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Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

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Il calcio dell' Asino

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mercoledì 14 settembre 2011

''L' arrivo dei barbari'', versi perfetti che dicono molto, non spiegano nulla e oggi ci riguardano più che mai


"L'arrivo dei barbari", versi perfetti che dicono molto, non spiegano nulla e oggi ci riguardano più che mai

di Marco Lodoli
Ci sono opere d’arte che misteriosamente toccano punti che nessun ragionamento saprebbe raggiungere. Ci sono zone intere della nostra anima che ci risultano ignote, tessute di spavento e di speranze, di tremori e di attese. Nulla più ci atterrisce e ci affascina più del futuro. Da quel confine nebbioso devono arrivare i Tartari, i Barbari, i nemici che deprederanno la nazione, spoglieranno le chiese, saccheggeranno le case, ma forse non sarà così, forse sarà un popolo luminoso, giovane, vitale che arriverà fin qui dalle brume del futuro, forse ci aiuterà a ritrovare energia, voglia di vivere, immaginazione. Siamo così vecchi e stanchi, i nostri anziani sono ammutoliti o parlano a vanvera, i nostri giovani hanno già qualche filo grigio tra i capelli, si sono impegnati, si sono proposti, ma nessuno ha saputo ascoltarli e ora anche loro stanno seduti ad aspettare che qualcosa appaia da lontano. Abbiamo paura della devastazione, della miseria, delle cavallette che oscurano il cielo e mangiano i raccolti già poveri. Leggiamo il giornale e sono solo tristi notizie. La crisi frana su di noi, quasi senza far rumore ci copre i piedi con i suoi detriti freddi, ci paralizza. Guardiamo avanti, in quel bagliore che sembra balenare nel deserto davanti alla fortezza, al Senato, quel lampeggiare di elmi e scudi, ma forse anche di nuove intenzioni, di denti bianchi, di desideri vibranti. Guardiamo avanti sbigottiti, delusi da chi ci ha promesso mari e monti e ci ha lasciato in questa palude. E allora oggi leggiamo insieme questa poesia di Costantino Kavafis, greco vissuto ad Alessandria d’Egitto, ma anche a Londra, a Costantinopoli, nel mondo largo dove le correnti si incrociano. Sono versi perfetti, dicono molto, non spiegano nulla, e oggi ci riguardano più che mai.

Che cosa aspettiamo così riuniti sulla piazza?Stanno per arrivare i Barbari oggi.Perché un tale marasma al Senato?Perché i Senatori restano senza legiferare?È che i barbari arrivano oggi.Che leggi voterebbero i Senatori?Quando verranno, i Barbari faranno la legge.Perché il nostro Imperatore, levatosi sin dall'aurora,siede su un baldacchino alle porte della città,solenne e con la corona in testa?È che i Barbari arrivano oggi.L'Imperatore si appresta a ricevere il loro capo.Egli ha perfino fatto preparare una pergamenache gli concede appellazioni onorifiche e titoli.Perché i nostri due consoli e i nostri pretori sfoggiano la loro rossa toga ricamata?Perché si adornano di braccialetti d'ametista e di anelli scintillanti di brillanti?Perché portano i loro bastoni preziosi e finemente cesellati?È che i Barbari arrivano oggi e questi oggetti costosi abbagliano i Barbari.Perché i nostri abili retori non perorano con la loro consueta eloquenza?È che i Barbari arrivano oggi. Loro non apprezzano le belle frasi né i lunghi discorsi.E perché, all'improvviso, questa inquietudine e questo sconvolgimento?Come sono divenuti gravi i volti!Perché le strade e le piazze si svuotano così in frettae perché rientrano tutti a casa con un'aria così triste?È che è scesa la notte e i Barbari non arrivano.E della gente è venuta dalle frontiere dicendo che non ci sono affatto Barbari...E ora, che sarà di noi senza Barbari?Loro erano una soluzione.

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