La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava
Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

IN TERRITORIO NEMICO
Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

Dettagli di un sorriso
romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

Il calcio dell' Asino
Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

NON STO TANTO MALE
romanzo di Gianni Zanata

venerdì 5 settembre 2008

La morte e' l' unica certezza della vita

L’anima è partita a mezzogiorno e adesso va
vaga sorvolando la città
presto punterà decisamente verso sud
mare aperto oh oh va al deserto...
Sotto c’è Israele nella sua immobilità
coi suoi cieli chiari controllati
mare azzurro stretto dai deserti un po’ più in là
Spiagge rosse... sorvolando Eilat
e le montagne nude... sorvolando Eilat...
L’anima si apre come il vento e corre giù
entra nell’imbuto blu di Assab
poi si getta a destra e punta ancora verso sud
sull’Etiopia lì sdraiata, assolata...
Bimbi tende e il vento se li prende vuol giocare...
bimbi tende e il vento se li prende
senza capire, senza guardare
Spiagge rosse... sorvolando Eilat
e le montagne nude... sorvolando Eilat...

Ascolto questa canzone di Fiorella Mannoia dall’ auricolare dell’ Ipod, che Ko Chav, un’ insegnante israeliana, mi infila all’ orecchio. Siamo comodamente seduti in un Boeing 737 della ‘’El Al’’, diretto da Tel Aviv a Eilat.
Ko Chav si avvicina a me e appoggia il capo sulla mia spalla. Solleva il viso. Mi guarda. Le sue labbra si poggiano sul mio orecchio. Lo mordicchia. Si ferma. Mi fissa. Sorride. Ride.
Spegne l’ Ipod.
- Due mesi fa non sapevo che esistessi. La mia ricerca di una localita’ per una vacanza in Sardegna mi ha portato nel tuo sito. Ho scritto chiedendo aiuto. Ricordi?
Annuisco. Sorrido e delicatamente poggio le mie labbra sulle sue. Un casto bacio.
- Ricordi cosa hai risposto?
- Si’! Ti ho scritto di non essere una agenzia di viaggio, ma un giornalista che scrive della sua bella, meravigliosa Isola, aggiungendo che se tu avessi avuto necessita’ di aiuto avrei, comunque, potuto darti una mano.
- Sei poi venuto all’ aeroporto di Cagliari-Elmas ad accogliermi. La foto del tuo sito mi ha aiutato a riconoscerti. Poi non so come la nostra amicizia si e’ trasformata. Ero gia’ presa di te. Il nostro scambio di e-mail, la tua gentilezza, il tuo delicato modo di raccontare la tua Isola, anche se in un Inglese non perfetto, esprimeva l’ amore per la tua terra e mi trasferiva intense emozioni. Dopo la vacanza sarda adesso siamo insieme qui in Israele. Dopo Gerusalemme voglio adesso farti scoprire il deserto del Negev. Un posto magico e misterioso.
Mi bacia. Appoggia il capo sulla mia spalla e mi prende la mano. La stringe con un gesto di complicita’. Chiude gli occhi.
Accadono cose che solo con il passare del tempo comprendiamo.
Sono stato praticamente trascinato in Israele dove gia’ sono stato piu’ volte. Ko Chav mi desidera. Vuole che vada a vivere con lei a Gerusalemme, nella parte nuova della citta’. La’ aveva vissuto con il marito, quasi impotente, morto per un tumore, alcuni anni fa.
Aveva avuto negli anni una relazione con un musicista. Conclusa quando abbiamo scoperto di stare bene insieme.
Tutto era nato durante una passeggiata nelle viuzze di Castello, il quartiere medievale di Cagliari. Salivamo lungo la via Fossario, dal Bastione di San Remy, la grande terrazza dalla quale si puo’ ammirare la citta’ in tutta la sua bellezza. Davanti il porto, i tetti della Marina, l’ antica Lapola, un rione popolano subito dietro la via Roma, una volta il passeggio dei cagliaritani, sosta obbligata de ‘’is oreris’’, quelli che fanno ora, flanella; a destra un piccolissimo spicchio di Stampace, il porto industriale, il grande stagno di Santa Gilla, dove vivono stabili i fenicotteri rosa; sulla sinistra il vecchio quartiere di Villanova, una volta dimora dei contadini, oggi di artigiani; poi il parco di Monte Urpinu, la sella del Diavolo, lo stagno di Molentargius, altra dimora dei fenicotteri, ma non solo; infine la lunga lingua della spiaggia del Poetto; in lontananza si identificano i paesi vicini, Quartu, Capoterra, Sarroch.
Improvvisamente mi tocca un braccio e mi invita a fermarmi. Immagino che voglia ammirare lo spettacolo dei tetti di Villanova … si avvicina, il suo corpo tocca il mio.
- Ssss
Mette un dito sulla mia bocca.
- Sss
Le sue labbra sono sulle mie. Le sue mani a stringere il mio viso.
Non ero preparato a questo.
- Ssss
Ancora le sue labbra sulle mie. La sua lingua forza la mia timida resistenza. L’ abbraccio. I nostri corpi quasi si fondono in uno solo. Le nostre lingue si attorcigliano.
Una suora che esce dal pensionato per le studentesse ci guarda con disgusto. Mormora ‘’sbrigungiusus’’ (svergognati), ma passa oltre. Scende anche un ambulante senegalese carico di borsoni con la sua mercanzia. Sorride.
Proseguiamo. Arriviamo in piazza Palazzo, una delle piu’ belle del mondo, dominata dal palazzo Regio, a cui si affiancano la Cattedrale l’ antico palazzo di Citta’.
Raggiungiamo il viale Buoncammino dove abbiamo parcheggiato l’ auto. Andiamo a casa, una villettina a schiera poco lontano dalla citta’, in una zona residenziale.
Varchiamo la porta finestra che si affaccia sul giardino e cominciamo a spogliarsci. Ci guardiamo mentre ci togliamo gli indumenti. Ci piace vederci mentre piano piano diventiamo nudi. Ci godiamo con gli occhi e con le mani e la bocca.
Accarezzo dolcemente e lentamente il suo corpo mentre la faccio stendere sul letto. La mia lingua cerca la sua, si attorcigliano. Una massa incandescente preme nel mio petto. Ribolle.
I nostri sessi si cercano. Si trovano. Entro in lei. Sentiamo gettiti improvvisi di lapilli fosforescenti. E’ un’ esplosione. E’ una suprema alchimia.
Le nostre anime, i nostri corpi, allacciati, sono come cavalli senza briglia in corsa selvaggia.
Raggiunge l’ orgasmo. Il suo corpo comincia a fremere. Sento le sue vibrazioni, sensazioni partire dai piedi, salire sul tutto il corpo. Scuotimenti leggeri, poi sempre piu’ violenti.
Poi esplodo anch’ io.
Una settimana di passione, interrotta da brevi escursioni turistiche.
Siamo a tavola, sul patio davanti il giardino.
- Peter perche’ non mi accompagni in Israele? Lo sai devo rientrare, la scuola mi aspetta. Puoi fermarti da me quanto vuoi.


