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martedì 27 settembre 2011

Doyle, il manoscritto (suo malgrado) ritrovato


Cultura
26/09/2011 -

Doyle, il manoscritto
(suo malgrado) ritrovato

Sir Arthur Conan Doyle (Edimburgo, 1859-Crowborough, 1930). Dopo la laurea in Medicina, pubblicò nel 1887 la prima storia di Sherlock Holmes, "Uno studio in rosso"

Pubblicato un racconto giovanile smarrito 128 anni fa dalle Poste britanniche: divenuto famoso, l'autore confessò che gli avrebbe fatto "orrore" vederlo stampato

MARCO ZATTERIN
Sir Arthur Conan Doyle non sarebbe contento. Ormai celebre grazie alle avventure di Sherlock Holmes, nel 1893 scrisse su The Idler Magazine che se l’unico manoscritto di The Narrative of John Smith non fosse stato smarrito dalle poste di Sua Maestà, lui «si sarebbe risvegliato nell’impopolarità, perché il lavoro tendeva pericolosamente alla diffamazione». Invece il plico, inviato a un editore dieci anni prima, era scomparso nel nulla e il baronetto scozzese, col senno di poi, concesse che il male non era venuto per nuocere. «In tutta onestà - ammise -, devo confessare che lo shock provato alla sua scomparsa sarebbe nulla fronte all’orrore che sentirei se dovessi vederlo stampato».

Il fatto che la British Library abbia deciso che, dopo 128 anni di oblio, The Narrative of John Smith può da oggi essere acquistato al modico prezzo di 10 sterline sarà certo oggetto di acceso dibattito nel folto popolo degli sherlockiani. Si divideranno al solito tra fondamentalisti canonici, contrari alla pubblicazione, e studiosi progressisti, entusiasti per l’evento letterario. Quest’ultimi, insieme con i non praticanti del genere che decideranno di gustare la novella, si misureranno con un libretto di 144 pagine che apre una finestra inedita nella carriera di Sir Arthur, regalando il ritratto di uno scrittore acerbo, in cerca di uno stile, interessato alla politica, senza un vero senso della trama e del suo ritmo.

Siamo anni luce dal ritmo sferzante e dalla frizzante creatività dei racconti di Sherlock Holmes. Doyle lavorò a The Narrative of John Smith nei primi mesi del soggiorno a Southsea, sobborgo residenziale di Portsmouth dove nell’estate del 1892 aveva preso una casa al numero 1 di Bush Villas. Laureato in medicina, il ventitreenne giovane dottore in bolletta scriveva per ingannare il tempo trascorso ad attendere pazienti che non arrivavano. Lì, cinque anni più tardi, avrebbe composto in meno di un mese Uno studio in rosso , la prima delle formidabili avventure del detective di cappa e pipa. Prima, però, si era cimentato coi pensieri di John Smith. Un «Signor nessuno», come dice il nome.

Vicenda senza picchi, sia chiaro. Un uomo di cinquant’anni costretto a letto dalla gotta elabora opinioni varie di letteratura, scienza, religione, guerra e educazione, offrendo i ritratti critici, forse eccessivamente trasparenti, di alcuni potentati della sua epoca. «Aveva un colorito sociopolitico», ricorderà Doyle. Comunque sia, mise il manoscritto in una busta e l’affidò all’ufficio postale, salutandolo per l’ultima volta. «Mi inviarono un gran numero di fogli azzurri per dire che non sapevano dove fosse», annotò. Disperato, cercò di riscriverlo a memoria, ma l’attimo era fuggito. A pagina 150, ricaricò la penna e cambiò soggetto.

Comincia qui la storia di un manoscritto perso, ritrovato e dimenticato. Nessuna biografia di Doyle, neanche quella scritta nel 1949 da John Dickson Carr con gli auspici della famiglia, parla di The Narrative per quasi un secolo. Il 3 giugno 1970 muore Adrian, figlio minore e scapestrato di Sir Arthur, e l’archivio del padre finisce nelle mani della moglie Anna che decidere di mettere tutte le carte all’asta. Nel catalogo degli oggetti per l’incanto, un libretto distribuito alla cena d’inizio 1971 degli Irregolari di Baker Street (la più esclusiva tra le associazioni sherlockiane), viene citato un lavoro «inedito e non pubblicato», narrato in prima persona e senza titolo, incompleto, etichettato come «un’autobiografia intellettuale appena velata». Eccolo!

Il manoscritto non fu venduto, strano, ma vero. È rimasto per trent’anni negli Archivi Doyle. Per richiamarlo in scena c’è voluta un’altra asta, stavolta organizzata da Christie’s dagli eredi della signora Anna. Il lotto numero 11, in quell’occasione, fu identificato come il primo romanzo di Sir Arthur e comprato dalla British Library, impresa meritevole dell’encomio dovuto al Pubblico che tutela il patrimonio nazionale. Staccato un assegno da 47.800 sterline, la libreria lo ha esposto nel dicembre 2004 e ora ha deciso di condividerlo col pianeta.

Bene o male? Il padre del primo investigatore dilettante lo considerava «safely lost», gioco di parole tra «sicuramente» e «fortunatamente perduto». Magari Doyle si rivolterà nella tomba, tuttavia nessuna occasione letteraria è a priori priva di senso. Qui c’è il genio che prova e anche un abbozzo (Mrs Rundle) di quella che sarà la signora Hudson, la padrona di casa del 221b di Baker Street. Si potrà notare che uno Smith, che di nome fa Mordecai, sarà tra i protagonisti proprio di Uno studio in rosso . Segno che, come amava dire Holmes, ancora una volta «the game is afoot». Ovvero, il gioco è cominciato...

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