La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava
Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

IN TERRITORIO NEMICO
Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

Dettagli di un sorriso
romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

Il calcio dell' Asino
Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

NON STO TANTO MALE
romanzo di Gianni Zanata

venerdì 23 settembre 2011

''Drive'', Refn e Gosling sulla strada del capolavoro

FEDERICO PONTIGGIA – “Drive”, Refn e Gosling sulla strada del capolavoro

fpontiggiaApplausi di critica e pubblico, epiteti scomodi (“il Tarantino danese”) e la miglior regia di Cannes 64. Cult per pochi, ora il regista rischia la fama planetaria: faccia da genietto e filmografia da genio, è Nicolas Winding Refn. I baci al suo protagonista  Ryan Gosling, la polemica con Lars Von Trier, Cannes è passata, rimane il suo mix di action e mélo, rarefazione e furore. Con un nume tutelare da non crederci (Douglas Sirk!) e un guidatore senza nome, che si fa strada in una Los Angeles violenta e dolce, nichilista e romantica. Dal 30 settembre nelle nostre sale, è Drive: un capolavoro. Nicolas, come nasce Drive?
Per molti anni Universal aveva cercato di farlo: budget di 40 milioni, un action da franchise, con Hugh Jackman. Non se n’è mai fatto nulla.
Poi è arrivato Ryan…
Sì, e non c’era ancora la storia dello stuntman: era solo un getaway driver, e non mi interessava molto. Ma sapevo che io e Ryan saremmo potuti arrivare a qualcosa di buono: la storia di un tipo metà uomo e metà macchina. Ho letto il libro e ci ho trovato lo stuntman, così l’ho integrato nella sceneggiatura: ecco Drive.
Gosling sia lodato: se Steve McQueen volle Peter Yates per Bullitt, lui ha voluto te.
Direi Lee Marvin che chiama John Boorman per Point Blank. Ho incontrato Ryan a pranzo, ma stavo male e non ho parlato molto. Finché non gli ho chiesto di riportarmi al mio hotel, dall’autoradio veniva I can’t fight this feeling: ho iniziato a cantarla, e all’improvviso ho capito che il cuore del film era un uomo che guida ascoltando musica pop.
Ma a Hollywood l’autorialità non è a rischio infarto?
Sopravvivi a Hollywood diventando all-road. Devi sempre pensare tre passi prima di tutti, ma ho avuto l’appoggio di Ryan al 100%: è lui il motivo principale per cui sono riuscito a fare il film che volevo.
Budget?
15 milioni di dollari, e non ti concedono tanto tempo perché girare a L.A. è molto costoso. Ma ho sempre creduto in meno soldi, perché ti garantiscono più controllo creativo: qui il budget era un po’ più alto, quindi ho dovuto essere un po’ più manipolatorio.
Trovato la quadratura del cerchio tra arte e soldi?
Cerchi sempre di trovare un equilibrio, ma non ne hai la garanzia: Hollywood è un’industria, e sei valutato sui soldi. Raramente si discute se il film sia più o meno buono: non che si vogliano fare film brutti, ma è un’altra prospettiva.
Tu che film hai voluto fare?
Una fiaba a Los Angeles. La mia più grande ispirazione sono state le fiabe, e che dire di questo driver? E’ mitologico, un ciclope.
La violenza è un fil rouge?
L’arte è un atto di violenza. E’ nel cinema, ma non per distruggere, bensì ispirare: violenza o no, è un’esplosione di emozioni.
Come la musica.
La musica è fondamentale per me: cerco sempre di trovarla presto, qualche volta addirittura quando scrivo. La musica è una droga.
Qualcuno ti definisce il Tarantino europeo: che ne pensi?
Non ci penso molto. Rispetto Tarantino, ma facciamo film diversi: ad accomunarci è l’amore per il cinema.
A chi, viceversa, ti senti più vicino?
Douglas Sirk: ha fatto melodrammi stupendi.
Federico Pontiggia

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.