Goni. Pranu Muttedu. Dicembre. Mattina.
Sono appena arrivato nel parco di Pranu Muttedu, uno dei piu’ suggestivi siti archeologici della Sardegna interna.
Nella mente sento una voce di donna.
Ossessivamente ripete
‘’…l’ indispensabile vivacita’…l’ indispensabile ardore… Aspettami! Io non manchero’ d’ incontrarti nel profondo! Ci siamo, quasi. Siamo vicinissimi, adesso. Vicinissimi’’.
Entro nel parco e davanti a me si srotola una spettacolare veduta.
La località, ad appena mezzora di macchina da Cagliari, e’ ricco di suggestioni, leggende legate alla sua alta concentrazione di Menhir, le cosiddette perdas fittas o perdas longas, distribuiti i coppie, allineamenti, in gruppi, e alle numerose tombe, le domus de janas, le case delle streghe. Vestigia che fanno pensare a riti sepolcrali e religiosi, a sacrifici collegati al culto degli antenati. Gli allineamenti dei menhir sono lungo l’ asse est-ovest in riferimento al corso celeste del sole. Perdas longas, simboli della fertilita’, domus de janas, luoghi di sepoltura, la morte.
Vita e morte. Indissolubilmente legati nel corso della vita, come nel corso celeste del sole da oriente a occidente.
‘’Ci siamo, quasi. Siamo vicinissimi, adesso. Vicinissimi’’.
La voce rimbomba dentro me.
‘’ Aspettami! Io non manchero’ d’ incontrarti nel profondo! Ci siamo, quasi. Siamo vicinissimi, adesso. Vicinissimi’’.
‘’ Aspettami! Io non manchero’ d’ incontrarti nel profondo! Ci siamo, quasi. Siamo vicinissimi, adesso. Vicinissimi’’.
La voce adesso arriva dai labirinti delle querce, dei lecci, secolari, che fittamente, unitamente a una folta macchia mediterranea ricoprono Pranu Muttedu.
‘’ Aspettami! Io non manchero’ d’ incontrarti nel profondo! Ci siamo, quasi. Siamo vicinissimi, adesso. Vicinissimi’’.
La voce proviene dalle valli che circondano altipiano di Pranu Muttedu, nelle quali scorrono numerosi corsi d’ acqua e il Flumendosa.
‘’ Aspettami! Io non manchero’ d’ incontrarti nel profondo! Ci siamo, quasi. Siamo vicinissimi, adesso. Vicinissimi’’.
Adesso e’ cristallina come l’ acqua.
Mi sposto sull’ area archeologica, mi dirigo verso la tomba principale.
‘’ Aspettami! Io non manchero’ d’ incontrarti nel profondo! Ci siamo, quasi. Siamo vicinissimi, adesso. Vicinissimi’’.
La voce sembra provenire dall’ interno della tomba.
Il cielo, che da celeste aveva assunto un malato color zafferano, improvvisamente si copre di nubi .
Osservo le nuvole che diventano sempre piu’ scure, minaccia di pioggia. Tutto d’ un tratto si allargano, dall’ est all’ ovest, circondando l’ orizzonte di una nera cintura.
In lontananza si sentono tuoni e si vedono lampi che squarciano il cielo. Il temporale e’ sulle localita’ costiere, non molto lontane, una ventina di chilometri.
Continuo la mia visita.
‘’ Aspettami! Io non manchero’ d’ incontrarti nel profondo! Ci siamo, quasi. Siamo vicinissimi, adesso. Vicinissimi’’.
La voce guida i miei passi verso la tomba.
Il cielo e’ quasi nero. I tuoni e i lampi meno lontani.
Comincia a piovere. Grosse gocce cadono sul terreno, su me.
Vorrei tornare alla macchina.
La voce mi chiama.
‘’ Aspettami! Io non manchero’ d’ incontrarti nel profondo! Ci siamo, quasi. Siamo vicinissimi, adesso. Vicinissimi’’.
Ripete con dolce tristezza.
‘’Aspettami! Io non manchero’ d’ incontrarti nel profondo! …l’ indispensabile vivacita’ …l’ indispensabile ardore …’’.
Aggiunge, come invitandomi a non fermare i miei passi,
‘’Ci siamo, quasi. Siamo vicinissimi, adesso. Vicinissimi’’.
Un mondo d’ acqua si rovescia su me e Pranu Muttedu.
Si alza un vento da una furia estrema.
