La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava
Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

IN TERRITORIO NEMICO
Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

Dettagli di un sorriso
romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

Il calcio dell' Asino
Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

NON STO TANTO MALE
romanzo di Gianni Zanata

martedì 3 marzo 2009

Canta Guccini

Le accarezzo i piedi.

- Odio chi ha inventato i tacchi a spillo.

Le massaggio la pianta e le dita dei piedi.

Le manipolo le caviglie. Gliele tiro tenendole per i malleoli

- Hai delle mani …

- Si’ lo so. Grazie… mio padre faceva il macellaio…

Mi avvicino a lei.

Le metto il braccio sotto il collo.

La mia mano si infila sotto la gonna. La tiro su.

Le mia dita adesso si fanno strada nelle sue mutandine.

Che cosa bella conoscerla in modo cosi’ intimo.

Resto qualche istante con la mano ferma nel suo inguine, pensando al da farsi. Gia’ piu’ di una volta sono stato indeciso sul da farsi, se continuare o meno.

Mi guarda.

La sua faccia e’ speranzosa.

I suoi occhi mi sembrano piu’ neri che castani. Gli distoglie dai miei.

- Devo sapere chi sei. E’ un’ eternita’ che sto aspettando che arrivi qualcuno. Devo, pero’, sapere chi sei.

- Sei stata tu a volere che venissi qui. Mi hai detto questa sara’ una notte speciale per te e per me.

- Beh, e’ vero.

Alza la testa. La sua bocca raggiunge la mia.

Un lungo bacio. Le nostre lingue si aggrovigliano.

- Dimmi chi sei e di quel che hai fatto, dei posti dove sei stato e di quel che conti di fare. Roba di questo genere. Piccole cose, ma importanti.

‘’E sorridevi e sapevi sorridere

coi tuoi vent’ anni portati cosi’

come si porta un maglione sformato

su un paio di jeans;

come si sente la voglia di vivere

che scoppia un giorno e non spieghi il perche’;

un pensiero cullato o un amore

che e’ nato e non sai cos’ è’’

[…]



Canta Guccini

Sensazioni incredibili, indicibili, apprezzate per la giovanissima eta’ non in maniera consapevole.

Facciamo l’ amore.

Estasi.

Prende dalla tasca dei miei pantaloni la leppa, mia compagna di vita. Me la mette in mano e con la sua guida la mia verso di lei e mi aiuta ad affondare la lama nel suo ventre.

Il sangue esce lentamente. Il manico del coltello tampona lo squarcio.

- Morire e far morire d’ amore e’ la cosa piu’ bella. L’ ho sempre desiderato, ma non avevo mai trovato l’ uomo giusto.

Sento qualcosa che si ritira dentro – come l’acqua che si ritira dalla battigia per formare un’altra onda – e le esce dalla bocca.

- Buon compleanno Peter

Poi è finita

‘’E un’ altra volta e’ notte e suono

non so nemmeno io per che motivo

forse perche’ son vivo

e voglio in questo modo dire ‘sono’

o forse perche’ e’ un modo pure questo

per non andare a letto

o forse perche’ c’ e’ ancora da bere

e mi riempio il bicchiere ‘’

[…]


Canta Guccini

18 commenti:

  1. Cin, cin!
    Giochi di “ecopoetico” in una parola, la parola-verifica per l’accesso ai commenti: quella per fare questo commento.
    Come di un tale che sbircia attraverso uno spioncino in alto della porta da far aprire.
    Che rabbia tante volte perché è così tortuosamente disposta! Incomprensibile.
    Oggi no, chi sa perché. Forse il tuo “cane” di guardia, quello dello spioncino, è ben disposto.
    É la tua festa annuale e pure lui. La bestia-parola è come se fosse rinato e si aspetta gli auguri. Non si dice rispetta il cane per il padrone?
    “ciessenes” questa è la parola di cui parlo che oggi mi suggerisce di parlarne, quasi me la chiede. Nessuno le bada mai e vede in me uno che forse può farla risorgere e darle vita. È proprio così, ma come sarebbe bello che anche il suo padrone la notasse! Invece di dar retta a certe “gonnelle” tra trafiggere con la sua “lama” che non è più come una volta! Oggi specialmente.
    “ciessenes”, dietro lo spioncino, amabilmente disposta, pare che parli con la prima “e” che si alza sporgendosi su tutte le altre, fra vocali e consonanti: è la prima di altre due “e” come lei. Forse cerca in questo modo di mostrarsi accentata? No, non la vedo col cipiglio e attorcigliata come un serpentello minaccioso, ma cheta e quasi scodinzolante. Come se cercasse un nuovo padrone che la faccia gioire, che le faccia moine. Che la portasse a spasso ai giardini.
    Infatti mi convinco che sia disposta a far da congiunzione per unire ciò che è diviso e invece andrebbe unito.
    Sì,le parole, spesso dividono due persone, ma oggi no non deve essere così.
    Tre “e” e tre “s”, resta “cin”. Allora “cin” “cin”, Pier Luigi! Su con la vita e lascia un po’ da parte quella lama del cavolo!

