La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava

La quercia e la rosa, di Ludovica De Nava
Storia di un amore importante di Grazia Deledda con lettere autografe. Romanzo di Ludovica De Nava

IN TERRITORIO NEMICO

IN TERRITORIO NEMICO
Romanzo storico sulla Resistenza di Pier Luigi Zanata e altri 114 scrittori - metodo Scrittura Industriale Collettiva

Dettagli di un sorriso

Dettagli di un sorriso
romanzo di Gianni Zanata

Il calcio dell' Asino

Il calcio dell' Asino
Il calcio dell’Asino. Il calvario di un giornale ribelle (1892-1925) e del suo direttore Giovanni de Nava (Giva)

NON STO TANTO MALE

NON STO TANTO MALE
romanzo di Gianni Zanata

domenica 25 maggio 2014

Cannes, il festival degli adolescenti il cinema salvato dai bambini

Cannes, il festival degli adolescenti il cinema salvato dai bambini (CONCITA DE GREGORIO).

incompresa
Oggi a Cannes il gran finale Sulla Croisette prevale il pessimismo sul mondo degli adulti
I bambini ci guardano
Il vero protagonista è lo stupore genuino degli adolescenti.
CANNES - I BAMBINI ci salveranno. Non importa se siamo tossici, avidi, sordi, corrotti, lucidi come serpenti in un rettilario ben tiepido, occupati e solitari come migliaia di api nell’arnia, a sciamare ciechi in un viale di Pechino o sulla Croisette di Cannes, fa lo stesso.
SIAMO quel che siamo, loro son nati qui e questo hanno. È un mondo putrido, marcio delle effimere illusioni di successo. È un mondo finito, dice il visionario ottantenne Godard, il più giovane di tutti, coi suoi fotogrammi fluo in 3D: game over. Noi che ci stiamo dentro possiamo tutt’al più non agitarci, ché come nelle sabbie mobili si va ancora più a fondo. Passare la mano, al massimo tenderla. Ai ragazzini, al mondo salvato da loro perché è certo, sì, che coi loro occhi nuovi lo prenderanno e lo faranno esplodere per costruirne un altro. Lo ripareranno solo, magari, giacché anche le rivoluzioni sono un repertorio desueto. Loro sapranno come fare.

Almeno venti film, qui a Cannes, hanno come protagonisti bambini e adolescenti. Qualcosa vorrà dire. Vecchi cineasti e giovani promesse, sensibilità e talenti già affermati hanno messo le loro cineprese al servizio dello sguardo vergine, stupito e già saggio, rabbioso, psicotico, quieto, incolpevole di un bambino/a che ci racconta quel che noi non possiamo, non sappiamo: la vita com’è diventata. Tutti gli italiani: Alice Rohrwacher e Asia Argento, Sebastiano Riso e Jonas Carpignano da Gioia Tauro nel suo corto A ciambra , una notte di Pio, bimbo rom in Calabria. Il quarantenne ungherese vincitore del Certaine regard , Kornel Mundruczo, che in White god affida a Lili, 13 anni, la battaglia per difendere da leggi assurde il suo cane bastardo. Uomini e cani.
Asia Argento in Italia non gode di grande fortuna, non le si perdona la fragilità tatuata e aggressiva di figlia di, la sfrontatezza del suo disprezzo. Il suo film, Incompresa , è tuttavia bellissimo. È bellissima la faccia di Giulia Salerno, la protagonista Aria: che ha 9 anni, due sorellastre e due genitori da mandare francamente affanculo — direbbe, chissà, Asia — solo che uno i genitori non se li sceglie, né il tempo in cui nasce, né quello che gli succede e che non gli piace e non capisce ma è quel che ha. È un film, scritto con Barbara Alberti, non autobiografico come con ossessiva idiozia tutti
le chiedono, ma “personale e terapeutico”. Aria è forte abbastanza da prendere il peso delle sue valigie, della gabbia col gatto nero, della sua solitudine e portarlo fuori, in un cammino incessante alla ricerca di un posto che, con evidenza, per lei non è previsto. I suoi genitori, rapidamente separati, sono una musicista seduttrice compulsiva (Charlotte Gainsbourg) e un attore bellissimo e cane (Gabriel Garko) ciascuno dei quali ha un altro figlio che ama di amore deforme. Garko ha da una precedente donna una figlia obesa e di rosa vestita che si comporta con lui da concubina. Gainsbourg ha da un altro uomo Donatina (la vera figlia di Asia Argento e Morgan, Anna Lou Castoldi) che, devota, la asseconda piena di speranza. Aria sta in un posto di mezzo e di nessuno. Vorrebbe solo essere vista, essere presa e tenuta. Non è una vittima. Vorrebbe solo un po’ di gentilezza, come chiunque, e un filo d’amore che non muore. Girato come un fumetto, Incompresa — omaggio al disperato bambino di Luigi Comencini — è un film fanciullesco e candido girato da qualcuno che nella sua estraneità assoluta alle regole di questo vivere trova nei bambini i soli compagni di strada. Venduto in tutto il mondo, Usa e Giappone, amato da Sofia Coppola che di tranelli della discendenza s’intende, da Tarantino, dal pubblico in sala che ha riso e molto applaudito. Si era in Francia, del resto, ovunque meglio che a casa.
In concorso, anche Alice Rohrwacher porta una storia “personale e terapeutica”. Gelsomina ha tre sorelle, un padre tedesco che governa le api, una madre paziente e impaziente insieme. Sono tutti ex di qualcosa, reduci appunto di un mondo Titanic in via di inabissamento. Gelsomina, come Aria, è seria, forte, innocente e severa ma lieve, bambina, assolutoria nella
sua assenza di giudizio. Davide si chiama il protagonista del film di Sebastiano Riso, ha 14 anni e racconta la vita di un ragazzo diverso dagli altri, un bambino-femmina, a Catania, oggi.
E però anche là fuori nel resto
del mondo sono i bambini a dirci che succede. Dove siamo arrivati e dove stiamo andando. Benji, 13 anni, protagonista della necrofila critica di Hollywood di Cronenberg, e sua sorella Agatha che simulano riti di purificazione e di morte, poi li incarnano. Il pastore Issan, 12 anni, nel Timbuktu di Sissako: racconta l’insensata ossessione jihadista. I due adolescenti Kaito e Kyoto in Still the water della giapponese Kawase sono, loro stessi, la natura che vince, che precede e sopravvive. Steve, 15 anni, nel racconto del venticinquenne canadese Dolan, Mommy , incarna le turbe psichiche figlie del tempo e ci restituisce le colpe. Dohee, bambina di July Jung ( A girl at my door), spiega cosa sia oggi la Corea. Sara, in un episodio di I Ponti di Sarajevo , misura attonita la pila di libri salvati dalla biblioteca in fiamme, una colonna più alta di lei.
Ma anche quando non sono i protagonisti, come in tutti questi casi, i bambini sono lo sguardo definitivo sulle cose. Nel film dei Dardenne sono i due figli di Sandra-Marion Cotillard, il metro della sua sconfitta: sola e inutile, i bambini la vedono. In quello di Ken Loach, Jimmy’s hall, è Maria, l’adolescente figlia del proprietario terriero, ad essere la vera erede del coraggio del “comunista” irlandese eroico: è lei che gli chiede vai avanti, che se non lo farai i nostri vecchi si rivolteranno nella tomba.
Bello, questo occhio infantile sulle cose. Pieno di rabbia giusta e di speranza. La leva su cui fare forza, dice questo Festival. Fidatevi dei vostri bambini.
Da La Repubblica 

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