Davanti a me il Palazzo Reale.
Piazza Castello o Piazza Palazzo?
Due diverse citta’, ma un’ unica casa regnante, i Savoia del Regno di Sardegna.
Piazza Castello o Piazza Palazzo?
Soffia un venticello sbarazzino, svogliato, ma piacevole e voluttuoso. Ozio languidamente. Godo della frescura.
- Peter!
Mi giro. Davanti a me una bella signora.
- Peter!, ripete.
Il mio nome si rincorre con altre voci nell’ aria viola, pallida di una sera di luglio. Voli di rondini impazzite nel cielo sulla piazza.
-Peter. So chi sei. Non puoi sfuggire e fuggire.
I suoi occhi sono come il drospide, iridescenti o come il gefide celeste.
Arrivano a noi sussurri e risa di giovani che affollano la piazza. Le promesse della vita.
- Anche io so chi sei, rispondo, ti aspettavo da tempo. Non fuggo. Io ci sono sempre, ci sono sempre stato.
Camminiamo insieme. In silenzio.
E’ la prima volta che ci incontriamo, ma e’ come se ci conoscessimo da tempo.
Il pavimento della piazza e’ come divorato dai passi della gente. Ascoltiamo la loro eco sul selciato sonoro.
Fiotti di luce accecante arrivano dai negozi: piccoli occhi rossi, un rosso intenso come il sangue che esce a fiotti da una ferita da coltello, guide misteriose…
Il tramonto acuisce le luci. Tra un’ ora il giorno non ci sara’ piu’. Solo quelle colline lontane, Superga?, monte Urpinu?, figlie del tempo, lo sanno che arriveranno presto i veli della notte.
La vedo e sento rabbrividire.
Paura o e’ stato per il leggero vento della sera.
- Terrore di stare con un serialkiller?, dico.
- No! In te leggo dolcezza e non crudelta’. Vedo insofferenza e ribellione, ma sei mansuetudine, tenerezza, amore. Non ho paura. Ho il magone perche’ credo di essermi innamorata di te.
Muta, nascosta, una massa incandescente preme violenta nel mio petto. Ribolle. Quelle parole, ora mie, tornano a lei di rimando.
Continuiamo a camminare in silenzio. Sentiamo la musica di un archetto: note di dolcezza.
Sentiamo gettiti improvvisi di lapilli fosforescenti.
E’ un’ esplosione. Una suprema alchimia.
Le nostre anime, i nostri corpi si allacciano. Sono cavalli senza briglia in corsa selvaggia.
Il Palazzo Reale, di piazza Castello?, di piazza Palazzo?, stupito guarda l’ abbraccio.
Il mare lontano?, il colle di Superga?, affacciato nell’ immenso, suscita echi di felicita’, di un paradiso trovato.
L’ attesa si e’ conclusa?
La bellezza rivive?
O sono trame sfilacciate di sogni … ?
Piazza Castello o Piazza Palazzo?
Due diverse citta’, ma un’ unica casa regnante, i Savoia del Regno di Sardegna.
Piazza Castello o Piazza Palazzo?
Soffia un venticello sbarazzino, svogliato, ma piacevole e voluttuoso. Ozio languidamente. Godo della frescura.
- Peter!
Mi giro. Davanti a me una bella signora.
- Peter!, ripete.
Il mio nome si rincorre con altre voci nell’ aria viola, pallida di una sera di luglio. Voli di rondini impazzite nel cielo sulla piazza.
-Peter. So chi sei. Non puoi sfuggire e fuggire.
I suoi occhi sono come il drospide, iridescenti o come il gefide celeste.
Arrivano a noi sussurri e risa di giovani che affollano la piazza. Le promesse della vita.
- Anche io so chi sei, rispondo, ti aspettavo da tempo. Non fuggo. Io ci sono sempre, ci sono sempre stato.
Camminiamo insieme. In silenzio.
E’ la prima volta che ci incontriamo, ma e’ come se ci conoscessimo da tempo.
Il pavimento della piazza e’ come divorato dai passi della gente. Ascoltiamo la loro eco sul selciato sonoro.
Fiotti di luce accecante arrivano dai negozi: piccoli occhi rossi, un rosso intenso come il sangue che esce a fiotti da una ferita da coltello, guide misteriose…
Il tramonto acuisce le luci. Tra un’ ora il giorno non ci sara’ piu’. Solo quelle colline lontane, Superga?, monte Urpinu?, figlie del tempo, lo sanno che arriveranno presto i veli della notte.
La vedo e sento rabbrividire.
Paura o e’ stato per il leggero vento della sera.
- Terrore di stare con un serialkiller?, dico.
- No! In te leggo dolcezza e non crudelta’. Vedo insofferenza e ribellione, ma sei mansuetudine, tenerezza, amore. Non ho paura. Ho il magone perche’ credo di essermi innamorata di te.
Muta, nascosta, una massa incandescente preme violenta nel mio petto. Ribolle. Quelle parole, ora mie, tornano a lei di rimando.
Continuiamo a camminare in silenzio. Sentiamo la musica di un archetto: note di dolcezza.
Sentiamo gettiti improvvisi di lapilli fosforescenti.
E’ un’ esplosione. Una suprema alchimia.
Le nostre anime, i nostri corpi si allacciano. Sono cavalli senza briglia in corsa selvaggia.
Il Palazzo Reale, di piazza Castello?, di piazza Palazzo?, stupito guarda l’ abbraccio.
Il mare lontano?, il colle di Superga?, affacciato nell’ immenso, suscita echi di felicita’, di un paradiso trovato.
L’ attesa si e’ conclusa?
La bellezza rivive?
O sono trame sfilacciate di sogni … ?
Dolcezza e...non crudeltà!
RispondiEliminaAllora avevo ben intuito!
RispondiEliminaSi'! E' cosi'. A me non dispiace.
RispondiEliminaVale.
PL
Bacioni
RispondiEliminabacioni
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