La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava
Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

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Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

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romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

Il calcio dell' Asino
Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

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romanzo di Gianni Zanata

sabato 21 giugno 2014

EtnoFilmFest ovvero scoprire perché gli altri siamo noi

da il manifesto

EtnoFilmFest ovvero scoprire perché gli altri siamo noi

Documentario. Un centro studi, un festival e nel 2015 una scuola di cinema per la manifestazione diretta da Fabio Gemo
Un cen­tro studi, un festi­val e pros­si­ma­mente (a par­tire dal 2015) una scuola di cinema docu­men­ta­rio etno­gra­fico: il tutto è nato dalle idee e dalla tena­cia appli­cata per rea­liz­zarle di Fabio Gemo, antro­po­logo visuale, che per oltre vent’anni ha lavo­rato nell’America Latina appren­dendo ciò che fuori dall’Italia è cono­sciuto sotto il nome di «antro­po­lo­gia appli­cata». Giunto alla set­tima edi­zione l’EtnoFilmFest, in corso fino a domani in vari luo­ghi a Mon­se­lice, cit­ta­dina in pro­vin­cia di Padova, può essere defi­nito un pic­colo grande successo.
Ben­ché, «i tempi non siano dei migliori, i tagli alla cul­tura e la crisi eco­no­mica impon­gono dra­sti­che revi­sioni di bilan­cio» -, come con­fessa Fabio Gemo — «Essere lun­gi­mi­ranti oggi signi­fica non soc­com­bere a que­sto dato e con­tra­starlo con idee forti che pos­sano costruire un futuro diverso». Un’ottica che piano piano sta dando i frutti, anche gra­zie a — più o meno — una serie di con­tri­buti di pro­vin­cia e comune.
Nono­stante le pres­santi dif­fi­coltà di bud­get, nei quat­tro giorni di festi­val, inau­gu­rato il 19 giu­gno con Ale­xian Group in con­certo, il cui lea­der Ale­xian San­tino Spi­nelli è un arti­sta rom ita­liano di fama inter­na­zio­nale inse­gnante di Lin­gue e pro­cessi inter­cul­tu­rali all’ Uni­ver­sità di Chieti — presso la sala alle­stita al Castello si può assi­stere a quat­tor­dici docu­men­tari in con­corso. Corti, medi e lun­ghi, per lo più fir­mati da regi­sti ita­liani, sono lavori carat­te­riz­zati da una ete­ro­ge­neità di stili e temi trat­tati. Sto­rie che rive­lano le con­trad­di­zioni di tipo cul­tu­rale nei paesi emer­genti a poi sociali al momento dell’arrivo nei paesi di desti­na­zione degli immi­grati. Con­trad­di­zioni, raz­zi­smo insieme alle dif­fi­coltà a inse­rirsi in nuovi spazi, emer­gono pre­po­tenti dalle vicende rac­con­tate sullo schermo.
L’edizione 2014 pre­vede inol­tre varie con­fe­renze sull’antropologia visuale per anti­ci­pare ciò che sarà appro­fon­dito sul piano teo­rico e pra­tico durante i corsi annuali della neo­nata Etno­Film­Scuola, le cui iscri­zioni al pros­simo Anno Uno par­ti­ranno a novem­bre (fino a mag­gio 2015), men­tre la fre­quenza delle lezioni fron­tali e non, impo­state secondo moduli semi­na­riali nei fine-settimana per faci­li­tare per­sone che già lavo­rano, avranno ini­zio a otto­bre 2015 per con­clu­dersi a giu­gno 2016. Le lezioni – per un totale di circa due­cento ore — avranno luogo nella sede del Cen­tro Studi sull’Etnodramma a Mon­se­lice, per­fet­ta­mente attrez­zata al riguardo, con antro­po­logi e tec­nici del cinema (foto­gra­fia, suono, mon­tag­gio, regia) per foca­liz­zare il punto cru­ciale spesso con­fuso nei docu­men­tari: qual’è il film e qual’è la realtà filmata?
Ossia, come si impara a cir­co­scri­vere il dato reale da inda­gare per al con­tempo dila­tarlo fino a far emer­gerne even­tuali con­te­nuti ideali? La for­ma­zione si svolge in aula e sul campo, allo scopo di far ben com­pren­dere anche da noi le altrove ben note meto­do­lo­gie appli­cate alla ricerca. Ci saranno moduli per l’educazione allo sguardo, ossia la visione dell’immagine e della realtà, con tutti i con­te­nuti per­ti­nenti teorico-pratici per chia­rire anche una ter­mi­no­lo­gia spesso con­fusa, come ad esem­pio: sono sino­nimi o no, le parole «etno­lo­gia», «etno­gra­fia» e «antro­po­lo­gia»? E per l’apprendimento di tec­ni­che pra­ti­che spa­zio al «lavoro in team», dove ascol­tare «il mondo dei suoni, assem­blare imma­gini e par­lato» secondo con­cetti non con­ven­zio­nali allo scopo di creare spazi di libertà dove fuo­riu­scire dai binari delle tec­ni­che clas­si­che, come aveva riba­dito Luigi Di Gianni, uno dei padrini dell’iniziativa.
Segna­liamo a que­sto pro­po­sito l’incontro odierno con tre antro­po­logi che si con­fron­tano pub­bli­ca­mente a Mon­se­lice per la prima volta dopo tanti anni:L’istruzione avvol­gente e con­ti­nua dei mass media con Gual­tiero Har­ri­son (libero docente con­fer­mato di antro­po­lo­gia cul­tu­rale all’università della Cala­bria), Anto­nio Marazzi (antro­po­logo visuale, rap­pre­sen­tante dell’Iuaes — Inter­na­tio­nal Union of Anth­ro­po­lo­gi­cal and Eth­no­lo­gi­cal Scien­ces) e Paolo Pal­meri, antro­po­logo, all’Università La Sapienza di Roma. «Tutto il sociale della nostra realtà cul­tu­rale, quella di noi autoc­toni del Vec­chio Occi­dente e degli Altri che si vanno a noi aggiun­gendo, sem­pre più pare desti­nato a degra­darsi a comu­ni­ca­zione», era scritto nell’edizione 1997 di Né leg­gere né scri­vere, a cura del trio, come a voler «pro­fe­tiz­zare la nuova infor­ma­zione degli anni a venire che dovrà riap­pro­priarsi di tutte le moda­lità e le pos­si­bi­lità già spe­ri­men­tate dagli uomini nelle loro ere pre-alfabetiche, alfa­be­ti­che e post-alfabetiche». Così è annun­ciato l’incontro sul pro­gramma del festival.
Nei pros­simi mesi, all’apertura della scuola si affian­cherà il pro­getto per la crea­zione di una media­teca: quasi mille titoli sono in attesa di un luogo che ne per­metta la frui­zione. Vi par­te­cipa il Cen­tro Studi e Ricer­che Liga­bue di Vene­zia, fon­dato nel 1971 da Anto­nio Liga­bue, un mer­cante illu­mi­nato vene­ziano che inve­ste da sem­pre gli utili rica­vati dal cate­ring inter­na­zio­nale per ricer­che antro­po­lo­gi­che. E, a «radi­ca­mento» avve­nuto con la Etno­film­Me­dia­teca, non è lon­tano un inte­resse che vada oltre quello che per ora è regio­nale e nazionale.


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