Articolo 21 - Teatro&Cinema
"Pivano blues" Sulla strada di Nanda
68 Mostra Internazionale d’Arte cinematografica di Venezia“Controcampo italiano” – Evento Speciale
PIVANO BLUES
Sulla strada di Nanda
un film di
Teresa Marchesi
Con e per
Fernanda Pivano
in ordine di apparizione
Lorenzo Cherubini, Abel Ferrara, Piero Pelù, Vasco Rossi, Francesco Guccini,
Luciano Ligabue, Fabrizio De André, Dori Ghezzi, Morgan, P.F.M., Vinicio Capossela,
Jay Mc Inerney , Erica Jong, Patti Smith, Lou Reed
e la partecipazione di
Luciana Littizzetto e Paolo Maria Noseda
Prodotto da Michele Concina
Con Regione Lombardia
e il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Hanno lavorato a Pivano Blues
Teresa Marchesi soggetto, regia, interviste
Danilo Galli montaggio
Litfiba suite originale “Dimmi dei nazi” (P. Pelù - F. Renzulli)
Ursula Ferrara pittura animata
Luciana Littizzetto e Paolo Maria Noseda voci
Enrico Rotelli consulenza e ricerche
Michele Concina Produttore
Con Regione Lombardia
E con il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Patrizia Wächter Ufficio Stampa
Arianna Monteverdi
I Diari di Fernanda Pivano (1917-1973; 1974-2009) sono editi da Bompiani
«I ragazzi devono costruirsi la vita, allora questo mi interessa.
A me interessa il futuro, non il passato. Questa è la chiave del mio problema»
Fernanda Pivano
Negli ultimi anni della sua vita, Fernanda Pivano ha dedicato il suo lavoro ai giovani, la sua speranza, il futuro del mondo. E i giovani si sono riconosciuti nella sua ultima trasgressione culturale: rivendicare alla Poesia, con la maiuscola, i testi delle grandi canzoni popolari d’autore, contro le ghettizzazioni della cultura accademica. È stata l’ultima battaglia di un’anticonformista gentile e ostinata, ribelle per storia e per vocazione, traghettatrice per sette decenni della più innovativa letteratura americana del ‘900, antifascista, pacifista, “scomoda” sempre. A partire dal prediletto Fabrizio De André, che aveva tratto un album capolavoro come Non al denaro, non all’amore né al cielo dalle sue traduzioni dell’Antologia di Spoon River, con molti grandi della canzone ha stabilito amicizie profonde e durature, lei che tra i primi in Italia aveva salutato in Bob Dylan “un poeta e un profeta”. Tra ieri e oggi, Pivano Blues documenta l’importanza capitale del suo lavoro nella formazione umana e artistica di Vasco Rossi e Luciano Ligabue, Lorenzo Cherubini, cioè Jovanotti, e Piero Pelù, Francesco Guccini e Vinicio Capossela, Morgan e la P.F.M., dell’amica di sempre Dori Ghezzi. Le pagine di Hemingway, Ginsberg, Kerouac sono passate nella cultura popolare, e anche così continuano a vivere. Nella sua missione di scoperta instancabile si sono riconosciuti monumenti del rock autorale come Patti Smith e Lou Reed, grandi del cinema, come Abel Ferrara e George Clooney. Fatto unico per una intellettuale italiana, la Pivano è riuscita perfino a gettare un ponte, lei, memoria vivente, tra i vecchi e i nuovi autori americani, tra la Beat Generation e i Jay Mc Inerney, le Erica Jong che via via andava “adottando”. Un ruolo che ai primi grandi traghettatori di letteratura americana, i Pavese e i Vittorini, è stato negato: avere autorevolezza sufficiente per riannodare, in un Paese non suo, fili di scrittura smarriti. Ma soprattutto è bello scoprire i perché dello speciale legame che ha unito Fernanda Pivano al mondo giovanile, avvicinando generazioni e generazioni di ragazzi ai libri, ai sogni, alle battaglie, alle idee cui ha dedicato la vita. Sono questi “figli di Nanda” di tutte le età che ci hanno aiutato a raccogliere i filmati inediti e dispersi, molti amatoriali, che corredano il film.
A questa donna speciale, scomparsa nel 2009, Luciana Littizzetto regala la sua voce, per i brani tratti dai Diari.
