La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava
Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

IN TERRITORIO NEMICO
Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

Dettagli di un sorriso
romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

Il calcio dell' Asino
Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

NON STO TANTO MALE
romanzo di Gianni Zanata

sabato 31 gennaio 2009

I giorni della merla



I TRE GIORNI DELLA MERLA

Questa serie di puntate, portate avanti dal fratello Pier Luigi di una parentela conseguita sul campo, in seguito ad un mio commento, non si può dire che diano veramente la spiegazione che si è voluta concepire a conclusione di quella ora a commento. Ma non si può neanche dire il contrario. Male che vada, può ritenersi un bel gioco che sta nello sviluppare un tema o più temi su un post, come quello di Pier Luigi sul precariato degli scrittori di Roma, ma non solo di lui perché siamo in quattro a giocare la partita, io, Pier, Annarita e Teo. Dunque se Teo ha tirato in ballo “I tre giorni della merla” nel suo Forum, non mi resta che trovare il modo di svilupparlo in prosieguo al post ora a commento. Potremmo definire il gioco in atto, il gioco dei “post ofitici”, ovvero annodati fra loro. In quanto alla relazione di parentela con Pier Luigi, il gioco si è fatto pesante, per dire che sembra trattarsi di una relazione conventuale. Siamo nel web e può anche andare, ma potrebbe essere contagioso ed allora cosa dirò a mia moglie quando scopre ogni cosa?

Perciò comincio dal Matto di questa puntata, perché ci sta a pennello.

Ma il Matto sembra sfocarsi ad un certo punto, menomale! e siamo al tempo dei “tre giorni della merla”, ci avvisa l’attenta Teo dal suo Forum, presa però per le favole, per le fantasie che ella legge avidamente. Come a dire che fare? uscire all’aperto presi da una sicurezza che non ci viene da noi, e sfidare anche il cielo sicuri di averla fatta franca e così diventare superbi Maghi, la prima carta degli Arcani Maggiori?

Ma la prudenza non è mai troppa, ce lo suggerisce il sommo poeta Dante citando nella sua Commedia, Purgatorio XIII, 123, il dire della nobildonna senese Sapia posta nel girone degli invidiosi, il cui contrappasso è la cecità.
Queste sono le sue parole colme di stolta superbia:

«Rotti fuor quivi e vòlti ne li amari
passi di fuga; e veggendo la caccia,
letizia presi a tutte altre dispari,
tanto ch'io volsi in sù l'ardita faccia,
gridando a Dio: “Omai più non ti temo!”,
come fé 'l merlo per poca bonaccia.»

(sconfitti si diedero alla fuga; vedendo l’inseguimento fu tale la gioia che mi travolse che io guardai il cielo e dissi a Dio “ormai non ti temo!” come fece il merlo appena vide un po’ di sole)

Ma Tamino (Tanino) della favola mozartiana ne ha passate tante che ha imparato in modo superno questa lezione, al punto ardere interiormente, ricolmo di secchezza che gli viene dal “fuoco di ruota”. Non vede alcun beneficio ad uscire ora all’aperto, malconcio come si trova. Nel senso che se non sopraggiunge un “diluvio”, ovvero gli giunga “acqua benedetta” per far rinascere la vita esteriore che non ha proceduto di pari passo a quella interiore sorretta da un eccezionale drago, prolunga la sua permanenza nel “camino” della merla. Che importa se si annerisce ancora, come un merlo? Forse occorre proprio che questa operazione al NERO giunga alla perfezione.
Ma non tutti i mali vengono per nuocere, poiché questo stato gli permette di scoprire arcani legati alla ruota infuocata prima accennata, per altri segno della fortuna, non per lui però, almeno per ora. E così ha visto “girare” la duplice ruota di Leonardo che ha posto nel Cenacolo, la stessa della cupola della Chiesa in cui si trova. Non contento (si fa per dire, poiché occorre non stazionare a causa del fuoco che brucia, come sui carboni ardenti) ha trovato un’altra “duplice ruota” al posto della Monna Lisa. Annarita, poi ve la mostrerà nel suo blog di Matematica.
Chissà potrebbe essere questo un post da sviluppare prima o poi, ma ora passo la mano.

