La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava
Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

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Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

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romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

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Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

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romanzo di Gianni Zanata

venerdì 21 dicembre 2012

L’ULTIMO SCOOP DI SILVANO VILLANI


L’ULTIMO SCOOP
DI SILVANO VILLANI

E’ appena uscito con Tempesta Editore L'ultimo scoop di Silvano Villani il collega maltrattato dalla 'giustizia' fino alla morte. E' scritto dalla sua compagna, Pia Di Marco.

di  Mirella Delfini

“Se non c’è posto per la giustizia sulla Terra non ha senso la vita degli uomini”.  Quel motto di Kant a distanza di più di due secoli vorremmo che fosse nostro, ancora con il 'se', con il dubbio, ma purtroppo ci accorgiamo che è troppo tardi: il grande filosofo aveva intuito come sarebbe andata, cioè male, malissimo, e ora noi siamo di fronte alle ingiustizie più clamorose e i tronchi marci dei nostri ideali galleggiano sul fiume che era la nostra vita. E’ vero, come dice Enzo Antonio Cicchino nella presentazione del libro “L’ultimo scoop”, che Kafka non è morto, che è vivo nella storia di Silvano Villani, il quale bussava invano al Castello, ossia alle porte del palazzo di giustizia di Roma perché qualcuno, infine, lo ascoltasse. E sono un esercito, oramai, quelli che bussano inutilmente.

 La storia che Pia Di Marco ricostruisce con il suo linguaggio straordinario, bruciante, ci arriva come un pugno nello stomaco. No, la giustizia non c’è, puoi anche morire cercandola, incaponendoti a volerla. Infatti alla fine il protagonista muore e se non fosse per le pagine scritte dalla Di Marco annegherebbe nel mare immenso dove giacciono i sei milioni di fascicoli delle cause civili pendenti, o di quelle penali che sono tre milioni. Tutti insieme, se uscissero dai 'Palazzi dell'ingiustizia', occuperebbero qualcosa come cento campi da calcio grandi quanto quello di San Siro. Qualcosa però è accaduto e si può dire con le parole di un vecchio film: intanto, nel dolore e nella tragedia, per rivolta, per amore, ‘è nata una stella’, una scrittrice eccezionale: la sua compagna, forgiata da lui che era un grande giornalista e da quegli anni terribili.             

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L’ultimo scoop di Silvano Villani, giornalista, inviato speciale del Corriere della Sera dalla fine degli anni Cinquanta, è un’inchiesta sulle disfunzioni della giustizia italiana e sulle logiche perverse che impigliano giudici e cittadini fino a paralizzare tutto. L’argomento è più che mai attuale. In una nota dell’Adnkronos risulta che servirebbero  74 campi da calcio come San Siro per contenere i 6 milioni di fascicoli delle cause civili pendenti - per quelle penali basterebbero campi più piccoli: sono 3,5 milioni. Silvano aveva cominciato a raccogliere  materiale che lo riguardava: nel 2004 era stato vittima di un incidente stradale e aveva assistito, costernato, all’incredibile vicenda giudiziaria che ne era seguita. Non ha fatto in tempo a dare una forma compiuta al suo lavoro - è scomparso il 6 giugno 2011 -, così l’ho fatto io sulla base dei documenti e dei suoi appunti. Ne è venuto fuori un romanzo che lo vede protagonista: come un titano (ogni uomo qualunque lo è, visto da vicino) resiste, si batte, ma a contatto con le istituzioni misura tutta la propria impotenza. Intanto, si fa strada in lui la memoria dei giorni passati e degli affetti perduti: una realtà durissima, nel suo insieme, eppure egli riesce attraverso il black humor a sopportarla, e a mantenere il controllo di sé. Finché decide di uscire di scena senza dire a nessuno come. Neppure a me che gli vivo accanto.



PREFAZIONE

di Enzo Antonio Cicchino *



Kafka non è morto. Kafka è qui, nella storia di Silvano Villani che bussa invano al Castello del palazzo di giustizia di Roma per ottenere il magro risarcimento per un modesto fattaccio automobilistico: il tamponamento del suo motorino da parte di un'auto guidata da un giovanotto abbondantemente “fatto”.