Prima di Eilat siamo stati a Gerusalemme citta’ dove KoChav insegna in una classe elementare. La scuola non e’ lontana dalla sua abitazione, alla periferia della Gerusalemme nuova. Mia figlia Roberta avrebbe detto appartamento in mezzo ad una cozzaglia di altri appartamenti anonimi,non si vede nemmeno il sole,a mala pena ci passa l'aria,la donna di fronte grida con i suoi figli,i cani della donna dell'ultimo piano abbaiano ed ululano perchè sono stati chiusi fuori al balcone, il cozzalo del quartiere spara la musica da discoteca a tutto volume.

Gerusalemme, il gusto della storia; il quartiere ebraico, che ospitò gli Ebrei europei e Sefardici; il Broad Wall, una fortificazione difensiva di 2.700 anni, Ariel, museo dell’era del Primo Tempio, palazzi di Herode
Emozioni forti passeggiare nelle millenarie strade, attraverso i vecchi mercati della città, immergendosi negli odori e nei suoni provando a contrattare per l’acquisto dei tesori locali.
Pranzare o cenare a Mahane Yehuda, il mercato di prodotti tipici di Gerusalemme, dove ci sono tanti ristorantini aperti nei palazzi di antiche pietre, dove si possono gustare i locale humus e altre delizie mediorientali e mediterranee.

