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martedì 23 agosto 2011

Philippe du Plessis, cavaliere dell'Anjou, di Guido Araldo

Philippe du Plessis, cavaliere dell'Anjou





Guido Araldo
Philippe du Plessis o Plaissis, cavaliere dell’Anjou, sovrano Maestro “del tempio” dal marzo del 1201 al 12 novembre 1209
Vaghe documentazioni inducono a ritenere che Philippe du Plessis entrò nell’Ordine del Tempio durante la Terza Crociata, e pare che fosse sposato con prole.
Per trovare le risorse necessarie a partecipare alla Terza Crociata, il giovane Philippe du Plessis cedette in pegno le sue proprietà al fratello Folco.
Quando assunse la carica di “sovrano maestro” la pace era imposta in tutta la regione da un terribile nemico comune: focolai di peste, soprattutto in Egitto. A rincarare la dose del terrore provvide anche un violento terremoto che distrusse diverse città. Una pace caduca, di breve durata.
Esplose un contenzioso imprevisto tra i Templari e il re della Piccola Armenia, per alcune fortezze espropriate nel principato di Antiochia. Dopo l’invasione turca dell’Anatolia nel 1071, quando i Bizantini avevano perso irrimediabilmente la parte più cospicua del loro impero formata dall’Asia Minore, molti Armeni avevano cercato rifugio a meridione. In queste terre assolate i transfughi avevano fondato uno stato cristiano, noto come l’Armenia Minore o Piccola Armenia, nella regione compresa tra la Cilicia e il fiume Eufrate. Ben presto questo stato era diventato indipendente dall'Impero Bizantino e, per evidenziare la frattura con Costantinopoli, i “Piccoli Armeni” erano entrati nell’orbita della Chiesa di Roma.
In questa espansione il re della Piccola Armenia si era impossessato di alcuni castelli templari lungo la strada che portava ad Antiochia, idealizzata come capitale del suo regno.
Immediata era seguita la protesta dei cavalieri del Tempio, schierati a fianco di Boemondo di Tripoli che rivendicava legittimamente il principato di Antiochia.
Per contro, come ormai sembrava una consuetudine, gli Ospedalieri parteggiarono per il campo avverso: quello di re armeno Leone. Non fu una lite pacifica!



Nel 1203 i Templari affrontarono una colonna armena, che era riuscita a penetrare nella città di Antiochia e, nonostante l’inferiorità numerica, la misero in fuga. Ma papa Innocenzo III, che non intendeva inimicarsi i “piccoli armeni” e continuava a nutrire sospetti verso i Templari, legittimò l’operato di re Leone e i cavalieri del Tempio furono costretti a lasciare il Principato d’Armenia, con tutti i castelli in loro possesso. L’importante fortezza di Baghras sarebbe tornata in loro possesso soltanto tredici anni dopo.
Nel 1204 la “Quarta Crociata” cambiò rotta, sbandò paurosamente e andò ad espugnare Costantinopoli invece di liberare Gerusalemme, palesando il mutato spirito del “pellegrinaggio armato”. La morte profusa a piene mani a Costantinopoli dagli stessi Crociati!
La fine del più grande impero medioevale, erede di Roma, per le ambizioni di Venezia tesa al dominio di tutto il Levante. La più grande città cristiana devastata e vilipesa dai Crociati che sembravano aver sbagliato strada e dimenticata la meta: il santo Sepolcro!
In quell’occasione Philippe du Plessis fu in sintonia col papa nel criticare duramente quell’esito imprevisto. Ma al di là di questa presa di posizione, comune a tutti gli ordini cavallereschi, la situazione andava sempre più degenerandosi in Terrasanta. Il contrasto tra gli Ordini Cavallereschi indeboliva le posizioni dei Crociati: se uno di loro sottoscriveva una tregua con i Saraceni, l’altro la contestava, e viceversa.
Nel 1206 Philippe du Plessis negoziò una tregua con il sultano di Damasco; ma il patriarca in Terrasanta, i Teutonici e gli Ospedalieri si rifiutano di aderire a questa iniziativa, considerata nociva e criticarono aspramente il “sovrano maestro templare”.
L’anno successivo, quando gli Ospedalieri proposero una pace temporanea con il sultano d’Egitto, i Templari si opposero risolutamente e furono definiti guerrafondai dal patriarca di Gerusalemme, ostile ai loro privilegi.
Tanta conflittualità accentuò l’irritazione di papa Innocenzo III, che nell’anno 1208 si spinse a minacciare la scomunica per Philippe du Plessis e accennò anche all’accusa di apostasia nei confronti di tutti i Templari, colpevoli d’inquietanti contatti segreti con la terribile setta “degli Assassini”. Sia i Templari che la setta degli “Assassini” ricorrevano a misteriosi riti iniziatici…
A questo punto un riavvicinamento con il papa non era auspicabile, ma inevitabile: la corda stava per spezzarsi!


