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venerdì 9 settembre 2011

L' acqua potabile nelle città e nelle campagne fra il XV e XIX secolo

L’acqua potabile nelle città e nelle campagne fra il XV e XIX secolo

Ai giorni d’oggi quasi tutte le case, siano esse in città che fuori città, hanno la possibilità di avere acqua potabile, ma i nostri avi soffrivano spesso per la mancanza di questo prezioso liquido.
Acquaiolo di Siviglia, Velazquez, 1620L’approvvigionamento idrico in campagna, nei secoli che vanno dal XV al XIX, era difficoltoso normalmente per la distanza da percorrere, in quanto non tutte le case avevano un pozzo o una fontanella o un fiumiciattolo nelle vicinanze. Nei paesi a clima freddo, dove le piogge erano frequenti, era usuale la raccolta della pioggia, sebbene non sempre sufficiente. Cosicché le donne erano costrette a percorrere lunghe distanze per rifornirsene. Si è calcolato che una contadina inglese del ’500 doveva camminare una media di 500-600 mt., mentre una scozzese anche 1.500 mt. Immaginiamoci, dunque, una donna con un secchio, una brocca o un recipiente contenente 10-20 lt. di acqua, percorrere sotto un sole cocente o nei giorni di pioggia e freddo simili distanze, quotidianamente.
Diverso il problema che si presentava in città e sebbene fontane, fontanelle e pozzi fossero a distanze inferiori che nelle campagne non tutte funzionavano e quasi sempre c’era una lunga fila da fare, talvolta anche per 1-2 ore. In Francia, nel XVIII sec., il consumo giornaliero era più o meno di 5-7 lt. pro-capite, mentre a Londra circa 12-15 lt.
A partire dalla metà del ’400, varie città intrapresero opere idriche. A Roma, papa Nicolò V fece ripristinare la cosiddetta Acqua Vergine, mentre a Castel Sant’Angelo, nel 1530, papa Clemente VII – lo stesso che autorizzò nel 1527 a scavare l’oggi Pozzo di San Patrizio a Orvieto – si fece costruire un bagno con acqua calda e fredda; in Francia nel 1457 si rimise in funzione l’acquedotto di Belleville che si affiancò a quello di Pré-Saint-Gervais e nel 1613 Maria de’ Medici fece risorgere quello di Arcueil; in Spagna solo nel 1481 si riattivò l’eccellente acquedotto di Segovia; in Portogallo ne erano attivi una certa quantità, da quello di Coimbra a quello di Tomar a quello di Elvas e, inoltre, se ne costruì uno nuovo a Lisbona tra il 1729 e il 1748, detto delle Acque Libere. In Italia, nel Regno di Napoli, Carlo III di Borbone fece portare l’acqua nella bella reggia di Caserta.Reggia di Caserta.
Tutte queste opere e tante altre contribuirono ad averne maggiore disponibilità nelle grandi città, mentre nelle piccole la figura dell’acquaiolo era ancora presente e operante, sebbene non tutte le famiglie avessero le condizioni economiche per comprarla.
Spesso l’acqua era inquinata, ricordiamo che v’era l’usanza di gettare per strada i rifiuti o di costruire i pozzi neri anche vicino fonti d’acqua potabile, per non parlare poi dell’inquinamento che produrrà la rivoluzione industriale, specialmente in Inghilterra e nei paesi nordici.
Col passare del tempo – siamo già nel XVII secolo – in Francia si sviluppò la moda di avere nei giardini giochi d’acqua, per cui la scienza facilitò nuovi mezzi per migliorare i problemi idraulici. Si iniziò a incanalare il prezioso liquido dirigendolo verso le case, tramite pompe e altri marchingegni che spingevano e sollevavano l’acqua.
Acquedotto dell'Acqua Vergine, Roma, anonimo del XIX secoloGli sviluppi seguirono anche nell’800, nel senso che questa iniziava a essere disponibile nelle abitazioni, almeno negli ambienti benestanti. A Parigi si creò una società per la fornitura del vitale liquido a domicilio, grazie alle pompe dei fratelli Perrier. A Milano, il primo impianto di acqua potabile risale al 1888, a Valencia, Spagna, al 1850.
Dicevamo, dunque, dell’inquinamento, inquinamento tanto molesto che il Tamigi, la Senna o altri fiumi di grandi città portavano nelle loro acque, oramai poco potabili. Ecco allora, l’alta mortalità per tutta l’Età moderna, maggiore nei centri urbani che in quelli di campagna, che potevano attingere acqua ancora potabile. Nelle città, tante fontane, tanti pozzi erano infetti dai rifiuti, a tal punto che la gente, non avendo altro che bere, l’adoperava, con la conseguenza che malattie e infermità colpivano gran parte della popolazione.
Poco a poco, grazie al lavaggio delle strade, alla raccolta dei rifiuti, alla pulizia delle città, migliorarono le condizioni di salute e il tenore di vita: siamo già ai primi del XIX secolo.

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