gaetano

I GIORNI DELLA MERLA

I tre giorni della merla sono il 29, il 30, il 31 di gennaio e sarebbero i giorni più freddi dell' anno. Non è sempre vero, la tradizione dice che se questi giorni sono freddi , la primavera sarà bella e mite; se temperati , la primavera giungerà in ritardo. Il nome giorni della merla viene dal fatto che, nella notte dei tempi , tutti i merli erano bianchissimi. La favola ci racconta che una merla bianca , negli ultimi giorni di gennaio , volava con i suoi piccoli alla ricerca di un riparo dal freddo intenso. Giunta ormai allo stremo delle forze, vide un camino; decise di portare i suoi piccoli in quella dimora, riuscendo a salvare sè stessa e loro, ma diventando , assieme ai suoi piccoli , nera per la fuliggine. Da allora , in segno di gratitudine , tutti i merli accettano di essere neri.

Teoderica

I GIORNI DELLA MERLA E LA CANDELORA

Grazie Teo del ricordo.
A raccontarmi questa favola e' stata la mia mamma quando ero piccino. Io ho tramandato il racconto sia ai miei figli sia ai miei nipoti. Qualche volta ho raccontato questa storia anche agli amichetti dei miei ragazzi, figli e nipoti.

Ma perché sono i giorni più freddi dell’inverno?

A prescindere che non tutti gli anni sono o saranno stati i più freddi, che siano tra i più gelidi deve avere un fondo di verità se ne è nata una leggenda, che ha sempre per protagonista un merlo.

Gennaio aveva ventotto giorni ed era il mese più freddo dell’anno. Giunto al ventottesimo giorno, un merlo, rallegrato, gridò al cielo: “Più non ti curo Domine, che uscito son dal verno”. Gennaio vendicò la bestemmia facendosi prestare tre giorni da febbraio e rendendoli ancora più gelidi.

Febbraio fa parte del periodo oscuro del calendario dei popoli indo-europei, periodo senza nome prima che fossero creati i due nuovi mesi, gennaio e febbraio. Il suo nome, Febrarius, in latino significa purificare. Macrobio ricorda che Numa lo aveva dedicato al dio Februus e stabilito che durante questo mese si celebrassero riti funebri agli dèi Mani. Nelle feste, che cadevano nella seconda quindicina di gennaio, era ricordata anche Iunio Februata, Giunone Purificata che si ricordava nelle Calende di febbraio come Iuno Sospita, Giunone Salvatrice.