Ancor più kafkiano il vigile. Per ignoti motivi ha redatto una relazione “alla rovescia” sull’incidente, a causa del quale la vittima ha perduto l’uso della gamba sinistra. Tanto per capirci, ha scritto che l’infortunato prima di salire in ambulanza aveva parcheggiato il motorino assicurandolo con la catena antifurto (con un femore in pezzi!).

E' da questa “insignificante” frattura che l'ottantenne ex inviato del Corriere della Sera, Silvano Villani, assume le vesti del signor K.. Non più l'agrimensore che bussa invano alle porte del castello kafkiano, ma il semplice cittadino che deve lottare addirittura con la dirigente del gruppo di Polizia Municipale, a cui appartiene lo stesso vigile mentitore.

Con un maligno pretesto, lei gli rifiuta anche la concessione del posto macchina che il Comune di Roma di solito dà agli invalidi. La dirigente afferma in un testo appositamente confezionato che la concessione di parcheggio è riservata a quelli che ADATTANO il proprio veicolo col cambio automatico, non a quelli il cui VEICOLO HA già il cambio automatico. Il veicolo di Villani L’AVEVA, dunque NON PRESENTAVA i requisiti!!!

E' con questo succedersi di analoghe sentenze che Villani rimane per sempre sulla soglia di una giustizia che si rifiuta di riconoscerlo vittima. Anzi attribuisce a lui stesso la colpa. Come il disorientato K. nel Castello, è costretto a vani vorticosi zoppicanti pellegrinaggi per procure, caserme, vigili, uffici, avvocati, giudichesse che di volta in volta, elevando un mantra ostinato di articoli gli negano le ragioni. Gli sbarrano la via del modesto indennizzo per anni. Concludendosi l'avventura, come per l'altro oscuro impiegato K. de “Il Processo”, con la morte.

Mi occupo di Storia. Da tanti anni. Ho macinato chilometri di pellicola dell'Istituto Luce, e minuti e minuti di immagini relative al Corpo dei Metropolitani, inquadrati dal fascismo in un vero e proprio esercito di vigili urbani.  Fanno impressione quegli squadroni di cavalleria, quei battaglioni di motociclisti, quei reggimenti di marciatori appiedati, e autoblindo, e  camion, e unità cinofile. Vere e proprie divisioni in assetto di guerra per provvedere alla sicurezza delle città.

Certo il fascismo era quel che era e non vogliamo per nessuna ragione riproporne i metodi. Tuttavia viene da riflettere: se gli arcigni vigili urbani di allora potevano anche compiere impunemente certi abusi perché fatti in nome della Dittatura, com’è possibile che oggi inermi cittadini subiscano quasi gli stessi abusi in regime di democrazia? E con la stessa rozzezza!?

Il processo che attiva Silvano Villani ha inizio in sede civile come una normale causa di risarcimento. Un semplice incidente stradale. Perché poi si complica? perché salta fuori che il verbale del vigile è zeppo di contraddizioni non risolte?

Come è possibile che la burocrazia dei tribunali sia ancor più kafkiana di quella di decenni fa? con l'aggravante che se nello stato totalitario certa violenza era legittimata dalla ferrea volontà di un duce, oggi, la stessa risulta inconcepibile, gratuita e ancora più odiosa!?

Villani ha denunciato il vigile anzitutto alla Sezione Civile del Tribunale di Roma i cui magistrati (tre) hanno scaglionato le udienze (sette) a distanza di anni, senza ricercare e produrre alcun elemento pro o contro la sua denuncia che già non conoscessero. Insomma, col solo effetto di allungare smisuratamente i tempi.

E' un assurdo inconcepibile. E' un agire quasi letterario, metafora del disfacimento dei diritti dell'uomo. Servirebbero ben 74 campi da calcio grandi come San Siro per  metterci le pratiche delle cause civili pendenti.

E' una crudeltà. Una crudeltà che riterremmo gratuita e invece forse è funzionale. Potremmo quasi sintetizzare, con una iperbole, che nel corso dei suoi 150 anni l'Italia unita ha tranquillamente assistito a uno stato “totalitario liberale” dal 1861 al 1922, uno stato “totalitario dittatura” dal 1922 fino al 1943/45, uno stato totalitario “del gioco democratico” dal 1945 in poi.