Gerusalemme, la Gerusalemme d’oro che non ha paragoni in tutta la terra. Sacra alle tre grandi religioni monoteiste, e contesa per millenni da una varietà di popoli e nazioni, si potrebbe dire che sia il centro del mondo. Incontro Ebrei giunti da ogni angolo del mondo mentre eseguono le preghiere rituali quotidiane e lasciano i loro messaggi rivolti a Dio, scritti su pezzi di carta e nascosti tra le pietre del muro.
La visita al Santo Sepolcro dimostra quante varietà di Cristiani vi siano, Cattolici, Greci, Russi, Armeni, Copti ed Etiopi. La cupola della roccia, sul Tempio della Montagna, che domina ogni veduta di Gerusalemme, esempio dell’architettura Islamica. La roccia è ritenuta, da tutte le tre religioni, il luogo dove Abramo si accinse a sacrificare il figlio a Dio, con quell’atto che divenne poi il fondamento del monoteismo.
Ogni passo tra le strade di questa città sacra rammenta di essere in un luogo che ebbe e ha un profondo effetto nella storia del mondo, e che sicuramente è destinato ad avere un ruolo primario nel futuro. Sulla via Dolorosa, la rete di strade attraverso la quale Gesù portò la croce prima di essere giustiziato, il richiamo alla preghiera dei Musulmani si alterna con i canti Cristiani e con le grida dei mercanti di spezie, e accade di vedere Ebrei e Musulmani contrattare tra loro, o mangiare insieme al caffè.
Ko Chav, la scuola non e’ ancora cominciata, mi accompagna nella visita della citta’, mi spiega i significati dei nomi, mi illustra la storia di quei magici luoghi, per i quali ebrei e musulmani si scannano in una guerra infinita.
Avra’ mai fine?
Camminare nelle stradine della citta’ vecchia mi ricorda la descrizione che Amos Oz, nel suo ‘’Una storia di amore e tenebra’’ fa della Gerusalemme negli anni antecedenti la fondazione dello stato d’ Israele: il labirinto di vicoli della scalcinata cittadella ultraortodossa, i fili della biancheria carichi di bucato, le ringhiere di ferro arrugginito, i fumi di povere pietanze ashkenazite, cholent e bortsch, soffritti d’ aglio e cipolle e cavolo acido.
Camminiamo mano nella mano. Tengo la sua mano nella mia. La guardo. Sorrido. Ho voglia di lei come di un frutto.
Prendiamo un gelato. Ko Chav e’ golosa. Un desiderio: essere gelato al quale lei avvicina la bocca e mi lecca, lentamente e mi possiede con la sua lingua e labbra. La desidero follemente. Avvicino la mia bocca al suo orecchio e dico che vorrei spogliarla e fare l’ amore. Ride fragorosamente
- Qui? Non e’ possibile. Troppa gente. Poi non sta bene, mi vergogno se mi guardano. Andiamo a casa. Ti desidero anch’ io.

Niente assorbe piu’ dell’ amore. Non si e’ mai pigri.
Vestiti ci distendiamo sul letto. Ci baciamo dolcemente. Non vogliamo consumare in fretta la passione che ci avvolge. Cominciamo a spogliarci stando sempre sdraiati. Sembra di cullarci. La bacio, la lecco: mi bacia, mi lecca. Bacio i piedi le gambe. Ko Chav appoggia le gambe sui miei fianchi, mi imprigiona. Con slancio si stringe a me. Beneficio della sua dolce violenza. Sono sopra di lei. Bacio il suo petto, mordicchio i suoi capezzoli. Le nostre bocche si cercano, si trovano, nessun ostacolo, le lingue insaziabili godono del piacere di lunghi baci di passione e dolci momenti di poesia d’ amore.
Serata e notte di passione sfrenata e di tenerezze, di voglia di far esplodere il vulcano che e’ dentro di noi, di pause, di rallentamenti, per prolungare il piacere del possesso. Poesia dell’ amore.
Il sonno ci sorprende nudi.
A meta’ mattina, il risveglio.
E’ scoperta.
Vederla dormire mi procura una grande volutta'.
Bacio la sua schiena. Con la lingua segue il percorso della sua colonna. Arrivo all’ attaccatura delle natiche. I miei baci adesso sono meno casti. Si sveglia di soprassalto. Si gira e comincia a baciarmi. Le nostre carni si fermano sfinite alcune ore dopo.

