La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

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Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

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Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

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romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

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Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

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romanzo di Gianni Zanata

martedì 2 agosto 2011

L'ultimo scatto di Pablo Volta

da Sardegna 24 CULTURA

L'ultimo scatto di Pablo Volta

pablovolta
Pablo non è più vivo. Vive nei suoi scatti, nei suoi ritratti. Nelle mille e una Sardegna immortalate con un clic. Veloce come le mani dei pastori che gettano i numeri della morra (nella foto: “Morra” a Mamoiada, Ilisso Edizioni) mani che sfuggono, ma non all'obiettivo di Pablo. Ieri la morra della vita ha deciso che doveva essere l'ultimo giorno di Pablo Volta.

Il grande fotografo nato a Buenos Aires è morto verso le 19.30 all'ospedale Oncologico di Cagliari, dove era stato ricoverato nel pomeriggio per delle complicazioni. Aveva 85 anni: una vita lunga, vissuta in viaggio. Partigiano a fianco degli americani, compra a Berlino la sua prima macchina fotografica: «Era davvero un uomo di mondo - dice lo storico Luciano Marrocu - nel senso che il mondo lo aveva girato tutto. Sino all’incontro con la sua Sardegna, con la Orgosolo studiata da Cagnetta e dai sociologi».

Negli ultimi cinque anni Volta e Marrocu erano diventati molto amici: «Nell’86 si innamorò di San Sperate. Lo ricorderò sempre come fotografo raffinatissimo, anche di cinema. Simpatico e colto, molto colto; una passione politica genuina legata alla sinistra storica italiana, che negli ultimi tempi aveva conosciuto una forte radicalizzazione. Non a caso amava leggere il Fatto Quotidiano». Pinuccio Sciola era l’amico di una vita. Giorni matti di lavoro, di risate, di ricerca e studio passati insieme. Ancora non ci crede.

«Si stava rimettendo, eravamo contenti perché negli ultimi giorni era ingrassato e aveva messo su sei chili. Un brutto colpo anche per la moglie Ornella, appena arrivata da Parigi. La loro era un’unione fortissima, quella di due grandi complici». E la complicità Pablo l’aveva trovata anche tra gli abitanti di San Sperate, dove aveva comprato casa e dove nel febbraio scorso aveva messo in scena una mostra sui suoi set cinematografici più importanti.

«Scherzava spesso sulla sua morte, voleva che il suo funerale fosse intimo, con pochi amici. Ma Pablo aveva un mondo di amici, mi stanno chiamando in tanti, tantissimi, il suo desiderio di anonimato non potrà essere esaudito».  Ha la voce rotta dalla commozione Sciola mentre i ricordi volano veloci. «Mi chiamava “l’uomo con il piccone” per via di un murales che avevo dipinto a Nuoro. Oggi so che la stanza di mio figlio porterà per sempre il suo nome. La abitò appena arrivato in Sardegna, quando ancora cercava un luogo dove mettere radici. Era contento della vita che aveva vissuto, me lo diceva spesso: “Ho fatto una vita bellissima”. Lo confermo: 85 anni pieni di progetti ed entusiasmo».

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