La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava
Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

IN TERRITORIO NEMICO
Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

Dettagli di un sorriso
romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

Il calcio dell' Asino
Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

NON STO TANTO MALE
romanzo di Gianni Zanata

sabato 31 gennaio 2009

" 'A Tiana'', il seguito (2)

“La realtà è magica quando la magia è reale”
Ernst Junger
Lettere siciliane all’ uomo sulla luna

Questa citazione dello scrittore e filosofo tedesco Ernst Junger e’ idonea per proseguire nella pubblicazione del dibattito tra Gaetano e me, anche in considerazione che egli titola il suo nuovo commento utilizzando il Matto dei magici tarocchi, il quale rappresenta l’ energia fondamentale che si incarna nella realizzazione totale.

IL MATTO, L’ULTIMA CARTA DEI TAROCCHI



Un cavallo disarcionò chi poi fece il “pedone” per chi perseguitava senza tregua, un Sarastro re speciale, Gesù risorto da morte, per tenerci continuamente legati al tema fin qui portato avanti.
Ed ora un cavallo in te, Pier Luigi, fa il salto che occorre per scavalcare la morte che tu stesso hai posto, quella a danno degli “Scrittori precari a Roma” che in precedenza ti hanno causato certi “inconvenienti”, stando a talune “lamentele” di lettori. Ma sto solo seguendo un immaginario filo logico che mi suggerisce il “matematico” in me, un “Tamino” (guarda caso familiarmente mi chiamano Tanino, ma non mia moglie... misteri della vita!) mozartiano venuto dal niente, prova ne è la tua conclusione: «...ma ora ho come una sensazione che prima non c’ era, e che non si ferma alla superficie delle cose, ma mi pervade fino al profondo del cuore: ce l’ abbiamo fatta. Ora tutto andrà meglio. Queste cose si sentono.».
Dove e come il miracolo che appena tu percepisci, quale il potere del “cavallo” che ci fa al momento di bisogno veri “cavalieri”, - mettiamo – come quelli del Graal?
Il potere del “cavallo”, per il quale ci si può ancora riferire alla favola del “Flauto magico”, non ci è dato di sapere per poterne parlare, se non alla fine quando tutto è concluso, ossia dopo il “salto”. Ma da quel momento in poi le cose cambiano e questo elude in una certa misura la meccanica che ha prodotto il presunto “miracolo” che si vorrebbe capire. La favola in questione si impernia sulla “purificazione”, che è di tutti e non solo di Tamino, costretto al silenzio cosa, per altro, assolutamente non vera. Il percorso di purificazione comporta vestirsi di abiti laceri, vivere nella sporcizia, sperimentando ogni sorta di cose immonde, ma che non si possono riferire perché si rifiuterebbe all’istante re “Sarastro” che è bene contemplarlo nell’apoteosi del momento dell’alba quando risorge come sole splendente. Altrimenti perché Gesù dopo morto discese all’inferno per tre giorni? Ecco la spiegazione del “silenzio” di Tamino che era causato dal fatto di non poter parlare da illuminato, con la lingua sciolta. Giusto la seconda interruzione, simile ad un mortale ostacolo posto preventivamente da Pier Luigi (ma lui non sapeva), “Scrittori precari a Roma”.
Mi sovviene una storia che traggo dal libro Śrĩmad-Bhãgavatam, una nota opera culturale della filosofia indiana dei Vedãnta. Si tratta del verso 6, capitolo IV, Canto Primo: «La Creazione».


«Come gli abitanti di Hastinãstinapura riconobbero Śrila Śukadeva Gosvãmĩ, figlio di Vyãsa, per il saggio che egli era, quando entrò nella città dopo aver errato per le provincie di Kuru e Jãńgala, con l'aspetto di un pazzo, privo d'intelligenza e di parola?»