Eccoci ora diretti a Eilat che, nel corso degli anni, con i suoi hotels e le sue spiagge, è divenuta il più importante centro di villeggiatura per migliaia di israeliani e per i turisti che giungono da ogni parte del mondo, scegliendo come meta rilassante l’estremo sud di Israele. Straordinaria combinazione di un clima piacevole, un mare dal fascino tropicale e un’emozionante scenario di selvagge montagne di granito. Nel passato venne utilizzata come porto, già ai tempi del Re Salomone che costruì una ricca flotta di navi, e successivamente nelle varie dominazioni succedutesi in Israele, dai Nabatei, ai Romani, agli Arabi, ai Crociati

Eilat e’ la nostra base per la visita al deserto del Negev, antica sede delle miniere di rame di Timna, risalenti al periodo del Regno di Israele, oggi sede di industrie chimiche, e grazie all’ oculata politica di sfruttamento delle acque vi sono insediamenti agricoli anche in zone aride, di cui è esempio il kibbutz di Sde Boker, nel centro del Neghev presso la antica città nabatea di Avdat.

Vogliamo ripercorrere un percorso conosciuto come “La Via delle Spezie”, costruito dai Nabatei i signori del deserto, i quali con carovane di cammelli attraversarono questa rotta trasportando spezie, profumi e sale dallo Yemen fino ad Est al porto della città di Gaza.
Prendiamo in affitto un fuoristrada.
Il nostro viaggio si svolge tra distese desolate e letti di fiumi asciutti. La natura è davvero sorprendente.
- In inverno, dice Ko Chav, nonostante la piccola quantità di acqua, il Negev è ricoperto di fiori meravigliosi, tra cui splendidi anemoni rossi.
Abbiamo deciso di visitare i posti meno battuti dai turisti. Vogliamo essere soli per godere il posto e non solo. Dormiremo in una tenda canadese.
Arriviamo a un makhtesh ("piccolo mortaio" ma anche cratere), i tre makhtesh che si trovano nel Neghev sono dovuti all'erosione idrica.Poi Timna. È una valle molto suggestiva. Rocce marine sedimentarie (tipo dolomiti), sovrapposte a rocce vulcaniche del periodo mesozoico.
Decidiamo di trascorrere la prima notte nel deserto, nelle cosiddette "miniere di Salomone" , le grandi miniere di rame.
Superato l’ angolo di una falesia in gres, una visione incredibile. In una vallata percorsa da un fiume asciutto, un tamerisco solitario, piegato dalla direzione prevalente del vento, domina l’ ampia distesa.

«Maledetto l’uomo
che confida nell’uomo,
che pone nella carne
il suo sostegno
e il cui cuore
si allontana dal Signore.
Egli sarà come
un tamerisco nella steppa,
quando viene il bene
non lo vede...
dimorerà in luoghi aridi nel deserto,
in una terra di salsedine,
dove nessuno può vivere.
Benedetto l’uomo
che confida nel Signore
e il Signore è sua fiducia.
Egli è come un albero
piantato lungo l’acqua,
verso la corrente
tende le radici;
non teme quando viene il caldo,
le sue foglie rimangono verdi;
nell’anno della siccità
non intristisce,
non smette di produrre
i suoi frutti''.
(Geremia 17,6-8)