Nel VII secolo la Chiesa Romana adattò al 2 febbraio una festa che già era celebrata in Oriente fin dal IV secolo, ovvero la presentazione al tempio del Signore. La presentazione del neonato al tempio, e la conseguente purificazione della madre, dovevano avvenire quaranta giorni dopo il parto e, poiché il giorno della nascita era stato fissato, per convenzione, al 25 dicembre, ecco coincidere perfettamente la purificazione della Vergine con la festa pagana di Giunone purificata. Nel tempo, la Purificazione della Vergine aveva preso il sopravvento sulla presentazione al tempio di Gesù, l’ultima riforma liturgica ha riportato al festa del Figliolo. Ma è rimasta l’usanza di chiamare questo giorno Candelora, Candelaia in Toscana e Ceriola, Siriola, Zariola in altre regioni, perché vi si benedicono le candele che saranno distribuite ai fedeli. Perché candele benedette in questo giorno particolare e non in altri? Perché durante i festeggiamenti a Giunone Purificata e Giunone Salvatrice i fedeli correvano per la città portando fiaccole accese. E nel VII secolo si svolgeva già a Roma, in occasione della festa cristiana, una processione notturna con ceri accesi. I fedeli giungevano a Sant’Adriano da ogni parrocchia della città e insieme confluivano tutti verso Santa Maria Maggiore. La benedizione delle candele è un’usanza successiva alla processione, ed è documentata a Roma tra la fine del IX e l’inizio del X secolo, probabilmente introdotta dal clero francogermanico. Venivano accese con un cero in una cerimonia simile a quella della veglia pasquale, mentre ora sono semplicemente benedette. Secondo la tradizione, i ceri benedetti erano conservati in casa dai fedeli e venivano accesi, per placare l’ira divina, durante i violenti temporali, aspettando una persona che non tornava, o che si pensava fosse in grave pericolo, assistendo un moribondo, durante le epidemie o i parti difficili. E Giunone era detta anche Lucina, dea della luce, protettrice tra l’altro delle partorienti.
Ai nostri giorni, febbraio ha perduto la sua connotazione di mese dedicato alla purificazione e ai morti, poiché il mese dei morti è stato spostato a novembre, nel quale inizia l’Avvento, periodo dal carattere purificatorio e di attesa della nascita di Cristo
Purtroppo nelle citta', ma anche nei paesi, si e' perduta l' abitudine di narrare le favole ai bambini e di tramandare le nostre belle tradizioni.

Una cumulativa buona fine settimana e un cumulativo vale

Pier Luigi

IL LACCIO DELL’AMORE

Bene per aver esteso in modo completo tutta la tradizione sui fatti della merla, ma resta il dubbio da sciogliere sulla buona condotta invernale (ricordarsi la traslazione ai “quattro elementi”) di gennaio che può stimarsi anche il “capitano” dei dodici mesi dell’anno, ma fra poco riprenderò questa locuzione.
Tocca a me ora completare il panorama della tradizione (naturalmente italiana) sul tema che ho aperto che riguarda la sicurezza operativa (cosa che non necessariamente esclude la vita pratica cui tenerne da conto). E qui occorre ritornare indietro e cominciare da Capodanno per sincerarsi delle premesse fatte per l’intero anno.
Da ottimo Casertano nel cuore (la filastrocca vi riguarda, avete sentito) mi onora presentare un gioco (ma è cosa seria) ancora praticato in provincia di Caserta, Macerata Campania. Il gioco si chiama “Il laccio dell’amore”, giusto in concreta sintonia con il concetto dei “nodi ofitici” e perciò dei post che si sono susseguiti ultimamente grazie all'amabile disponibilità di Pier Luigi.
Avrete già capito che si tratta di un rituale che è inscenato dai dodici mesi dell’anno e da un capitano tutti a cavallo, come già in parte anticipato. Non dico altro e riporto, fra poco, pari pari la presentazione che fa a riguardo un sito specifico cui andare a vedere perché sono esposte le foto della parata dei cavalieri che, muniti ognuno di un laccio confluente ad un palo centrale, girano intrecciandosi fra loro fino a che il palo è rivestito dalla treccia dei lacci. Vedi qui e qui.
Premetto che proprio al tempo di quando ero ragazzino e sentivo con piacere il racconti di zi’ Maria, quella della filastrocca per capirci, con la famiglia abitavo a Puccianiello vicino Caserta (nella casa di questa zi’ Maria) e qui era tradizione, fra altre cose, la parata annuale del “laccio dell’amore”. Naturalmente non poteva non rimanermi impresso nella mente una così bella e folkloristica manifestazione della quale vi sto facendo partecipi. Vi piacerà certamente.
Siccome è abbastanza lungo la sceneggiata del “laccio dell’amore” in questione, riporto la recita relativo all’inizio che è quella del mese di gennaio, poi il resto lo troverete attraverso il link relativi ai “qui” suddetti.