La spiegazione di questo versetto, che viene data nel libro da cui è stata rilevata, dà questa spiegazione: «L’attuale città di Delhi (Nuova Delhi) si chiamava un tempo Hastinàpura dal nome del suo fondatore, il re Hasti. Gosvãmí Śukadeva, dopo aver lasciato la casa paterna, aveva cominciato a vagabondare di qui e di là con l’aria di un pazzo. Come avrebbe potuto la gente riconoscere la sua grandezza? Non si può giudicare un saggio guardandolo, ma ascoltando le sue parole. Si devono avvicinare i sãdhu, i grandi saggi, non per vederli, ma per ascoltarli. E se non si è pronti ad ascoltare le loro parole, non si avrà alcun beneficio dalla loro presenza. Śukadeva Gosvãmí, un vero sãdhu, sapeva parlare delle Attività spirituali e assolute del Signore. Soddisfare i capricci del volgo facendo il prestigiatore di parole, questo non lo interessava. Ma nel momento in cui narrò il Bhãgavatam, gli fu riconosciuto il suo giusto valore. Esteriormente poteva sembrare un pazzo, privo d’intelligenza e di parola, ma in realtà era il più grande saggio e spiritualista.».
Ancora un cosa. I cavalieri del Graal viaggiavano a coppie sul cavallo. Il Fonte Battesimale della Basilica di San Frediano a Lucca li ritrae scolpiti nel marmo in una strana posizione. Non solo ma il contesto marmoreo in cui sono inserti i due cavalieri, è davvero misterioso poiché lo si vuol far legare al faraone che inseguiva gli ebrei al leggendario passaggio del “Mar Rosso” che pongo fra virgolette. Sono invece rappresentati in foggia da Templare. Secondo me, la chiave per spiegare questo mistero che i cultori dell’arte si chiedono senza poterlo spiegare, sta in tutto ciò che ho argomentato sul mendace “silenzio” di Tamino di Mozart e questo trova il nesso con Pamigeno sempre al suo fianco e solo un “filo d’argento” li lega indissolubilmente.

Gaetano

PERCEZIONI DI REALTA’

“Ci sono avvenimenti di cui la maggior parte di noi esita a parlare perche’ non si conformano alla realta’ quotidiana e sfidano ogni spiegazione razionale. Non sono eventi esterni particolari, ma piuttosto accadimenti delle nostre vite interiori, che vengono generalmente respinti come creazioni della fantasia ed esclusi dalla memoria. D’ improvviso la percezione della realta’ subisce una trasformazione che puo’ essere stupefacente o allarmante ma comunque insolita’; il mondo ci appare in una nuova luce, e assume un significato particolare. Esperienze del genere possono essere leggere e fugaci come soffio d’ aria, oppure fissarsi profondamente nelle nostre menti”.

Cosi’ scrive Albert Hofmann (Baden, 11 gennaio 1906 – Burg im Leimental, 29 aprile 2008) è stato uno scienziato svizzero, conosciuto come il "padre" dell'LSD, nell’ incipit di “Percezioni di realtà”, Stampa Alternativa.
Queste parole mi sembrano appropriate per rispondere al commento di Gaetano (http://www.webalice.it/gbarbella/) nel quale si parla di storie fantastiche presenti nel “Flauto magico” di Mozart, nei tarocchi, come pure nella filastrocca della “Tiana”:
«Ce steve 'na vota 'nu viecchie,
e 'na vecchia areto a 'nu specchio,
areto a 'nu monte...
Statte zitte che mò tu conte.
E tu conte dint' 'a tiana,
mammeta e patete i ruffiani».
Con la quale Gaetano chiosa le poesie “Specchi”, di Annarita Ruberto (http://www.blogger.com/profile/06203145621123078773) “@ Mare”, di Paola, alias Teoderica, pubblicate in uno dei precedenti post in questo blog.
Le frasi di Albert Hofmann rispondono anche a quanto affermato da Teoderica, nel suo Forum (http://teodericaforum.blogspot.com/2009/01/dedicato-gaetano.html#comments) :” E' una stana amicizia fatta di abbracci virtuali e di parole ma io mi sono affezionata e vi considero amici veri non virtuali”, riferendosi all’ amicizia nel web nata tra Annarita, Paola, Gaetano e me.
Siamo come direbbe Platone nella dimensione del divenire proprio della doxa.
Tornando al titolo del commento di Gaetano IL MATTO, L’ULTIMA CARTA DEI TAROCCHI, possiamo vedere nel Matto e nel Mondo, altro arcano maggiore, l’ organizzazione spaziale dei tarocchi.