    Essere creativi! oggi mi dice anche la parola, ed io concordo. Basta niente per mettere su un bel discorsetto. Magari stupido e banale, ma è anche così fra due timidi giovani che si amano! Basta un po’ di “ecopoetico” a buon mercato e la vita rinasce da un piccolo filo d’erba.
    gaetano

    RispondiElimina
  2. Ste grazie.

    Gaetano, grazie.
    Non sapevo che, anche in questo blog, ci fosse una parola-verifica per l' accesso ai commenti.
    Interessante analisi, oltre che ironicamente simpatica. D' ora in poi quando incontrero' la parolina-verifica-chiave staro' attento ai suoi significati.
    ''Canta Guccini'' e il dono del SK, sai egli il coltello non sa usarlo in cucina e allora mi ha regalato un' altra donna che felicemente e' riuscita a morire e far morire d' amore.

    Cumulativo Vale

    RispondiElimina
  3. Caro Pier Luigi, il cane fedele in noi non sempre si serve di questa parola-verifica in discussione. Mi è capitato di accorgermene perché ti facessi esaminare un certo lato nascosto delle cose. Nel tuo caso puoi benedire un certo cane o chiamalo anche asino parlante, o asino d’oro come quello di Apuleio, che ti permette di usare molto bene la parola, le cui lettere producono realmente piacevoli echi percepiti da altri che ne rimangono incantati. Dunque come fare per benedirla lodandola, ma rivolta a chi e che cosa? Al mondo dei luminosi che se ne giovano come fai servendoti del SK? Ma non è qui che si trovano gli "asini", esseri inferiori catalogati come bestie costrette a restare prigionieri nel corpo. O meglio, anche qui, ma sono messi da parte e a loro non è permesso nemmeno di origliare.
    Bene, e inconsapevolmente, avete fatto a capovolgere le parole tu e Paola.
    Ci sono "lame" ben più affilate ma taumaturgiche che fanno prodigi, come quei sfocati ricordi del notaio “buon Cesare”, rimasto solo con sé stesso, della vecchia e famosa canzone “Signorinella”, “dolce dirimpettaia del quinto piano” se ben ricordo.
    Però c'è di gran lunga di meglio.
    Mi sovviene questo racconto che si intitola:
    Il segreto del vecchietto.

    Un giovane medico si trovava in un lebbrosario in un’isola del Pacifico.

    Un incubo di orrore.

    Solo cadaveri ambulanti, disperazione, rabbia, piaghe e mutilazioni orrende.

    Eppure, in mezzo a tanta devastazione, un anziano malato conservava occhi sorprendentemente luminosi e sorridenti.

    Soffriva nel corpo, come i suoi infelici compagni, ma dimostrava attaccamento alla vita, non disperazione, e dolcezza nel trattare gli altri.

    Incuriosito da quel vero miracolo di vita, nell’inferno del lebbrosario, il giovane medico volle cercarne la spiegazione:

    che cosa mai poteva dare tanta forza di vivere a quel vecchio così colpito dal male?

    Lo pedinò, discretamente.

    Scoprì che, immancabilmente, allo spuntar dell’alba, il vecchietto si trascinava al recinto che circondava il lebbrosario, e raggiungeva un posto ben preciso.

    Si metteva a sedere e aspettava.

    Non era il sorgere del sole che aspettava.

    Né lo spettacolo dell’aurora del Pacifico.

    Aspettava fino a quando, dall’altra parte del recinto, spuntava una donna, anziana anche lei,

    con il volto coperto di rughe finissime, gli occhi pieni di dolcezza.

    La donna non parlava.

    Lanciava solo un messaggio silenzioso e discreto: un sorriso.

    Ma l’uomo si illuminava a quel sorriso e rispondeva con un altro sorriso.

    Il muto colloquio durava pochi istanti, poi il vecchietto si rialzava e trotterellava verso le baracche.

    Tutte le mattine.

    Una specie di comunione quotidiana.

    Il lebbroso, alimentato e fortificato da quel sorriso, poteva sopportare una nuova giornata e resistere

    fino al nuovo appuntamento con il sorriso di quel volto femminile.

    Quando il giovane medico glielo chiese, il lebbroso gli disse:

    "E’ mia moglie!".

    E dopo un attimo di silenzio:

    "Prima che venissi qui, mi ha curato in segreto, con tutto ciò che riusciva a trovare.

