La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava
Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

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Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

Dettagli di un sorriso
romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

Il calcio dell' Asino
Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

NON STO TANTO MALE
romanzo di Gianni Zanata

giovedì 24 aprile 2014

CHIUDE LA LIBRERIA DAVANTI MONTECITORIO

da Tiscali
CHIUDE LA LIBRERIA DAVANTI MONTECITORIO
di Marco Lodoli








Dal 1996 l’Unesco ha stabilito che il 23 aprile, giorno della morte di Shakespeare e di Cervantes, è la festa del libro in tutto il mondo. Il festeggiato ha parecchi secoli, ma questa speciale ricorrenza nell’anno in corso lo vede diciottenne, forse lo immagina baldanzoso e maggiorenne, pronto a ricevere omaggi e dichiarazioni d’amore eterno. Purtroppo le cose non stanno proprio così, il libro stenta, arranca, agonizza, le nuove generazioni sembrano prese da altri canali espressivi, da altre esperienze formative.

Certo, c’è l’ebook, c’è Amazon, ci sono gli audiolibri, e poi ogni giorno si stampano centinaia di novità e si ristampano i classici, insomma, la barca fa acqua ma continua a viaggiare e a caricare lettori, o almeno si spera che sia così. Però alcuni segnali destano davvero preoccupazione, fanno temere che la festa possa in breve tempo trasformarsi in un grigio funerale. Chiudono tante piccole case editrici, tante librerie indipendenti, cresce l’analfabetismo e Philip Roth ha da poco dichiarato che tra vent’anni le persone che si interesseranno di letteratura saranno tante quanto quelle che oggi si interessano di poesia latina.

Catastrofismo, spirito apocalittico, pessimismo cronico? Non so. So però una cosa: la libreria che da decenni sta davanti a Montecitorio, la nostra Camera dei deputati, tra pochi giorni tirerà giù per sempre la saracinesca. Ha provato a resistere e non ce l’ha fatta, dunque fine dei giochi. Potenzialmente aveva un pubblico qualificato, in teoria la crema della società italiana, centinaia di persone che dovrebbero leggere tonnellate di libri di storia, economia, politica, antropologia, ma anche romanzi e poesia: e invece niente, pochissimi deputati escono da Montecitorio e entrano in libreria. E quelli che entrano per lo più provano a cambiare i libri che hanno ricevuto in regalo, cercano di combinare affarucci.

La nostra classe dirigente non legge, c’è poco da fare. Il pesce comincia a puzzare dalla testa, dice il vecchio adagio. L’ignoranza parte dall’alto e conquista le folle. D’altronde tanti servizi delle Iene ci hanno descritto penosamente l’incultura dei nostri deputati, uomini e donne che non conoscono la data dell’unità d’Italia o della scoperta dell’America. E così quell’antica libreria si è arresa davanti allo strapotere della superficialità, davanti alla tirchiaggine intellettuale di deputati, portaborse, politici e politicanti. Resiste invece il negozio di giochi di prestigio lì accanto, e anche questa mi pare una notizia potentemente simbolica.

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