Il Matto e il Mondo, la prima e l’ ultima carta della serie degli Arcani maggiori, secondo Alejandro Jodorowsky, regista di cinema e di teatro, autore di pièce e pantomime, romanziere sceneggiatore di fumetti, che da piu’ trent’ anni ha sposato il dinamismo poliedrico dei Tarocchi, possono essere considerate come l’ alfa e l’ omega degli Arcani maggiori, il primo e l’ ultimo grado, i due punti tra cui si dispiega il ventaglio di tutte le possibilita’. Il Matto sarebbe dunque un inizio perpetuo, e il Mondo uno svolgimento infinito.
Cosi’ e’ per l’ amicizia nata tra noi quattro nel we.
Se le due carte vengono collocate l’ una accanto all’ altra in questo ordine, afferma Jodorowsky in “La via dei tarocchi” (Feltrinelli), scritto a quattrom mani con Marianne Costa, scrittrice, attrice, cantante rock, assistente di Letteratura francese nell’ Universita’ di Sarajevo, sara’ evidente che il Matto pare dirigersi con determinazioned verso l’ ovale del Mondo, dove la donna nuda, a sua volta, pare chiamarlo, attirandolo a sé. Il Matto puo’ venire considerato quindi come l’ energia fondamentale, senza definizione, dunque senza limiti.
E’ cosi’ che la Bibbia e molt cosmogonie ci presentano l’ energia divina creatrice: un’ attivita’ senza limitin e precedenti, scaturita da un nulla privo di tempo e di spazio. Ma se il Matto stesse da solo, correrebbe il rischio di ruotare all’ infinto intorno al proprio bastone: l’ energia creatrice puo’ esaurirsi se non ha una meta, se non si materializza in una creazione, un mondo, una creatura. Secondo questa prospettiva, scrivono Jodorowsky e Costa, si puo’ vedere il Mondo come incorniciato da QUATTRO elementi come QUATTRO PUNTI cardinali, con la donna-anima-materia al centro, inseminata dall’ energia del Matto.
Il Mondo, valore massimo degli Arcani maggiori, simboleggia lo svolgimento, la realizzazione maggiore che i Tarocchi possano presentarci.
Questa carta e’ anche uno specchio in cui si riflette e si riassume l’ intera struttura dei Tarocchi, quasi una chiave della loro organizzazione spaziale e simbolica.
Siamo tornati cosi’ a
SPECCHI
Quale di questi specchi
ciechi
riflette
la mia vera immagine?
Contorni sfocati e indistinti
confondono teorie di sogni,
lucide lame di pensieri
cesellati da un tempo
dilatato e inclemente.
Lo sguardo impaziente
si placa cogliendo
un profilo riflesso
di donna,
immagine forte che emerge
e richiama la vita.
La poesia di Annarita.
Ma nel Matto troviamo anche un ovale di foglie azzurre circondato da figure fantastiche e cosi’ siamo tornati a
@MARE


Ho preso un cartone
ho preso un cartone gettato via.
L' ho riempito di mare
vi ho fatto un sole.
Non so se alba o tramonto.
Vi ho messo dei pezzi di vetro
l'ho sigillato
l'ho fermato il tempo.
Ho preso l' alba
ho preso il tramonto
ho preso me stessa.
La poesia di Teoderica e siamo andati a
DEDICATO A GAETANO

PUDORE
Se qualcuna delle mie parole
ti piace
e tu me lo dici
sia pur solo con gli occhi
io mi spalanco
in un riso beato-
ma tremo
come una mamma piccola giovane
che perfino arrossisce
se un passante le dice
che il suo bambino è bello

altra poesia di Teoderica, dalla quale Gaetano e’ partito per poi trasferirsi con i commenti nel mio blog.

Partendo dal Matto, carico di un forte impulso di energia e che dovunque vada, porta con se’ questo impulso vitale, siamo arrivati al Mondo e alla poesia, cioe’ alla realizzazione suprema, al riconoscersi nella realta’ profonda, ad accettare la pienezza della sua realizzazione.

Pier Luigi

3 commenti:

  1. Mi piace immaginarmi il fil rouge degli eventi che hanno portato agli incontri "fatali" di noi quattro. E il numero 4 ricorre anche qui:

    1. annarita incontra serendipicamente Gaetano
    2. annarita e pier luigi si incontrano da Fabio melis.Da qui pier luigi e gaetano si incontrano sui blog di annarita.
    3. annarita incontra serendipicamente paola-teoderica
    4. paola incontra gaetano e pier luigi sul blog di annarita

    Sono o non sono il file rouge di queste amicizie?