Svolgimento della manifestazione dei “ I dodici mesi”

Tra le rappresentazioni popolari che negli ultimi giorni di Carnevale allietano i Maceratesi quello dei «Mesi» costituisce il classico spettacolo “ambulante". Oggi la mobilità della rappresentazione è riferita e riferibile alle varie ripetizioni dello spettacolo che la “compagnia” fa nelle principali piazze delle frazioni e dei rioni di Macerata Campania. In epoche più antiche, invece, la mobilità era riferita ai trasferimenti che la compagnia degli artisti (non locali) faceva per raggiungere le piazze dei vari paesi. Giunta sul luogo previsto e dopo la preparazione della scena che consisteva nel formare un circolo, dava inizio allo spettacolo.
Carnevale – da “Carmen levare” – Eliminare la carne

CAPITANO
“Io songo il capitano della prima schiera e a casa mia si ... e si scala; se chisti dudici mesi non si porteranno bene, cuntrastà li voglio cu chesta mia bella frusta. E mò pulcinè sai che... vai da Gennaio e vid che te dice!
Dopo il preambolo introduttivo del «Capitano» (Capodanno!) è la volta dei Mesi, i quali, a turno, nel modo più plateale che sia poro possibile (in senso tradizionale e comico!), tra le approvazioni ed i commenti del pubblico che si assiepa dintorno, cantano a voce stesa la propria «canzone»: con timbro e tono diverso ma sempre con lo stesso motivo. Durante il canto essi tengono in mano una miniatura dell’attrezzo agricolo o strumento artigianale (prodotto agricolo o manufatto artigianale) che rappresentano i diversi tipi di lavoro caratteristici del “Mese”.

GENNAIO
Con cappello ornato di nastri o foulard e il corpo fasciato con scialle di seta, reca in mano...
CANTO:
“I’ so Gennaio e lu primme me’nzore.
Sto accustiune cu li pecorari e accaccie...
Cu li putatut.
Nu lle facce fa ‘na jurnata sana,
comme li voglia aunnà (?) sti jucatur
li voglio fa fenì e iastummà...
lloro cu guste e ie cu lu disgust
ce pose (?) ll’acqua, lu viet
e chesta frusta!
Formula di passaggio: “ Mo me ne vaco cuntient e felice... jesce febbraie e vire che te rice?!
A questo punto, facendo un mezzo inchino alla folla plaudente alza la mano che regge lo strumento identificativo del mese di gennaio, (...) la rivolge verso il mese di febbraio e rientra nel cerchio dei Mesi.
Gennaio
Io sono Gennaio e per primo mi sposo.
Sono in rotta/contrasto con i pecorai
e «accacce» con i potatori.
Non gli consento neanche una giornata intera di lavoro: come li voglio “aunnà” questi giocatori. Voglio che continuino a bestemmiare... loro son contenti ed io per dispetto gli porto pioggia, vento e questa frusta.
Adesso me ne vado contento e felice, esce febbraio e vedi che ti dice...

gaetano

12 commenti:

  1. Ammetto che non sapevo granché sui giorni della merla. Adesso grazie a voi ho appreso qualcosa di nuovo.

    Un grazie e un abbraccio cumulativo.

    annarita

    RispondiElimina
  2. Nel nostro bel Paese dal Nord al Sud i giorni della Merla sono anche occasione di sagre locali.
    Curiosando in internet ne ho trovato alcune:

    a Lodi vengono festeggiati da cori che, posti sulle rive opposte dell'Adda, si chiamano e rispondono, la strofa iniziale di questo botta e risposta dice:

    « tra la ruca in mez a l'era, se ghe nigul se insirena (butta la rocca in mezzo all'aia, se è nuvolo verrà il sereno) »

    A Crotta D'Adda i canti dei "Tre giorni della Merla" vengono intonati sul fiumme Adda, mentre in piazza e' allestita una mostra di attrezzi agricoli in uso, in passato, dai contadini.