Un rombo cupo, profondo, simile a quello prodotto da una macina da mulino, sentito nell’ anno del terremoto di Assisi, arriva dal cielo.
Un lampo cade pochi metri davanti a me che ho accelerato il passo per mettermi al riparo.
L’ acque e il vento mi investono in pieno. Cado.
Stordito dal colpo, mi trovo, quando mi rialzo, all’ interno della tomba principale. Al riparo.
Mentre dentro la tomba e’ tutto calmo, all’ esterno, oltre ogni immaginazione, spaventevole, il turbine degli elementi.
‘’Siamo vicinissimi, adesso. Vicinissimi’’.
La voce e’ uscita dalla mia mente. E’ dietro di me.
Mi giro.
Davanti a me una giovane donna. Il suo corpo e’ sottile, trasparente, diafano.
‘’…l’ indispensabile vivacita’ … l’ indispensabile ardore … mi hanno uccisa’’.
Ha i capelli lunghi, mossi, di un nero abbagliante. Il corpo si indovina sotto la sua veste bianca. La vedo tutta intera. E’ bella. Sorride. Un bel sorriso aperto, solare. Nella luce della tomba, chiara, rispetto al nero dell’ esterno sembra ancora piu’ bella.
‘’Ricordi?’’, dice, ‘’l’ anno scorso. Ci siamo conosciuti a Cagliari, davanti la cattedrale. Dicendo il mio nome, Annette, ti ho chiesto come arrivare al museo archeologico e alla pinacoteca nazionale. Ti sei offerto di accompagnarmi. Sei stato adorabile’’.
Ricordo.
Annette, giovane svizzera di Ginevra, archeologa in Italia per una vacanza alla ricerca dell’ arte, delle antichita’.
Ricordo.
Una giornata indimenticabile.
La Cittadella dei musei, nella sede dell’ ex Regio Arsenale non e’ lontana.
Ammiriamo il panorama della citta’ che si presenta dalla piazzetta Martini, il Terrapieno, l’ antico quartiere di Villanova, sede di artigiani, il parco di Monte Urpinu, lo Stagno di Molentargius, dove nidificano i fenicotteri rosa, ormai stanziali, lontano la Sella del Diavolo, la’ dove comincia il Poetto la meravigliosa spiaggia dei cagliaritani.
Ricordo.
‘’E’ un’ emozione allo stato puro’’, dice Annette, osservando i preziosi pezzi archeologi del museo.
Nella visita si appoggia al mio braccio, fa aderire il suo corpo al mio. Una sensazione magnifica.
Ricordi.
‘’…l’ indispensabile vivacita’… l’ indispensabile ardore…’’.
Ricordo.
‘’Perche’ improvvisamente il tuo coltello e’ entrato nel mio ventre, facendo colare il sangue lentamente. Le mie gambe sono diventate molli, la mia voce si e’ strozzata in gola e mi sono accasciata ai tuoi piedi. Poi mi hai trascinata in uno sgabuzzino’’.
Ricordo.
‘’Perche’ hai spento la mia indispensabile vivacita’ e il mio indispensabile ardore. Potevano essere tuoi’’.
‘’Siamo vicinissimi, adesso. Vicinissimi. Vieni, ti aiutero’ a incontrarti nel profondo’’.
Mi prende la mano e mi porta con se nel profondo della tomba.
Il cielo torna sereno.
Guardo i miei cani sdraiati al sole del giardino di casa.
Frammenti sfilacciati di un sogno?
Sono appena arrivato nel parco di Pranu Muttedu, uno dei piu’ suggestivi siti archeologici della Sardegna interna.
Nella mente sento una voce di donna.
Ossessivamente ripete
‘’…l’ indispensabile vivacita’…l’ indispensabile ardore… Aspettami! Io non manchero’ d’ incontrarti nel profondo! Ci siamo, quasi. Siamo vicinissimi, adesso. Vicinissimi’’.
Entro nel parco e davanti a me si srotola una spettacolare veduta.
La località, ad appena mezzora di macchina da Cagliari, e’ ricco di suggestioni, leggende legate alla sua alta concentrazione di Menhir, le cosiddette perdas fittas o perdas longas, distribuiti i coppie, allineamenti, in gruppi, e alle numerose tombe, le domus de janas, le case delle streghe. Vestigia che fanno pensare a riti sepolcrali e religiosi, a sacrifici collegati al culto degli antenati. Gli allineamenti dei menhir sono lungo l’ asse est-ovest in riferimento al corso celeste del sole. Perdas longas, simboli della fertilita’, domus de janas, luoghi di sepoltura, la morte.