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  2. Sorellina hai ragione: e' il giusto file rouge.
    Buona fine settimana.
    Vale

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  3. I TRE GIORNI DELLA MERLA

    Questa serie di puntate, portate avanti dal fratello Pier Luigi di una parentela conseguita sul campo, in seguito ad un mio commento, non si può dire che diano veramente la spiegazione che si è voluta concepire a conclusione di quella ora a commento. Ma non si può neanche dire il contrario. Male che vada, può ritenersi un bel gioco che sta nello sviluppare un tema o più temi su un post, come quello di Pier Luigi sul precariato degli scrittori di Roma, ma non solo di lui perché siamo in quattro a giocare la partita, io, Pier, Annarita e Teo. Dunque se Teo ha tirato in ballo “I tre giorni della merla” nel suo Forum, non mi resta che trovare il modo di svilupparlo in prosieguo al post ora a commento. Potremmo definire il gioco in atto, il gioco dei “post ofitici”, ovvero annodati fra loro. In quanto alla relazione di parentela con Pier Luigi, il gioco si è fatto pesante, per dire che sembra trattarsi di una relazione conventuale. Siamo nel web e può anche andare, ma potrebbe essere contagioso ed allora cosa dirò a mia moglie quando scopre ogni cosa?
    Perciò comincio dal Matto di questa puntata, perché ci sta a pennello.
    Ma il Matto sembra sfocarsi ad un certo punto, menomale! e siamo al tempo dei “tre giorni della merla”, ci avvisa l’attenta Teo dal suo Forum, presa però per le favole, per le fantasie che ella legge avidamente. Come a dire che fare? uscire all’aperto presi da una sicurezza che non ci viene da noi, e sfidare anche il cielo sicuri di averla fatta franca e così diventare superbi Maghi, la prima carta degli Arcani Maggiori?
    Ma la prudenza non è mai troppa, ce lo suggerisce il sommo poeta Dante citando nella sua Commedia, Purgatorio XIII, 123, il dire della nobildonna senese Sapia posta nel girone degli invidiosi, il cui contrappasso è la cecità.
    Queste sono le sue parole colme di stolta superbia:

    «Rotti fuor quivi e vòlti ne li amari
    passi di fuga; e veggendo la caccia,
    letizia presi a tutte altre dispari,
    tanto ch'io volsi in sù l'ardita faccia,
    gridando a Dio: “Omai più non ti temo!”,
    come fé 'l merlo per poca bonaccia.»

    (sconfitti si diedero alla fuga; vedendo l’inseguimento fu tale la gioia che mi travolse che io guardai il cielo e dissi a Dio “ormai non ti temo!” come fece il merlo appena vide un po’ di sole)

    Ma Tamino (Tanino) della favola mozartiana ne ha passate tante che ha imparato in modo superno questa lezione, al punto ardere interiormente, ricolmo di secchezza che gli viene dal “fuoco di ruota”. Non vede alcun beneficio ad uscire ora all’aperto, malconcio come si trova. Nel senso che se non sopraggiunge un “diluvio”, ovvero gli giunga “acqua benedetta” per far rinascere la vita esteriore che non ha proceduto di pari passo a quella interiore sorretta da un eccezionale drago, prolunga la sua permanenza nel “camino” della merla. Che importa se si annerisce ancora, come un merlo? Forse occorre proprio che questa operazione al NERO giunga alla perfezione.
    Ma non tutti i mali vengono per nuocere, poiché questo stato gli permette di scoprire arcani legati alla ruota infuocata prima accennata, per altri segno della fortuna, non per lui però, almeno per ora. E così ha visto “girare” la duplice ruota di Leonardo che ha posto nel Cenacolo, la stessa della cupola della Chiesa in cui si trova. Non contento (si fa per dire, poiché occorre non stazionare a causa del fuoco che brucia, come sui carboni ardenti) ha trovato un’altra “duplice ruota” al posto della Monna Lisa. Annarita, poi ve la mostrerà nel suo blog di Matematica.
    Chissà potrebbe essere questo un post da sviluppare prima o poi, ma ora passo la mano.

    gaetano

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