Ko Chav recita questi versi del libro di Geremia lentamente staccando ogni sillaba perche’ capisca bene.
Stiamo fermi, immemori del tempo, ad osservare questo incredibile, magnifico, immaginifico spettacolo.
Superiamo le colonne di Salomone . Si suppone che, nel contesto della falda sirio – africana, si siano create delle crepe nella parte superiore della montagna; con il tempo l’acqua vi si è infiltrata e ha foggiato la struttura di base. L’erosione chimica ha ultimato questa scultura naturale. Ai piedi delle colonne di Salomone, sul lato sud, si trova il tempio
Vogliamo arrivare ai campi di lavoro, situati al centro della valle, dove ci sono i forni speciali, per la produzione del rame. Il campo del fungo rappresenta uno di questi.
Giriamo per i pozzi profondi circa venti metri con nicchie per la presa delle mani e dei piedi.
Ko Chav si appoggia al mio braccio. La bacio. Voglio godere di lei. Risponde a questo mio desiderio. Mi guarda. Mi piace questo suo sguardo di possesso. L’ appoggio a una parete di una delle gallerie della miniera. Non vedo ostacoli al mio desiderio. Mi stringo sempre piu’ a lei. Accarezzo il viso con la punta delle dita. Spiego lentamente quale sarebbe stata la nostra vita, la sua esistenza.
Appoggio le mie labbra sulle sue. Un lungo bacio. Un lungo tempo. Lo stacco, improvviso, per poter respirare .
- Quanto ci vuole, dico, per vivere una vita. Morire e’ un attimo: basta affondare un coltello nel petto sotto la mammella sinistra e il cuore e’ diviso in due … neanche un attimo per l’ ultimo pensiero.
Mi ascolta, sorride.
Il mio coltello a serramanico entra lentamente nel suo petto.
- Aspetta un poco, dico, chiudi gli occhi, ascolta l’ intrinseco silenzio nel grembo del mondo, il silenzio della vita che fugge lontano. Niente ci rende piu’ sentimentali del morire mentre si sogna il futuro. Non hai il tempo di comprendere che non sara’ mai realta’.
La morte e’ l’ unica certezza della vita.

19 commenti:

  1. wow un trionfo questo raccontino. Grazie per la citazione. Davvero bello.

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  2. Un dovuto cammeo alla mia cocca.
    Papa' Pie'

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  3. Molto bello ed intenso di emozioni questo racconto,è stato un piacere leggerlo.
    Un cordiale saluto

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  4. Ulteriore bellissima descrizione di Cagliari e altrettanto di Gerusalemme,con un "intermezzo"ed un finale che si ripetono.

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  5. Il serial killer e' un assassino seriale, un omicida plurimo, che uccide, con una certa regolarità nel tempo, persone spesso a lui estranee.
    Per i serial killer maschi l'omicidio comprende un grande coinvolgimento fisico, e ciò include quindi armi bianche, armi da fuoco, o comunque qualsiasi oggetto che possa essere utilizzato come arma.
    Ecco la ripetitivita'.
    Io scelgo le mie vittime tra quelle con cui ho avuto rapporti (ecco anche l' intermezzo sessuale), oppure abbiano nomi particolari (leggi il racconto di Annette la chirurga plastica francese uccisa ai Murazzi di Torino, le due ragazze sul bus, e altri dove non c' e' sesso) e uso la leppa sarda, un coltello a serramanico da me molto ben conosciuto.
    Ora dopo le ferie e l' intermezzo poetico ho ripreso la mia seria, onesta e professionale attivita'. Ste', non provocarmi, sono un serial killer permaloso, la prossima volta potrebbe toccare a te.
    O ti ho gia' uccisa ed e' il tuo fantasma che scrive?
    Vale

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  6. Potrei essere il mio fantasma,infatti !
    Attento a te quindi. Anche i fantasmi sono pericolosi...

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  7. Ma poi io non ho il nome della tua mamma ?

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  8. Bravo, Pier Luigi! Un racconto intenso...però che serial killer!!!

    Gerusalemme è una città straordinaria, magica dove tutto sembra possibile...

    L'arma bianca, eh? Bene, bene...

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  9. Grazie Annarita. Un brivido per quel tuo bene bene.
    Vale

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  10. Buff! l'ho letto d'un fiato...
    sei veramente ispirato.
    E poi che finale...ancora sto trattenendo il respiro!
    Complimenti.

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  11. L' ho scritto piu' volte sono un serio e professionale SK.
    Le poesie, gli aiku i tanka sono sempre espressione della sua serialita, mi caricano e mi danno la carica per ''utilize rap! again!'' (colpisci! Ancora!). Lliri se usi tutte le lettere di questa frase inglese conoscerai il vero nome del SK.
    Non andare a denunciarlo...
    Vale

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  12. Sarò clemente...
    NON TI DENUNCERO!
    anche perchè, ora che "SO"...potrei essere il primo bersaglio ( anche se non ho il nome giusto)

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  13. Le mie amiche, nome giusto o no, non hanno nulla da temere.
    Vale

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  14. Grazie per risparmiarmi!
    In quanto al'anagramma ci sono arrivata per caso...istinto.
    Concntrando lo sguardo sul titolo del blog...mi è apparso un nome...uno a caso.

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