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mercoledì 21 settembre 2011

''La ballata del re di denari'', di Yuri Herrera




Opera prima dello scrittore messicano Yuri Herrera, classe 1970, “La ballata del re di denari” [IT, La nuova frontiera, 2011; trad. Pino Cacucci. MEX, “Trabajos del reino”, 2004] è una favola allegorica e postmoderna, trasfigurazione delle sofferenze d'una nazione e d'una popolazione squassate e avvelenate dal narcotraffico, e dal potere abnorme dei narcos. È una favola piena di coraggio, e di lucidità; e gioca a essere universale e medievale, con intelligenza, evitando di fare nomi puntuali, giocando coi ruoli come se fossero sempre gli stessi, al di là del tempo, da tutte le parti, e quindi come se i nomi, da un certo punto di vista, non avessero più importanza. In fin dei conti è così.

“La storia si racconta da sola, ma occorre infonderle un'anima. Uno afferra un paio di parole e le altre cominciano a girarci attorno, e così viene fuori. Perché se si trattasse soltanto di spettegolare, non varrebbe la pena farci una canzone. Il corridonon solo è veritiero, è bello e rende giustizia. Ecco perché risulta così adatto a onorare il Signore” [p. 83].

E cos'è un “corrido”? E perché questo libro racconta la storia di un autore di “corridos”? Spiega la redazione del blog “Linea di frontiera”: “Herrera ha sentito così tanti corridos che addirittura si è sentito ispirato per comporne qualcuno. Il corridoè un genere molto importante per la lirica messicana, e lo è stato anche prima della rivoluzione. Molta gente veniva a conoscenza dei grandi avvenimenti grazie alla musica, specialmente di quelle notizie che non comparivano nei mezzi di informazione. Ed è così ancora oggi: il corrido gode di ottima salute. Non solo sono ancora molto popolari, ma si trovano anche su youtube e vengono aggiornati di continuo”.

Insomma, i corrido sono una sorta di pasquinata messicana, diciamo così. Una pasquinata cantata. E questo romanzo breve è la storia di uno che canta e cantando e vivendo, pian piano, capisce da che parte stare.

Lupo si guadagna il pane abbracciando una fisarmonica, per le strada. E si orienta mandando a memoria cartelli e scritte che incrocia con lo sguardo. Lupo è uno che vivendo ha compreso che stare al mondo è questione di tempo, “e dipende dalle sventure”. E che “c'è un Dio che dice: sopporta, le cose sono quelle che sono”. E questo basta. E poi, ogni notte, torna a dormire nel suo rifugio, e guarda i muri e sente crescere le parole da cantare il giorno dopo, per le strade. Questo fin quando il suo destino non lo porta al cospetto del Re di Denari – e nel suo palazzo, tutto a un tratto, Lupo si ritrova a vivere e a cantare. [“Dire amico, sogno, brocca, terra, percussione. Dire qualsiasi cosa. Ascoltare la somma di tutti i silenzi. Azzardarsi a nominare la gioia che promette. E poi, tacere”, p. 115].

Il Re di Denari è uno che è venuto dal niente e ha trasformato le case e le cose dei poveri in cose e in case superbe e splendide, dalle sue parti, e che nella sua corte ha cominciato a dare udienze. Come un buon padrino, a chi ha dato un aiuto a chi un lavoro a chi una vendetta; a tutti ha concesso qualcosa. È uno che ha il sole in tasca e che ha le spalle così coperte che non ha più paura di niente. È tutto vanità e prepotenza, e smania di donne, e di potere. È gran maestro dell'arte della corruzione, e delle scorciatoie. Che dire, sembra molto famigliare: e forse non è un caso.

In un'intervista recente, Herrera ha spiegato: “Oggigiorno ci sono molti più narcos ma sono meno potenti. Si tratta di persone di classe medio-alta che hanno studiato negli Stati Uniti e vivono in lussuosi quartieri residenziali dove i vicini non si conoscono tra di loro. Il nuovo narcosi è mimetizzato con la classe benestante e opera, così come fa questa, in un paesaggio fatto di nuovi mercati”. Ed è pieno di scrittori che cantano la sua grandezza. E allora si vede che è necessario stanarlo, e raccontarlo – prima che sia troppo tardi. Prima che il suo potere si ramifichi, e metta radici troppo fonde.

Stilisticamente, “La ballata del re di denari” si fonda su una scrittura graziosa, musicale e piena di ritmo. La traduzione di Pino Cacucci è decisamente riuscita nell'impresa di mantenerla viva, e piena di personalità. L'esperienza estetica è almeno dignitosa e la morale della favola rimane impressa, naturalmente, a fondo.

Questo libro costituisce sicuramente un buon intervallo.

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE

Yuri Herrera(Actopan, Messico, 1970), scrittore messicano. Ha esordito pubblicando questo libro nel 2004.

Yuri Herrera, “La ballata del re di denari”, La Nuova Frontiera, Roma, 2011.
Traduzione di Pino Cacucci. Euro 15, pagine 128.

Prima edizione: “Trabajos del reino”, 2004.
Approfondimento in rete: wiki es / rassegna stampa IT / americasquarterly / jornada / WUZ / Finzioni Magazine / linea di frontiera 

Gianfranco Franchi, “Lankelot”. Settembre 2011.

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