di queste ne restano solo due: Saint Christine e the Lions, vicino alle due torri di difesa ancora in piedi: Elephant Tower e Saint Pancras Tower.
Camminiamo una accanto all’ altro. Ammiriamo il magnifico panorama che si gode dai due bastioni: Saint Remy e Saint Cross. Lo spettacolo e’ davvero bello. Le luci amplificano la bellezza di Castle, che si estende sotto il Castello.
La sera e’ calda. C’ un profumo sonnolento di fiori, che si affacciano alle finestre delle vecchie case, ma soprattutto di mare, che arriva trasportato da un leggero vento di levante.
- Posso invitarti a cena. C’ e’ un ristorante nei pressi del porto, ‘’First Opera’’, dove si possono gustare dei deliziosi fritto di mare e di verdure, ma se tu preferisci un’ ottima tagliata di manzo ai ferri. Ha anche un’ ottima cantina.
- Bene!
Non ha fatto una piega per l’ invito di un uomo conosciuto solo alcune ore prima.
Mangiamo i gustosi fritti, sempre abbondanti, accompagnati da una bottiglia di vino bianco, Purple Cove, del nord dell’ isola di Sandalyon.
Quando usciamo la prende sottobraccio e la stringo a me. Sento il suo corpo vibrare. Non respinge l’ intimita’.
- Dove finiamo la serata?
- Andiamo a casa mia. Sono ospite da un’ amica che mi ha prestato la sua casa al mare, di fronte alla spiaggia del Poet.
Dal porto alla casa dell’ amica di Hannah in un baleno. Ha guidato incurante dei limiti di velocita’.
Infila l’ auto in uno stretto parcheggio, dando una leggera botta al paraurti posteriore di una vettura.
Scendiamo. Mi afferra per un braccio e mi trascina. Ride, allegra.
Dentro casa mi spinge sul divano. Fa scivolare sul tavolino del salotto due bicchieri di grappa. Si siede al mio fianco. Sorride con fare cordiale, ammiccante e prepotentemente sincero. Beviamo un piccolo sorso di grappa.
- Mi piaci. Hai avuto un modo insolito per abbordarmi. Sai, quando mi piace qualcuno preferisco dirglielo. E’ un buon sistema per evitare di perdere tempo e di illudermi.
- Anche tu mi piaci. Ti ho notata subito.
La stringo a me. Le prendo il viso tra le mani e la bacio.
Le nostre labbra restano incollate mentre cominciamo a spogliarci.
Mi inginocchio e comincio a baciarle i piedi. Un eccesso di passione. Trema. Il suo corpo freme. Mi rialza, mi afferra e mi spinge verso il ventre, ormai nudo. Lo bacio. Scendo fino al monte di venere. I miei baci la fanno o trasalire. All’ improvviso mi prende e mi ritrovo la sua bocca sulla mia. Una sua mano va sul mio pube e prende il pene, gia’ indurito, turgido, e comincia a masturbarmi, lentamente, stando attenta a non far salire piu’ di tanto la mia passione. Si china, bacia il pene. Lo prende in bocca e inizia una delicata fellatio.
Il divano e’ la nostra alcova. Le allargo le gambe. Infilo la lingua tra le sue grandi labbra e poi le titillo il clitoride. Sento vibrare tutto il suo corpo. Mi solleva e con la mano fa entrare il pene nella sua vagina.
Tanto passionale, quasi animalesco, era stato il nostro rapporto, quanto delicata e’ stata la penetrazione, l’ entrare nel suo ventre e continuare nel coito.
Mi guarda con i suoi occhi azzurri, metallici, innocenti. Le nostre bocche si cercano. Le lingue si attorcigliano.
Con dolcezza spingo il mio pene nel suo ventre.
Improvvisamente, senza interrompere la scopata, allungo la mano destra verso i miei pantaloni. Senza movimenti bruschi recupero la mia leppa, un coltello a serramanico, usato dai pastori di Sandalyon per tagliare il formaggio, la salsiccia, o sgarrettare le pecore dei nemici.
Lei con gli occhi chiusi cerca ancora le mie labbra. Con le gambe stringe i miei fianchi per impedire che il mio pene esca dal suo ventre.
Apro il coltello e con delicatezza lo affondo sul suo ventre, certo di arrivare all’ aorta addominale.
Sento che le forze del suo corpo l’ abbandonano. Le sue gambe si rilasciano e mollano la presa sui fianchi. Le sua braccia si staccano dal mio collo. Un ultimo fremito muove il suo corpo.
Mi stacco da lei e la guardo priva di vita.
Sono ancora in crescente eccitazione sessuale, desideroso del suo ventre.
Voglio mangiarla: prima una gamba, poi l’ altra, poi in progressione eccitata un occhio, l’ altro, la testa, le tette, poi l’ addome.
Non lo faccio.
Con la leppa disseziono il pube. Prima che possano perdere la turgidita’ sopravvenuta all’ atto sessuale asporto le grandi e piccole labbra e il clitoride.
Vado in bagno, mi lavo, mi rivesto e torno a casa.
Vado in cucina, in una padella, con il fondo coperto da un filo d’ olio, metto i miei trofei e li faccio scottare per un paio di minuti, da una parte e dall’ altra, aggiungo un po’ di grappa, senape, sale e pepe verde.
Poi a tavola a gustare la piu’ aprezzata parte del corpo di una donna. Accompagno la mia prelibata, esclusiva pietanza, con alcuni bicchieri di Nepente, un vino decantato anche dal vate Gabriele D’ Annunzio, uno che di donne si intendeva e ne ha amate molte.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.