La Sardegna rurale scomparsa nelle foto di Vico Mossa
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Erano i primi anni ’50 quando l’architetto Vico Mossa intraprese il suo viaggio fotografico nella Sardegna rurale per documentare quelle che lui chiamava “architetture senza architetti”. Quelle abitazioni, che la storia dell’arte chiama con un po’ di disprezzo “vernacolari”, costituivano il patrimonio urbanistico semplice e funzionale degli abitanti della Sardegna.
Erano, per usare le parole dell’autore “un mirabile equilibrio fra natura, vita e casa, funzionali all’uomo che le vive, che ne assecondano i bisogni e si perfezionano con lui”. Le demolizioni sistematiche già iniziate in quegli anni, le hanno sostituite con unaedilizia fai-da-te lontana da quello “Spirito ordinatore” che guidava i nostri avi. Ora l’archivio di Vico Mossa sta per essere donato dagli eredi al comune di Serramanna, paese natale dell’architetto, che aprirà un centro di archivi d’architettura a lui dedicato. Queste foto facevano parte del catalogo della mostra “Vico Mossa fotografo” tenutasi a Serramanna nel luglio 2011 e pubblicato dalla casa editrice Tellus. Sono una piccola parte dell’archivio che comprende oltre duemila negativi di architetture per buona parte scomparse. Forse il più importante archivio fotografico di architettura domestica della Sardegna.
Enrico Pinna
- Sarule, casa con loggetta d’ingresso TAV 127
- Busachi, una via in pendio TAV 83
- Orgosolo, casa con scala esterna TAV 131
- Meana Sardo, casa con duplice porticato TAV 103
- San Vito, teoria di portali TAV 66
- Serramanna, portale e cancello di due case contigue TAV 31
- Assemini, ritmi di volumi sulla strada (lato occidentale) TAV 20
- Lodé, donne e bambini in strada TAV 158 stampa 491
- Serramanna, pag. 10 il tappeto e la stuoia
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