La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava
Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

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Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

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romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

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Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

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romanzo di Gianni Zanata

martedì 23 agosto 2011

Incastri fuorisede, di Salvatore Viola - Vivo e assordante, è il cuore di Napoli che batte

di Le recensioni di Scuola Holden/a cura di Alessandra Minervini, I libri di ilmiolibro.it, 21/01/2011
Non è facile scrivere di Napoli e delle sue storie. Gli antecedenti storici condizionano non meno delle notizie recenti che ogni giorno leggiamo sui giornali. Eppure questi racconti ci restituiscono immagini e scorci di vita in modo originale e oltremodo sincero. Un omicidio in pieno centro, uno studente in cerca di casa, due tossici che vorrebbero far quadrare i conti in maniera tutt'altro che onesta, una ragazza tradita, un giovane che suona la chitarra sono alcuni dei volti che incontriamo in queste pagine. Ne viene fuori il ritratto di un'umanità assordante e intensa come la città che la ospita, che fa da cornice, ora scomoda ora accomodante, alle loro vite.

La Napoli di Salvatore Viola appare quando meno te l'aspetti. Dentro una targa fissata su un palazzo che ricorda ai passanti più romantici che lì visse Goethe, nella sincerità di una piazza deserta, "nella grande folla liquida di San Gregorio Armeno". Una Napoli che l'autore descrive come "una donna gitana bellissima con gli occhi profondi, il sorriso ammaliante e i piedi sporchi". Una città asfissiata dal cemento, strozzata dalla violenza casuale ma che lascia sempre una speranza a chi non smette di amarla. Volendo apporre un sottotitolo a Incastri fuorisede, la massima di Eduardo De Filippo "Ha da passà 'a nuttata" è quello che si adatta meglio. Nei racconti di Viola "a nuttata" è la superstiziosa e ineffabile caducità quotidiana che incastra i destini dei protagonisti. In queste pagine c'è chi ruba, chi viene derubato, chi ama, chi odia, chi scappa da se stesso, chi ritrova se stesso.

L'autore li mette insieme in una struttura narrativa multilineare - a tandem - che richiama metonimicamente le stradine del capoluogo campano. Il linguaggio è preciso, non sbava nel dialetto, e soprattutto è una gradevole variazione sul frequentatissimo tema Napul'è. Per questo convince. Il complesso degli avvenimenti, e le relazioni che li collegano gli uni agli altri, completano il senso di una narrazione coinvolgente, come quelle storie "che quando le scrivi sono diverse da quando le pensi. Quando le scrivi, le metti nero su bianco, le fissi e non possono più cambiare..."

 

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