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martedì 25 dicembre 2012

Galep l'artista che disegnava "Tex" sognando la sua Sardegna

Graziano Romani e la copertina del suo libro Graziano Romani e la copertina del suo libro 

Galep l'artista che disegnava "Tex" sognando la sua Sardegna

di Andrea Curreli
L'Italia è un Paese che da qualche anno ha riscoperto - ma sarebbe forse più giusto scrivere "ha scoperto" - il fumetto. La nona arte, bollata come "popolare" o come "per ragazzi",  ha accompagnato diverse generazioni e ora trova finalmente il giusto spazio e tutti i riconoscimenti dovuti. E se si parla di fumetti in Italia non si può non citare Tex Willer, il celebre ranger nato nel 1948 dalla mente di Gian Luigi Bonelli e dalla matita di Aurelio "Galep" Galeppini. Il percorso di questo grandissimo disegnatore, scomparso il 10 marzo del 1994, è stato ricostruito da Graziano Romani nel suo libro L'arte di Galep (Panini Books editore, 2012). Il cantautore e saggista emiliano ricostruisce la storia del creatore grafico di Tex andando oltre la figura dell'eroe del West. "Per ovvie ragioni Tex è importantissimo e preponderante nella carriera di Galep, ma Aurelio Galeppini ha dimostrato di essere stato un grande artista a 360 gradi - premette presentando il suo libro a Tiscali Notizie -. E' stato pittore, ma anche ottimo illustratore ispirandosi e raggiungendo i livelli di Achille Beltrame e Walter Molino. Pochi sanno poi che si cimentò anche con l'arte religiosa: sei opere del giovane Galeppini realizzate nel 1940 sono ancora conservate nella Chiesa di San Vincenzo a Cagliari".
Romani, partiamo dall'approdo di Aurelio Galeppini all'Audace e dalla nascita di Tex.
"Spesso i grandi successi nascono da piccole storie e così è stato per Tex. Galep fu assunto dall'Audace e iniziò a collaborare su un progetto ambizioso di cappa e spada che si chiamava Occhio Cupo. Era una sorta di piratone con i baffi come quelli degli attori hollywoodiani del tempo Clark Gable e Douglas Fairbanks. Galep teneva molto a questo eroe e realizzò tavole di un altissimo livello artistico. La sua giornata lavorativa veniva dedicata a Occhio Cupo, e poi dopocena quasi come esercizio defaticante realizzava le strisce di Tex Willer. Erano strisce molto spartane perché Tex veniva considerato un eroe minore, nato per contrastare altri personaggi western che già erano molto popolari in Italia. Occhio Cupo è gradatamente scomparso nonostante fosse un fumetto di elevato valore artistico, mentre Tex Willer meno raffinato ma molto popolare è diventato il mito che tutti conosciamo".
A distanza di tanti anni Tex ha mantenuto le sue caratteristiche essenziali. Sembra che Gian Luigi Bonelli e Aurelio Galeppini avessero concepito un personaggio in grado di resistere al tempo
"Tex è divenuto una tale icona che i paletti posti in origine, quelli che hanno decretato il suo successo, ancora oggi vengono rispettati. Gli amanti di questo personaggio vogliono trovare questi paletti e per questo non avrebbe senso sovvertirli. Qualche storia texiana esce un po' dagli schemi, ma il rispetto e rigore nei confronti dell'eroe creato da Bonelli e Galep viene sempre rispettato. E' una sorta di materia sacra verso la quale gli sceneggiatori e i disegnatori che si alternano devono dimostrare un grande rispetto".
Nella sua lunga carriera Galep ha disegnato tantissime storie. C'è stata una storia in particolare che ha amato?
"Non c'è una storia in particolare, ma è innegabile che Galep diede il meglio di se in tutte le storie realizzate con Bonelli nel cosiddetto 'periodo d'oro'. Se devo indicare qualche titolo scelgo sicuramente Il Giuramento del 1969 e Il figlio di Mefisto del 1971. In quegli anni la sinergia tra lo sceneggiatore e il disegnatore si è espressa al massimo. Ancora oggi le story telling di quegli albi sono perfette".
Galep è considerato unico e irragiungibile, ma c'è qualche disegnatore di Tex che può essere considerato il suo erede?
"Non credo che possa essere indicato un erede perché Galep ha dato un'impronta personale molto forte al suo personaggio. Stimava tutti i suoi collaboratori che dagli anni Sessanta lo affiancarono. Senza ombra di dubbio apprezzava  Claudio Villa, il disegnatore che poi è divenuto il principale copertinista della seconda fase di Tex. Questo grande disegnatore è entrato nel cuore di tanti fan del ranger per la quella forza evocativa delle copertine che possedeva anche Galep. Non dimentichiamo che Galeppini ha disegnato tutte le copertine di Tex fino al numero 400 del febbraio del 1994 per poi passare il testimone proprio a Villa".
Galeppini era di origine sarda, quanto la sua terra ha influito nelle sue opere artistiche?
"Galeppini ha avuto un rapporto molto forte con la Sardegna e, nella sua seconda fase della sua carriera dopo gli anni Ottanta, ha omaggiato spesso la sua terra di origine. Un amore ricambiato con mostre e tributi organizzati nell'Isola. E' doveroso ricordare che è cresciuto in una Sardegna segnata dalla Seconda guerra mondiale e dalla povertà del Dopoguerra, ha fatto il pittore, l'insegnante di disegno, tecnica pittorica e storia dell'arte in alcuni istituti. Poi si è dovuto trasferire altrove approdando alla Audace, poi Bonelli, per diventare il disegnatore di Tex, il più grande fumetto della storia d'Italia. La Sardegna è molto presente anche nelle ambientazioni e nei paesaggi di Tex. Galeppini in fondo ha creato una sorta di western all'italiana, uno 'spaghetti western' prima che questo termine fosse coniato. Le montagne e le rocce dove si svolgevano parte delle avventure di Willer e dei suoi pards erano invece ispirate dalle sue frequenti incursioni in Trentino. I paesaggi di queste due regioni nel fumetto diventavano le mesas di Texas e New Messico".

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