Vita e morte. Indissolubilmente legati nel corso della vita, come nel corso celeste del sole da oriente a occidente.
‘’Ci siamo, quasi. Siamo vicinissimi, adesso. Vicinissimi’’.
La voce rimbomba dentro me.
‘’ Aspettami! Io non manchero’ d’ incontrarti nel profondo! Ci siamo, quasi. Siamo vicinissimi, adesso. Vicinissimi’’.
‘’ Aspettami! Io non manchero’ d’ incontrarti nel profondo! Ci siamo, quasi. Siamo vicinissimi, adesso. Vicinissimi’’.
La voce adesso arriva dai labirinti delle querce, dei lecci, secolari, che fittamente, unitamente a una folta macchia mediterranea ricoprono Pranu Muttedu.
‘’ Aspettami! Io non manchero’ d’ incontrarti nel profondo! Ci siamo, quasi. Siamo vicinissimi, adesso. Vicinissimi’’.
La voce proviene dalle valli che circondano altipiano di Pranu Muttedu, nelle quali scorrono numerosi corsi d’ acqua e il Flumendosa.
‘’ Aspettami! Io non manchero’ d’ incontrarti nel profondo! Ci siamo, quasi. Siamo vicinissimi, adesso. Vicinissimi’’.
Adesso e’ cristallina come l’ acqua.
Mi sposto sull’ area archeologica, mi dirigo verso la tomba principale.
‘’ Aspettami! Io non manchero’ d’ incontrarti nel profondo! Ci siamo, quasi. Siamo vicinissimi, adesso. Vicinissimi’’.
La voce sembra provenire dall’ interno della tomba.
Il cielo, che da celeste aveva assunto un malato color zafferano, improvvisamente si copre di nubi .
Osservo le nuvole che diventano sempre piu’ scure, minaccia di pioggia. Tutto d’ un tratto si allargano, dall’ est all’ ovest, circondando l’ orizzonte di una nera cintura.
In lontananza si sentono tuoni e si vedono lampi che squarciano il cielo. Il temporale e’ sulle localita’ costiere, non molto lontane, una ventina di chilometri.
Continuo la mia visita.
‘’ Aspettami! Io non manchero’ d’ incontrarti nel profondo! Ci siamo, quasi. Siamo vicinissimi, adesso. Vicinissimi’’.
La voce guida i miei passi verso la tomba.
Il cielo e’ quasi nero. I tuoni e i lampi meno lontani.
Comincia a piovere. Grosse gocce cadono sul terreno, su me.
Vorrei tornare alla macchina.
La voce mi chiama.
‘’ Aspettami! Io non manchero’ d’ incontrarti nel profondo! Ci siamo, quasi. Siamo vicinissimi, adesso. Vicinissimi’’.
Ripete con dolce tristezza.
‘’Aspettami! Io non manchero’ d’ incontrarti nel profondo! …l’ indispensabile vivacita’ …l’ indispensabile ardore …’’.
Aggiunge, come invitandomi a non fermare i miei passi,
‘’Ci siamo, quasi. Siamo vicinissimi, adesso. Vicinissimi’’.
Un mondo d’ acqua si rovescia su me e Pranu Muttedu.
Si alza un vento da una furia estrema.
Un rombo cupo, profondo, simile a quello prodotto da una macina da mulino, sentito nell’ anno del terremoto di Assisi, arriva dal cielo.
Un lampo cade pochi metri davanti a me che ho accelerato il passo per mettermi al riparo.
L’ acque e il vento mi investono in pieno. Cado.
Stordito dal colpo, mi trovo, quando mi rialzo, all’ interno della tomba principale. Al riparo.
Mentre dentro la tomba e’ tutto calmo, all’ esterno, oltre ogni immaginazione, spaventevole, il turbine degli elementi.
‘’Siamo vicinissimi, adesso. Vicinissimi’’.
La voce e’ uscita dalla mia mente. E’ dietro di me.
Mi giro.
Davanti a me una giovane donna. Il suo corpo e’ sottile, trasparente, diafano.
‘’…l’ indispensabile vivacita’ … l’ indispensabile ardore … mi hanno uccisa’’.