    Canti propiziatori, accensione di fuochi e distribuzione di vino brulé. Il tutto in un clima senza tempo ma che sa di antiche tradizioni.

    Il 31 gennaio a Crotta d'Adda viene offerto un rinfresco con prodotti tipici (salame, castagne, dolci...)

    Ad Aosta nei giorni dalla merla c'è la fiera di Sant'orso.
    E' una fiera grandissima di artigianato in legno, pietra e manufatti...
    Sono due giorni, il 30 e 31 e nella notte c'è la veillà,
    si sta in giro per le vie del centro e ci si fa ospitare nelle cantine
    per combattere il freddo...
    Ad Aosta anziche' la merla si guarda l'Orso...
    se mette fuori il fieno e piove o fa brutto,
    l'inverno finirà presto...
    se in invece fa bello,
    l'inverno sarà ancora lungo...

    Anche a Cremona Festa della Merla
    con canti, falo' e assaggi di dolci tipici.

    La Merla è una festa tradizionale, originariamente campagnola che dal 24 gennaio al 1° febbraio si tiene in vari paesi del cremonese. A Pizzighettone si svolgono I CANTI DELLA MERLA, tradizionali canti popolari e distribuzione di vino brulé con caldarroste, con una scenografica discesa sul fiume di centinaia di lumini accesi nel buio della sera inoltrata. Anche a Casalmaggiore I CANTI DELLA MERLA. Anche a FORMIGARA canti propiziatori con la distribuzione di castagne con vino brulé, per il 1° febbraio è prevista l' accensione del falò nella Piazza della Chiesa parrocchiale dove saranno bruciati Martino e Marianna.
    A Soresina, i canti propiziatori della tradizione contadina sono portati nei rioni dai Cantori della Merla, ugualmente ad Acquanegra Cremonese, canti popolari di buon auspicio per l'annata agricola, distribuzione di vin brulé, salamelle, torte caserecce e castagnaccio.
    A Loncon di Annone Veneto vengono distribuite specialità di una volta (Penne dea Merla, Pasta e fasioi, Museto, Trippa, Costa in tecia, Saeame cot, Gulash de Cervo, Formajo e altri piatti).
    Inoltre, la domenica, pranzo su prenotazione con Penne dea Merla, Stinco al forno con polenta, Fasioi in tecia e Patatine. E naturalmente, tanto "vin bon de Loncon".

    A Faeto (FG) la Merla coincide con la sagra del maiale "Fete de Lu Caiunn", dove, dalla mattina fino a tarda sera, si assaggia il soffritto.

    Personalmente ricordo le swagre toscane di Camaiore, Pietrasanta, in Versilia, e Lucca, con grandi assaggi di cantuccini, vin santo e salame.