Non dico Democrazia.

La democrazia implica sul serio la concreta partecipazione del cittadino alla cosa pubblica attraverso libere scelte, e l’affermazione di una giustizia davvero “eguale per tutti” e senza  alienazioni.

Non Democrazia. Ma “gioco democratico”.

La politica a cui assistiamo è espressione solo di una intelligente armonia tra le oligarchie dei poteri forti organizzati in lobby silenti, o in partiti.

Le multiformi ingiustizie e i problemi connessi sono lo strumento per condizionare, indirizzare, inquadrare in modo sottile la volontà dando l'illusione al votante di poter decidere per la forza politica che di volta in volta urla di risolverli.

E' il “gioco” dei rapporti di lotta fra i vari simboli che viene chiamato “democrazia”! Falsamente! quando invece non è che lo stratagemma per illudere di poter cambiare opinione.

In passato la scelta è caduta su chi propagandava la conquista di Eritrea, Somalia, Libia e la Grande Guerra per Trento e Trieste! Poi per chi ha voluto le parate su Via dell'Impero e in camicia nera la marcia sull'Etiopia!

Oggi invece tutto si sviluppa in affollati studi televisivi dai cui microfoni i vari leaders, all'interno di un serrato dibattito e confronto di idee, si rivolgono alla gente perché occupi le piazze in corteo, perché sostenga l'una o l'altra coalizione, perché faccia le giuste libere scelte nell'urna.

Ma intanto quali possibilità concrete ha il cittadino di limitare la presenza di un qualsiasi personaggio sui media? Può impedire che un figuro faziosamente interessato possa invece farsi valere inquinando le coscienze? Cosa c'entra tutto questo con Silvano Villani, con i suoi fatti, acutamente narrati da Pia Di Marco?

C'entra.

Perché creare insicurezza, cancellare la certezza del diritto, far sentire tutti banderuole al vento è proprio il perno di quel protocollo di ricatti psicologici con cui le oligarchie tengono per il collo il cittadino. Gli fanno perdere il buon senso della ragione condizionandola. Diviene facile porre in scena di volta in volta un leader capace di risolvere uno dei gravi problemi, creati appositamente, o tenuti in vita, quando si sarebbero potuti risolvere da tempo.

Ignari si è così come i levrieri che corrono dietro a una lepre abilmente diretta.

Tutto questo non significa che dobbiamo rassegnarci, sentirci vittime sconfitte. No. L'importante è esserne consapevoli. Imparare a pensare diversamente. A capire quel che si cela tra le righe. Bisogna imparare a lottare per i valori in cui si crede. Essere controcorrente perché le ingiustizie che si subiscono non ci vincano. Questo è il valore profondo che si cela in questo fattaccio di Silvano Villani. Lui non si arrende, nonostante l'età, nonostante sia costretto a subire sentenze dalle quali rimane kafkianamente sbeffeggiato. Resta in prima linea, sulle barricate delle battaglie civili, sul fronte di guerra del diritto. Quando il 5 luglio 2011 – colpo di scena - arriva la risposta della Procura di Perugia che gli ventila qualche possibilità di giustizia, Villani non c’è più, se n’è andato a causa dei postumi di quell’incidente.



* Enzo Antonio Cicchino. Autore televisivo di argomenti storici. Ultimi libri pubblicati... “Il Duce attraverso il Luce” Mursia Editore. “La fonte di Mazzacane” - Laruffa Editore. Vive a Roma.

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Silvano Villani (Trieste, 22 ottobre 1923-Roma, 6 giugno 2011), triestino, di professione giornalista, si trasferisce a Londra nei primi anni Cinquanta. Dalla capitale britannica collabora al “Mondo” di Pannunzio e ai primi numeri de “L’Espresso”.  Quindi passa al “Corriere della Sera” di cui è corrispondente da Stoccolma e da Ginevra. Rientrato in Italia,  opera come inviato speciale per il medesimo quotidiano particolarmente nel Medio Oriente e in Africa.  Nel 1964  vince il “Premiolino”, nel 1965 il “Premio Saint Vincent”. Nel 1991 pubblica Il mistero della stanza n. 5 (ITER, Roma, nel catalogo dell’Erma Bretschneider) dedicato agli affreschi della Villa dei Misteri a Pompei, nel 2000 Il mistero del Sepolcro vuoto (Elèuthera, Milano) un’indagine su un passo del Vangelo di san Giovanni  apparsa in sintesi in Quaderni di Storia, n. 57, gennaio/giugno 2003 col titolo Il rebus nel quarto Vangelo: Gv 20,7. Che ne pensano i grecisti?  