Ha i capelli lunghi, mossi, di un nero abbagliante. Il corpo si indovina sotto la sua veste bianca. La vedo tutta intera. E’ bella. Sorride. Un bel sorriso aperto, solare. Nella luce della tomba, chiara, rispetto al nero dell’ esterno sembra ancora piu’ bella.
‘’Ricordi?’’, dice, ‘’l’ anno scorso. Ci siamo conosciuti a Cagliari, davanti la cattedrale. Dicendo il mio nome, Annette, ti ho chiesto come arrivare al museo archeologico e alla pinacoteca nazionale. Ti sei offerto di accompagnarmi. Sei stato adorabile’’.
Ricordo.
Annette, giovane svizzera di Ginevra, archeologa in Italia per una vacanza alla ricerca dell’ arte, delle antichita’.
Ricordo.
Una giornata indimenticabile.
La Cittadella dei musei, nella sede dell’ ex Regio Arsenale non e’ lontana.
Ammiriamo il panorama della citta’ che si presenta dalla piazzetta Martini, il Terrapieno, l’ antico quartiere di Villanova, sede di artigiani, il parco di Monte Urpinu, lo Stagno di Molentargius, dove nidificano i fenicotteri rosa, ormai stanziali, lontano la Sella del Diavolo, la’ dove comincia il Poetto la meravigliosa spiaggia dei cagliaritani.
Ricordo.
‘’E’ un’ emozione allo stato puro’’, dice Annette, osservando i preziosi pezzi archeologi del museo.
Nella visita si appoggia al mio braccio, fa aderire il suo corpo al mio. Una sensazione magnifica.
Ricordi.
‘’…l’ indispensabile vivacita’… l’ indispensabile ardore…’’.
Ricordo.
‘’Perche’ improvvisamente il tuo coltello e’ entrato nel mio ventre, facendo colare il sangue lentamente. Le mie gambe sono diventate molli, la mia voce si e’ strozzata in gola e mi sono accasciata ai tuoi piedi. Poi mi hai trascinata in uno sgabuzzino’’.
Ricordo.
‘’Perche’ hai spento la mia indispensabile vivacita’ e il mio indispensabile ardore. Potevano essere tuoi’’.
‘’Siamo vicinissimi, adesso. Vicinissimi. Vieni, ti aiutero’ a incontrarti nel profondo’’.
Mi prende la mano e mi porta con se nel profondo della tomba.
Il cielo torna sereno.
Guardo i miei cani sdraiati al sole del giardino di casa.
Frammenti sfilacciati di un sogno?
E? uno dei tuoi racconti più belli!
RispondiEliminaGrazie.
RispondiEliminaVale
PL
Filamenti sfilacciati?
RispondiEliminaHai letto male: ho scritto frammenti sfilacciati di un sogno?
RispondiEliminaGrazie.
Buonanotte. Un bacio.
Vale.
PL
Pardon ! Freud...Oggi sono un po' in tilt.Abbi pazienza. Ora per dirti :buona notte!
RispondiEliminaQuoto Stella. E confermo che sono contento che tu sia tornato a scrivere questi racconti sul tuo blog.
RispondiEliminaGrazie. Sei un amico. Quando daro' alle stampe i miei racconti, tu e Stella sarete invitati alla presentazione.
RispondiEliminaVale
PL
un grande saluto da parte di tutto lo staff
RispondiEliminaciao
Grazie a tutto lo staff.
RispondiEliminaUn cumulativo
Vale
PL
E' una promessa?
RispondiEliminaSi!
RispondiEliminaBacioni Stella
Vale
PL
Ciao Pier Luigi,frammenti neanche tanto,direi...!
RispondiEliminaSe è un sogno si snoda con una linearità eccezionale.
Ho letto il post tutto di un fiato e quando ho visto la foto finale ho pensato : già finito? peccato!
Buona serata.
Benvenuto Sirio, complimenti per i tuoi post.
RispondiEliminaGrazie per le belle parole. Il mio eo e' soddisfatto. Ormai per parlarci mi devo rivolgere alla sua segretaria.
Credo che cominci a montarsi la testa.
Vale
PL
Ciao Pier Luigi,grazie per la considerazione!
RispondiEliminaSegretaria? no.Almeno adesso sono...lavoratore autonomo!!
Ti saluto,buona giornata!
Caro Sirio la segretaria e' quella del mio ego, che dopo i complimenti e i premi ricevuti, si e' montato la testa e per parlarci devo, ormai fissare, un appuntamento.
