La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava
Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

IN TERRITORIO NEMICO
Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

Dettagli di un sorriso
romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

Il calcio dell' Asino
Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

NON STO TANTO MALE
romanzo di Gianni Zanata

martedì 15 luglio 2014

CULTURA Una teoria complessa, facile da raccontare

 da il manifesto

Una teoria complessa, facile da raccontare

Saggi. Marx, Il comunismo e la lotta di classe raccontati da Gérard Thomas
''I bam­bini capi­ta­li­sti quando nascono sono dei bam­bini uguali a tutti gli altri. Non sono ancora dei bam­bini capi­ta­li­sti. E non lo sono nem­meno nei pri­mis­simi anni della loro vita. Poi a un certo punto suc­cede qual­cosa nella loro testa e invece di con­ti­nuare ad essere bam­bini uguali a tutti gli altri diven­tano dei bam­bini capi­ta­li­sti».
L’incipit del for­tu­na­tis­simo libro, uscito per le edi­zioni Cli­chy, di Gérard Tho­mas —Il comu­ni­smo spie­gato ai bam­bini capi­ta­li­sti (e a tutti quelli che lo vogliono cono­scere) - già autore di culto in Fran­cia, annun­cia subito al let­tore la domanda prin­ci­pale del rac­conto: per­ché, ad un certo punto delle nostre vite di bam­bini, accade qual­cosa che ci tra­sforma in capi­ta­li­sti, segnan­doci per sem­pre.
Il rac­conto è il terzo lavoro di que­sto eccen­trico scrit­tore, dopo Come si diventa pre­si­dente (2002) e L’anarchia è una cosa sem­plice (2007); da anni vive nelle Isole Mar­chesi, dove si dedica alla pas­sione per l’apicultura, acco­mu­nata dal desi­de­rio di ren­dere acces­si­bili alcuni con­cetti poli­tici, spesso molto com­plessi.
Non si tratta ovvia­mente di una summa gene­ra­liz­zante o super­fi­ciale, né di una strin­gata sin­tesi di fatti e cro­na­che. Il sot­to­ti­tolo, «e a tutti quelli che lo vogliono cono­scere», spiega che non è solo let­tura per ado­le­scenti, ma inve­sti­ga­zione sto­rica adatta anche ad un pub­blico adulto. Aspet­tarsi una lezione fin troppo sem­plice, od una espo­si­zione fia­be­sca dell’idea di comu­ni­smo, sarebbe quindi un errore mador­nale, vista la peri­zia con cui si riporta la sto­ria delle idee socia­li­ste e le vicende cor­re­late.
Il rac­conto, un vero e pro­prio viag­gio, parte dall’incontro con gli uomini pri­mi­tivi, poi via per le città di Ur e Naza­reth, fino a Parigi, Lon­dra, la Cina, e spiega l’illuminismo, la Rivo­lu­zione fran­cese e russa, l’incredibile sto­ria della Comune, il Ses­san­totto ecc.
Alcuni per­so­naggi e fatti sono rac­con­tati con più inten­sità rispetto ad altri, per­ché pos­sono inse­gnare ancora molto a pro­po­sito di quanto accade nelle nostre vite. Quando si parla dell’«esercito di riserva» dei disoc­cu­pati, per esem­pio, Tho­mas, ana­liz­zando le idee di Marx, assolve per­fet­ta­mente il suo com­pito di divul­ga­tore: «Per risol­vere que­sto pro­blema dei capi­ta­li­sti (l’accumulo di plu­sva­lore) diventa essen­ziale la pre­senza di un gran numero di disoc­cu­pati, che ali­men­tano la con­cor­renza fra gli ope­rai garan­tendo un basso livello dei salari e una insita debo­lezza della classe ope­raia, che avendo accanto a sé per­sone tal­mente povere e dispe­rate da accet­tare qual­siasi lavoro e qual­siasi sala­rio, sono costrette a mode­rare le loro richie­ste e le loro riven­di­ca­zioni per non per­dere il loro lavoro».

UNA STO­RIA NON NEGATA

Apprez­zato in patria, Tho­mas ha anche rice­vuto delle cri­ti­che. L’accusa più pesante è stata voler omet­tere gli orrori e gli eccessi che il socia­li­smo reale ha pro­dotto in alcuni casi della sua sto­ria. Tesi curiosa, per­ché l’autore non rinun­cia mai a bia­si­mare i cri­mini com­messi da Pol Pot in Cam­bo­gia, o l’accentramento buro­cra­tico e auto­ri­ta­rio avve­nuto in dif­fe­renti periodi della sto­ria sovie­tica. Ciò che non gli si per­dona, pre­su­mi­bil­mente, è l’aver trac­ciato con estrema cor­ret­tezza e one­stà la linea divi­so­ria tra respon­sa­bi­lità indi­vi­duali e teo­ria poli­tica, fra aspi­ra­zione alla giu­sti­zia e sua rea­liz­za­zione ter­rena. È in que­sta distin­zione che si coglie la forza per­sua­siva del libro, e si arriva alla rispo­sta del que­sito ini­ziale.
Comu­ni­smo è cer­ta­mente sto­ria e rac­conto di quella stessa sto­ria, ma soprat­tutto la ten­sione costante di una uma­nità, fin dai pri­mordi, intenta a can­cel­lare la pre­va­ri­ca­zione dell’uomo sull’uomo, assente quando si è bam­bini, e poi schiac­ciante quanto si entra nella società dei con­sumi e del denaro.
Il comu­ni­smo, per Tho­mas, così ci con­fida nelle pagine finali del testo, oltre a essere un evento epo­cale, è soprat­tutto l’esigenza eterna di affer­mare che «tutti gli esseri umani sono uguali, tutti gli esseri umani hanno gli stessi diritti, nes­sun essere umano può sfrut­tare altri essere umani, tutti gli esseri umani devono avere le stesse pos­si­bi­lità. E soprat­tutto, tutti gli esseri umani hanno il diritto di essere felici». Quella feli­cità, per l’appunto, che ci accom­pa­gna da bam­bini, e che un giorno ci abban­dona, lasciando un per­si­stente sen­ti­mento di melanconia.

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