La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

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Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

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Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

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romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

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Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

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romanzo di Gianni Zanata

sabato 26 ottobre 2013

L’IMMAGINAZIONE CHE MANCA ALLA POLITICA

L’IMMAGINAZIONE CHE MANCA ALLA POLITICA

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L’IMMAGINAZIONE CHE MANCA ALLA POLITICA (Maurizio Viroli)

Vivere o ricominciare una nuova vita è una delle aspirazioni più tenaci e diffuse degli esseri umani. Fin dalla nostra infanzia, ci spiega Remo Bodei nel suo ultimo libro Immaginare altre vite (Feltrinelli), “le fiabe, i racconti di viaggio e di avventura, le poesie, i romanzi, i libri di storia, i testi filosofici, il teatro, il cinema, la televisione, Internet (o, a livello popolare e in periodi diversi, le canzoni, il feuilleton, i fumetti, i fotoromanzi e i videogiochi) ci stanano dalla chiusura in noi stessi e ci mostrano le infinite possibilità dell’esistenza”.
A permetterci di vedere vite diverse e nuove è l’immaginazione. Facoltà pericolosa, ammoniva Croce, che porta la persona a fantasticare oziosamente, paralizza e snerva la volontà, e incoraggia la mente a vagare in progetti che sappiamo essere irrealizzabili. Robert Luis Stevenson ci dice invece che “la vera vita dell’uomo, per la quale egli accetta di vivere, ha luogo tutto sommato, nel campo dell’immaginazione”.
Il nostro tempo è caratterizzato da un’espansione della possibilità di immaginare altre vite sconosciuta nei secoli passati. I nuovi mezzi di comunicazione mettono a disposizione centinaia o migliaia di storie e vite nelle quali possiamo identificarci. È noto a tutti che bambini e adulti trascorrono ore davanti alla televisione o a navigare la Rete assorbendo un numero sterminato di trame, di modelli, di racconti, di personaggi che lentamente, ma inesorabilmente, modellano la loro personalità.
Ed è altrettanto noto che protrarre l’uso dell’immaginazione indebolisce il senso della realtà, fino al punto di diventare come Don Chisciotte che credeva che il mondo fosse quello descritto dai romanzi sulla cavalleria e si comportava di conseguenza, rimediando cocenti delusioni e disastrose sconfitte. O, peggio ancora, di perpetrare autentici crimini credendo di ripetere soltanto un gioco praticato sullo schermo di un computer.
Con l’espansione dell’immaginazione viene dunque “abbassato il livello di vigilanza della coscienza critica sul mondo?”. L’incontro con altre vite possibili mette in pericolo “la consistenza della propria identità”, si chiede Bodei. E giustamente risponde che, ferma la superiorità della realtà sull’immaginazione, quest’ultima può avere un effetto benefico perché ci lascia intravedere altre vite e ci incoraggia a iniziarne una nuova, quando quella che viviamo quotidianamente è diventata grigia, malinconica, triste.
E nella vita politica? L’immaginazione è sempre stata nei secoli la madre delle grandi esperienze di emancipazione. Se milioni di uomini e di donne non avessero immaginato una vita radicalmente diversa, libera dallo sfruttamento, dall’oppressione, dalla discriminazione, dalla continua e feroce umiliazione della dignità personale, non ci sarebbero stati né i movimenti di emancipazione nazionale, né il movimento socialista, né i movimenti per i diritti civili, né i movimenti per l’emancipazione delle donne. In Italia, in particolare, non avremmo avuto né il Risorgimento né la Resistenza antifascista, due esperienze sostenute in misura rilevante dall’aspirazione di molti uomini e donne a una vita nuova.
Sarebbe stato meglio, potrebbe rispondere lo scettico che giudica i movimenti di emancipazione niente altro che pericolosi fonti di anarchia e violenza, o inutili e fastidiosi turbamenti della sobria politica degli esperti. È vero esattamente l’opposto: quando l’immaginazione non può esprimersi nello sforzo collettivo di cambiare la realtà secondo ideali, rifluisce nella cieca volontà di distruggere se stessi e gli altri per esprimere un’ultima e inutile protesta contro la realtà. Non è dell’immaginazione che dobbiamo aver paura, ma dell’immaginazione non più temperata dalla saggezza e dalla forza degli ideali.

Ma l’immaginazione è ormai assente da molti decenni dal nostro scenario, e, credo, dallo scenario europeo. La nostra vita politica oscilla malinconicamente fra le pretese dei delinquenti e dei corrotti, sostenute dai loro cortigiani, di poter imporre la loro volontà e violare impunemente le leggi, e la rassegnata collaborazione delle persone oneste con i delinquenti in nome della stabilità, del rispetto di vincoli imposti dalla realtà internazionale, o dalla necessità della ripresa economica, tutte esigenze che di immaginazione politica ne richiedono poca. Ma senza immaginazione politica, e soprattutto senza leader che abbiano la grandezza d’animo capace di suscitarla, non c’è mai stata rinascita civile e politica.

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