mercoledì 4 febbraio 2009
Il coltello di Fedro
[...]
Tutti percepiamo a ogni istante milioni di cose intorno a noi - queste forme che cambiano, queste colline brucianti, il rumore del motore -, le registriamo automaticamene, ma non ne prendiamo veramente coscienza, a meno che non ci sia un particolare insolito o il riflesso di qualcosa che siamo preparati a vedere.
Non potremmo mai prendere coscienza di tutto e ricordare tutto perche' la nostra mente si riempirebbe di tanti di quei dettagli inutili che non riusciremmo piu' a pensare.
Dobbiamo scegliere, e il risultato di tale scelta, che chiamiamo coscienza non e' mai identico alle percezioni, perche' il processo di selezione le cambia.
Noi prendiamo una manciata di sabbia dal panorama infinito delle percezioni e la chiamiamo mondo.
Una volta di fronte a questo mondo, operiamo su di esso un processo di discriminazione: entra in azione il coltello. Dividiamo la sabbia in mucchi.
Questo e quello.
Qui e la'.
Bianco e nero.
Adesso e allora.
In un primo momento la manciata di sabbia sembra uniforme, ma piu' la guardiamo piu' la scopriamo varia. Non ci sono due granelli uguali. Alcuni sono simili per un verso, altri per un altro, e possiamo dividerli in mucchi sulla base di queste somiglianze e diversita'. Si potrebbe pensare che a un certo punto il processo di suddivisione e di classificazione si interrompa, ma non ' cosi'.
Continua all' infinito.
[...]
Robert M. Pirsig
(Lo Zen e l' arte della manutenzione della motocicletta, Adelphi)
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RispondiEliminabuona giornata
anche se assonnati e consapevoli di dover rileggere il tuo post con piu' calma,lo staff vuole comunque mandarti un grandissimo salutone
RispondiEliminaGrazie Puppotina
RispondiEliminaGrazie Aste
Grazie staff
Cumulativo felice e radioso giuorno e vale
grazie. simpatico il tuo commento! Forte tua nonna!
RispondiEliminail problema è che oggi le ballerine andrebbero a controllare ...
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Ciò che ricordo di questo libro è quando il protagonista rimane solo e viaggia con la sua motocicletta anche se diluvia. Nonostante io abbia paura della velocità , mi piace molto viaggiare in motore , io e mio marito abbiamo una bellissima Honda del 1975 , che è comodissima ed ancora ce la fa.Questo è un libro che vorrei rileggere ,ma non riesco a trovarlo , sta nascosto, ma sai che facccio .....me lo ricompro . Un abbraccio .
RispondiEliminaPS MMMMMMMMMMeravigliosa famiglia!
RispondiEliminaPuppotina, anche allora controllavano, il fine ultimo era instillare il dubbio, e se effettivamente...?
RispondiEliminaallora il controllo e il giuoco era fatto...
vale
Bellissimo libro. Per me, che mi occupo ''maldestramente" di filosofie orientali, e' un vero e proprio cult. L' ho sempre davanti e ogni tanto rileggo qualche pagina. Oggi ho letto questa e ho deciso di pubblicarla per renderne partecipi tutti.
RispondiEliminaCara Teo i libri sono permalosi, si offendono se li trascuri, i tuoi poi, conservati in garage, per farti dispetto non si fanno trovare... ah ah ah :-)
Libro letto due volte. Meraviglioso. Mi ritrovo in pieno. Prima di sposarmi ho guidato un v7 della Guzzi, un kawasaki, e un honda, moto di mio padre e mio fratello. Tutte rigorosamente "un"...conosco abbastanza "l'arte della manutenzione della bicicletta"...
RispondiEliminaSorellina e' vero e' un libro magnifico. Quando ero ragazzo ho guidato anche io la moto, una 150 Gilera del mio fratello maggiore. Ai miei tempi, cioe' piu' di mezzo secolo fa, non esistevano moto di grosse cilindrate, le 350 e 500 della Guzzi erano per lo piu' destinate alla Polstrada. Poi per anni sono stato in possesso di un Vespone 150 sport.
RispondiEliminaOra se anche Gaetano ha letto ''Lo zen e ..." e guidato una moto, abbiamo trovato un altro elemento in comune tra noi quattro. Le coincidenze come afferma il mio guru Deepak Chopra non esistono, siamo noi che le creiamo e le cerchiamo.
Vale