L’Eccidio di Schio (Mursia, Milano, 1994/1999)  documenta le ragioni di un terribile episodio del secondo dopoguerra. Scrive in proposito Silvio Bertoldi: “Cinquantaquattro anni dopo la strage, cosa ne sapremmo, cosa ne saprebbe l’Italia, se non fosse per la straordinaria inchiesta giornalistica di Silvano Villani, un’indagine che in America avrebbe sicuramente vinto il premio Pulitzer? Solo Villani, anzi, Villani da solo ha fatto ciò che né la polizia né la magistratura e soprattutto la pubblica opinione di allora s’erano impegnate a fare…”.(Schio, un massacro che nessuno ricorda, “Corriere della Sera”, 25 luglio 1999). “Con questo libro, per la verità - osserva Ernesto Galli della Loggia -, siamo ancora alla ricostruzione giornalistica ma del migliore giornalismo. Silvano Villani, infatti, racconta con la massima sobrietà e la massima precisione quanto accadde quella notte, e le successive, complesse vicende giudiziarie che alla fine portarono alcuni dei colpevoli a scontare non più di una decina di anni di prigione. Pena rispetto alla quale sembra appartenere davvero a un altro mondo la severità mostrata nella stessa occasione dalla giustizia militare americana.” (Assassino, ti conosco, “L’Espresso”, 20 gennaio 1995, p. 149). L’Eccidio di Schio è citato da Giampaolo Pansa in Il sangue dei vinti (Sperling & Kupfer, 2003, p. 223).  



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Pia Di Marco (Maria Pia Di Marco) è nata e vive a Roma. Laureata in Lettere con indirizzo storico artistico all’Università di Roma “La Sapienza”, diplomata in Grafica all’Istituto Europeo del Design di Roma, ha collaborato con la Cattedra di Iconografia e Iconologia all’Università di Roma “La Sapienza” e con il Departamento de Arte, Universidad de Navarra (Pamplona). Si dedica al Cinquecento, con particolare riguardo alla pittura dell’età della Controriforma. Ha pubblicato con Pioda Editore, con Giunti, con l’Universidad de Navarra, con Fabrizio Serra Editore. Della sua  produzione grafica si segnalano, fra l’altro, la copertina e le illustrazioni per Il Mistero della Stanza n. 5 di Silvano Villani, Iter, Roma 1991 (catalogo L’Erma di Bretschneider), le illustrazioni per La vita segreta dei piccoli abitanti del mare di Mirella Delfini, Franco Muzzio Editore, Padova, 2000, ristampato con il titolo Mollusco sarà lei! da Editori Riuniti – University Press, 2009, le illustrazioni per “Bambino sarai tu”, Marguerite Editrice. Ha collaborato alla composizione di Andrà tutto bene di Mirella Delfini, Abel books, 2012, e ne ha realizzato la copertina. Ha composto i testi e realizzato le illustrazioni de “La Donna Ragno e altre storie raccontate al piccolo Charles Darwin” di prossima pubblicazione. Attualmente collabora con l’autore televisivo Enzo Antonio Cicchino.



Pia Di Marco

Via Petronio arbitro, 11

00136 Roma

Tel. 0639746847

Cell. 338 9953414


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In vendita presso la libreria Odradek, via dei Banchi Vecchi, 57 – Roma http://www.odradek.it/html/librerie/libreriaroma.html



e in qualsiasi libreria, su ordinazione.



Scaricabile da: http://www.tempestaeditore.it , Amazon, Feltrinelli on line, IBS, BOL.



pagine  166

genere: narrativa, collana “Vita Raccontata”


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