    Buona domenica
    Vale

    RispondiElimina
  3. IL LACCIO DELL’AMORE

    Bene per aver esteso in modo completo tutta la tradizione sui fatti della merla, ma resta il dubbio da sciogliere sulla buona condotta invernale (ricordarsi la traslazione ai “quattro elementi”) di gennaio che può stimarsi anche il “capitano” dei dodici mesi dell’anno, ma fra poco riprenderò questa locuzione.
    Tocca a me ora completare il panorama della tradizione (naturalmente italiana) sul tema che ho aperto che riguarda la sicurezza operativa (cosa che non necessariamente esclude la vita pratica cui tenerne da conto). E qui occorre ritornare indietro e cominciare da Capodanno per sincerarsi delle premesse fatte per l’intero anno.
    Da ottimo Casertano nel cuore (la filastrocca vi riguarda, avete sentito) mi onora presentare un gioco (ma è cosa seria) ancora praticato in provincia di Caserta, Macerata Campania. Il gioco si chiama “Il laccio dell’amore”, giusto in concreta sintonia con il concetto dei “nodi ofitici” e perciò dei post che si sono susseguiti ultimamente grazie all'amabile disponibilità di Pier Luigi.
    Avrete già capito che si tratta di un rituale che è inscenato dai dodici mesi dell’anno e da un capitano tutti a cavallo, come già in parte anticipato. Non dico altro e riporto, fra poco, pari pari la presentazione che fa a riguardo un sito specifico cui andare a vedere perché sono esposte le foto della parata dei cavalieri che, muniti ognuno di un laccio confluente ad un palo centrale, girano intrecciandosi fra loro fino a che il palo è rivestito dalla treccia dei lacci. Vedi qui e qui.
    Premetto che proprio al tempo di quando ero ragazzino e sentivo con piacere il racconti di zi’ Maria, quella della filastrocca per capirci, con la famiglia abitavo a Puccianiello vicino Caserta (nella casa di questa zi’ Maria) e qui era tradizione, fra altre cose, la parata annuale del “laccio dell’amore”. Naturalmente non poteva non rimanermi impresso nella mente una così bella e folkloristica manifestazione della quale vi sto facendo partecipi. Vi piacerà certamente.
    Siccome è abbastanza lungo la sceneggiata del “laccio dell’amore” in questione, riporto la recita relativo all’inizio che è quella del mese di gennaio, poi il resto lo troverete attraverso il link relativi ai “qui” suddetti.

    Svolgimento della manifestazione dei “ I dodici mesi”

    Tra le rappresentazioni popolari che negli ultimi giorni di Carnevale allietano i Maceratesi quello dei «Mesi» costituisce il classico spettacolo “ambulante". Oggi la mobilità della rappresentazione è riferita e riferibile alle varie ripetizioni dello spettacolo che la “compagnia” fa nelle principali piazze delle frazioni e dei rioni di Macerata Campania. In epoche più antiche, invece, la mobilità era riferita ai trasferimenti che la compagnia degli artisti (non locali) faceva per raggiungere le piazze dei vari paesi. Giunta sul luogo previsto e dopo la preparazione della scena che consisteva nel formare un circolo, dava inizio allo spettacolo.
    Carnevale – da “Carmen levare” – Eliminare la carne

    CAPITANO
    “Io songo il capitano della prima schiera e a casa mia si ... e si scala; se chisti dudici mesi non si porteranno bene, cuntrastà li voglio cu chesta mia bella frusta. E mò pulcinè sai che... vai da Gennaio e vid che te dice!
    Dopo il preambolo introduttivo del «Capitano» (Capodanno!) è la volta dei Mesi, i quali, a turno, nel modo più plateale che sia poro possibile (in senso tradizionale e comico!), tra le approvazioni ed i commenti del pubblico che si assiepa dintorno, cantano a voce stesa la propria «canzone»: con timbro e tono diverso ma sempre con lo stesso motivo. Durante il canto essi tengono in mano una miniatura dell’attrezzo agricolo o strumento artigianale (prodotto agricolo o manufatto artigianale) che rappresentano i diversi tipi di lavoro caratteristici del “Mese”.

    GENNAIO
    Con cappello ornato di nastri o foulard e il corpo fasciato con scialle di seta, reca in mano...
    CANTO:
    “I’ so Gennaio e lu primme me’nzore.
    Sto accustiune cu li pecorari e accaccie...
    Cu li putatut.
    Nu lle facce fa ‘na jurnata sana,
    comme li voglia aunnà (?) sti jucatur
    li voglio fa fenì e iastummà...
    lloro cu guste e ie cu lu disgust
    ce pose (?) ll’acqua, lu viet
    e chesta frusta!
    Formula di passaggio: “ Mo me ne vaco cuntient e felice... jesce febbraie e vire che te rice?!
    A questo punto, facendo un mezzo inchino alla folla plaudente alza la mano che regge lo strumento identificativo del mese di gennaio, (...) la rivolge verso il mese di febbraio e rientra nel cerchio dei Mesi.
    Gennaio
    Io sono Gennaio e per primo mi sposo.
    Sono in rotta/contrasto con i pecorai
    e «accacce» con i potatori.
    Non gli consento neanche una giornata intera di lavoro: come li voglio “aunnà” questi giocatori. Voglio che continuino a bestemmiare... loro son contenti ed io per dispetto gli porto pioggia, vento e questa frusta.
    Adesso me ne vado contento e felice, esce febbraio e vedi che ti dice...

