Articolo 21 - CULTURA
Si sbaracca la cultura? Succede a Roma
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di Gian Mario Gillio

Cambia il sindaco, cambia la giunta, cambia tutto. Cambia anche l’affitto! Dunque dopo aver resistito fino all’ultimo, Ana, Mita, Ramona, Livia, Agneska ed ancora Giovanni, i librai Leonardo, Chiara, Raffaele e Rolanda, da fine mese entreranno a far parte di quella categoria che oggi va molto di moda, quella dei disoccupati, o se preferite in attesa di occupazione, loro malgrado. Si può fare qualcosa, caro sindaco Alemanno, per difendere il loro diritto al lavoro e il nostro diritto (come fruitori di un servizio che ritenevamo importante) a poter usufruire della cultura? Succede, sempre a Roma, che si decida di occupare lo storico Teatro Valle: «Le politiche governative stanno dismettendo una funzione essenziale che la Costituzione italiana assegna allo Stato: la promozione e la tutela dei Beni Culturali», hanno ricordato in un appello, tra gli altri, Franca Valeri, Andrea Camilleri, Giovanna Marini, Toni Servillo, come primi firmatari di una lunga e prestigiosa lista. «Come lavoratori dello spettacolo, della cultura e dell’arte – si legge nell’appello –, vogliamo essere riconosciuti come interlocutori indispensabili nelle scelte politiche che riguardano il nostro settore, il nostro lavoro, la nostra vita. Luoghi che dovrebbero essere destinati alla creatività e all’innovazione, dal Teatro Valle a Cinecittà, hanno perso negli anni la loro identità fino ad essere completamente smantellati o privatizzati». Si può fare qualcosa, caro sindaco Alemanno, anche solo mettere una parola buona? Oppure, caro sindaco, ritiene che non ci resti che andare a «berci su» un Mojito? Un buon modo per affogare i nostri dispiaceri cavalcando la movida del neonato locale «Stazione Nord» di Casa Pound. Speriamo in cuor nostro, caro sindaco, sempre sensibile alle diverse richieste, che decida di intervenire e ridare, anche a tutti noi, «gente strana», la possibilità di poter vedere garantite le professioni e le «bizzarre» e vecchie abitudini letterarie e artistiche.
Occupato il teatro Valle. " Riprendiamoci anche la cultura"
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