Il mito di Klimt: a Palazzo Reale l’opera d’un cesellatore della pittura, dall’apprendistato alla Secessione viennese (Patrizia Pedrazzini).
15/03/2014 di triskel182
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“Girasole”, dipinto fra il 1907 e il 1908, è uno dei venti oli di Gustav Klimt che fino al 13 luglio saranno esposti a Milano, a Palazzo Reale, nell’ambito della mostra (in tutto 134 “pezzi”, fra opere anche di altri artisti, lettere e cimeli) “Klimt. Alle origini di un mito”. Un’esposizione per certi aspetti “diversa”, che propone, del grande pittore viennese (1862-1918), le fasi e i momenti meno noti: gli anni dell’apprendistato artistico, improntato alla pittura “storicistica” di un maestro come Hans Makart (in mostra anche opere di quest’ultimo); l’amore per la manualità artigianale e per la preziosità dei metalli, ereditato dal padre (che, cesellatore e orafo, gli trasmise la propensione a decorare anche gli spazi più piccoli, mentre dalla madre derivò la passione per la musica); il legame artistico con i fratelli Ernst e Georg (presenti i loro lavori) e la nascita della Künstler-Compagnie, la Compagnia degli Artisti che, costituita nel 1881 da Gustav ed Ernst insieme a Franz Matsch, fu attiva per quasi dodici anni, distinguendosi soprattutto nella decorazione pittorica di edifici pubblici. Fino alla Secessione, al rifiuto della tradizione storicistica e al successivo passaggio all’avanguardia internazionale.
È quindi possibile ammirare, nelle sale di Palazzo Reale, i ritratti giovanili fatti da Klimt a membri della famiglia e i bozzetti dei grandi dipinti decorativi realizzati per teatri e musei; i paesaggi (nella sala loro dedicata, una panoramica sul paesaggismo austriaco del tempo) e la velata inquietudine dei ritratti femminili; i disegni per le banconote della Banca Austro-Ungherese e la riproduzione del monumentale “Fregio di Beethoven”, realizzato da Klimt nel 1902 lungo le pareti di una sala del Palazzo della Secessione: un’opera alta più di due metri e lunga oltre 34, in cui l’artista, ispirato dalle note della Nona Sinfonia, rilegge in chiave simbolista l’eterna lotta tra il bene e il male, tra affreschi, intarsi di pietre, stucchi e vetri colorati. Ma ci sono anche i colori, la verticalità, il viso insieme seducente e fiero, i capelli, le mani che sembrano artigli di un’aquila di un capolavoro quale “Salomè” (o “Giuditta II”), del 1909. E la quiete serena del sonno di “Madre con due bambini” (o “La famiglia”), dell’anno successivo: tre visi che affiorano, delicati e pallidi, sui quali spicca il rosso delle labbra, da un’unica grande coltre scura. Fino all’incompiuto (1917-18) “Adamo ed Eva”: lui e lei in piedi su una base di fiori dove il decorativismo dello sfondo, tipico di Klimt, si unisce, nella parte superiore del dipinto, a un fondale monocromo più vicino allo stile di un altro grande artista austriaco morto lo stesso anno: Egon Schiele.
La mostra è realizzata in collaborazione con la Österreichische Galerie Belvedere di Vienna.
“Klimt. Alle origini di un mito”. Al Palazzo Reale di Milano, fino a 13 luglio. Per prenotazioni e informazioni, tel. 02.54917.
www.klimtmilano.it
Da lospettacoliere.it
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