Libero Grassi a fumetti: la storia dell'imprenditore che disse no al "pizzo"
di An. Loi
Sono passati 20 anni da quel 29 agosto del 1991 quando Libero Grassi venne freddato dalla mafia per essersi opposto al pagamento del “pizzo”. Una lotta solitaria quella dell’imprenditore catanese, che anche per questo pagò con la vita l’aver voluto sfidare le regole di Cosa Nostra. La casa editrice milanese Round Robin, in collaborazione con l’associazione antimafia "daSud", in occasione del ventennale di quel terribile omicidio, manda alle stampe una graphic novel dal titolo Libero Grassi (Cara mafia, io ti sfido), firmata da Laura Biffi, Raffaele Lupoli e Riccardo Innocenti.
Il fumetto, illustrato da Beatrice Gozzo e lo stesso Innocenti, ripercorre l’intera vicenda dell’industriale tessile proprietario della Sigma di Palermo dal primo no alle cosche alla decisione di uscire allo scoperto e denunciare pubblicamente i suoi estorsori. La condanna a morte arrivò infatti dopo una lettera pubblicata dal Giornale di Sicilia con la quale volle gridare a tutti il suo no ai ricatti di Cosa Nostra. Concetti poi ribaditi in un’intervista concessa a Michele Santoro per il programma televisivo Samarcanda (“Non sono pazzo, non mi piace pagare. Io non divido le mie scelte con i mafiosi”, rispondeva Grassi alle domande del giornalista) e quindi ripetuti ad una rivista tedesca, colpita dalla sua determinazione e dal suo coraggio. Mai gli mancò la consapevolezza dei rischi ma anche della posta in gioco in termini di civiltà. Ma nonostante le sue speranze, nessuno dei suoi colleghi imprenditori lo seguì lungo quella strada che, di lì a qualche giorno, lo portò tragicamente alla morte.
Il sacrificio di Libero Grassi, però non è stato vano. Dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio, furono in tanti a ricordare con diverse iniziative il coraggio dell'imprenditore catanese, divenuto un esempio per tutti coloro che ancora oggi lottano contro la criminalità organizzata. E’ proprio in suo nome che molti imprenditori da allora hanno trovato il coraggio di ribellarsi a Cosa Nostra, per trovare in associazioni come “Addio Pizzo” e “Libero Futuro” la forza di andare avanti insieme. Perché se “un popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità” un popolo “che ritrova la sua dignità è più forte di qualsiasi mafia”, dicono gli autori.
Erano le 7,30 del mattino quando Libero Grassi, potenziale “cattivo esempio” per gli altri imprenditori, venne freddato da Salvo Madonia, figlio del boss di Brancaccio. Per quell’omicidio sono stati condannati nel 2004 vari esponenti di Cosa Nostra tra cui Totò Riina, Bernardo Provenzano e Pietro Aglieri. Alla realizzazione del fumetto, che si inserisce in una collana che ha già visto raccontate le storie di altri martiri antimafia - dal giornalista Pippo Fava a Lollò, il fotografo di Bovalino ucciso dall’ndrangheta - è stato scritto grazie alle testimonianze e al "prezioso aiuto della famiglia e degli amici" di Libero Grassi.
da Tiscali
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