La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava
Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

IN TERRITORIO NEMICO
Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

Dettagli di un sorriso
romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

Il calcio dell' Asino
Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

NON STO TANTO MALE
romanzo di Gianni Zanata

martedì 15 luglio 2014

CULTURA La dispotica austerity dei banchieri

da il  manifesto

La dispotica austerity dei banchieri

Pamphlet. Tra rigore liberista e speranze di buona vita, «Mefistofele» di Elido Fazi per Utet. Proposte keynesiane per uscire dalla gogna che vede nel debito individuale e pubblico un peccato
‘’Come uscire dalla crisi eco­no­mica con le ricette del dia­volo». È il sot­to­ti­tolo volu­ta­mente pro­vo­ca­to­rio del pam­phlet Mefi­sto­fele (Utet, p. 220, euro 13,90), scritto da Elido Fazi, edi­tore di pro­fes­sione, eco­no­mi­sta post­key­ne­siano di for­ma­zione e pas­sione. E c’è tanto di dedica a Jens Weid­mann, «potente neo­li­be­ri­sta pre­si­dente della Bun­de­sbank, che di solito fa il bello e cat­tivo tempo in Europa», soste­ni­tore di un’interpretazione dia­bo­lica del Faustdi Goe­the. Infatti il dispo­tico ban­chiere uti­lizzò il testo del patto Faust-Mefistofeleper sca­gliarsi con­tro la sto­rica affer­ma­zione di Mario Dra­ghi, del luglio 2012: «la Bce farà tutto quello che è neces­sa­rio (wha­te­ver it takes) per sal­vare l’euro». Anche «dare inie­zioni di liqui­dità mone­ta­ria». Un grave pec­cato morale, per Weid­mann, con­vinto che l’atto di creare moneta sia figlio del dia­volo Mefi­sto­fele, poi­ché «dege­nera in infla­zione e distrugge il sistema mone­ta­rio», come, appunto, inse­gne­rebbe il Faust di Goe­the.
All’origine di que­sta inter­pre­ta­zione c’è l’ideologia del debito (dei pri­vati e dei sovrani) inteso come colpa, visto che Schuld in tede­sco signi­fica sia debito checolpa, pec­cato. E allora, nella sem­pre più incerta «Europa tede­sca», solo l’imposizione di austere misure di risa­na­mento dei conti pub­blici sem­bra possa assol­vere dalla colpa del debito. Men­tre echeg­gia il ter­rore dell’inflazione, intesa come «la» tra­ge­dia che attra­versò gli anni Venti tede­schi, verso il con­senso al nazio­nal­so­cia­li­smo, che pure Fazi ci ricorda arrivò con le ele­zioni del 1932, quando la Repub­blica di Wei­mar era già pre­ci­pi­tata in un periodo di defla­zione. Defla­zione che avvolge parte dell’Europa e sicu­ra­mente l’Italia, da quin­dici anni in sta­gna­zione e per­ciò ora sospesa sul bara­tro di una Grande Depres­sione. Con il serio rischio di diven­tare un paese loser: un «Giap­pone euro­peo». Quel Giap­pone uscito da una defla­zione ven­ten­nale solo con la mas­sic­cia inie­zione di moneta impo­sta nella pri­ma­vera 2013 dal nuovo pre­mier Shinzo Abe, padre di quella che verrà ribat­tez­zata Abe­no­mics.
Elido Fazi segue que­sta ten­denza e smonta l’ideologia mone­ta­ri­sta che ha reso l’Europa ostag­gio dell’incubo infla­zio­ni­stico, sacri­fi­cando qual­siasi ipo­tesi di poli­ti­che pub­bli­che capaci di inver­tire il ciclo eco­no­mico depres­sivo. C’è una sto­ria mil­le­na­ria che per­mette di rifiu­tare il pen­siero unico impo­sto dai «tec­no­crati della tri­ste scienza», allievi dei Chi­cago Boys, con­si­glieri di Pino­chet, Rea­gan e That­cher.
Così si risale al sesto secolo avanti Cri­sto, con Solone che «intro­duce una radi­cale e corag­giosa riforma finan­zia­ria, il cui primo punto è la can­cel­la­zione, par­ziale o totale, dei debiti, con la resti­tu­zione delle terre seque­strate dai cre­di­tori», quella ristretta oli­gar­chia del denaro che aveva messo in ginoc­chio i pic­coli col­ti­va­tori diretti. Nell’antica Gre­cia, come negli Stati Uniti degli anni Trenta del Nove­cento, con Roo­se­velt. Solone è quindi il «primo gover­nante a essere cosciente che la moneta è un bene comune della società e che la sua crea­zione non può essere lasciata all’avidità dei finan­zieri pri­vati». È que­sta la chiave di volta per con­si­de­rare la moneta e «il cre­dito al ser­vi­zio di tutti i cit­ta­dini di un paese o un’area come l’eurozona, e non sol­tanto al ser­vi­zio di una élite finan­zia­ria o di alcuni paesi che, oltre­tutto, meno ne hanno biso­gno». Per­ché la moneta esi­ste per legge, non per natura, per dirla già con Ari­sto­tele. È un’istituzione creata dagli esseri umani che si asso­ciano per godere di un mag­gior grado di benes­sere indi­vi­duale e col­let­tivo. E Fazi ci narra come, pro­prio a par­tire da poli­ti­che mone­ta­rie espan­sive, sia pos­si­bile rifiu­tare l’austero rigore depres­sivo, per affer­mare una moneta comune intesa come ric­chezza comune.
Ecco tor­nare Mefi­sto­fele (quello di Fazi, con­tro Weid­mann), che nel Faust con­si­glia al sovrano dell’Impero inde­bi­tato di creare moneta dal nulla, Fiat money, «come per magia», per risa­nare le finanze, ma soprat­tutto per dare soli­da­rietà, gioia, sere­nità alla cit­ta­di­nanza. Nell’allegoria car­na­scia­le­sca nar­rata da Goe­the il carro dia­bo­lico è trai­nato dal dio della ric­chezza, Pluto, e da quello delle arti e della pro­fe­zia, Apollo, per­ché solo dall’incontro di ric­chezza e poe­sia è pos­si­bile pen­sare una vita degna. Le «crisi epo­cali» esi­gono eco­no­mi­sti poeti, come il Key­nes delle Pro­spet­tive eco­no­mi­che per i nostri nipoti, uscito a ridosso del grande crollo del 1929 e ricor­dato in chiu­sura da Fazi. Nel cuore oscuro di un’Europa oppressa da avari ban­chieri e ottusi nazio­na­li­sti è dif­fi­cile rin­trac­ciare eco­no­mi­sti ade­gua­ta­mente visio­nari, in grado di adot­tare le ricette del dia­volo. Tanto che Renzi, nella pole­mica con Weid­mann, non è certo sem­brato dia­bo­lico. Men­tre al ver­tice della Bce pare Goe­the sia letto con passione.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.