L'incoronazione di Maria del Monferrato
L’occasione fu offerta da Maria, figlia di Isabella e di Corrado del Monferrato, che all’epoca aveva tredici anni, acclamata regina di Gerusalemme. Per sostenere la giovane Maria fu istituito un consiglio di reggenza presieduto da Giovanni di Ibelin, signore di Beirut, al quale partecipava Philippe du Plessis, autorizzata da papa che nel frattempo aveva ricevuto una delegazione di alti funzionari dell’Ordine a Roma: una missione chiarificatrice.
L’anno successivo, il 1209, terminò la tregua quinquennale con il sultano di Damasco e si doveva decidere se rinnovarla.
Tutti erano d’accordo, ad accezione di Philippe du Plessis, che non esitò a opporsi con il chiaro intento di affermare la sua obbedienza al papa guerrafondaio. Innocenzo III, infatti, detestava le continue tregue che attestavano quanto fosse sfumato l’entusiasmo per la crociata, mentre il Santo Sepolcro restasse sotto il controllo dei Saraceni.
In quell’occasione Philippe du Plessis impose che la tregua con il signore di Damasco “non sarebbe stata vincolante”; nonostante fossero noti i suoi rapporti amichevoli con quel sultano.
In tal modo la riconoscenza papale non tardò a manifestarsi: furono riconfermati tutti i privilegi spettanti ai Templari, che i vescovi tendevano a dimenticare, se non a ostacolare.
Tra questi privilegi ce n’era di singolari, come il diritto di gestire propri cimiteri, di erigere chiese su terre ottenute in donazione e l'esenzione dalle decime sui lasciti in loro favore; più ancora spiccava la facoltà “di assistere” i cristiani in luoghi colpiti da anatema e interdetto, giacché le chiese templari ne erano immuni. (Si consideri, a riguardo, la possibilità d’impartire l’estrema unzione ai moribondi, altrimenti negata nelle località colpite da interdetto, con i lasciti che ne derivavano).
Il papa impose inoltre al clero di non interferire nell'annuale raccolta delle decime affidate ai Templari in tutti regni d’Europa.
Nel contempo, però, Innocenzo III pretese più rigore da quei cavalieri che peccavano frequentemente d’orgoglio, e impose alcune restrizioni: non potevano svincolarsi prima del tempo prestabilito dall’obbligo di prestare servizio nel Tempio, non potevano reclutare a loro piacimento chiunque fosse in grado di elargire denaro e proprietà, e dovevano palesare più rispetto verso i legati papali.
Il papa auspicò anche una riforma dell'Ordine; ma ogni decisione a riguardo fu rimandata per la morte di Philippe du Plessis, il 12 novembre 1209.




(Tratto dal Libro “I Templari e il filo segreto di Hiram”)




Guido Araldo è nato a Saliceto, vive a Cuneo. Autore di 44 opere fra romanzi e saggi storici, alcuni dei quali apparsi in Francia a cura delle edizioni Harmattan di Parigi. Nel 2000 ha vinto il primo premio del concorso letterario “Galeotto del Carretto” con il libro Prèscricia, la Pietra Scritta. I suoi libri sono presenti nel catalogo online Feltrinelli. Per informazioni più dettagliate si invita a consultare il sito Editoriale l'Espresso "ilmiolibro.it".
Guido Araldo, Storia dei Templari: Guillaume de Chartres
 

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