    gaetano

    RispondiElimina
  4. Mi sono accorto che i link indicati nel commento suddetto non danno la risposta che aspettavo. Per rimediare riporto di seguito gli indirizzi relativi che sono questi:

    http://www.casertamusica.com/rubriche/musicisti/casalba/Gruppo_Folk_Casalba.htm

    http://www.omniamaceratacampania.it/index.php?
    option=com_content&task=view&id=67&Itemid=51

    Mi dispiace,
    gaetano

    RispondiElimina
  5. I giorni della merla si sono allungati : qui nevica !

    Caro Pierre ti invito a visitare il mio blog...poetico.

    RispondiElimina
  6. pensavamo che i giorni della merla fosse tipica della lombardia,ma tu essento globale non potevi non saperlo....buona settimana nostro grande amico

    RispondiElimina
  7. Aste le tradizioni popolari hanno radici antiche, e' vero che i giorni della Merla vedono piu' iniziative nelle regioni del Nord, ma sagre e feste sono organzzate in tutta Italia.
    Vale

    RispondiElimina
  8. Pier Luigi mi hai fatto venire un' acquolina con tutte le prelibatezze delle feste della merla, se non sbaglio ,sei anche interessato all' enogastronomia e si sente da come ne scrivi. Ciao.

    RispondiElimina
  9. Teo ti assicuro che il coltello non lo uso solo come SK.
    Gli amici dicono che sono bravo tra i fornelli e che ho molta creativita'. Si prenotano per essere invitati a pranzo o cena, ma credo che lo facciano per risparmiare.
    Se hai tempo vai a curiosare in
    http://www.sardegnagrinews.com
    c' e' anche un chi sono, non aggiornato perche' manca il mio ultimo titolo accademico.
    Vale

    RispondiElimina
  10. Pier Luigi sono andata al sito ( ma quanti ne hai?) ti ho visto nel pieno della tua prestanza fisica con abito scuro di velluto da gentleman inglese........sto ancora ridendo per lo spavento che ho avuto leggendo la tua biografia............... ridendo perchè se lo avessi saputo prima non avrei osato neanche dirti ciao....ora non mi fanno più paura i tuoi titoli perchè ti sento amico.Guarda non so neanche scegliere fra tutte le cose che fai quella che più mi piace......forse la raccolta dei fischietti , i quali mi piacciono molto , di solito li regalo , ne ho uno che sicuramente non hai, perchè l' ho trovato in un mercatino di una parrocchia , raffigura un brutto uccellino , mi piacerebbe regalartelo ( se mi mandi l' indirizzo te lo invio)dato che tu hai pubblicato la merla sul tuo sito , per ricordare ciò mi piacerebbe proprio inviarti Il fschietto/ uccellino. Ciao.

    RispondiElimina
  11. Cara Teo, nella mia lunga vita i titoli, gli amici, le amiche, soprattutto le amicizie, crescono con ritmo esponenziale.
    L' abito in velluto nero e' un classico abito da ''prinzipale'' sardo. Vesto abitualente cosi', come dico io in ''limba'' (lingua).
    La collezione di fischietti e' purtroppo rimasta nella casa della mia ultima moglie. Privatamente ti inviero' il mio indirizzo. Sara' un prezioso regalo. In un mercatino dell' Abbazia di Monte Maria in Val Venosta una volta ho acquistato un presepio fischietto.
    Vale

    RispondiElimina
  12. Grazie Calogero andro' a curiosare.
    Vale
    PL

    RispondiElimina

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