RispondiEliminaForse nel commento precedente mi ero espresso male.
Buona giornata.
Vale
PL
Infatti non avevo compreso! Grazie per il chiarimento,la tua è una ironia sottile.
RispondiEliminaCiao.
Il mio naturale imbarazzo di fronte ai complimenti, sempre graditi, mi porta talora a rifugiarmi nell' autoironia.
RispondiEliminaVale
PL
Ciao
RispondiEliminaricambio la tua visita, devo ammettere che sono un pochetto ignorante anche della nostra terra pur fortemente attratta dalle nostre origini spesso violate, spesso impedite dai soliti poteri e interessi controversi che impediscono la piene emersione, spesso è tutto lasciato alla buona volontà di appassionati e gli archeologi nostrani incontrano notevoli difficoltà...
Notevole racconto suggestivo che mescola la mitologia nostrana e la fantasia di un incontro romantico e delicato di tempi passati...ah noi sardi dicono che incantiamo con i nostri ricordi, ma sarà veramente così o è solo il richiamo dei nostri avi che si servono delle nostri voci per far eccheggiare i loro racconti...
Ciao e buona fantasia dalla piccola
"rivoluzionaria" :)
Beni Benia piccola ''rivoluzionaria''.
RispondiEliminaGrazie.
I miei racconto sono un misto di fantasia, realta' e soprattutto amore per la mia citta' e la nostra Isola, la piu' bella del mondo. Il mio essere cameleontico mi porta, comunque, ad amare i posti dove vivo, ho vissuto.
Io sono un ''meticcio'', nel senso che non sono un sardo puro sangue, ma la Sardegna l' ho nel cuore, nel mio intimo, tanto che da anni, vesto solo in ''dialetto''.
Vale, o come diciamo noi ''Saludi e trigu''.
PL
Ciao, se hai scritto vale mi fai pensare alla Spagna o sbaglio?
RispondiEliminaSai siamo mescolati dall'influenza araba e spagnola...
Comunque saludi, trigu y tappu de ottigu!
ahahah
asi biri, ah non dialetto ma sardo campidanese! ish
Vale e' ''stai bene'', ''buona fortuna'', ''ciao'', in latino.
RispondiEliminaMa vanno benissimo anche i saluti in sardo campidanese.
PL
Toc, toc ! posso ? Io per un saluto "complessivo" ho adottato Buena vida. Me ne sono innamorata.
RispondiEliminaIl mio contatto casuale con te è gratificante.
Tornerò
"giurin giuretto, parola di lupetto" (ma sono una lupacchiotta un po' acciaccata. C'est la vie)
Ho trovato da te alcuni buoni amiciblogger stella, Ishtar,sirio
(salotto intrigante)
Benvenuta Renata.
RispondiEliminaBuena vida e' perfetto, vale il mio vale.
Grazie lupacchiotta. Ti aspetto.
Il salotto scrivi e' intrigante, direi pieno di intrighi ...
Ciancio alle bande, o bando alle ciance?, il salotto mi ispira molto e mi stimola nella mia attivita' di favolista noir, mah forse fumo di Londra.
Noto ora che nessuna delle donne che frequentano il salotto si chiamano Hannah o Athijn, ... paura ...?
Vale
PL
Lieta giornata!
RispondiEliminaTra fantasmi, streghe, sogni e' sempre una lieta giornata
RispondiEliminaStella Vale
PL
Rinnovo i complimenti per i tuoi racconti Pier Luigi, sei veramente bravo, la lettura scorre che è un piacere e si aspetta di leggere il prossimo racconto.
RispondiEliminaSerena e felice domenica anche a te
(ora che è arrivato il maestrale si sta da dio)
Raimondo
Raimondo grazie.
RispondiEliminaPiu' che uno scrittore sono un bravo affabulatore.
Raccontare le storie mi e' piu' facile che scriverle.
Dovrei dettarle al registratore.
Ma e' piu' divertente scriverle poi raccontarle. Si aggiungono particolari inediti.
Grazie ancora.
Buona domenica
Vale
PL
E io non merito di essere invitata, quando darai alle stampe i tuoi racconti? Non vale il diritto di precedenza amicale?
RispondiEliminaSono fortemente gelosa, quasi quasi...:(
Rossina, con G le mie ''matematiche'' preferite, certo che meriti di essere invitata e sari presente se pubblichero' i miei racconti.
RispondiEliminaVale
PL