    Uno stregone le aveva dato una pomata.

    Lei tutti i giorni me ne spalmava la faccia, salvo una piccola parte, sufficiente per apporvi le sue labbra per un bacio...

    Ma tutto è stato inutile.

    Allora mi hanno preso, mi hanno portato qui.

    Ma lei mi ha seguito.

    E quando ogni giorno la rivedo, solo da lei so che sono ancora vivo, solo per lei mi piace ancora vivere".

    Certamente qualcuno ti ha sorriso stamattina, anche se tu non te ne sei accorto.

    Certamente qualcuno aspetta il tuo sorriso, oggi.

    Se spalanchi la tua anima al silenzio, ti accorgerai che Dio, per primo, ti accoglie con un sorriso....

    gaetano

    RispondiElimina
  4. Gaetano non so se Dio mi sorrida al mattino. So per certo che il mattino mi sorride ogni giorno.
    Questa mattina ero fuori in giardino, al sole che cominciava a scaldare il giorno. Non lontano nella laguna vicino casa vedevo il cormorano che ogni giorno viene a farmi visita.
    Una ''visita'' improvvisa.
    Mia madre si era ''unita'' a me in giardino.
    ''Sono fiera di te, tesoro''.
    Mi sono lasciato ''abbracciare''.
    ''Sono fiera di te'', ha detto di nuovo e mi ''guardava'' il viso.
    ''Ecco'', ha detto, facendosi indietro per ''osservarmi'' bene.
    ''Quante madri ci sono che possono guardare i loro figli e dire 'il mio bambino e' plurilaureato e ha avuto successo'. Hai giocato bene le tue carte''.
    Guardavo il giardino e pensavo ''non si capisce mai quel che passa davvero per la testa''.
    Perche' ho raccontato questo? Perche' mia madre era solita dire:''Sorridi sempre alle persone, saranno felici per il tuo sorriso e vedrai che te ne verra' sempre del bene, e la felicita' degli altri si riverbera' su te moltiplicata per mille''.
    Vale

    RispondiElimina
  5. Caro fratellone, tua madre era una gran donna! E' merito anche suo se oggi sei la bella persona che stimo e alla quale mi sono affezionata.

    Mille e ancora mille di questi giorni, mio caro amico.

    Con affetto
    annarita

    RispondiElimina
  6. Grazie sorellina.
    Difficilmente mi lascio andare a ricordi e non sogno o vedo mia madre. Forse e' accaduto perche' nei giorni scorsi sarebbe stato il suo 104/mo compleanno.
    Vale

    RispondiElimina
  7. Forse, Pier...

    Un filo impalpabile connette gli eventi. Un filo che il più delle volte sfugge alla nostra comprensione.

    RispondiElimina
  8. Forse...
    E' vero, spesso ci accadono cose che comprendiamo col tempo.
    Vale

    RispondiElimina
  9. Ricambio molto volentieri la tua visita e con piacere mi accorgo di essere capitata in un momento speciale e ci trovo anche Guccini!!un bel mix complimenti!!!

    RispondiElimina
  10. Auguri Vale.
    Per ogni giorno
    Auguri di buon complegiorno...!!!
    Un abbraccio sincero
    Saba

    RispondiElimina
  11. Auguri per il giro di boa! Ora vento in poppa e mare calmo per nuove traversate.

    RispondiElimina
  12. Grazie Camu, Skip e Saba.
    Nonostante sia un ''diversamente giovane'' (non uso la parola ve....o) altrimenti la sorellina s' infuria) ritengo che il futuro appartenga a chi crede nella bellezza dei propri sogni. Inoltre ho sempre presente il famoso detto di George Bernard Shaw
    ''Alcune persone vedono le cose come sono e si chiedono 'percè'? Io le vedo come non sono mai state, e mi dico 'perchè no? ''.
    Vale

    RispondiElimina
  13. Ciao! Ti ringrazio per l'acrostico che hai lasciato sul mio blog!
    Un abbraccione!
    Cinzia

    RispondiElimina
  14. Le tue parole sono musica per omaggiare Guccini! Grazie davvero...sai quanto mi piace.

    RispondiElimina
  15. Lliri e' vero Guccini e' veramente bravo. Ho avuto la fortuna di conoiscerlo giovanotto (anche io lo ero) nella ''sua'' Bologna. Allora studiavo in Toscana (frequentavo il liceo) e ogni sabato andavo a Bologna a trovare la mia ragazuola. L' ho conosciuto in una trattoria nei pressi di via Riva Reno. Serate indimenticabili con un grande poeta, allora giovanissimo e anche lui liceale. Viveva ancora a Modena, sua citta' natale, ma stava per trasferirsi nel capoluogo emiliano.
    Vale

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.