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mercoledì 30 luglio 2014

Sacro e pedofilia, il lato oscuro della Chiesa

da MicroMega

Sacro e pedofilia, il lato oscuro della Chiesa


di Cecilia M. Calamani, cronachelaiche.it

«I preti pedofili vivono su questa terra e devono rispettare le leggi della società in cui vivono, anche se sono convinti che le credenziali vantate rispetto alla sfera trascendente consentano loro comportamenti caratteristici dei criminali e dei malati di mente». Durissime le parole che la neonatologa e psicoterapeuta Maria Gabriella Gatti scrive nella prefazione del libro inchiesta “Chiesa e pedofilia, il caso italiano”, firmato per L’Asino d’oro dal giornalista Federico Tulli, uno dei principali studiosi italiani del fenomeno pedofilia nel clero.

Parole che significativamente preludono agli argomenti cardine del libro: il legame patologico tra sacralità e violazione dell’infanzia, la visione distorta della Chiesa sull’abuso di un minore – un peccato e non un orrendo crimine –, e la stessa strategia di “pulizia” che, annunciata già da papa Ratzinger («tolleranza zero») e continuata da papa Bergoglio, altro non è che una spolverata mediatica volta a salvaguardare l’immagine della Chiesa più che le potenziali vittime.

Tulli, già autore nel 2010 sempre per L’Asino d’oro di un primo saggio sul tema (“Chiesa e pedofilia. Non lasciate che i pargoli vadano a loro”), sviluppa questi temi attraverso un’indagine approfondita non solo esaminando i fatti inerenti agli abusi clericali sui minori, ma servendosi del parere degli esperti, psichiatri e psicoterapeuti, per colmare quel confine, in realtà inesistente, tra violenza su un bambino e psicopatologia. Interviste, articoli, documenti e dichiarazioni si legano insieme per dare finalmente una visione d’insieme su un fenomeno aberrante che arriva al lettore centellinato dalle cronache di giornale, sbriciolato in rivoli che non ne consentono di capire l’entità e la gravità e, soprattutto, le radici profonde.

Ne esce fuori un ritratto agghiacciante che partendo dal livello più basso della catena, l’analisi della figura del prete pedofilo e sue strategie seriali, arriva a smascherare un intero sistema di abusi, coperture e omissioni da parte della Chiesa e lo correla ad altre vicende di potere (Watileaks, lo Ior, le dimissioni di Ratzinger, l'elezione di Bergoglio, la canonizzazione di Karol Wojtyla) apparentemente slegate, ma in realtà profondamente connesse alle strategie ecclesiastiche per sconfiggere – almeno sulla carta – la piaga della pedofilia nel clero. Nulla è un caso, insomma. L’abuso di minori è il doloroso sottofondo a un sistema di potere politico ed economico basato sul sacro, sul peccato, sul segreto; è la sua conseguenza, è la faccia buia della Chiesa “buona”, misericordiosa e dalla parte degli ultimi.

Il saggio – che, attenzione, non è un libro anticlericale ma una accurata inchiesta su un argomento da sempre schivato dai media, quando non completamente ignorato – è uscito a maggio, giusto tre mesi dopo la pubblicazione del Rapporto Onu sulle violazioni della Convenzione sui diritti del fanciullo da parte della Santa Sede. Tulli riporta i documenti (tra i quali il testo integrale del Rapporto tradotto in italiano) e le reazioni sottolineando un aspetto fondamentale che riguarda l’Italia: a oggi la Santa Sede e la Conferenza episcopale italiana non ritengono opportuno istituire una commissione d’inchiesta sulla pedofilia, al contrario di ciò che hanno fatto i Paesi più colpiti (Irlanda, Belgio, Stati Uniti, Australia, Olanda e Germania) dal fenomeno. Perché?

Eppure dal 2000 in poi sono stati circa 150 i casi finiti sotto la lente della giustizia italiana, ai quali si aggiunge «la questione del sommerso, non certo marginale», come scrive l’autore. «D’altronde la Chiesa non contribuisce a fare chiarezza, tenendo sigillati gli archivi che contengono queste informazioni ed evitando quanto più possibile di coordinarsi con la giustizia ‘laica’». In più, le “Linee guida per i casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici” della Conferenza episcopale italiana, redatte a gennaio 2014 e rese note a marzo, sottolineano ancora una volta che i vescovi non hanno l’obbligo di denuncia alla magistratura italiana.

Nessuno stupore. La pedofilia, nel diritto canonico, è un «delitto contro la morale», cioè un’offesa a Dio. È un fatto interno alla Chiesa, una piaga da risolvere senza sollevare clamore, al riparo dai riflettori che aggiungerebbero al “peccato” compiuto dai chierici anche il danno alla credibilità dell’istituzione. È questa la mentalità brutale e perversa che Tulli smaschera attraverso la sua rigorosa indagine. È questo che fa veramente paura
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