La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

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Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

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Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

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romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

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Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

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romanzo di Gianni Zanata

mercoledì 19 giugno 2013

Benni e il potere dell’immaginazione: saper inventare un mondo diverso

da Sardinia post


Benni e il potere dell’immaginazione: saper inventare un mondo diverso

baol_copia
”Se i tempi non chiedono la tua parte migliore, inventa altri tempi”
Così recitano i versi 16 e 17 del secondo libro Baolian, in Baol, romanzo di Stefano Benni degli anni ’90, in cui il protagonista, Bedrosian, membro dell’antica setta dei maghi Baol, sfiderà l’immensa potenza del regime per ricercare la Verità (quella con l’iniziale maiuscola, quella per cui tanto, troppo tempo fa, si compivano anche estremi sacrifici) e salvare la vita e la reputazione di un amico.
Ora, a parte il fatto che questo testo sacro dei maghi Baol non esiste nel nostro mondo (il che non significa non esista in assoluto), queste due righe piantate lì, nel prologo di “Baol”, come una runa da interpretare, vorrei prendere come spunto per spiegare il senso del Seminario “La Voce Narrante” che Asibiri sta proponendo.
Perché cosa saranno queste giornate, seppur sia uno programma consolidato da anni, in Sardegna e più spesso ad Alcatraz, Umbria, ogni volta non sappiamo prevederlo e quindi descriverlo compiutamente. Sappiamo però cosa non sarà. Non sarà un seminario di scrittura, in cui si insegna ad aspiranti scrittori a diventare ispirati scrittori.
Piuttosto una settimana per riflettere sul rapporto tra l’ascoltare e il leggere, tra voce interiore della lettura solitaria e voce narrante del racconto condiviso, e del suo rapporto con le musiche.
Se anche una settimana in cui si agiteranno pensieri nobili, alti e liberi, decisamente una bella festa, di questi tempi. Sicuramente una settimana in cui ci troveremo ad immaginare insieme, tra persone che non si conoscono, nutrendoci ciascuno dell’immaginazione dell’altro. Consapevoli che non c’è niente di così esclusivo ed insieme socievole come l’Immaginazione, che é unica per ciascuno, ma si immiserirebbe se non si nutrisse dell’Immaginazione di altri.
E consapevoli soprattutto della necessità salvifica dell’Immaginazione, che non è certo giardino di rose in cui si rifugia il pensiero, non è un effetto speciale, è piuttosto una necessità sociale, un’arma concreta che ti aiuta nella vita di tutti i giorni. Se immaginiamo, possiamo. E mai come oggi c’è bisogno della concretezza dell’immaginazione, anche per per salvarci dalla miseria della politica.
Qualcuno ha forse interpretato che “immaginazione al potere” volesse dire immaginare di prendere il potere per rifare le stesse cose, gli stessi errori, con le stesse retoriche, le stesse architetture che hanno fatto quelli di prima.
Vuol dire invece Immaginare un mondo diverso, direbbe Benni. E chi immagina può. Il verbo dell’immaginazione, non è né devo né voglio, ma posso. “Se posso, posso immaginare che esistono anche altre soluzioni, che esistono cose migliori”. Solo dopo mi scontrerò con la realtà, sapendo che non dovrò necessariamente accettarne il peso e adeguarmi all’inerzia.
Ma che potere hanno quindi i Baol che abbiamo evocato? Bedrosian è un po’ Jedi della porta accanto, un po’ l’incarnazione dell’ideale di libertà che ciascuno di noi, anche i più abietti e asserviti ai potenti, nascondono nelle pieghe più profonde dell’animo. Semplicemente un personaggio umanissimo e straordinario, come tanti, un filosofo di periferia, solo un Eroe quotidiano. Come lo sono tutti i protagonisti dell’opera benniana, eroi senza armi, senza potere se non quello, straordinario, dell’immaginazione. Eroi perché, anche nella sofferenza, riescono a mantenere un difficile spazio di generosità verso gli altri. Che lottano perché si sentono parte di qualcosa che non è solo un partito, una loggia, un’azienda. In fondo quali altri eroi avremmo oggi? Forse gli uomini politici esibizionisti e pieni di privilegi? O gli eroi dello spettacolo o dello sport?
Al contrario, c’è una forza maggiore nei deboli visionari, e non è retorica evocarla, perché è l’unica forza che tiene ancora unito il mondo.
Chi non si sente oggi un po’ Lupetto Saltatempo che grazie all’orobilogio riesce a vedere con più fantasia e nel contempo lucidità degli adulti ciò che sta accadendo nel suo paese? O un po’ Elianto, il ragazzino superintelligente e triste, malato terminale, l’unico che però può battere il campione governativo nella sfida cruciale che deciderà la libertà e il futuro della contea? Sfidando le “soglie di sbarramento” di Fido Pass Pass che invita ad “essere maggioranza”, o sarai privato dei servizi essenziali.
Perché negli anni del regime ” la musica non era più così varia. Le risate presero ad assomigliarsi tutte. Bastava una semplice allusione perchè tutti insieme pensassero la stessa cosa e ridessero nella stessa tonalità…” Perciò “se non vi piace lo spirito del vostro tempo, se non riuscite a dormire, o se state dormendo e non riuscite a svegliarvi, venite da me. Mi riconoscerete subito: ho un tatuaggio sulla mano, a forma di fiocco di neve. Venite da me. Forse stanotte non ci spareranno addosso: cosa pretendete di più?” (Baol)
Marina Spinetti

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