Per lei i Litfiba hanno composto la suite Dimmi dei nazi (la frase con cui l’accolse Ernest Hemingway al loro primo incontro, dopo la sua traduzione di Addio alle armi e l’arresto da parte delle milizie fasciste).
Note di regia
I sentimenti che mi hanno avvicinato negli anni ’80 a Fernanda Pivano sono gli stessi che ho ritrovato negli occhi e nelle parole delle migliaia di ragazzi che puntualmente facevano ressa intorno a lei in tutte le sue apparizioni pubbliche: ammirazione e gratitudine.
Ammirazione e gratitudine sedimentate attraverso pagine e pagine di letture appassionate, di scoperte e di speranze che sentivi di condividere non solo con i “suoi” autori ma anche con lei. Quante volte le ho sentito rivolgere la stessa frase, più familiare alle rockstar che agli intellettuali: “Grazie Nanda, tu mi hai cambiato la vita!”. Ho avuto la gioia e il privilegio di entrare a far parte della sua vita e di poter filmare ore e ore di conversazioni private e di incontri con grandi talenti che, tutti, sentivano di essere in qualche modo figli suoi, delle nuove frontiere di poesia, scrittura e utopia lungo le quali ci ha guidato per settant’anni e più, piccola, ostinata pioniera, sempre in lotta con la diffidenza degli editori e i ghetti della cultura accademica.
Devo all’affetto e alla fiducia di Fernanda un piccolo patrimonio di filmati inediti che oggi ci consentono di ricostruire “dal vivo” la missione speciale di questa grande importatrice di cultura dal continente americano all’Italia.
Mi piace immaginare che la vivacità e l’entusiasmo con cui rievoca la tecnica di scrittura di Hemingway o l’etica di Cesare Pavese incuriosiscano anche i ragazzi delle scuole che non ne hanno mai sentito parlare. Le nostre memorie comuni e quelle sue personali, raccolte nei Diari, mi hanno poi permesso di rintracciare, grazie all’aiuto di chi l’ha amata e frequentata, preziosi filmati che documentano il suo sodalizio con i grandi della Beat Generation e della controcultura degli anni ’60 e ‘70 ma anche con i più popolari protagonisti della musica italiana e non, dato il forte legame della Pivano con Patti Smith e Lou Reed. Poeti della canzone, per Nanda poeti tout court. A loro, a Fabrizio De André in primis e a Vasco Rossi, Luciano Ligabue, Francesco Guccini, Piero Pelù, Vinicio Capossela, Morgan, Jovanotti, la P.F.M., l’insolito compito di spiegare quanta pagina scritta, quanti libri, attraverso la mediazione della Pivano, siano finiti nelle loro canzoni. È forse il modo più semplice e diretto per comunicare alle nuove generazioni cresciute su Internet ma anche, oggi come ieri, sulla musica, quelle generazioni che oggi stanno rivendicando la cultura come diritto primario, l’importanza capitale della lettura. Lo spirito con cui Nanda ha sempre lavorato, il senso della sua battaglia, è poi in fondo esattamente questo: non ci sono barriere tra letteratura “alta” e cultura popolare, i libri continuano a vivere solo se “passano” nella coscienza comune attraverso tutte le forme d’arte, tutte le forme di comunicazione. Per dirla con Nanda, i poeti non cambiano il mondo, ma le anime sì. Le anime sì.
Teresa Marchesi - regia
Ex assistente universitaria cronicamente precaria, ex sindacalista, ex storica, Teresa Marchesi è inviato speciale del TG3-Rai, dove lavora dal 1987 dopo aver collaborato a “L’Espresso” e a “La Repubblica”. Nel 2008 ha scritto e diretto Effedià - Sulla mia cattiva strada, primo documentario prodotto dalla Fondazione Fabrizio De André per il decennale dalla morte dell’artista. Effedià è stato presentato come Evento Speciale alla Festa di Roma, sezione “Extra”, e successivamente in molti altri Festival italiani e internazionali.
Danilo Galli - montaggio
Per il cinema, Danilo Galli ha già collaborato con Teresa Marchesi e con la Fondazione Fabrizio De André a Effedià - Sulla mia cattiva strada.
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