Mulini ad acqua mulini a vento, una prima rivoluzione
Lo sviluppo economico e sociale
umano è passato attraverso piccole e grandi rivoluzioni, attraverso
forme più o meno palesi di cambiamenti, cambiamenti che spesso si
possono solo notare su una lunga scala di tempo. Ciò che adesso stiamo
vivendo con l’era internettiana, sicuramente lo potremmo meglio
analizzare fra qualche decina di anni se non addirittura fra qualche
secolo, quando avremmo, o meglio i nostri figli avranno, una più
completa visione degli eventi e dell’insieme.
Nei secoli XI, XII e XIII, le lente trasformazioni dei mulini ad acqua
e a vento hanno portato un certo cambiamento nelle abitudini sia
economiche che sociali, svolgendo una ben precisa funzione nella
crescita dell’Europa. I mulini ad acqua avevano
un’importanza superiore a quelli a vento, in balìa, questi ultimi, ai
capricci del vento, alla loro direzione, alla loro forza, alla loro
frequenza. Mentre, nei limiti ritmici della natura, quelli ad acqua
erano più costanti nel funzionare. Pertanto il loro sviluppo avvenne nei
pressi di un fiume, di un fiumiciattolo ben fornito, delle dighe, degli
acquedotti, elementi che permettevano alle pale di girare con una certa
forza e costanza. Caso eccezionale erano i mulini nella laguna veneta,
mossi, come ci dice un viaggiatore dell’epoca (1533) “dall’acqua del mare in una via quando il mare cresce o decresce”(1).
Il
primo mulino ad acqua era orizzontale, sembra comparso nell’antica
Grecia e non deve stupirci se lo troviamo nel ’400 in Boemia o
addirittura in Romania verso il 1850 ancora funzionante, dopotutto il
semplice meccanismo riusciva a soddisfare i primi bisogni di
meccanizzazione del lavoro e necessitava ben poca manutenzione. Furono i
romani, nei primi secoli della nostra era, ad adoperare la ruota
verticalmente.
Gli usi di questa prima forma idraulica sono stati molteplici: muoveva piloni che frantumavano minerali, pesanti martinetti che battevano il ferro da forgiare, aprivano e chiudevano i mantici delle fucine, per non dimenticare l’enorme aiuto dato allo sviluppo dell’industria mineraria intorno al XV secolo.
Avvenne pertanto che nei pressi di questi mulini si iniziarono a formare degli insediamenti proto-industriali via via più grandi: Praga, posta su varie anse della Moldava, Norimberga che fa girare i suoi mulini grazie al fiume Pegnitz, Parigi e dintorni sul corso della Senna. E dove non c’è acqua o c’è poco vento continua sempre il mulino girato dagli animali o dalle braccia umane, vedi la pianura ungherese. Conseguenza di tutto ciò fu la necessità di un nuovo mestiere, i mugnai. Accanto a loro poi gli albergatori, i mercanti di bestiame, i falegnami, gli eventuali tecnici, tutta una serie di lavoratori e lavori che apportarono una piccola ma significativa rivoluzione per l’epoca medievale e prima parte di quella moderna.
Il mulino a vento
appare molto tempo dopo di quello idraulico, forse originario dell’alto
Tibet o dell’Iran, dove si sono scoperti mulini esistenti fin dal VII
secolo. Nel XII secolo compaiono in Inghilterra, nelle Fiandre, in
Francia nel XIII secolo, nel XIV in Polonia e Germania, mentre sembra
che in Spagna siano stati presenti, a Tarragona, fin dal X secolo forse
portati dagli arabi che lo hanno diffuso nel Mediterraneo e,
addirittura, introdotto in Cina. Ricordiamo lo stupore del Chisciotte al
vedere gli alti mulini girare nella Mancia, mulini diffusi tardivamente
rispetto alle altre zone iberiche. Ampia diffusione ebbero ancor più in
Olanda, paese in cui si incontrano venti provenienti dall’Atlantico al
Baltico.
La grande e vera rivoluzione fu anche scoprire che era possibile, una sola ruota, trasmettere il proprio movimento a più strumenti, per esempio a due macine, a due o più seghe, e via dicendo.
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Gli usi di questa prima forma idraulica sono stati molteplici: muoveva piloni che frantumavano minerali, pesanti martinetti che battevano il ferro da forgiare, aprivano e chiudevano i mantici delle fucine, per non dimenticare l’enorme aiuto dato allo sviluppo dell’industria mineraria intorno al XV secolo.
Avvenne pertanto che nei pressi di questi mulini si iniziarono a formare degli insediamenti proto-industriali via via più grandi: Praga, posta su varie anse della Moldava, Norimberga che fa girare i suoi mulini grazie al fiume Pegnitz, Parigi e dintorni sul corso della Senna. E dove non c’è acqua o c’è poco vento continua sempre il mulino girato dagli animali o dalle braccia umane, vedi la pianura ungherese. Conseguenza di tutto ciò fu la necessità di un nuovo mestiere, i mugnai. Accanto a loro poi gli albergatori, i mercanti di bestiame, i falegnami, gli eventuali tecnici, tutta una serie di lavoratori e lavori che apportarono una piccola ma significativa rivoluzione per l’epoca medievale e prima parte di quella moderna.
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La grande e vera rivoluzione fu anche scoprire che era possibile, una sola ruota, trasmettere il proprio movimento a più strumenti, per esempio a due macine, a due o più seghe, e via dicendo.
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1. G. Affagart, Relation de Terre Sainte (1533-1534), a cura di J. Chavanon, 1902, pag. 20.
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